Fabiano Papa - Fabiola - Faustina Kowalska - Fedele da Sigmaringen - Felice I Papa - Felice II Antipapa - Felice III (II) Papa - Felice IV (III) Papa - Felice da Cantalice - Felice di Tibiura - Felice di Nicosia - Felice di Nola - Felice di Valois - Felice Martire - Felicita - Ferdinando III - Filippo Apostolo - Filippo Benizzi - Filippo Neri - Filomena - Francesca Romana - Francesca Saverio Cabrini - Francesco Borgia - Francesco Caracciolo - Francesco d'Assisi - Francesco di Paola - Francesco di Sales - Francesco Saverio - Francesco S. M. Bianchi - Fulgenzio
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( ? - Roma, 20 gennaio 250)
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San Fabiano (morto nel 250), papa e martire, venne eletto papa nel gennaio 236, come
successore di Antero. Eusebio (Hist. Eccl. Vi. 29) narra di come i cristiani, che si erano riuniti a Roma per eleggere il nuovo vescovo (il papa è anche vescovo di Roma), videro una colomba comparire sulla testa di Fabiano, sconosciuto in città, che venne in questo modo contrassegnato per la sua dignità, e venne immediatamente proclamato vescovo, nonostante ci fossero altri personaggi noti tra i candidati alla posizione vacante. Fabiano venne martirizzato durante le persecuzioni compiute sotto l'imperatore Traiano Decio, la sua morte avvenne il 20 gennaio 250, e venne seppellito nella catacomba di Callisto, dove è stato ritrovato un memoriale.
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(Roma, ? - +399)
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Santa Fabiola nacque dall'antichissima famiglia Fabia, rinomata in Roma fin dai tempi della Repubblica. Per condiscendere alla volontà dei suoi genitori, sposò un uomo di gran nascita bensì e illustre nel mondo, ma di costumi assai viziosi. Si separò perciò da esso, senza per altro pregiudicare alla sua riputazione; e prevalendosi della libertà che le davano le leggi civili di passare ad altre nozze, sposò un altro marita, vivente il primo. Morto questo secondo marito, Fabiola si convertì alla fede cristiana e, in in anno imprecisato, di Sabato Santo, sì vestì con tela di sacco e si presentò nella Basilica di S.Giovanni in Laterano chiedendo pubblicamente l'ammissione alla Chiesa. Rinunziò dunque a tutte le vanità mondane, e si ritirò a piangere i suoi peccati, implorando da Dio pietà e misericordia. Divenne la gloria de' Cristiani, lo stupore degli idolatri, il rifugio dei poveri, e la consolazione delle persone religiose. Leggendo un trattato di San Girolamo che si trovava in Palestina dal 385, volle andarvi anche lei per visitare, sotto la sua guida spirituale, quei luoghi santificati dalla presenza del Redentore; e tornatasene a Roma, intenta alle opere di misericordia s'addormentò alla fine nel sonno dei giusti. (Da S. Girolamo). |
(Glogowiec, 25 agosto 1905 - Cracovia, 5 ottobre 1938)
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Santa Maria Faustina Kowalska, a poche settimane dal suo ventesimo compleanno, entrò nella Congregazione di Nostra Signora della Misericordia e nel 1928 prese i voti definitivi con il nome di suor Faustina. Il 22 febbraio 1931, ebbe la visione di Gesù che le chiese di far dipingere una immagine che rappresentasse esattamente l'apparizione, con l'aggiunta delle parole "Gesù, in Te confido", perché era suo desiderio che questa immagine fosse venerata nella sua cappella e nel mondo intero. "Prometto, - le disse - che l'anima di chi venera questa immagine non perirà, ed anche la vittoria sui suoi nemici sulla terra e specialmente nell'ora della morte: Io stesso la difenderò con la mia gloria. I due raggi rappresentano acqua e sangue; il raggio di colore più chiaro rappresenta l'acqua che purifica le anime e il raggio rosso rappresenta il sangue che dà loro la vita. Questi due raggi uscirono dalla profondità della Mia Eterna Misericordia quando la lancia mi trafisse il cuore sulla croce". A partire dal 1931, Faustina ebbe altre rivelazioni da Gesù, che trascrisse sul suo diario, di oltre 600 pagine. Per più di vent'anni la devozione alla Divina Misericordia fu proibita dall'Autorità Ecclesiastica, e solo dopo il 15 aprile 1978 la Santa Sede permise la pratica di questa devozione. Suor Faustina morì di tubercolosi il 5 ottobre 1938 in Cracovia. Le sue spoglie mortali riposano sotto la miracolosa immagine della Divina Misericordia nella cappella del suo convento. Fu beatificata il 18 aprile 1993 e fu canonizzata il 30 aprile 2000 da Giovanni Paolo II.
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(Sigmaringen, 1 ottobre 1577 - Seewis im Prättigau, 24 aprile 1622)
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San Fedele da Sigmaringen, al secolo Markus Roy, fu un religioso tedesco dell‘Ordine dei Frati Minori Cappuccini, missionario presso i protestanti dell'Europa centrale: fu aggredito e ucciso durante una rivolta anti-austriaca in Svizzera ed è venerato come santo e martire dalla Chiesa cattolica. |
(Roma, ? - 274)
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San Felice, romano di nascita, successe a Dionisio dopo la morte di questi, avvenuta il 26 dicembre 268, venendo eletto papa nel gennaio 269. Sul suo pontificato esistono poche informazioni autentiche, ma si dice che abbia dato la sanzione ecclesiastica alla celebrazione annuale della messa sulle tombe dei martiri, un'usanza che comunque esisteva già in precedenza. Anche la legge riguardante la consacrazione delle chiese è attribuita a lui. Si dice che, per riconoscimento al suo forte appoggio ai cristiani durante le persecuzioni dell'Imperatore Aureliano, venne catalogato tra i martiri. Viene celebrato il 30 dicembre, l'anno della sua morte è il 274.
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( ? - Ostia, 365)
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San
Felice II viene generalmente considerato un antipapa piuttosto che un Papa, e nel 356 venne elevato dall'arcidiaconato di Roma allo scranno papale, quando Liberio venne bandito dall'imperatore Costanzo II, per essersi rifiutato di sottoscrivere la sentenza di condanna contro Atanasio. La sua elezione fu contraria sia ai desideri del clero, che a quelli del popolo, e la cerimonia di consacrazione venne eseguita da prelati che appartenevano alla corte imperiale. Nel 357 Costanzo, su pressante richiesta di una influente delegazione di signore romane, acconsentì al rilascio di Liberio, a condizione che questi approvasse un credo semi-Ariano. Costanzo emise inoltre un editto per effetto del quale i due vescovi avrebbero dovuto regnare congiuntamente, ma Liberio, al suo ingresso in Roma l'anno seguente, venne ricevuto da tutte le classi della cittadinanza con tale entusiasmo che Felice trovò necessario ritirarsi da Roma. |
(Roma, ? - 492)
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Felice III fu Papa dal 13 marzo
483 al 492. Nacque in una famiglia senatoriale romana e si dice sia
stato un antenato di San Gregorio il Grande. Niente di certo si sa di
Felice, fino a quando non successe come Papa a San Simplicio. |
(Benevento, ? - Roma, 530)
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Felice IV fu Papa dal 526 al 530. Era originario del Sannio, figlio di un certo Castorio. A seguito della morte di Papa Giovanni I, per mano del re Ostrogoto Teodorico il Grande, gli elettori papali cedettero alle richieste del re e scelsero il Cardinale Felice come Papa. Il favore di cui Felice godeva presso il Re, lo indusse a far pressione per ulteriori benefici alla Chiesa. |
(Cantalice, 1515 – Roma, 18 maggio 1587)
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Felice Porri nasce a Cantalice (Rieti) verso il 1515. |
(Nicosia, 5 novembre 1715 - 31 maggio 1787)
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Felice nacque a Nicosia, in Sicilia, il 5 novembre 1715. Il padre, che esercitava il mestiere di calzolaio, morì il 12 ottobre 1715 lasciando alla vedova tre figli. |
( III secolo)
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San
Felice Sacerdote Nolano, posto in prigione dai nemici di nostra santa Fede, fu
liberato da un Angelo, che lo condusse ad un monte, dove diede soccorso a S.
Massimo Vescovo di Nola, ivi nascosto, e consumato dalla fame e dal freddo.
Animava i suoi concittadini alla pazienza in quella grave persecuzione, che
per Divina permissione facevano contro i fedeli gli idolatri; e con l’esempio
suo insegnava loro il modo di farsi strada , per mezzo della sofferenza delle
miserie temporali, alle consolazioni eterne. Perseguitato di nuovo dagli
infedeli , Iddio miracolosamente lo liberò dalle loro mani, facendo in modo
che passasse in mezzo a loro, e che questi gli parlassero senza riconoscerlo;
onde pensavano a cercarlo in altra parte, quando fu riconosciuto da certi
malvagi, si salvò fra alcuni dirupi, ove coperto all'improvviso con tela di
ragno dalla divina Provvidenza , non fu visto dai persecutori. Non si curò di
ricuperare i beni sottrattigli dai nemici della Fede, sprezzando ciò, che di
buona voglia aveva già per amore di Cristo abbandonato; ma operando e
faticando si mantenne fino alla morte con i frutti di un suo orticello, che
lavorava con le proprie mani. (Da
San Beda).
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(III secolo)
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San Felice nato probabilmente in Africa, fu educato fin dall’ infanzia secondo i principi e i sentimenti della cristiana religione; e la sua vita innocente e dedita alla pietà lo rese degno dell'Episcopato. Era Vescovo di Tibiura piccola città dell’Africa, quando fu mossa dagli imperatori Diocleziano e Massimiliano la più fiera persecuzione contro i Cristiani; e benché per una missione urgente si trovasse in Cartagine, quando ne fu pubblicato nella sua città l'editto, si credé però in obbligo di tosto tornare, per animare col suo coraggio e col suo ardente zelo il gregge affidatogli per difendere, anche a costo della vita, le preziose verità della nostra Fede. Stimolato a consegnare le divine Scritture, che per comando degli Imperatori dovevano essere bruciate, con invitta costanza rispose: "Preferisco che sia dato alle fiamme il mio corpo, anziché vedervi bruciare le Sacre Scritture"; e persistendo sempre nel suo proposito, fu condannato ad essere decapitato. Giunto al luogo dei supplizio, alzando gli occhi al Cielo, fece con tutto l'ardore del suo spirito una fervorosa orazione al Signore; finita la quale consumò il suo sacrificio in odore gradito all'Altissimo. (Dal Ruinart).
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(Francia, aprile del 1227 - Cerfroi, 4 novembre 1212) |
San Felice di Valois (aprile
del 1227 - Cerfroi, Piccardia, 4 novembre 1212) fu un monaco ed eremita francese, fondatore con san Giovanni de Matha dell' Ordine della Santissima Trinità (Trinitari): è anche venerato come santo dalla Chiesa.
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(Terracina, ? Cerveteri, 358)
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Nella "De Historia
Terracinensi" di Domenico Contatore (1706) è narrato il martirio del Prete Felice e del monaco Eusebio, ambedue nativi di
Terracina.
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(Roma, II secolo)
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Santa Felicita Romana dopo la morte di suo marito attese nel silenzio e nel ritiro al servizio di Dio, e all'educazione della sua prole. Nella persecuzione dell'Imperatore Antonino contro i cristiani, fu presa e condotta con i suoi sette figliuoli alla presenza di Publio Prefetto di Roma il quale la esortò a lasciare la fede di Cristo e ad avere compassione dei suoi innocenti figliuoli, che certamente sarebbero stati uccisi, qualora essa non li avesse indotti ad adorare gli idoli. Allora la buona madre rispose al tiranno: “Tu sei empio, mentre con il fingerti pio, mi esorti ad indurre i miei figlioli ad offrire incenso agli idoli; e tutte le parole ed esortazioni tue sono piene di fierezza e di crudeltà”. Indi rivolta ai figliuoli, disse loro : “Figliuoli miei guardate in su, e rimirate il cielo: è là che Gesù Cristo con i suoi Santi vi aspetta; combattete per le anime vostre, e siate fedeli al vostro Dio”. Animati quei Santi giovanetti dalle parole della madre, tutti e sette tra i tormenti lasciarono la vita; e la generosa Madre, che sette volte nei suoi cari figli era già morta, con un colpo di spada commutò questa vita caduca e temporale nella celeste ed eterna. (Dal Ruinart).
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(Valparaiso, 1201 - Siviglia, 1252)
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San Ferdinando figlio di AIfonso Re di Leone nella Spagna, e
di Berengaria figlia del Re di Castiglia fu allevato nelle pure massime della
Religione cristiana per opera specialmente della madre. In seguito alla morte
dello zio materno Enrico I, divenne Re di Castiglia nel 1217 ed ereditò il
trono di Leon nel 1230, dopo la morte del padre, Alfonso IX. Rimirando con
occhio compassionevole tanti poveri popoli che gemevano nella Spagna sotto il
dominio dei Mori, si accinse a liberarli; e a questo scopo mosse contro quegli
infedeli la guerra che proseguì fin che visse, per lo spazio cioè di trenta
anni. Iddio per la cui gloria il Santo combatteva, benedisse e rinforzò le
sue armi, atterrando ovunque lo stendardo di Maometto, per ristabilirvi quello
di Gesù Cristo (combatté e vinse i mori, occupando Cordoba nel 1236. Nel
1243 sottomise la Murcia, e nel 1248 conquistò Jaen e Siviglia). Quantunque
non trascurasse tutti i mezzi umani per ben riuscire nelle sue imprese, soleva
però far ricorso a Dio ed alla SS. Vergine, che invocava in tutti i suoi
bisogni, e di cui era devotissimo. In mezzo ai tumulti delle guerre il suo
spirito si conservò raccolto e unito a Dio. Si mostrò insomma in ogni
incontro Principe veramente cristiano, adorno di tutte quelle virtù, che gli
meritarono in Cielo la corona dei giusti.
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(Betsaida, ? - Hierapolis, 80 ca.)
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San Filippo apostolo è indicato al quinto posto nell'elenco degli Apostoli di Gesù
(Mt 10,3; Mc 6,18; Lc 6,14). Di lui si sa che era originario di Betsaida, ma è sconosciuta la data di nascita, e si ritiene che sia morto attorno all'80 probabilmente a Hierapolis.
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(Firenze, 1233 - Todi, 22 agosto 1285)
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(Firenze, 1515 - Roma, 1595)
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San Filippo Neri, fiorentino, nella fanciullezza per la sua bontà fu detto Pippo Buono. A diciotto anni rifiutò l'eredità di un suo Zio ricco mercante, per darsi in Roma al traffico del Cielo. Fu così mortificato e umile, che sebbene fosse un angelo di costumi, si riteneva il peggior peccatore del mondo. Ad un ardentissimo amore verso Dio congiunse una carità perfettissima verso il prossimo. Frequentò, da ragazzo, i domenicani di San Marco a Firenze, con i quali condivise la venerazione per Girolamo Savonarola. Trasferitosi a Cassino, nell'abbazia dei benedettini, dopo breve tempo si trasferì a Roma per seguire gli studi all'Università della Sapienza, divenendo maestro del figlio di Galeotto Caccia. Divenne sacerdote nel 1551 e si stabilì nel Convitto di San Girolamo della Carità, dove avviò una nuova forma di apostolato, fondata su riunioni giornaliere con persone di ogni ceto sociale, nel corso delle quali si eseguivano mottetti ed inni, da cui la caratteristica musicale della Congregazione dell' Oratorio da lui fondata, i cui esercizi sono Orazione, amministrazione dei Sacramenti, e parola di Dio. Staccato dalle cose e dagli onori, più volte rifiutò la sacra porpora di Cardinale. Ebbe una devozione tenerissima verso il SS. Sacramento, né poteva parlare della Passione del Signore, senza disfarsi in lagrime. Diceva ai suoi: Siate devoti della Madonna; ed egli stesso la riveriva ed amava teneramente, chiamandola suo amore, le sue delizie, e come fanno i fanciulli, la sua Mamma. Con l’assistere al Confessionale, e con il fare conferenze spirituali, divenne la calamita delle anime; molto amato dal popolo romano, curò particolarmente il rapporto con i giovani, cui dedicava molto tempo. Grazie alle sue doti di diplomatico, convinse Clemente VIII a concedere il perdono ad Enrico IV di Francia, evento di incalcolabile portata nella storia della Chiesa cinquecentesca, che non mancò di dare i suoi frutti. Al Papa Clemente VIII Filippo non risparmiava frecciate: in una lettera a lui indirizzata, scrive: "Ho sentito tante lodi di Sua Santità, molte più di quante mi aspettassi, perchè il Papa dovrebbe essere l'umiltà in persona... Vostra Santità non è ancora venuto una volta in questa Chiesa, mentre Nostro Signore ci viene continuamente... Vostra Santità è uomo puro, nato da uomo santo e persona perbene: Egli è nato da Dio Padre. Vostra Santità è nato dalla signora Agnesina, santissima donna: ma Egli è nato dalla Vergine delle vergini..." Filippo amava inoltre vivere all'aperto per sentirsi così in maggior contatto con Dio e le sue creature. Amava trascorrere le ore osservando il paesaggio romano dalla terrazza della sua stanzetta. A San Girolamo teneva con sé una gatta, un cagnetto bastardino bianco a chiazze rosse, denominato dal santo "Capriccio", che aveva deciso di non tornare più a casa per vivere nell'Oratorio di "Pippo il buono". Il santo possedeva inoltre alcuni uccellini che, durante la giornata stavano in giro per la città, alla sera tornavano da Filippo, che li accudiva e gli dava di che cibarsi, e al mattino lo svegliavano con il loro canto. Infine adorno della stola dell'innocenza battesimale e verginale, morì ad ottanta anni. Fu beatificato nel 1622. E' invocato contro i reumatismi e i terremoti. E' patrono dei giovani in genere, e della Gioventù Italiana dell'Azione Cattolica. E' compatrono di Roma e del Lazio. (Dal P. Dacci).
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(IV secolo)
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Santa Filomena era figlia di un Re greco, anche sua madre era di sangue reale, ed insieme, non potendo avere figli, offrivano sacrifici e preghiere agli dei per ottenerne uno. Fortunatamente il medico di corte, tale Publio, era cristiano; penalizzato dalle credenze dei sovrani, ma ispirato dallo Spirito Santo, faro della nostra fede, garantì loro che avrebbero avuto un figlio se avessero abbandonato i falsi dei e si fossero convertiti alla vera fede. Impressionati dalla sua sicurezza, e toccati dalla grazia, ricevettero il battesimo e ...l'attesa prole: una bellissima bimba che nacque il 10 gennaio dell'anno seguente la loro conversione. Fu chiamata Lumena e battezzata Filomena, "figlia della luce", a significare che la fede dà la Vera Luce. Le sue reliquie furono rinvenute nel 1802 nelle Catacombe di S. Priscilla, a Roma, e sono conservate a Mugnano. Papa Gregorio XVI la definì "La grande taumaturga del XIX secolo".
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(Roma, 1384 - 1440)
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Santa
Francesca, nobile romana nella sua più tenera età fu molto portata all’esercizio
delle cristiane virtù. Maritata per obbedienza, visse per molti anni in una
perfetta pace e concordia con suo marito, a cui obbediva come ad un superiore
e come se obbedisse a Dio medesimo. Attentissima nell’ adempiere gli
obblighi del suo stato, lasciava l'orazione e qualunque altra sua
occupazione, per eseguire quello che le era ingiunto dal marito e
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(Sant'Angelo Lodigiano, 1850 - Chicago, 22 dicembre 1917)
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Francesca Saverio Cabrini (Sant'Angelo Lodigiano (Milano), 1850 - Chicago, 22 dicembre 1917), fondatrice della Congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore, prima santa della Chiesa cattolica americana, patrona degli emigranti.
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(Gandia, 28 ottobre 1510 - Roma, 30 settembre 1572)
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(Chieti, 1563 - Agnone d'Isernia, 1608)
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San Francesco dell'illustre famiglia Caracciolo di Napoli fin dai più teneri anni diede chiari segni della futura sua santità, con una maturità di senno, ed esemplarità di vita superiori alla sua età. A ventidue anni guarito miracolosamente da una pericolosa ed incomoda malattia, si consacrò nello stato Ecclesiastico al Divino servizio. Bramoso quindi di maggior perfezione, pensava di ritirarsi in un Ordine; quando Iddio gli ispirò il pensiero di fondarne uno egli stesso, il che egli eseguì aiutato da due altri compagni di singolare pietà, istituendo l’Ordine dei Chierici Regolari Minori, ai quali prescrisse regole tendenti alla Santificazione loro, e del prossimo. Costituito capo del suo novello Ordine, molto faticò e soffrì per la crescita dei medesimo; ma siccome operava per la gloria di Dio, così Iddio non l'abbandonò mai. Lo dotò il Signore di tutte le virtù, fra le quali spiccò oltremodo la sua grande umiltà, della quale diede prove meravigliose. Dopo aver atteso indefessamente alla Santificazione sua e degli altri, pieno di meriti riposò nelle braccia del suo Creatore, all’età di quarantacinque anni. (Dal P. Agostino Gemelli).
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(Assisi, 1181 - 1226)
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San Francesco d'Assisi, figlio di un ricco mercante, conduceva una vita frivola e sregolata. Dopo aver combattuto la guerra tra Pisa e Perugia, durante la quale si ammalò gravemente, nel 1205 si convertì e cambiò vita. Il padre lo diseredò e lui si dedicò totalmente ai poveri. Non erano tempi felici, per la chiesa, ma Francesco evitò ogni forma di contestazione, limitandosi a predicare la pace e l'uguaglianza di tutti gli uomini, il distacco dai beni materiali e l'amore per tutte le creature. L'unica guida del Santo era il Vangelo. Curava egli stesso i malati, assisteva i poveri e riuniva accanto a sé i primi seguaci. Con il suo aiuto santa Chiara fondò l'ordine delle Clarisse. Era suo desiderio essere missionario, ma il Signore aveva altri progetti per lui: in due occasioni fu costretto, prima da una spaventosa tempesta e poi da una grave malattia, a rientrare in Italia. Quando finalmente riuscì ad arrivare in Palestina, fu accolto affettuosamente dal Sultano al-Malik, che pure non si lasciò convertire. Nel 1224 ricevette le stimmate. Sofferente, debilitato e quasi cieco, continuò la sua attività di predicatore fino al 1226, anno in cui morì alla Porziuncola, in Assisi. Aveva cambiato la Chiesa dall'interno, senza ribellioni e senza rivoluzioni. Tra gli scritti che ci ha lasciato, è celebre il "Cantico delle creature". E' patrono di: mercanti, tappezzieri, ciechi, dell'Azione Cattolica e degli ambientalisti. Protegge gli uccelli e tutti gli animali. E', inoltre, Santo Patrono d'Italia (con Santa Caterina da Siena), dell'Umbria, delle città di Massa, Apuania, Guastalla e San Francisco.
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(Thorens, 1567 - Lione, 1622)
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S.
Francesco nacque in Savoia nel Castello di Sales, d'onde trasse il cognome la
nobilissima sua casa. Impiegò la sua fanciullezza nell’apprendere i buoni
costumi, e le scienze umane e divine. Pieno d'amor di Dio si dilettò sempre di
leggere libri spirituali, di frequentare le Chiese, e d'ascoltare la divina
parola. Fece voto di perpetua verginità nella Santa Casa di Loreto; e rinunciò
agli onori mondani per servire a Dio nello stato clericale. Fatto Sacerdote,
attese alla conversione delle anime; ed è fama che riducesse settantamila
eretici alla Fede Cattolica. Creato Vescovo di Ginevra si mostrò zelante della
salute del prossimo; e bramando che ognuno nel proprio stato fosse santo e
perfetto, al genio e al gusto di tutti s'adattava per guadagnare tutti a Cristo.
Procurò sopra tutto di ridurre quelli, con i quali trattava, ad una santa
indifferenza e conformità al volere di Dio, strada facile e breve per arrivare
alla perfezione. Passò questo amabilissimo Prelato, vero ritratto di Santità,
all'eterno riposo l'anno 55° di sua età, dopo avere con l’esempio, con
parole, e con scritti giovato ad ogni categoria di persone. (Dal Galizia).
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(Paola, 1416 - Tours, 1507)
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S.
Francesco nacque in Calabria nel Castello di Paola; e nella sua
fanciullezza ebbe grande inclinazione alla vita solitaria, ed alla pratica
dell'orazione e dei digiuni. Fatto adulto si ritirò in un luogo
solitario, per attendervi alla meditazione, ed all’esatto esercizio
della Divina Legge. Amò grandemente tutte le virtù, ma in particolare la
santa umiltà, definendosi il minimo fra tutti; per cui istituì un
Ordine, di persone religiose, chiamandolo Ordine dei Minimi. Nonostante
che fosse Patriarca dei suoi Religiosi, in ogni modo procurava d'essere
stimato il più vile di tutti, con l’impiegarsi nelle opere più
abiette. Questa sua profonda umiltà spiccò oltremodo in occasione della
sua visita alla corte di Francia, richiesta dal Re Luigi XI, che mosso
dalla fama della sua santità, volle che andasse a trovarlo. Indicibili
onori ricevé da ogni ceto di persone sia durante il viaggio, che alla
corte: egli peraltro non si lasciò abbagliare da quegli splendori, ma
perseverando nel suo stato povero ed umile, meritò la sorte di rendere l’anima
sua a Dio nel Venerdì Santo, giorno in cui morì Gesù Cristo, Maestro e
modello di umiltà e povertà.
(Dai Bollandisti).
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(Xavier, 1506 - San Cian, 3 dicembre 1552)
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San
Francesco Saverio nacque nel castello di Saverio nel regno di Navarra, che
apparteneva alla sua nobile famiglia; e fin da fanciullo mostrava un raro
talento, e una grande inclinazione alle letture; onde giunto all'età di 18
anni fu dai suoi genitori inviato all'Università di Parigi. Era egli pieno di
idee vane ed ambiziose, ed ambiva di far fortuna nel mondo per mezzo delle
lettere; ma Iddio dispose che stringesse amicizia con San Ignazio, il quale lo
guadagnò interamente a Cristo con il fargli meditare quella sentenza del
Vangelo: Che giova all'uomo acquistare tutto il mondo, e poi perdere l'anima
sua? Messosi Francesco totalmente nelle mani di San Ignazio, fu suo fedele
discepolo e compagno in Parigi, dove fece voto di consacrarsi al servizio di
Dio. Fu ordinato Sacerdote, e presentatosi in Roma al Pontefice, gli diede
questi la qualità di Legato Apostolico nelle Indie. S'imbarcò dunque il
Santo sui vascelli del Re di Portogallo; ed arrivato a Goa cominciò tosto a
lavorare nella vigna del Signore. Annunziò la Fede nelle Indie e nel
Giappone, e battezzò un gran numero di persone; e finalmente nell'Isola di
San Cian rese la sua beata anima a Dio.
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(Arpino, 2 dicembre 1743 - 31 gennaio 1815)
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San Fulgenzio nacque nei pressi della città di Cartagine, e da giovanetto, per ubbidire alla madre vedova, fu diligente nell'attendere agli interessi di casa sua; ciò però egli fece senza discapito della sua pietà e devozione. Si dilettò della solitudine e corrispose alle chiamate del Signore, facendosi monaco. Si portò a Roma, e vedendo la magnificenza di quella città, esclamò: oh quanto deve essere bella la celeste Gerusalemme, se tanto risplende questa Roma terrena! Sparsasi la fama della sua eminente virtù, fu creato Vescovo di Ruspa, nel qual ministero con somma vigilanza attese sempre, alla cura del suo gregge. Soffrì l'esilio per la fede, nella persecuzione eccitata da Trasimondo Re Ariano. Si preparò con diligenza grande per un anno intero alla morte, come se di giorno in giorno avesse dovuto morire. Assalito poi dall’ultima malattia, nel colmo dei suoi acutissimi dolori diceva : Dio mio datemi ora la pazienza, per darmi poi il perdono. Prima di morire, domandò con abbondanti lacrime perdono ai suoi familiari delle mancanze commesse, e distribuite ai poveri tutte le sue sostanze, riposò santamente in pace. (Da un suo discepolo appresso i Bollandisti).
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