SantiB

Barbara  Barnaba  -  Bartolo Longo  -  Bartolomea Capitanio  -  Bartolomeo  -  Basilide - Basilio  Beato Angelico  -  Beatrix Da Silva Beatrice II  Beda  -  Benedetta Cambiagio  Benedetto  -  Benedetto II  -  Benedetto Giuseppe Labre  - Beniamino  -   Bernardette  Bernardino  -  Bernardino da Feltre  - Bernardo  -  Bernardo da Corleone  -  Bernardo di Chiaravalle  - Bernward  - BertillaBiagio  - Blandina  - Bona  - BonaventuraBonifacio I  - Bonifacio IVBonifacio Vescovo  -  Brigida  -  Bruno  

 

Santa Barbara

(III secolo)

 

Santa Barbara, secondo la leggenda, era una bellissima giovane di agiata famiglia  che aveva fatto voto di castità dopo essersi convertita al cristianesimo. Fu imprigionata in una torre dal padre Dioscuro, che detestava la religione cristiana, allo scopo di farle rinnegare la fede; ma siccome Barbara rimase ben salda nelle sue convinzioni, il genitore la denunciò alle autorità. Fu sottoposta a lunghe torture, ma perseverò nel non rinnegare il Signore, per cui fu lo stesso ignobile padre ad ucciderla, troncandole la testa con la spada. Questo vile gesto fu immediatamente punito: colpito da un fulmine, Dioscuro cadde accanto al corpo della figlia assassinata. E' per questo motivo che Santa Barbara ha tanti patronati. In un primo tempo venne invocata a protezione dai fulmini, poi divenne protettrice degli artificieri e delle polveriere, che assunsero il suo nome: le santabarbara. E' Patrona della città di Rieti.  E' inoltre protettrice dei Vigili del Fuoco, dei campanari, dei bombardieri, dei fabbricanti d'armi, dei cacciatori, dei fucilieri, dei minatori, dei carpentieri, dei metallurgici e dei fabbri ferrai. È stata scelta come patrona anche dal Genio militare, in particolare da quello degli eserciti di Italia, Belgio e Francia. È inoltre patrona anche delle artiglierie di questi tre Paesi oltre che di quella della Spagna e della Marina Militare italiana.  Nelle campagne è invocata, oltre che contro i fulmini, anche a protezione dai temporali e dagli animali nocivi. E considerata protettrice anche di architetti, tappezzieri, fabbricanti di cappelli e di spazzole, di cavatori di pietre e di chi è afflitto da malattie alla lingua. Barbara è infine invocata in caso di morte improvvisa e per avere una buona morte. (Dall'Almanacco dei Santi).

 

San Barnaba

(Cipro, I sec.)

 


S. Barnaba nativo dell' Isola di Cipro, fu dagli Apostoli impiegato nella predicazione del Vangelo; ed essendo egli dotato di singolare virtù, semplice di cuore, sollecito dell'altrui salute, e pieno di Spirito Santo, fece mirabili progressi nella dilatazione della fede di Gesù Cristo. Strinse amicizia con S. Paolo; ed essendo stati ambedue per comando dello Spirito Santo segregati e destinali ad essere Apostoli dei Gentili, riceverono la sacra ordinazione con l'imposizione delle mani; e quindi si portarono in diverse parli, per adempire al loro ministero. Trovandosi in Listri, quegli abitanti stupiti per un miracolo operato da San Paolo, volevano adorarli e riconoscerli per Dei ; ma S. Barnaba, e S. Paolo li rimproverarono di questa loro empietà, protestandosi di esser uomini come essi, e che tutto ciò che facevano era opera di Dio, e non opera loro. Non si restrinse colà il suo zelo,ma anche altrove e specialmente per quanto si crede, nella Liguria dilatò la Religione Cristiana, coronando finalmente le sue fatiche con un glorioso martirio.  (Dal Tillemont).

 

beato Bartolo Longo

(Latiano, 11.01.1841 - Pompei, 5.10.1926)

 

Il beato Bartolo Longo, dotato di eccellente memoria, a sedici anni comincia, con ottimi risultati, a frequentare la facoltà di Legge all'Università di Napoli. Purtroppo comincia anche a seguire le lezioni di filosofia di un ex-prete, il cui anticlericalismo lo allontana dai sacramenti e dalla preghiera. Si chiedeva, sempre più spesso, se Gesù fosse o non fosse Dio; e seguendo il consiglio di un amico, cercò di trovare le risposte alle sue domande in una seduta spiritica. In quell'occasione fu abilmente ingannato dal demonio, che ammise la Divinità di Gesù, ma dichiarò false le dottrine della chiesa cattolica e di quella protestante. Bartolo si allontanò quindi definitivamente dalle strade del signore, dando sfogo alla libidine, come gli era stato consigliato dal sedicente "spirito". Malridotto dai digiuni prolungati che gli venivano richiesti dal maligno, ed in preda a continue allucinazioni, fu salvato dall'incontro provvidenziale con un suo vecchio amico, il  professore Vincenzo Pepe, che gli prospettò le due porte che stavano per aprirsi: manicomio e dannazione eterna. Lo convinse a confessarsi e comunicarsi, e per Bartolo cominciò una nuova vita al servizio della Santa Vergine; la recita del S. Rosario divenne pratica quotidiana. Incaricato dalla contessa Marianna de Fusco, vedova, dell'amministrazione delle sue terre a Pompei, venne a contatto con la miseria morale e materiale del popolo. Per cercare di porvi rimedio, fondò subito la "Congregazione del Santo Rosario", cominciò a distribuire medagliette e coroncine, visitando le campagne e insegnando alla gente la preghiera e, su consiglio del Vescovo, costruì una chiesa, consacrata a Maria, mettendo sull'altare un quadro della    S. Vergine. Cominciarono a moltiplicarsi i miracoli, che attirano numerosi pellegrini e portano un considerevole afflusso di denaro che venne subito impiegato per la costruzione di un orfanotrofio, per accogliere orfani e figli di detenuti, assicurando loro un'educazione, l'apprendimento di un mestiere e la conoscenza della fede. Tuttavia, la fraterna collaborazione fra Bartolo e la contessa fece nascere pettegolezzi e calunnie. Così, su consiglio di papa Leone XIII, decisero di sposarsi, pur lasciando invariati i loro rapporti. L'opera, intanto cresceva, con il continuo sorgere di nuovi edifici e servizi pubblici, allontanando sempre di più lo spettro della miseria da quei luoghi. Purtroppo il figlio maggiore della contessa, a seguito di incauti affari, sull'orlo del fallimento si appropriò delle offerte dei fedeli. Per far terminare lo scandalo seguitone, Bartolo Longo rinunciò a tutte le sue opere, affidandole alla S. Sede. Morì a Pompei, colpito da polmonite bilaterale. Le sue ultime parole furono: "Il mio unico desiderio è quello di vedere Maria, che mi ha salvato e mi salverà dalle grinfie di satana".

 

Santa Bartolomea Capitanio

(Lovere, 13 gennaio 1807 - 26 luglio 1833)

 

Bartolomea Capitanio nasce  a Lovere, in provincia di Bergamo, nel seno di una famiglia di media condizione, scelta da Dio per risplendere -come faro di carità-  sulle rovine morali e sociali accumulate all'inizio del 800 per il nefasto influsso della Rivoluzione francese ed il giansenismo.
Bartolomea sarà nei suoi primi anni come un fiore tra le spine. Nella sua casa non regnano né la pace né l'armonia domestica. Il padre di Bartolomea,  Modesto Capitanio, commerciante alimentare, era troppo affezionato al bere, cosa che provocava in casa turbamenti, lacrime, grida e dispiaceri della sua paziente e buona moglie cristiana (Caterina Canossi); la quale decise, per allontanare l'innocente creatura da tali scene, di rinchiudere Bartolomea nel pensionato di suore clarisse di Lovere. 
Quando la maestra, Suor Francesca Parpani, le aprì le porte, non pensava che stava acquisendo un gioiello prezioso, quella che lei stessa doveva chiamare poco dopo orgogliosamente la ragazza d'oro. Era, sì, l'edificazione di tutti. Sopportava fatiche, punizioni e cattiverie (dalle sue compagne) in silenzio.   La maestra la provò con umiliazioni che sapeva sopportare senza ribellarsi. "L'umiltà, l'abnegazione e la preghiera devono santificarmi", diceva. 
Già qui, nel pensionato delle clarisse, appare come confessore e direttore spirituale Don Angelo Bosio che fu messo dalla divina Provvidenza al fianco di Bartolomea come guida, consigliere ed angelo tutelare della sua grande impresa apostolica. Illustre in virtù e grande nelle intuizioni,  la sua figura rimarrà indelebilmente registrata negli annali dell'Istituto delle Sorelle della Carità, della quale fu ispiratore, stimolo e sostegno. Egli intuì con sagacia di santo la profondità dell'animo di quella giovane, e l'aiutò durante il tragitto della perfezione fino ad arrivare alla meta agognata. 
Ma intanto la madre sentiva la mancanza della figlia a lei tanto cara. Due volte bussò alle porte del pensionato per reclamarla. La seconda volta, nel 1823, Bartolomea dovette ritornare a casa con gran pena. Conosceva la differenza tra la pace del monastero e l'agitazione della sua casa paterna, a causa della cattiva condotta del padre; ma qui vide anche una buona opportunità per ricondurre il suo genitore alla dritta via. Per allontanarlo dal vizio ella andava alla sua ricerca per taverne e locande, e con le sue moine e buone maniere lo riportava a casa. A poco a poco il lupo si trasformò in agnello, ed in sette anni la santità di Bartolomea completò la sua missione. Il padre morì nel 1831 nella pace del Signore dopo aver ricostruito l'armonia familiare. 
Frattanto Bartolomea non si arrestava all'apostolato domestico. Il parroco di Lovere gli aveva proposto di conseguire il titolo di maestra per dedicarsi all'insegnamento. Le parve buona l'idea, e così frequentò gli studi necessari fino ad ottenere il diploma a Bergamo; ma l'insegnamento ai poveri era solo una parte del suo vasto programma. Giorno dopo giorno confidò i suoi piani al suo confessore Don Bosio. Ella voleva avviare ogni possibile opera per il sollievo delle povertà corporali e spirituali. 
Gettò le prime fondamenta dell'Istituto religioso con la creazione di un ospedale basandosi solo sui suoi redditi, del quale ella fu direttrice. Con l'ospedale nacque anche l'idea dell'Istituto delle Sorelle della Carità. Ma chi avrebbe potuto aiutarla in tale impresa? 
Don Bosio conosceva bene Catalina Gerosa -che dopo si sarebbe chiamata Vicenta- , donna di quaranta anni, anima semplice ed umile, sprovvista di cultura ma istruita con la luce del Signore nelle cose di Dio, nonché erede del pingue patrimonio dei suoi ricchi zii, e la mise in contatto con Bartolomea.
Dopo alcuni difficoltà per cause familiari le due anime entrarono in mutuo contatto, e col denaro dei rispettivi patrimoni comprarono la casa Di Allegra il 12 marzo del 1832. Il 21 novembre dello stesso anno emettevano i voti religiosi di povertà, castità, obbedienza e carità, impegnandosi ad offrirsi loro stesse ed i loro beni in servizio dei poveri. Bartolomea organizzò l'orfanotrofio, la scuola e le congregazioni, dedicando alcune ore del giorno all'ospedale, e Vicenta, benché designata superiora, assunse i compiti più faticosi della casa, dell'orto, della cucina e dell'assistenza alle orfane ed i malati. 
L'opera era in funzione. Ogni giorno erano sempre più le scolarette e le orfanelle accolte. Tutto andava bene; ma poiché il Signore voleva per sé Bartolomea, fiore rigoglioso di virtù, a ventisei anni solamente alcune febbri maligne vennero per portarla al sepolcro in pochi mesi. Rassegnata si dispose a ben morire, consolando la sua compagna e promettendo di aiutarla nell'Istituto dal cielo, più che se stesse sulla terra, e che l'Istituto sarebbe durato per i secoli dei secoli. (Estratto dal testo di Luis Sanz Burata).

 

San Bartolomeo

(I secolo)

 

S. Bartolomeo di nazione Galileo, essendo stato da Gesù Cristo scelto ed annoverato tra i dodici Apostoli, ebbe la felice sorte di nutrire l'anima sua delle parole di vita eterna, che uscivano dalla bocca del suo Divino Maestro in tutto il tempo   della sua predicazione; e fu ancora testimone delle sue meravigliose azioni. Insieme con gli altri Apostoli predicò il Vangelo nella Giudea, secondo l'ordine ricevuto dal Salvatore; e nel giorno della Pentecoste ricevé egli pure la pienezza dello Spirito Santo, dal quale confortato ed animato, annunziò intrepidamente il Vangelo agli Ebrei, e soffrì, con gli altri Apostoli, non  solo con pazienza, ma con allegria gli obbrobri e le battiture per amore di Cristo. Essendosi poi divisi gli Apostoli in diverse  parti del mondo a predicare ai Gentili il Vangelo, che veniva rigettato dai Giudei, S. Bartolomeo si portò prima nella  Licaonia , poi nell'Arabia, e finalmente nelle Indie Orientali ad illuminare quelle genti barbare, che giacevano sepolte nelle tenebre dell' idolatria. Di là passò nell' Armenia Maggiore, ove coronò le sue apostoliche fatiche con un glorioso martirio.    (Dal Tillemont).

       

San Basilide

(Alessandria, ? - +202 ca.)

 

Eusebio di Cesarea narra che durante la persecuzione di Settimio Severo, mentre i catechesi della scuola alessandrina si erano dispersi, Origene, allora diciassettenne, avvicinato da alcuni pagani amanti della verità, prese ad istruirli nella fede cristiana con tale dottrina e con tale ardore che, diffusasi la fama, ben presto accorsero a lui anche pagani colti e persino filosofi. 
Tutti costoro, conquistati da lui alla fede di Cristo, rifulsero in quel tempo di persecuzione e molti di essi affrontarono il martirio. 
Fra questi ultimi Eusebio ricorda, nell’ordine, Plutarco, Sereno, Eraclide, Erone, un altro Sereno, e, al settimo posto, Basilide, sul quale si sofferma ampiamente, intrecciandone la storia con quella della vergine Potamiena e della madre Marcella. 
Secondo Eusebio, Basilide era uno dei soldati addetti a scortare i condannati al luogo del supplizio. Aveva assistito ad alcune lezioni di Origene, riportandone una profonda simpatia per il cristianesimo e per i cristiani, ma non si era ancora deciso a ricevere il battesimo. 
Il giudice Aquila fece arrestare, tra i tanti, anche Potamiena, vergine cristiana, famosa per la sua bellezza non meno che per la sua virtù, la quale già aveva dovuto tanto lottare per sottrarsi alle proposte di pretendenti follemente innamorati. 
Sottoposta a orribili torture, la vergine restò incrollabile nella fede e subì il suo destino. 
Quando il giudice minacciò di abbandonarla ai gladiatori per essere violentata, ella rispose con tanta nobiltà e fierezza da far meravigliare lo stesso giudice: fu subito condannata a morte, e l’incarico di accompagnarla al supplizio fu affidato al soldato Basilide. 
Nel tragitto dal tribunale al luogo del supplizio, mentre la plebaglia cercava di oltraggiare con grossolani insulti la donna, Basilide la protesse, respingendo coraggiosamente gli scalmanati e dimostrandole compassione e simpatia. 
Toccata dall’insolito contegno del soldato, Potamiena gli promise che, per contraccambiarlo, avrebbe pregato per la sua salvezza quando fosse giunta al cospetto di Dio. 
Sopportò poi eroicamente l’atroce martirio: venne, infatti, lentamente cosparsa di pece, infiammata su tutto il corpo, dai piedi alla testa. 
A questo punto Eusebio aggiunge che insieme alla giovane Potamiena morì anche la madre Marcella. 
Passarono solo pochi giorni e Basilide seguì l’esempio di Potamiena: durante un processo, invitato dai suoi commilitoni a prestare giuramento, egli rifiutò dichiarandosi cristiano fra lo stupore e l’incredulità di tutti. Poiché persisteva nelle sue affermazioni, fu condotto dinanzi al giudice. Confermati il suo rifiuto e la sua professione di fede, fu gettato in carcere. Ai cristiani che si recavano a visitarlo, Basilide svelò che Potamiena, tre giorni dopo il suo martirio, gli era apparsa di notte e gli aveva posto una corona sul capo, dicendogli che aveva implorato per lui grazia dal Signore, che la sua preghiera era stata esaudita e che fra poco sarebbe venuta a prenderlo. Fu battezzato nella stessa prigione e, il giorno successivo, decapitato.  Il Martirologio Romano ricorda da solo San Basilide il 30 giugno. 
Con decreto della Sacra Congregazione dei riti del 2 settembre 1948, San Basilide è stato proclamato patrono del Corpo degli Agenti di Custodia, oggi Polizia Penitenziaria. 
Il 12 settembre, gli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria celebrano la festa di San Basilide martire, culto è unito a quello di Santa Potamiena e Santa Marcella. 
  Da:http://www.polizia-penitenziaria.it 

 

San Basilio Magno

(Cesarea in Cappadocia, 330 ca. - 1 gennaio 379)

 

San Basilio Magno, vescovo e Dottore della Chiesa e padre fondatore del monachesimo d'Oriente. Figlio di un ricco rettore e avvocato. Suo nonno era morto martire nella persecuzione di Diocleziano e sua nonna, Macrina, era stata discepola di San Gregorio Taumaturgo del Ponto. Sua nonna, la madre Emmelia i fratelli Gregorio, vescovo di Nissa e Pietro, vescovo di Sebaste e la sorella primogenita, Macrina, sono pure venerati dalla Chiesa come Santi. Fu molto amico di un altro santo Gregorio Nazianzeno che la Chiesa festeggia e ricorda nello stesso giorno il 2 gennaio.Ebbe come primo maestro suo padre e in seguito continuò gli studi a Cesarea in Palestina, Costantinopoli ed Atene, la capitale culturale del mondo ellenico e pagano, dove conobbe Gregorio Nazianzeno.Fece ritorno in patria nel 356, dopo un breve periodo come insegnante di retorica, su esortazione della sorella si ritirò a vita ascetica, dopo essersi battezzato. Fece visita a molti anacoreti dell'Egitto, della Palestina e della Mesopotamia per comprendere meglio ed assimilare quel modo di vita interamente dedicato a Dio.Ritornato in patria si ritirò sulle rive del fiume Iris vicino a Annosi nel Ponto, dove redasse la "Grande Regola" e la "Piccola Regola", come orientamento per la vita dei monaci che da lui presero il nome di monaci basiliani. Presto dovette abbandonare la vita monastica dapprima come sacerdote e poi come responsabile della diocesi di Cesarea in Cappadocia, dove venne eletto vescovo nel 370. Combattè molto contro l'eresia ariana che, con l'appoggio dell'imperatore Valente, stava prendendo piede nella Chiesa. Lo stesso Imperatore tentò a più riprese di piegare Basilio a questa eresia, ma non lo contrastò mai direttamente, limitandosi a dividere in due diocesi la Cappadocia per sottrargli potere. Basilio fece costruire una cittadella della carità con locande, ospizi, ospedale e lebbrosario, chiamata Basiliade: questa fu di Basilio la più grande opera, che gli valse il nome di Magno. Scrisse anche un trattato sullo Spirito Santo, dove affermava la consustanzialità delle tre Persone della Trinità. Dopo l'uccisione dell'imperatore Valente da parte dei Goti nel 378, Teodosio ristabilì la libertà religiosa e sulla sede di Costantinopoli, con l'appoggio di Basilio, fu insediato Gregorio Nazianzeno. Di lì a breve, provato dalle austerità, dalle malattie e sfinito dalle preoccupazioni, morì il 1º gennaio del 379.   E' santo patrono degli agenti di custodia, ed è uno dei Patroni della Russia.    (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

Beato Angelico

[Vicchio di Mugello, 1400 ca. - Roma, 18 marzo 1455]

Canonizzato da Papa Giovanni Paolo II, il Beato Angelico fu pittore di straordinaria creatività. Ammiratissimo in vita, aveva la straordinaria capacità di combinare la più alta abilità tecnica con un senso di raggiante spiritualità. Nacque a Vicchio, provincia di Firenze agli inizi del sec. XV. Il suo nome era Guido Di Pietro ma poi, divenuto frate domenicano, assunse il nome di fra Giovanni da Fiesole. L'appellativo di Beato Angelico, con cui è universalmente conosciuto, gli derivò dalla tradizione popolare: Angelico, per la eccezionale grazia delle sue immagini stilizzate; Beato, in quanto considerato il maggiore pittore religioso del Rinascimento. Di notevole valore artistico furono alcune miniature e tavole ispirate alla tradizionale iconografia religiosa del tempo, cui seguirono autentici capolavori: il "Tabernacolo dei Linaioli"; la "Pala di San Marco"; la "Incoronazione della Vergine". Sulla sua arte ebbero grande influenza maestri del tempo quali Donatello, Brunelleschi e, soprattutto, Masaccio. Affascinato dalle loro suggestioni artistiche, passò dal decorativismo tardo gotico dei miniatori fiorentini alla corrente rinascimentale. Ma il Beato Angelico non fu attento esclusivamente ai problemi artistici bensì mise al centro delle sue opere il fascino mistico delle immagini sacre. Tra le altre cose, eseguì numerose pale d'altare, in special modo per i conventi domenicani. Morì nel convento domenicano a Roma. E' il patrono di tutti gli artisti e dei pittori, in particolare quelli naif. Dall'Almanacco dei Santi.

beata Beatrice II

(Este 1226 ca., - Ferrara, 18 Gennaio 1262)

 

La beata Beatrice nacque attorno al 1226 nel castello di Calaone in Este, feudo della sua nobilissima famiglia, da Azzo VII d’Este e di Giovanna di Puglia, secondogenita di quattro figli. Alla tenera età di 7 anni perse la madre, che si spense il 19 Novembre del 1233. Azzo VII, per provvedere ai quattro piccoli figli, si trovò costretto a passare in seconde nozze, sposando Mabilia dei Pallavicino. Mabilia riversò su questi bambini ogni materna cura e, con il suo esempio costante formò la tenera anima di Beatrice II, all’onestà e al dovere. Azzo VII cercò in tutti i modi di dissuadere la figlia dal proposito di diventare monaca, ma non considerò che quando Dio chiama, nessuno può opporsi. Infatti Beatrice II respinse tutte le pressioni del padre e dei parenti. La sua professione, venne accolta il 26 Giugno 1254 nella chiesa di Santo Stefano fatta appositamente ristrutturare da Azzo VII e dal Vescovo di Ferrara Giovanni Querini. Ella precedeva tutte le Monache cogli esempi delle sue insigni virtù; ed in tulle le sue azioni risplendeva un'angelica purità, una profonda umiltà, e una carità e mansuetudine incomparabile. Dopo soli 6 mesi, attratte dalla fama di santità di suor Beatrice II, fecero professione di fede altre dieci monache; intanto Papa Alessandro IV assegnò definitivamente alla comunità fondata dalla Beata, la Regola di San Benedetto. Il crescere del numero delle monache richiedeva necessariamente l’elezione di una Madre superiora, ma lei rifiutò l’incarico perché il suo desiderio era quello di vivere appieno la Regola. Il 18 Gennaio 1262, la rottura di una vena causò una emorragia interna che segnò la morte di Beatrice II, che contava l’età di 36 anni. La beatificazione della Beata Beatrice II, avvenne per volontà del Papa Clemente XIV, il 16 Luglio 1774.  Dai Bollandisti.

 

Santa Beatrix da Silva

(Ceuta , 1424 ca. - Toledo, 16 agosto 1491)

 



Beatriz Da Silva nacque a Ceuta, città del nord dell'Africa al tempo sotto il dominio del Portogallo, nel 1426. Nacque quindi portoghese, accolta con l'amore dell'anima profondamente cristiana dei genitori, soprattutto della madre.
Nell'anno 1433 il padre di Beatriz da Silva fu nominato Alcalde della città di Campo Major in Portogallo, dove fu trasferito con la famiglia intera. Qui Beatriz sperimenta le sofferenze fisiche e morali, come è frequente nella strada di quegli a cui il Signore vuole dare la corona della vita. 
Nell'anno 1447, al matrimonio di Isabella, figlia di Giovanni principe del Portogallo, con Giovanni II Re di Castiglia, tutti si avvedono di Beatriz, che ha compiuto vent'anni. 
Fu quello l’ambiente nel quale la nostra Beatrice maturò la sua scelta: resasi conto ben presto delle passioni, che la sua eccezionale bellezza le suscitava attorno, come fiore che, spuntato in terreno melmoso, si protende verso l’alto con l’intatta corolla per raccogliere il primo raggio di sole, così la nobile fanciulla senza più dilazione nel decidere - prese la strada e abbandonò l’inquietudine della corte, fuggendo da essa, per venire a ricevere la legge della conversazione salutare, dopo il cui adempimento entrasse nella terra promessa ai Santi. Né a questo si limitò lo slancio della sua determinazione verginale: Ricordandosi della bellezza che aveva ricevuto da Dio, decise che nessun uomo e nessuna donna avrebbe visto la sua faccia finché vivesse». e per evitare di essere chiesta in sposa entrò nel convento di San Domenico, dell'Ordine di San Domenico, e per trenta anni si dedicò soltanto a Dio.
Dopo questi trent'anni decise di fondare un nuovo ordine dell'Immacolata Concezione, ad onore del mistero e per la propagazione del suo culto. Così nell' anno 1484 abbandonò il convento di San Domenico e passò in un Palazzo di Galiana, dono della regina Isabella. 
Il 30 aprile del 1489, su richiesta di Beatrix e della stessa Isabella, il Papa Innocenzo VIII autorizzò la realizzazione del nuovo convento e approvò la regola alla quale si doveva conformare chiunque volesse entrarvi. 
Dopo aver ricevuto l’abito ed emesso i voti religiosi, morì a Toledo il 1° settembre 1490, alla vigilia della professione religiosa del primo gruppo del nuovo Ordine; precursore del culto e della teologia del dogma dell’Immacolata Concezione, che sarà proclamato circa 400 anni dopo da Pio IX. Paolo VI l’ha canonizzata il 3 ottobre 1976.  Da Giovanni Paolo II.

San Beda (il venerabile)

(Monkton in Jarrow,Inghilterra, 672 circa - Jarrow, 735)

 

San Beda, già in vita era chiamato Venerabile, e nonostante sia stato canonizzato già nel 1899 da papa Leone XIII, che lo fece anche Dottore della Chiesa, ha conservato sempre quell'appellativo. Beda entrò all'età di sette anni nel monastero di San Pietro a Wearmouth, passando poi a quello di San Paolo in Jarrow, rimanendovi fino ai trent'anni, quando ricevette l'ordinazione sacerdotale. Trascorse la sua vita nello studio: e ci ha lasciato numerosi trattati biblici e varie opere minori. Il re Edoardo il confessore (1002-1066) volle che i suoi resti riposassero nella cattedrale di Durham. Il suo pensiero è ancora attuale, tanto da essere citato nell'enciclica "Lumen gentium". Sintesi da: 

 

Santa Benedetta Cambiagio

(Langasco, 2 ottobre 1791 - Ronco Scrivia, 21 marzo 1858)

 

Quando Benedetta è ancora ragazzina, la famiglia Cambiagio Frassinello si trasferisce a Pavia. 
Benedetta riceve dai genitori una profonda educazione cristiana che radica nel suo animo i princìpi della fede e plasma il suo carattere volitivo e perseverante.
Verso i 20 anni ha una forte esperienza interiore che accresce l'amore alla preghiera e alla penitenza e, in modo speciale, il desiderio di abbandonare tutto per consacrarsi interamente a Dio. Ciò nonostante il 7 febbraio 1816 va sposa a Giovanni Battista Frassinello, un giovane ligure trasferito con la famiglia a Vigevano. 
Il cammino di Benedetta alla ricerca della volontà di Dio è abbastanza arduo e difficile, spinta com'è dall'impulso interiore per una vita verginale, coltivata fin dall'adolescenza. Vive nel matrimonio due anni, dopo i quali ha la gioia di realizzare, in questo stato, l'aspetto profondo e sublime della verginità spirituale. In pieno accordo con lo sposo, che attratto dalla santità di Benedetta ne abbraccia l'ideale, le vive accanto come sorella. Si occupano entrambi, con singolare amore, della sorella Maria, gravemente ammalata di cancro intestinale, ospitata in casa loro.
Benedetta e Giovanni sperimentano, perciò, una maternità e una paternità spirituali e soprannaturali, nella fedeltà all'amore coniugale sublimato.
Nel 1825, alla morte di Maria, Giovanni Battista entra nella comunità dei Somaschi e Benedetta nelle Orsoline di Capriolo. 
Nel 1826, a motivo della salute, Benedetta ritorna a Pavia. Guarita prodigiosamente da San Girolamo Emiliani, si occupa delle fanciulle con il benestare del Vescovo, mons. Luigi Tosi.
Avendo bisogno di un aiuto, che suo padre le rifiuta, il Vescovo richiama Giovanni Battista, il quale lascia il Noviziato e torna alla sposa-sorella, rinnovando insieme il voto di castità perfetta nelle mani del Vescovo stesso. Tutti e due si dedicano generosamente all'accoglienza e alla educazione umana e cristiana di fanciulle povere e abbandonate.
L'Istituto della Suore Benedettine della Provvidenza si sviluppa rapidamente.
Nel 1851 Benedetta ritorna a Pavia, in una località diversa dalla prima fondazione e nel 1857 apre una scuola in un paese della Valpolcevera, San Quirico. 
Il 21 marzo 1858, Benedetta muore santamente a Ronco Scrivia, in giorno e ora da lei previsti. 
(Da: www.vatican.va ).

San Benedetto II

(Roma, ? - 8 maggio 685)

 

San Benedetto, di famiglia romana,  profondo studioso della Sacra Scrittura e cultore del canto sacro. Succede a Leone II, che ha governato la Chiesa per soli undici mesi. L’elezione di Benedetto, deve poi ottenere la conferma da parte dell’imperatore di Costantinopoli, che è sovrano di Roma.  E la pratica per la ratifica dell’elezione dura sempre molto a lungo, per le lunghe distanze che i corrieri devono coprire: può accadere addirittura che il nuovo Pontefice non sopravviva fino al riconoscimento imperiale...
Benedetto II aspetta dal luglio 683 fino al giugno 684, ma comincia subito ad esercitare il mandato. Nel frattempo l’imperatore d’Oriente, Costantino IV detto il barbuto decide che in avvenire basterà l'assenso del suo esarca, che provvederà poi ad inoltrare la notizia a Costantinopoli
Il breve pontificato di Benedetto II è importante anche perché vede migliorare i rapporti tra Papato e Costantinopoli: Costantino IV manda al nuovo Pontefice alcune ciocche di capelli dei suoi figli, Giustiniano ed Eraclio: quel gesto simbolico li dichiara figli adottivi di Benedetto II.
Durante questo breve pontificato si inizia a Roma anche la costruzione di nuove chiese: in più Benedetto II si impegna personalmente per i necessari restauri nella basilica di San Pietro. E in essa il Pontefice verrà sepolto, morendo l’8 maggio 685, dopo essere stato alla guida della Chiesa per soli due anni. 

 

San Benedetto da Norcia

(Norcia, 480 ca. - Montecassino, 547)

 

 

Nacque in una famiglia benestante e svolse gli studi a Roma ma preferì trasferirsi a Subiaco, in una grotta dove visse da  eremita, deluso e irritato dalla scarsa moralità della città eterna. Secondo  una  leggenda, tormentato dall'immagine di una donna tentatrice, avvertì un forte desiderio carnale, per sfuggire al quale non esitò a rotolarsi tra i rovi, fino a quando il    desiderio non scomparve. Il suo eccessivo rigore indusse i monaci del monastero di san Cosimato (che gli era stato affidato) a tentarne l'avvelenamento, senza risultato.  Fondò numerosi monasteri, tra i quali quello di Montecassino, dove curò personalmente la formazione dei religiosi. La sua fama di taumaturgo rese famosa l'abbazia, che ben presto divenne meta di pellegrinaggi. Scrisse molte opere, tra cui la "Regula". Sotto la sua guida, ed anche in seguito, vennero realizzate  molte opere di bonifica del terreno, dissodamento dei boschi, si coltivarono terre e si costruirono paesi, arricchendo  diverse popolazioni.  San Benedetto è invocato nelle tentazioni  carnali, nelle infestazioni diaboliche, nei casi di  avvelenamento, infiammazioni e malattie contagiose. E' invocato dagli agonizzanti e dai moribondi, per una buona morte.   E' il protettore degli speleologi, degli agricoltori e degli ingegneri. E' santo patrono d'Europa, di Montecassino, Norcia, Pomezia e San Benedetto del Tronto.

San Benedetto Giuseppe Labre

(Amettes, 26 marzo 1748 - Roma, 16 aprile 1783)

 


Benedetto Giuseppe Labre nacque ad Amettes, presso Arras, il 26 marzo 1748, primo di 15 figli di modesti agricoltori. Fece qualche studio presso la scuola del villaggio e apprese i primi rudimenti del latino presso uno zio materno. 
Portato più alla vita contemplativa che al sacerdozio, sollecitò invano dai genitori il permesso di farsi trappista. Solo a diciotto anni poté fare richiesta d'ingresso alla certosa di S. Aldegonda, ma il parere dei monaci fu contrario. Stesso rifiuto gli fu opposto dai cistercensi di Montagne in Normandia, dove giunse dopo aver percorso a piedi 60 leghe in pieno inverno. 
Solo sei settimane durò il suo soggiorno nella certosa di Neuville, e poco di più rimase nell'abbazia cistercense di Sept-Fons, di cui però avrebbe sempre portato la tunica e lo scapolare di novizio.
A 22 anni prese la grande decisione: il suo monastero sarebbe stato la strada, e più precisamente le strade di Roma. Nel sacco di povero pellegrino portava tutti i suoi tesori: il Nuovo Testamento, l'Imitazione di Cristo e il breviario che recitava ogni giorno; sul petto portava un crocifisso, al collo una corona e tra le mani un rosario.     "Oh mio tanto amato, ho pensato a voi questa notte e mi sono tanto addolorato da cadere in lacrime. Pensavo che la mia ingratitudine vi portasse ad esercitare la vostra giustizia allontanandovi da me. Sospiravo e piangevo per voi e non ho incontrato che tenebre". "Non dubitare, mio Divino Salvatore, che io non sia tutto per voi e sappiate che desidero con tutto il cuore di sapere che mi amate e che non vi allontanate da me, come ingenuamente temevo."  Così si esprimeva San Benedetto Giuseppe Labre. Mangiava appena un tozzo dì pane e qualche erba; non chiedeva la carità e, se la riceveva, si affrettava a renderne partecipi gli altri poveri, anche a rischio che il donatore, scorgendovi un gesto di scontentezza, facesse seguire alla moneta una gragnuola di bastonate (come effettivamente avvenne un giorno). Di notte riposava tra le rovine del Colosseo e le sue giornate le passava nella preghiera contemplativa e nei pellegrinaggi ai vari santuari: uno dei più cari al suo cuore fu quello di Loreto. Morì logorato dagli stenti e dall'assoluta mancanza d'igiene il 16 aprile 1783, nel retrobottega del macellaio Zaccarelli, presso la chiesa di S. Maria dei Monti, in cui venne sepolto tra grande concorso di popolo. Venne canonizzato nel 1881 da Leone XIII.          

 "In questo mondo siamo tutti pellegrini nella valle di lacrime:
camminiamo sempre per la via sicura della Religione, 
in Fede, Speranza, Carità, Umiltà, Orazione, Pazienza 
e Mortificazione cristiana, per giungere alla nostra patria 
del Paradiso". 


Era questa una delle massime preferite di S. Benedetto Giuseppe Labre, che ben corrisponde alla sua testimonianza di vita. Dei 35 anni che visse, almeno 13 li passò da «pellegrino» sulla strada. A giusto titolo perciò lo si definì «il vagabondo di Dio » o anche « lo zingaro di Cristo », espressioni ben più tenere che non « santo dei pidocchi», come venne pure denominato. Da: http://www.eremiti.org

 

San Beniamino martire

(? - Ergol, 420 o 421)

 

S. Beniamino Diacono della Chiesa di Persia era zelantissimo per la propagazione della fede, e per la salute eterna dei suoi prossimi. Fu arrestato per ordine del re di Persia, che aveva mossa una fiera persecuzione contro i  cristiani. Carico di catene,  fu condotto in un' oscura prigione. Riuscì ad un Ambasciatore dei romani, portatisi per altri affari alla Corte di Persia, di farlo liberare, con la condizione però che si astenesse dal predicare la Religione di Cristo. Ottenuta così  Beniamino la libertà, quando l’ ambasciatore volle esortarlo a ratificare la promessa che per lui aveva fatta, il S. Diacono gli rispose: Non posso fare a  meno di comunicare agli altri la luce che ho ricevuto dal Cielo. Infatti appena messo in libertà si applicò come avanti a cercare quelli, che erano sepolti nelle tenebre, a fine di compartir loro la luce evangelica, finché il re sdegnato per questa sua condotta lo fece venire a sé, e gli comandò di rinnegare il suo Dio, Egli ricusò senza turbarsi; e, quantunque straziato dai più acerbi supplizi, che seppe inventar l'infuriato tiranno, si mantenne saldo nella vera fede, per la quale rese fra i tormenti lo spirito al Creatore.     (Da Teodoreto).

 

Santa Bernardette

(Lourdes, 1844 - Nevers, 1879)

 

   

Nata a Lourdes nel 1844, Bernardette Soubirous ha 14 anni quando la Vergine le appare alla Grotta di Massabielle. Per realizzare il suo desiderio di vita religiosa, il 7 luglio 1866, Bernardette arriva a San Gildard dalle suore della Carità di Nevers, che ha conosciuto all' hospice di Lourdes. Per 13 anni Bernardette resterà a Nevers, nella Casa Madre di questa Congregazione. La sua vita semplice e ordinaria è completamente donata a Dio e agli altri. Al momento della sua morte, nel 1879, il suo corpo viene sepolto in una Cappella del giardino. Ritrovato intatto nel 1909, riposa dal 1925 in un'urna, nella cappella di San Gildard. Numerosi pellegrini e turisti vengono da tutte le nazioni verso Bernardette. Lei non smette di dire a loro e a noi: Dio è nostro Padre; egli ha per ciascuno di noi una Tenerezza infinita.

 

San Bernardino

(Massa Marittima, 8 settembre - L'Aquila, 20 maggio 1444)

 


S. Bernardino da Siena rimasto privo dei genitori in tenera età, fu educato con somma premura da una sua Zia, la quale procurò d'istillargli nel cuore sentimenti di una soda pietà, ed una special divozione verso la SS.. Vergine. Acquistò Bernardino un singolare amore per la purezza, la quale in lui appariva anche esternamente, talché in sua presenza ognuno si asteneva da ogni minima parola che potesse offendere questa virtù. Si applicò allo studio delle lettere, e vi fece grandi progressi. Entrato nell' Ordine di San Francesco, tutto diedesi all'acquisto della santità. Fu dai Superiori destinato ad annunziare la divina parola; e mediante la celeste grazia, il suo zelo fece innumerabili conversioni. La fama della sua singolare virtù mosse molte città a chiederlo per Vescovo; ma egli umilissimo che era ricusò costantemente tale onore, reputandosene affatto indegno. Amava teneramente Gesù, e bramava d'istillare anche negli altri un tale amore; e però nelle sue prediche ed istruzioni parlava sempre del Salvatore, e delle sue sante azioni, le quali cercò sempre di imitare fino al momento in cui diviso dai mortali passò alla compagnia dei Beati.   (Dai Bollandisti).

beato Bernardino da Feltre

(Feltre 1439 - Pavia 28 settembre 1494)

 


Il Beato Bernardino da Feltre, al secolo Martino Tomitano, fu grande oratore. Folle incredibili ascoltavano le sue prediche, al punto che le città se lo contendevano, arrivando persino a raccomandarsi al Papa per ospitarlo. Il francescano Bernardino Bulgarino trascrisse due delle sue celebri prediche: per il quaresimale del 1493 a Padova e per l'Avvento dello stesso anno, a Brescia. Ne traspare la vitalità di Bernardino: spigliato, arguto, comunicatore, non risparmia strali contro i costumi sguaiati di certe donne, le ingiustizie sociali e soprattutto l'usura. Forte è l'esortazione ai Sacramenti, alla devozione alla Madonna, all'amore per il prossimo, specialmente per i più deboli. Dopo anni di predicazione francescana, fonda a Parma il 27 gennaio 1488 il Monte di Pietà di Parma (il decreto di conferma è del Duca di Milano Gian Galeazzo Sforza) per contrastare la dilagante povertà e venire in aiuto alle classi povere della città, rassegnate alla violenza dei soldati di ventura al soldo di Ludovico il Moro che aveva lottato contro Pier Maria Rossi, accusato di tradimento per essere rimasto fedele alla vedova di Galeazzo Maria Sforza. Per combattere la fame, riavviare l'attività economica e le opere di carità, frate Bernardino da Feltre, dell'ordine dei Minori Osservanti, istituisce il "denarino", il tasso di sconto minimo che serve soprattutto a contrastare il dilagante fenomeno dell'usura. 
Il motivo della sua cacciata da Firenze, in una notte della Quaresima del 1488, fu il rancore della Signoria contro quel frate che aveva denunziato le angherie fatte alla povera gente da prestatori senza coscienza.Mai Bernardino scansò le responsabilità del suo stato: a Milano fu scacciato anche dal duca Ludovico il Moro (1491) per aver messo in ridicolo il suo astrologo preferito. Nel 1478, a Padova durante la peste, continuò a predicare, nonostante gli fosse più volte sconsigliato, per il forte rischio di contagio; ma il suo scopo era di rincuorare tutti, perché i sani non abbandonassero gli ammalati, recandosi egli stesso per buon esempio negli ospedali, e nelle singole case, fino ad essere effettivamente contagiato a sua volta dal male. Muore di tisi a Pavia il 28 settembre 1494.

 

San Bernardo

(Menton, inizio secolo XI - Novara, 12 giugno 1081)

 

Secondo una cronaca del XV secolo, San Bernardo sarebbe nativo di un villaggio della Savoia oggi denominato St Bernard-Menton; secondo altri sarebbe originario di una nobile famiglia valdostana, imparentata con Rodolfo III di Borgogna. Nominato arcidiacono di Aosta, ricevette l'incarico di ristabilire la strada che attraversando il valico denominato anticamente Mons Jovis (Monte di Giove) collegava il Nord con il Sud Europa, importantissima via di transito che era decaduta nell'ultima fase dell'Alto Medioevo per l'incuria e per le continue aggressioni di briganti. Facendo base nel monastero benedettino di Bourg-Saint-Pierre, posto nel villaggio svizzero di Saint-Pierre de Montjoux, Bernardo stabilì sul valico un nuovo monastero, incaricato dell'ospitalità e dell'assistenza dei viaggiatori, molti dei quali scendevano in Italia per raggiungere la Terra Santa. Alcune fonti gli attribuiscono anche la fondazione di un'analoga istituzione sull'Alpe Graia (Piccolo San Bernardo), ma la cosa non è certa. San Bernardo fu anche un attivo predicatore, e si sforzò di migliorare la disciplina e la dottrina del clero, compiendo parecchi viaggi nelle diocesi vicine; durante uno di questi viaggi cadde malato nel monastero di San Lorenzo a Novara, e in quella città morì nel giugno del 1081. Papa Pio XI nel 1923 proclamò San Bernardo patrono degli alpinisti.

 

 

San Bernardo da Corleone

(Corleone, 6 febbraio 1605 - Palermo, 12 gennaio 1667)

 

Bernardo, al secolo Filippo Latini, nacque in Corleone (Sicilia) Italia, il 6 febbraio 1605. Da giovane esercitò il mestiere di calzolaio. La sua casa era conosciuta come la casa dei santi, perché tanto suo padre come i suoi fratelli erano molto caritatevoli e virtuosi. Perciò, ebbe una buona formazione religiosa e morale. Era molto devoto di Cristo crocifisso e della sacra Vergine. Tuttavia, aveva carattere molto forte. In una triste occasione si confrontò con un altro giovane; dopo le parole passarono alle mani: ambedue sfoderarono la spada e l'altro rimase gravemente ferito. Fuggendo dalla giustizia umana, cercò rifugio in una chiesa, invocando il diritto di asilo, ma, benché si liberasse della giustizia umana, non poté scappare dalla sua coscienza. Nella solitudine e nella meditazione rifletté largamente sul delitto commesso e su tutta la sua vita, sprecata, inutile e dissipata, odiosa agli altri e dannosa per la sua anima, la cosa più preziosa che uomo possieda. Si pentì, invocò il perdono di Dio e degli uomini e fece aspra penitenza. Per riparare ai suoi peccati, con vesti di penitente decise di prendere il saio dei Fratelli Minori Cappuccini. Abbandonò Corleone che gli ricordava il suo passato, e suonò alla porta del convento di Caltanisetta, a Sicilia, dove fu ammesso e prese il nome di Bernardo. Come laico professo dell'ordine dei Frati Minori Cappuccini, fu in realtà un uomo nuovo, deciso a giungere sempre di più una perfetta umiltà, obbedienza ed austerità. Nel convento esercitò quasi sempre il mestiere di cuoco o aiutante di cucina. Inoltre, assisteva i malati e realizzava una gran quantità di altri lavori, col desiderio di essere utile a tutti, ai fratelli sovraccarichi di lavoro ed ai sacerdoti, ai quali lavava i vestiti e prestava altri servizi. Dormiva per terra, non più di tre ore giornaliere, e moltiplicava i suoi digiuni. Benché ignorante ed analfabeta, raggiunse le altezze della contemplazione, conobbe i più profondi misteri, curò malati, distribuì consolazioni e consigli, e per sua intercessione Dio concesse abbondanti grazie. Questo fece per trentacinque anni, fino alla sua morte. la sua preghiera assidua, la sua carità fervente, la sua filiale devozione alla Vergine Immacolata e la sua pura devozione all'Eucaristia, furono il segreto della sua santità. Si preoccupò solo di accontentare Cristo crocifisso. Prese sul serio il Vangelo e tentò sempre di viverlo ad ogni costo. Morì il 12 gennaio 1667 a Palermo. Aveva 62 anni. Il papa Clemente XIII lo beatificò il 15 maggio di 1768, e Giovanni Paolo II lo canonizzò il 10 giugno del 2001. Sintesi da: L'OSSERVATORE ROMANO

San Bernardo di Chiaravalle

(Digione, 1090 - Chiaravalle, 1153)

 


Secondo fondatore dell'Ordine Cistercense, (fondato nel 1098 dal monaco francese san Roberto di Molesme a Citeaux, l'antica Cirstercium, da cui il nome), ne curò anche una profonda riforma. S. Bernardo nacque nel castello di Fontaines nella Borgogna. Decisa la sua pia madre a dargli una santa educazione, egli corrispose perfettamente alle sue aspettative. all'età di 22 anni ravvisando i pericoli che sono nel mondo, prese la risoluzione di abbandonarlo, e ispirò lo stesso proponimento a molti de' suoi parenti e compagni fino al numero di 30. Insieme con essi si confinò nel deserto di Cistelle, ove era allora Abate S. Stefano; il quale ammirando i tesori della grazia racchiusi in questo giovane religioso, lo spedì poco dopo a fondare l'Abazia di Chiaravalle nella Diocesi di Langres; ove Bernardo con il suo esempio e colle sue ferventi esortazioni fece fiorire tutte le monastiche virtù. Destinato da Dio ad impiegarsi nei più importanti affari della Chiesa, come nell'estinzione dello scisma, e nel confutare gli eretici albigesi, vi riuscì con mirabile successo, nonostante la sua salute malferma e la sua timidezza. Però fra sì luminose azioni la sua umiltà in luogo d'indebolirsi si andava ognora più fortificando; finché oppresso dal peso di tanti travagli e di tante apostoliche fatiche, dopo aver lasciate delle eccellenti opere ad edificazione della Chiesa, pieno di meriti mori di 62 anni. Alla sua morte l'Ordine Cistercense era costituito da oltre 300 monasteri e da 60.000 membri. Stimato e amato da uomini di ogni categoria sociale e religiosa, fu definito "dolcissimo Dottore". Per questo motivo è il santo patrono delle api, degli apicoltori e dei fabbricanti di cera. E' protettore della Liguria e di Gibilterra.   (Dal Mabillon).

  

San Bernward

 (Sassonia 960 ca. - Hildesheim, 20 novembre 1022)

 

 



San Bernward (o Bernoardo) vescovo di Hildesheim, nato nel 960 circa da una nobile famiglia sassone, venne educato alla scuola cattedrale di Hildesheim sotto la guida di Tangmaro, successivamente quest'ultimo redattore della vita del santo iniziata quando lui era ancora vivo. Nel 997 era impegnato come autore e scriba di diplomi imperiale alla corte dell'imperatore Ottone II, tra il 980 e 983 venne  in Italia con quest'ultimo.
Il 15 gennaio 993, consacrato vescovo, prese la guida della diocesi di Hildesheim. Tra il 1000 e il 1001, a seguito del conflitto sorto tra lui e il vescovo di Magonza Villigiso, per la giurisdizione del monastero di Gandersheim, fu a Roma dove venne indetto un concilio per dirimere la questione. Nel 1001 è a Pavia, poi a Vercelli e infine a Saint-Maurice  d'Agaune.
Tra il 1007 e il 1022 si colloca la realizzazione della Croce in argento dorato con sul verso l'iscrizione "Il vescovo Bernoardo ha fatto questo", da intendersi "ha fatto fare questo". Nel 1007 su richiesta imperiale svolse una missione diplomatica nelle Fiandre, successivamente è a Saint-Denis, Tours e Parigi.
Tornato a Hildesheim, decide la fondazione della nuova basilica e annesso convento di San Michele, ponendo la prima pietra nel 1010; per gli arredi e i libri del nuovo complesso, eseguiti in officine e scriptoria attive ad Hildesheim sotto la sua direzione, si avvalse per lo più di pittori locali. Sempre per la cattedrale fece realizzare la Porta detta di San Bernoardo e la Colonna trionfale di Cristo entrambe in bronzo, con rappresentate Storie della Redenzione, riflesso delle ambizioni imperiali della regione e della spiritualità personale di san Bernoardo.
Del 1011 è l'Evangeliario realizzato dallo scriba e miniatore Guntbald, chiamato da Ratisbona, al folio 270 recto è l'iscrizione con Hunc Berwardus codicem conscribere feci. Nel 1012 mette in opera le porte bronzee della cattedrale con l'iscrizione "Bernwardus episcopus [...] feci suspendi". Del 1015 circa è il cosiddetto Prezioso Evangeliario di Bernoardo. Morì il 20 novembre 1022, dopo aver visto la consacrazione della basilica di San Michele il 29 settembre dello stesso anno. Venne canonizzato il 19 dicembre 1192 da papa Celestino III.
San Michel e la cattedrale di Santa Maria con i bronzi bernwardeschi fanno parte dei Patrimoni dell'umanità definiti dall'UNESCO.  (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Santa Bertilla

(Brendola, 6 ottobre 1888 - Treviso, 20 ottobre 1922)

 

Anna Francesca Boscardin, nasce a Brendola (VI) - paese dei Colli Berici -  da Angelo e Maria Teresa Benetti. Angelo Boscardin, nell’atto di nascita della figlia è definito possidente. 
Angelo non di rado alza il gomito e spesso diventa litigioso, qualche volta persino violento. 
La madre invece è una donna di virtù esemplare e di ampia religiosità - appartiene al Terz’Ordine francescano ed è iscritta nella Congregazione delle Figlie di Maria. Bertilla da lei riceverà quella formazione cristiana che, sedicenne, le farà fare il suo ingresso nell’Istituto delle Suore Maestre di santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori, dove il 15 ottobre 1905 inizierà il noviziato canonico, prendendo il nome di Maria Bertilla. 
Finito l’anno di noviziato, viene inviata a Treviso. L’ambiente dove santa Bertilla presta la sua opera apostolica è l’ospedale S. Leonardo.
L’8 dicembre 1907 emette la sua professione religiosa. 
La superiora dell'ospedale di Treviso la manda in cucina a lavar piatti, perchè ancora non crede che Bertilla sia in grado di fare l'infermiera. Ma è il Signore, che decide, non l'uomo. C'è necessità di una suora al reparto contagiosi, luogo assai delicato, dove si trovavano ricoverati bambini colpiti da difterite, anche in forma grave. Non ha padronanza della lingua italiana, e solo per questo si diploma, come infermiera, solo con 25/30, perché a dieci anni ha cominciato a lavorare, abbandonando gli studi, per portare tutto quel che riusciva a guadagnare alla mamma. 
Dal 1910 un tumore la farà soffrire sempre di più; confida ad un'ammalata: "Se sapeste quanto soffro anch’io". Ma le sue sofferenze le dimenticava , nell’asciugare il pianto, nel lenire il dolore nel corpo e nello spirito del suo prossimo» 
A soli 34 anni farà ritorno alla Casa del Padre, il 20 ottobre 1922.

 

San Biagio martire

(Sebaste - Morto nel 316 ca.)

 

 

Non si sa molto, sulla vita di san Biagio. Prima della sua conversione al cristianesimo, era medico in Armenia. Diventato vescovo di Sebaste, subì dopo poco, la persecuzione di Licinio. Si nascose, perciò, in una grotta sul monte Argeo, dove fu nutrito, secondo la leggenda, da uccelli e altri animali, che gli procuravano il cibo. Catturato dai soldati di Licinio, subì il martirio della lacerazione delle carni con un pettine di ferro. Avendo salvato un uomo che aveva ingoiato una lisca di pesce, è considerato il protettore delle malattie della gola e della laringe, e delle vie respiratorie in genere. Ricevendo, in  punto di morte, la promessa da Dio di guarire chiunque gli  si fosse affidato, è ritenuto il protettore dei malati di angina pectoris e difterite, e viene invocato dagli affetti da tosse, tosse convulsiva e malattie infantili. E' santo patrono dei fabbricanti e cardatori di materassi, degli uccelli e degli altri animali, degli agricoltori e dei fidanzati. Viene anche invocato contro gli uragani. Sotto la sua protezione: Dubrovnik (Croazia), Fiuggi, Maratea, Ostuni, Calalzo di Cadore e Cassano Ionio.

 

Santa Blandina

(Francia, ? - Lione, 177)

 


S. Blandina francese, in una persecuzione mossa contro i Cristiani fu fatta prigioniera in Lione di Francia, si mostrò talmente coraggiosa in soffrire tutti i tormenti che le furono dati da quei barbari, che essi medesimi meravigliati della costanza di una sì forte e generosa donna, dicevano di non avere più maniera da tormentarla; avendo di già contro di essa adoperate tutte le sorti dei più penosi supplizi. Gridava questa gran Santa nel colmo dei suoi tormenti: io son Cristiana, e appresso di noi Cristiani non si ammette cosa, che abbia dell' iniquo. Faceva animo agli altri Martiri, che in sua compagnia erano tormentati, esortandoli a soffrire intrepidamente per amor di Cristo quei momentanei dolori, anzi quella persecuzione amabilissima, che con beata morte in breve doveva donar loro una vita immortale. Vedendo poi i carnefici, che Blandina si rideva di tutt'i tormenti e che gioiva di patire per amor del suo Gesù, involgendola in una rete, la esposero alla fierezza di un Toro, dal quale fu molto qua e là dibattuta; ed in fine felicemente morì scannata dalla spada di un manigoldo.  (Da Eusebio Cesariense).

 

Santa Bona

(Pisa, 1156 - 1207)

 

Bona nacque nel 1156 in una modesta casa nell'antico quartiere di San Martino a Pisa. Orfana di padre, crebbe con la madre Berta, che era corsa.
All'età di sette anni, passando davanti ad una chiesa, vide il crocefisso che la benediceva.
Fu questa la prima di molte visioni, che la indussero a recarsi a Gerusalemme, in pellegrinaggio.
All'età di quattordici anni compì  il suo primo viaggio in Terra Santa. Ne tornò, dopo una brutta avventura che ne fortificò la fede (durante il viaggio di ritorno fu catturata dai saraceni, che la imprigionarono e la sottoposero ad innumerevoli maltrattamenti), nel 1174. E' l'anno in cui prese inizio anche la costruzione di quella che diverrà la celebre torre pendente. Una visione mistica la indusse ad unirsi ad un gruppo di pellegrini in partenza per il santuario di Santiago de Compostela.
I pellegrinaggi nel duecento erano percorsi interminabili, avventurosi e talvolta, drammatici. Bona, per le sue doti pratiche e spirituali, ben presto divenne il riferimento materiale e morale di quei pellegrini. Questa esperienza diretta le fece maturare la convinzione che ci fosse sempre bisogno di una figura di riferimento che potesse essere guida ai pellegrini nel loro accidentato percorso e decise che quello sarebbe stato il suo compito.
Dopo quella prima volta saranno altre otto le occasioni in cui Bona sarà guida dei pellegrini nel lungo e tortuoso percorso verso Santiago.
Comprendendo quante potessero essere la difficoltà e i tempi che, nel Medioevo, erano impliciti in questo tipo di viaggi, si può ben dire che Bona abbia dedicato la sua vita a questa missione. Vicina ai cinquant'anni, stanca e fisicamente prostrata dal suo incessante pellegrinare, tornò a Pisa da dove, dopo due anni di stasi e preghiera, decise di compiere da sola l'ennesimo pellegrinaggio verso la sua Santiago. Lo compì, ma solo grazie a un miracolo, accompagnata 'in volo' dallo stesso San Giacomo (Santiago).
Tornando - in quel che sarà presto suo letto di morte - con in mano un pugno di conchiglie di Santiago, la prova di quello stupefacente evento. E' per questo, nel marzo 1962, Papa Giovanni XXIII la volle patrona delle hostess. Le sue spoglie sono conservate nella chiesa di San Martino di Pisa, e la sua tomba è inserita nello splendido Camposanto monumentale della piazza del Duomo di Pisa. (Notizie tratte dal sito: http://www.santabona.pisa.it )

 

San Bonaventura

(Bagnoregio, 1221 - Lione,1274)

 

S. Bonaventura nacque in Bagnoregio città della Toscana. Fin dalla più tenera età cominciò a prender gusto delle cose di Dio; e nel tempo medesimo che si applicava allo studio, faceva ancora grandi progressi nella pietà, procurando di divenire ogni giorno migliore. Crebbe tanto nella perfezione, che il celebre Alessandro di Ales, sotto del quale studiava in Parigi, ammirando la singolare bontà di questo giovane studente, e l'innocenza dei suoi costumi soleva dire: Pare, che il peccato di Adamo non sia passato in Bonaventura. Vestito l'abito dei Frati Minori di S. Francesco, intraprese con maggior fervore la carriera della perfezione. La sua gran dottrina , e molto più la sua esimia santità lo resero cosi accetto ai Sommi Pontefici, sotto dei quali egli visse, che fu dai medesimi impiegato in vari importanti affari della Chiesa; e non ostante la sua umile ripugnanza, Gregorio X  lo creò Cardinale Vescovo di Albano. Innalzato a tanta dignità, procurò ancora di crescere in santità e di rendersi utile alla Chiesa. Per il bene della stessa faticò fino al momento della sua morte; che sopravvenne l'anno 1274, mentre assisteva al Concilio generale di Lione.    (Dagli Annali del Vadingo).

 

San Bonifacio I

(? - Roma, 422)

 

Bonifacio I fu Papa dal 418 al 422. Fu un contemporaneo di Sant'Agostino di Ippona, che gli dedicò alcune delle sue opere.
Alla morte di Papa Cosimo, due partiti presentarono i rispettivi candidati a Papa, uno era Bonifacio, l'altro Eulalio. Galla Placidia chiese all'imperatore Onorio di intervenire, ed egli emise un editto che impartiva ai due di lasciare Roma. Alla Pasqua seguente, Eulalio fece ritorno in città per compiere dei battesimi e celebrare la festività; quando l'imperatore seppe del fatto, Eulalio venne spogliato del suo rango e cacciato da Roma (infine si sottomise e venne nominato vescovo di Nepi), e Bonifacio divenne Papa.
Bonifacio continuò l'opposizione al Pelagianismo, riparò ai danni fatti in buona fede dal predecessore Zosimo, (con i suoi interventi irruenti anziché risolvere i conflitti aveva esasperato gli animi in Africa e in Gallia) persuase l'imperatore Teodosio II a restituire l'Illyricum alla giurisdizione occidentale, e difese i diritti della Santa Sede. Morì il 4 settembre 422, giorno in cui ne viene celebrata la memoria liturgica.  (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Bonifacio IV

(Valeria dei Marsi, ? - Roma, 8 Maggio 615)

 

Non sono molte le notizie certe su Bonifacio IV. La tradizione lo vuole nato a Valeria dei Marsi, sulla sponda del Lago del Fucino, dove oggi sorge San Benedetto dei Marsi. Narrazioni e leggende popolari raccontano un pontefice generoso nei riguardi del luogo natio, Valeria, il quale, con privilegi ed opere benefiche, ne dotò le chiese di arredi e oggetti sacri e soprattutto, vi fece erigere la cattedrale di Santa Sabina. La storia locale vuole poi che la chiesa di San Benedetto nella città marsicana cui è dovuto il nome del paese, con il monastero benedettino, siano sorti sul posto dove si ricordava la casa natale del Papa. Oggi, nell'elenco dei pontefici, redatto secondo la serie iconografica della basilica di San Paolo, da ritenersi documento ufficiale per la identificazione cronologica e storica dei papi, San Bonifacio IV vi è riportato al numero 69 con l'indicazione del luogo di nascita: Valeria dei Marsi. Prima della sua morte l'8 Maggio 615, il Papa si era recato nella natia Marsica per consacrarvi un santuario dedicato alla Madonna, e probabilmente passò per Vicovaro, dove forse lasciò il suo ricordo, motivo per cui si è un tempo ritenuto potesse essere quello, e non Valeria, il suo luogo di nascita. L'11 Giugno 610 egli visitò e consacrò la Cappella dedicata alla Madonna venerata fin dai tempi delle popolazioni della Piana del Cavaliere. L'importanza di questo santo pontefice nella storia della Chiesa è notevole: egli eletto nel pieno turbine della lotta tra l'Impero e la Chiesa, ha coraggiosamente tutelato quest'ultima delle calamità che videro lo sfasciarsi dell'Impero e il sorgere di contrasti come quelli riguardanti questioni liturgiche e divampanti nella Chiesa britannica. L'imperatore Foca, prima di approvarne l'elezione a Papa, la cui consacrazione ebbe luogo il 25 Agosto 608, fece trascorrere ben 10 mesi di sede vacante. Ma poi gli fece dono del tempio della dea Cibele, più noto come Pantheon, che Bonifacio trasformò in tempio della Cristianità. Le poche notizie sul suo pontificato sono desunte dal Liber Pontificalis, dove è descritto come un uomo colto, fermo nei principi teologici e attento tanto ai fatti politici quanto a quelli religiosi. (Da www.radicchio.it)

 

San Bonifacio Vescovo

(Inghilterra, 672 o 673 - Frigia, 5 giugno 754)

 

San Bonifaclo inglese, da giovinetto, così da Dio ispirato, determinò di lasciare il mondo per farsi Religioso. Si oppose a questo pio desiderio il suo padre; ma punito dal Signore con una grave infermità, non rimase libera da quella, se non dopo che ebbe data licenza al figliuolo di farsi monaco. Fatto Sacerdote attese alla salute delle anime, e si mostrò sempre alienò dalle mondane grandezze. Andò a Roma; e visitato che ebbe il Sommo Pontefice Gregorio II, fu da lui consacrato Vescovo di Magonza, e destinato Apostolo della Germania; ed egli con le sue industriose fatiche converti alla cognizione della Cattolica Fede molte migliaia di anime. Intimò ai novelli Cristiani della Frigia il giorno, nel quale voleva loro dispensare il Sacramento della Cresima; ma quei miseri che erano ancor rimasti nell'idolatria, accecati dal demonio, diedero la morte al loro Benefattore, ed a tutt' i compagni suoi. Il Signore però non lasciò invendicato un tanto misfatto; perché venuti fra di loro a rissa nel partire quelle poche sostanze, che avevano rubate al santo Vescovo, per giusto giudizio di Dio molti di loro restarono morti.  (Dal Surio).

 

Santa Brigida

(Finstad, 1303 - Roma, 1373)

 

  

S. Brigida nobile Svedese, fin da fanciulla di tre anni diede a vedere in sé un singolare prodigio: essendo stata sino a quel tempo senza articolare la voce, le si sciolse ad un tratto la lingua, e non già balbettando, ma parlando perfettamente bene. Arrivata al decimo arino di stia età meritò di vedere Gesù che le comparve crocifisso; ed osservandolo tutto piagato, e grondante sangue, gli disse: E chi è stato quel crudele che vi ha così rnaltrattato, o Signore? A cui rispose Cristo : Coloro che mi disprezzano , e non  fanno nessun capitale della mia gran carità sono quelli che rinnovano le mie piaghe. Maritata per volere di suo Padre con Ulsone Principe di Nerizia , attese con gran diligenza alla cura di casa sua, e alla buona educazione dei suoi figliuoli. Era devotissima della SS. Vergine, in onore della quale recitava ogni giorno il suo uffizio, e procurava che tutti ne fossero devoti. Mortole il marito, si diede più che mai al servizio di Dio: onde meritò d'essere favorita oltre modo dalla Sua Divina Maestà, e di ricevere molle rivelazioni. Venuta l'ora della sua morte , rese la sua sant'anima a Dio in età d'anni 70.   (Dal Surio).

                                                                        

San Bruno

(Colonia,1030 - Santa Maria della Torre, 1101)

 

 

San Bruno, nato in Colonia di nobile e riguardevole famiglia, si rese ammirevole, per l’innocenza della sua vita e dei suoi costumi, che accoppiò con una sublime scienza; onde fu da tutti tenuto in somma stima. Nel tempo che egli era canonico, e cancelliere della Chiesa di Reims in Francia fu professore di teologia all'Università della stessa città , divenendone Rettore a soli 28 anni. Per averne denunciata la corruzione, fu espulso dalla stessa Università e riparò nella periferia di Grenoble in una casa di campagna, ove riflettendo seriamente ai pericoli che si corrono nel mondo, comunicati questi suoi pensieri ad alcuni suoi amici, deliberarono di comune assenso di abbandonare il secolo, e ritirarsi in un  eremo. Si portarono dunque unitamente nei monti di un deserto detto la Geriosa nella Diocesi di Grenoble, e qui, del tutto sconosciuti al mondo, condussero una vita eremitica e penitente. Si sparsero quindi in diversi luoghi, e formarono un nuovo Istituto detto dei Certosini. Per ubbidire al Sommo Pontefice, Urbano II, che voleva servirsi di lui negli affari della Chiesa, Bruno dovette  abbandonare suo amato ritiro, e recarsi dal Papa a Roma; ma conosciuti ben presto i tumulti della corte, rapidamente se ne allontanò; e ritiratosi in un Eremo presso Squillace si preparò a passare da questa terra agli eterni godimenti del Cielo.  Viene richiesta la sua intercessione per la liberazione dalle possessioni diaboliche.    (Da Guiberto Nogento).