Abbondio - Abramo - Abramo Patriarca - Acacio - Adelaide - Adeodato I Papa - Agapito Papa - Agata - Agnello - Agnese - Agnese di Boemia - Agnese di Montepulciano - Agostina Pierantoni - Agostino - Agostino di Canterbury - Albano - Alberto da Trapani - Alberto Magno - Albino Vescovo - Aldo - Alessandro I Papa - Alessio - Alessio Falconieri - Alexandrina Maria da Costa - Alfonso Maria de' Liguori - Alfredo - Ambrogio - Amedeo di Savoia - Anacleto Papa - Anastasia - Andrea - Andrea Avellino - Andrea Corsini - Angela Jacobellis - Angela Merici - Aniceto Papa - Anna - Anna Maria Taigi - Annibale Maria di Francia - Annunciata Cocchetti - Anselmo Vescovo - Antimo Vescovo - Antioco - Antonietta Meo - Antonino - Antonio Abate - Antonio di Padova - Apollinare - Apollonia - Arsenio il Grande - Aspreno - Atanasio - Attalo
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(Morto a Como, 469 o 499)
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(Edessa, ?)
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Sant'
Abramo nativo della città di Edessa in Mesopotamia, nel fiore della
sua gioventù lasciate le ricchezze e comodità paterne, si ritirò in un
luogo solitario a far penitenza. Intesa il Vescovo di Edessa la santità
di lui, lo fece chiamare a sé; ed ordinatolo sacerdote , gl’ impose
che andasse in terra di pagani per convertir quei miseri alla fede.
L'ubbidiente monaco ci andò; e per tre
anni soffrì persecuzioni e battiture per
opera di quei barbari, senza vedere frutto delle sue molte fatiche.
Alla fine la sua pazienza fece sì che costoro, commossi dall'
esempio di tanta sofferenza , e dalle esortazioni udite, pentiti delle
loro gravi mancanze, si convertissero. Ritornato poi al
suo deserto, seppe che da due anni, una nipote viveva
immersa in pubblico peccato; e, per guadagnare quell'anima a Dio, si
travestì da soldato, e fingendosi peccatore, con santa astuzia la
convertì e la condusse a far penitenza
nel suo eremo, dove l'uno e l'altra santamente morirono.
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(Tra il XV e il XVIII sec. a.C.)
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Sant'Abramo, capo beduino, pastore nomade, abile guerriero, è il primo dei patriarchi e capostipite della nazione ebraica. Attraverso di lui, il Signore strinse il primo patto con il popolo eletto. Emigrato dalla sua terra natia, Ur, si stabilì con il suo popolo nelle terre di Canaan per ordine di Dio che gli promise una numerosa discendenza alla quale sarebbero appartenuti quei territori. Ebbe due figli, Ismaele (con Agar, giovane serva di sua moglie Sara, per volontà di quest'ultima, che non poteva aver figli) ed Isacco (miracolosamente concepito da Sara dopo la nascita di Ismaele). Per metterlo alla prova, Dio gli chiese il sacrificio di Isacco, fermandolo poi nel momento estremo tramite un angelo. Progenitore degli ebrei attraverso Isacco e degli Arabi attraverso Ismaele, è il padre spirituale di ebrei, cristiani e musulmani. Viene pertanto considerato il padre di tutti i credenti. Vissuto 175 anni, viene raffigurato come un vecchio barbuto nell'atto di offrire cibo a tre angeli. E' il protettore degli osti.
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(Cappadocia, ? -Bisanzio, 7 maggio 304)
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S. Acacio nato nella Cappadocia, si applicò alla professione militare esercitando la carica di Centurione nelle truppe Romane. Trovandosi nella Tracia, giunsero gli editti dell' Imperatore Massimiano, con i quali si comandava che tutti i soldati dell'Impero sacrificassero agl'idoli, e in caso che non lo facessero, fossero rigorosamente puniti. Molti furono quelli che per sfuggire ai tormenti cederono; ma Acacio, condotto avanti ai tribunale del suo colonnello, protestò coraggiosamente di esser fedele a Gesù Cristo e ricusò di sacrificare agl'idoli. Questa generosa confessione irritò il giudice, il quale lo fece battere con tanta fierezza , che dal suo lacero corpo grondava in gran copia il sangue. Fra questi tormenti il Santo sì raccomandava a Gesù Cristo acciò gli desse forza di resistere , e di combattere costantemente. Fu esaudita la sua preghiera; e si trovò egli cosi confortato dalla Divina grazia che si mostrò pronto a soffrire nei suo corpo qualunque strazio por conservare l'anima fedele a Dio. Finalmente il generoso atleta dopo tanti strazi e patimenti, con il taglio della testa riportò la gloriosa corona del martirio. (Dai Bollandisti). |
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( ?, 931 - Seltz, Alsazia, 999)
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Figlia del re Rodolfo II di Borgogna, sposò nel 947 il re d'Italia Lotario II, figlio di Ludovico I detto il Pio. Rimasta vedova dopo appena tre anni di matrimonio perché Lotario II fu ucciso presumibilmente da Berengario II. Questi, per distogliere i sospetti da sé, impose ad Adelaide il matrimonio con il proprio figlio Adalberto. La regina riparò nel castello di Canossa invocando l'aiuto di Ottone, primo Imperatore del Sacro Romano Impero, con il quale convolò a nozze. Ottone I nel 952 si appropriò del titolo di Re d'Italia e nel corso di una nuova campagna in Italia venne incoronato Imperatore da Papa Giovanni XII (2 febbraio 962). Il 7 maggio del 973 Ottone morì per un avvelenamento alimentare (carne avariata durante un festeggiamento), lasciando erede al trono imperiale il figlio Ottone II. Così Adelaide, madre di quattro figli, nel 962 divenne prima imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico, assumendone la reggenza e utilizzando la sua influenza in favore della Chiesa e dei poveri. Morì durante una visita al monastero di Seltz, presso Strasburgo, da lei fondato.
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(Roma, ? - 08.11.608)
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Adeodato I (talvolta chiamato Deusdedito I) fu Papa dal 615 al 618. Il suo predecessore fu Papa Bonifacio IV.
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(Roma, ? - 22 aprile 536)
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(Catania, III sec.)
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S. Agata nacque in
Catania, o come altri vogliono, in Palermo; e fu altrettanto nobile quanto ricca, e cosi bella come casta.
Promessa in sposa a Quinzano Presidente, si dichiarò serva di Cristo, del qual titolo più si
pregiava , che della nobiltà ereditata dai suoi maggiori, e lo respinse
diverse volte.
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(Roma, 290 ca. - 304)
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S.
Agnese nobile romana, avendo
amato fin dalla sua fanciullezza Gesù Cristo per suo unico Sposo, rifiutò
le nozze di molti che la chiedevano in sposa. Ciò diede occasione, che fosse
accusata come cristiana a Diocleziano, che perseguitava crudelmente la
Chiesa. Furono messe in opera le lusinghe, le minacce e poi i più crudeli
tormenti per rimuoverla dalla Fede di Cristo e dal proposito di conservare
la sua verginità, ma invano. Essa benché, di tenera età, resisté con
invincibile costanza. Affidatasi all' aiuto di Gesù Cristo si rifiutò di
sacrificare a Minerva , quantunque le fosse minacciato di esporla alla
perdita della verginità. Infatti, condotta
al luogo infame, sperimentò gli effetti della protezione divina in
cui confidava, mentre niuno ardì
volgere verso di lei neppure uno sguardo impudico. Stanco
finalmente il Tiranno la condannò ad esser decapitata. Allora la S.
Verginella tutta lieta , incoraggiando lo stesso carnefice chinò da se
stessa il collo al colpo; andando così a riposare nelle
braccia dei suo
celeste Sposo , per cui aveva così valorosamente combattuto.
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(Praga, 1211 - 2 marzo 1282)
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(Gracciano Vecchio, 28 gennaio 1268 - Montepulciano, 20 aprile 1317)
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(Napoli, 535 - 14 dicembre 596)
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Sant'Agnello nacque da nobili genitori di origine siracusana nel 535. La madre Giovanna, essendo sterile, pregava costantemente la Vergine affinché le fosse concesso un bambino.
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(Pozzaglia Sabina, 27 marzo 1864 - Roma, 13 novembre 1894)
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Livia (la futura Suor Agostina) nasce il 27 marzo 1864; riceve il battesimo nello stesso giorno. Il 23 marzo 1886 é accolta nella Casa Generalizia delle Suore della Carita' di S.Giovanna Antida
Thouret. Il 13 agosto 1887 veste l'abito religioso e viene mandata come infermiera, nell'ospedale " S.Spirito" di Roma nella corsia dei bambini, poi in quella dei tubercolotici. Il 20 settembre 1893 fa la professione religiosa. Con il 4° voto s'impegna al servizio dei poveri. Nel 1894 contrae la tubercolosi, ma dopo breve riposo, chiede di restare nella stessa corsia di quegli ammalati. Il 13 novembre 1894 la sua vita viene stroncata dalla mano armata di un ammalato da lei assistito.
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Sant'Agostino | ||
(Tagaste, 354 - Ippona, 430)
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S. Agostino nacque in Tagaste nell'Africa
di onesta condizione; e giunto che fu in età di applicarsi allo studio,
diede ben tosto saggio della vivacità del suo spirito, e fece conoscere
le disposizioni meravigliose, che aveva per le scienze; ma seguendo
sventuratamente l’ inclinazione della sua età, e l'esempio di alcuni
discoli giovinastri, s'impegnò fortemente nei lacci del peccato. Le
calde lacrime però, che per lui versava innanzi al Signore la sua santa
madre Monica, le prediche di sant’ Ambrogio e la lettura di S. Paolo
incominciarono a scuoterlo; finché la grazia lo toccò così sul vivo,
che in un'ammirabile maniera operò la sua conversione. Ricevuto il Battesimo dalle mani di S. Ambrogio, se ne ritornò in Africa; e dopo
qualche tempo fatto Vescovo si applicò con tutto lo zelo a pascere il suo
gregge, e a far trionfare la cattolica verità. Ammirabili sopra ogni
credere sono le opere scritte da questo S. Dottore; ed in esse la Chiesa
ha avuto sempre un' arma potentissima per combattere gli errori e le
eresie di tutti i secoli. Vedendosi alla fine dei viver suo, volle
leggere tra un profluvio di lacrime i Salmi penitenziali; e poi
santamente morì.
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(Roma, ? - Canterbury, 26 maggio 604)
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Sant'Agostino di Canterbury
è un santo venerato dai cattolici e dagli anglicani: fu il primo arcivescovo di Canterbury ed è venerato come l'"Apostolo dell'Inghilterra". Fu infatti inviato presso il re Ethelbert del Kent a Bretwalda d'Inghilterra da Papa Gregorio Magno nel 597. In questa missione fu accompagnato da san Lorenzo, secondo arcivescovo di Canterbury.
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(Verolamium, III secolo - m. 305 ca.)
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Albano probabilmente era di origini romane: sicuramente aveva prestato servizio nell'esercito dell'Impero. Un giorno, alla porta della sua casa di Verolamium, bussa un disperato: è cristiano, sta tentando di sfuggire alla morte che lo attende certamente se verrà catturato. E' in corso una feroce persecuzione, sembra da parte di Settimio Severo: altri pensano che fosse quella scatenata da Diocleziano. In un impulso di generosità, Albano lo accoglie in casa e lo nasconde. Cominciano lunghi colloqui sulla figura di Gesù. Conoscere la fede è il passo che precede la sua conversione: vuole essere anche lui cristiano, e lo dimostra subito. Quando il nascondiglio del fuggitivo viene scoperto, Albano ne indossa gli abiti e si fa arrestare al suo posto. Lo condurranno presso il fiume Ver, dove subirà il martirio. Sarà il primo martire cristiano in Inghilterra, e prima di essere giustiziato riuscirà persino a convertire uno dei carnefici. La chiesa lo commemora il 22 giugno. (Sintesi da: ).
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(Trapani secolo XIII - Messina, 7 agosto 1307)
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Alberto nacque da Benedetto degli Abati e da Giovanna Palizi, che decisero di consacrarlo al Signore, poiché fu generato dopo 26 anni di sterilità. Quand'era ancora giovanissimo, il padre fu tentato di fargli contrarre un vantaggioso matrimonio, ma la madre impose il rispetto del voto fatto. Entrato tra i Carmelitani di Trapani, Alberto trascorse il periodo di formazione esercitandosi nelle virtù, e divenne sacerdote. Dai superiori fu mandato a Messina, dove liberò la popolazione dalla fame causata da un lungo assedio: alcune navi cariche di vettovaglie riuscirono miracolosamente a passare tra le imbarcazioni nemiche. Una pergamena alla Biblioteca Fardelliana di Trapani attesta la sua presenza nel convento nel 1280 e nel 1289; da un'altra è confermata la sua carica di superiore provinciale dei Carmelitani di Sicilia. Alberto fu celebre predicatore in vari luoghi dell'isola. Morì a Messina il 7 agosto (probabilmente del 1307). Alberto fu uno dei primi santi carmelitani venerati nell'Ordine, di cui divenne successivamente patrono. Nel convento palermitano già nel 1346 troviamo una cappella a lui dedicata; in vari capitoli generali,fin dal 1375, se ne chiese la canonizzazione. Nel 1457 Callisto III ne permise il culto. Alberto è patrono di Messina, di Trapani, di Erice, di Palermo, e di Revere in provincia di Mantova.
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(Lauingen, 1206 circa - Colonia, 15 novembre 1280)
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Alberto Magno, conosciuto anche come Sant'Alberto il Grande o Alberto di Colonia, era un frate domenicano divenuto famoso come filosofo per la sua conoscenza e per il suo tentativo di far coesistere fede e ragione. Egli è considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo. Fu inoltre il primo studioso medievale ad applicare la filosofia aristotelica al pensiero cristiano.
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(Vannes, 496 ca. - 10 marzo 550)
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Sant'Aldo eremita |
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(vissuto probabilmente nel VIII sec.)
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(Roma, 80? - 115)
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Alessandro I fu papa all'incirca dal 105 al 115. Il Liber Pontificalis ci dice che era romano, di famiglia nobile e sarebbe stato eletto papa a meno di trent'anni.Avrebbe approvato la norma dell'unione dell'acqua con il vino nella messa e istituito l'acqua benedetta. |
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(V sec.)
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S. Alessio, romano di origine (se si deve credere all'istoria delle sue gesta scritta fra l'ottavo e il nono secolo), nel primo giorno delle nozze contratte con una nobile donzella romana, per ispirazione particolare e straordinaria del Signore, si partì occultamente da Roma, abbandonando la sposa e gli agi della casa paterna; e spese più anni in devoti pellegrinaggi nell'Oriente, menando vita austera e penitente. Dipoi fece ritorno a Roma talmente sfigurato per le sostenute penitenze, che ricoverato qual povero pellegrino nella casa paterna, in essa dimorò sconosciuto fino alla morte; la quale si crede che seguisse in Roma nel tempo del Pontificato di S. Innocenzo I circa l'anno 408. Il corpo di questo glorioso Santo riposa nella Chiesa che porta il suo nome sul monte Aventino in Roma; ed il suo culto è celebre non solo nell'Occidente, ma ancora nell'Oriente; concorrendo tutti i fedeli a venerare in S. Alessio un uomo, il quale, disprezzando gli agi ed i beni del mondo, ha imitato Gesù Cristo povero ed umile sopra la terra, per goderlo glorioso e trionfante nel Cielo. (Dal Tillemont).
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(Firenze, XIII sec. - Monte Sennario, 17 febbraio 1310)
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(Balasar, 3 marzo 1904 - 13 ottobre 1955)
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Ci sono santi la cui esistenza terrena si svolge nella normalità più assoluta. Altri invece ricevono doni speciali, come visioni celesti, estasi, facoltà introspettive, intuizioni profetiche, doni di guarigione. E ce ne sono alcuni chiamati a una intensa imitazione di Gesù e ricevono il dono di assomigliargli anche nelle sofferenze fisiche. Allora sul loro corpo appaiono le stigmate, e con una certa frequenza, in particolari circostanze, come il Venerdì, la Quaresima, la Settimana Santa. Queste persone rivivono in forma mistica, ma con effetti fisici reali, le varie fasi della passione di Cristo, cioè la flagellazione, l’incoronazione di spine, la crocifissione.
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(Marianella, 1696 - Nocera di Pagani,1787)
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(Colonia, inizi sec. IX - 15 agosto 874)
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(Treviri, 339 – Milano, 397)
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Sant’Ambrogio,
Padre e Dottore della Chiesa. Figlio del prefetto della Gallia, venne al
mondo nel tempo in cui questi era in servizio a Treviri. Compiuti gli studi,
si accinse rapidamente alla carriera amministrativa. Fu
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(Thonon, 1 febbraio 1435 - Vercelli, 30 marzo 1472)
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B. AMEDEO DUCA DI SAVOJA.
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(Morta a Sirmio in Serbia, nel 304)
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S. Anastasia era di una famiglia nobile romana. Fu allevata dalla madre nella Religione cristiana, e rimasta priva di essa in un'età assai tenera, S. Grisogono illustre prete della Chiesa Romana si prese la cura di mantenere salva questa giovinetta nella vera fede. Congiunta da suo Padre in matrimonio con un certo Publio, uomo di perversi costumi, lungi dall'imitare il marito, s'impiegava singolarmente nel visitare e nel soccorrere quanto poteva quei Cristiani, che per la confessione della Fede stavano rinchiusi nelle prigioni; del che accortosi Publio la fece rinchiudere strettamente: ma recuperata non molto dopo la primiera libertà, tornò di nuovo ad impiegarsi in benefizio dei Confessori della Fede, portandosi ognora dove vedeva maggiore il bisogno. Fu presa infine, e condotta avanti al prefetto dell'Illirico, che in vari e diversi modi tentò la costanza di lei,ma invano. Infine vedendola ferma nel buon proposito, la condannò ad essere bruciata viva, o come altri vogliono, ad essere decapitata. Il suo nome poi è stato sempre assai celebre, sia nella Chiesa greca che latina. Santa patrona di Zara (Croazia) e Piombino e protettrice dei commercianti e di coloro che lavorano tessuti. Viene richiesta la sua intercessione nelle malattie che riguardano le mammelle. (Dal Tillemont).
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(Galilea, I sec.)
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S. Andrea era della città di Betsaida nella Galilea, e fratello di S. Pietro. Esercitava la professione di pescatore. Fu discepolo di S. Giovanni Battista; e trovatosi un giorno presente, allorché il Battista indicava alle turbe Gesù Cristo come il vero Messia con quelle parole: Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, immediatamente con un altro discepolo seguì il divin Redentore, e fu il primo fra gli Apostoli, che avesse la sorte di conoscerlo, e di divenire suo seguace. Gli condusse di poi il suo fratello S. Pietro; ed ambedue diventarono fedeli discepoli di Gesù Cristo, senza mai più separarsi da Lui. Ricevuta ch'ebbe S. Andrea la pienezza dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, predicò con gran coraggio l'Evangelo ai Giudei, e soffrì cogli altri Apostoli con pazienza e con allegrezza le battiture, e gli altri maltrattamenti; ma essendo stata rigettata dalle genti giudaiche la predicazione evangelica, si portò a predicare la Fede nell'Asia minore, e nell'Epiro; e venne quindi a terminare l'apostolica sua carriera a Patrasso, in Grecia, dove fu crocefisso su una croce ad "x", che per questo motivo fu detta "croce di Sant'Andrea". Per il lavoro che svolgeva prima di seguire Gesù, è considerato patrono dei pescatori. Per le numerose guarigioni che operò in nome del Signore, è invocato contro i dolori articolari. E' il santo Patrono della Russia, della Scozia e della Grecia, nonché delle città di Bordeaux, Edimburgo, Pienza ed Amalfi; in quest'ultima si conservano le sue reliquie. (Dal Tillemont).
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(Castronuovo di Potenza, 1521 - Napoli, 1608)
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Sant’ Andrea
Avellino nacque in Castronuovo nel Regno dí Napoli; e, fu educato nella
pietà e nelle massime della cristiana Religione da un suo zio Arciprete
di quella terra, il quale gli istillò una tenera devozione verso la SS.
Vergine, che conservò sempre finche visse. Portatosi in Napoli attese
agli studi legali, e s'incamminò per la via ecclesiastica. Nel
patrocinare le cause gli accadde, una volta di dire una bugia. Comprese
perciò che quella professione l'esponeva a commettere degli errori, e lo
distoglieva dall'occuparsi nelle sacre funzioni del suo stato. Decise
pertanto di abbandonarla, e di consacrarsi interamente ai ministeri
ecclesiastici, nei quali si
occupò con grande zelo e con molto profitto delle anime. Disgustato però
del mondo, e desideroso di unirsi più strettamente al suo Dio, abbracciò
lo stato religioso nell'Ordine dei Chierici Regolari detti Teatini; e
appena vestito l'abito riuscì un esemplare di perfezione in ogni sorta di
virtù. Giunto all'età di ottantotto anni fu da Dio chiamato all’eterno
riposo per un colpo apoplettico, da cui fu sorpreso in Napoli all'Altare
nell'atto di cominciar la messa.
(Dalla Bolla di Canonizzazione).
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Serva di Dio Angela Jacobellis |
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(Roma, 16 ottobre 1948 - 27 marzo 1961)
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Nacque il 16 ottobre 1948. Il suo viso era specchio della sua purezza e della sua sensibilità. Amò devotamente la SS. Vergine, ed il Rosario l'accompagno per tutta la durata della sua pur breve vita terrena. Di carattere esuberante, irradiava ottimismo e coraggio su tutti i fortunati che la conobbero. Soffrì pazientemente gli atroci dolori che le causava la leucemia e, con lo stesso eroico slancio, si stacco lentamente da tutto ciò che amava. Dignità e consapevolezza la inducevano a lunghi silenzi: predicò tacendo e con l'esempio. Diceva spesso: "Tutti quelli che hanno delle sofferenze e dei problemi vengano a raccontarli a me, perché me la sbrigherò io con Gesù... Vedrete che anche i lupi diventeranno agnellini!" "Fede, ci vuole fede! Siate più buoni e vedrete che tutto vi andrà meglio!" Andò tra le braccia del Signore il 27 marzo 1961 (Lunedì Santo) alle ore 10,20. |
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(Desenzano del Garda, 1473 –
Brescia, 1549)
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Nacque a Desenzano da Giovanni Merici e Caterina. I coniugi hanno cinque figli: tre maschi e due femmine, e Angela è probabilmente la penultima nata. Giovanni Merici spesso legge in famiglia le vite dei Santi, determinando con queste letture, come la Santa stessa dichiarerà, la volontà della figlia di condurre vita sobria, spirituale e contemplativa. La giovinezza di Angela è amareggiata dalla perdita della sorella, cui la tradizione agiografica collega una visione della Santa, e dalla scomparsa di entrambi i genitori. Rimasta orfana, Angela viene accolta dagli zii a Salò. Qui la giovane donna comincia a frequentare la chiesa dei frati francescani e si farà terziaria francescana per potersi dedicare più agevolmente alla vita devota: preghiera, penitenza, buone opere. Le fu assegnato il compito di educare i bambini. Ancora a Desenzano, giovanissima si rende conto del bisogno che la gente ha di aiuto, di conforto, di istruzione e si prodiga in buone opere. Quando si trasferisce a Brescia continua ad essere la consigliera di quanti ricorrono a lei. Sotto la sua influenza si hanno anche delle conversioni. Lutero pubblica le sue tesi un anno dopo l'arrivo di Angela a Brescia e in città non mancano predicatori che ne diffondono le idee. Tuttavia, in questo quadro desolato, non mancano i mistici che illuminano la città con la loro fede: Stefania Quinzani, Osanna Andreasi, Laura Mignani e accanto ad essi Angela Merici. Lo Spirito Santo le conferisce una tale sapienza che riesce a portare chiarezza anche a predicatori e a teologi. In quel periodo le donne che non si fanno religiose o non si sposano, spesso per mancanza di dote, non hanno alcun riconoscimento sociale. Angela vede che le donne, ed in particolare le ragazze povere, sono ridotte ad una condizione servile. Con la fondazione della "Compagnia di Sant’Orsola" alla donna viene riconosciuta la dignità della libera decisione di consacrarsi a Dio nel mondo, senza aver bisogno di dote e senza lasciare il proprio ambiente di vita. E’ Patrona di Desenzano del Garda, suo paese nativo. (Sintesi da: www.onde.net)
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(Siria, II sec. - Roma, 166)
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Nella fiera persecuzione mossa nel secondo secolo contro i Cristiani sotto l'imperatore Marco Aurelio , uno di quei che sigillò col proprio sangue la fede, fu il papa s. Aniceto. Egli era nato nella Siria, e le eminenti virtù, delle quali era dotato, lo fecero degno della prima sede, in un tempo in cui la dignità vescovile non andava per lo più disgiunta dal merito del martirio. I pastori della Chiesa erano dai pagani con molta premura cercati e messi a morte, perché speravano che tolti quelli dal ministero, dei quali si serviva il Signore per propagare la fede, in breve si sarebbe arrestata la diffusione dell'Evangelo. Sotto Marco Aurelio, divenuto imperatore nel 161, moltissimi vescovi furono condannati a morte e le persecuzioni ripresero a ritmi accelerati. In questi tempi difficili, spettò ad Aniceto reggere il timone della Chiesa, e precisamente dall'anno 155 all'anno 166 nel quale si ritiene
sia stato martirizzato. La tradizione cristiana vuole che le sue spoglie siano state deposte nelle catacombe di San Callisto in Roma ed in seguito, intorno al 1600, traslate nel sepolcro di Alessandro Severo.
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(Galilea, I sec. a.C.)
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Sposa di s. Gioacchino e madre della SS. Vergine Maria, da lei generata in tarda età. Il suo culto si diffuse nel VI secolo in oriente e dall' VIII anche in occidente, dove è ancora molto vivo. Papa Gregorio XIII estese la sua festa a tutta la chiesa. Santa patrona di Caserta, è anche protettrice di molte categorie di lavoratori e di bisognosi. E' invocata (ovviamente) dalle donne sterili, dai moribondi (la leggenda riferisce che, nei suoi ultimi giorni, il Bambino Gesù le restasse accanto per alleviarne l'agonia risparmiandole atroci dolori), degli ossessi (che pare trovassero beneficio nel bagnarsi con "l'acqua di sant'Anna"),dai febbricitanti, da: minatori, lavandaie, tessitori e ricamatrici, commercianti, sarti, falegnami, orefici, tornitori, mamme e partorienti.
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Beata Anna Maria Taigi |
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(Siena, 29 maggio 1769 - Roma, 9 giugno 1837).
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Causa problemi economici, la famiglia di Anna Maria sì trasferì nella capitale con la piccola di soli sei anni, che fu affidata alle suore Maestre Pie Filippini. Ricevette una buona istruzione in soli due anni, e cominciò ad aiutare i genitori facendo anche la cameriera. Fin da piccola manifestò il suo amore per la SS. Trinità, per Gesù Crocefisso e la sua devozione alla Madonna. Giovanissima andò sposa a tale Domenico Taigi, uomo di buoni sentimenti religiosi, ma grezzo e con un brutto carattere. Lei che era di modi estremamente fini ebbe modo così di esercitare la pazienza per quarantanove anni. Nella sua casa, trasformata quasi in un santuario, Dio aveva il primo posto e suo marito il secondo. Dal matrimonio nacquero sette figli e ne diventarono adulti quattro, tutti allevati con un'accurata educazione Civile e religiosa. Nel 1908 abbracciò l'Ordine Secolare Trinitario, vivendone pienamente lo spirito. Ebbe un dono straordinario: per gli ultimi 47 anni della sua vita ebbe costantemente la visione di un globo luminoso simile al sole, nel quale poteva vedere le cose che accadevano nel mondo e a persone vicine e lontane, nonché la situazione delle anime dei vivi e dei defunti. "È uno specchio, quello che ti mostro, che serve per farti comprendere il bene e il male", le dichiarò il Signore. Anna Maria precisò anche che "nel disco, c'era una figura seduta, di un’infinita dignità e maestà, la cui testa era rivolta verso il cielo, come nell'immobilità dell’estasi; dalla sua fronte uscivano due raggi luminosi verticali".Sorprendenti furono le sue anticipazioni su Giovanni Mastai Ferretti che sarebbe diventato Papa soltanto sette anni dopo la morte di Anna Maria, e sul suo pontificato, e sorprendenti le rivelazioni sulle sconfitte di Napoleone, la sua prigionia a Sant'Elena e la data della sua morte... Chi volesse saperne di più, può consultare questa pagina sul sito "Profezie per il terzo millennio": http://profezie3m.altervista.org/archivio/StellaMaris_SoleTaigi.htm
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(Messina il 5 luglio 1851 -1 giugno 1927)
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Beata Annunciata Cocchetti |
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(Rovato, 9.5.1800 - Cemmo 23.3.1882)
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Annunciata riceve dalla famiglia un'educazione profondamente religiosa ed impara ad apprezzare la rettitudine. Ma a circa otto anni intorno le si fa il vuoto. Muoiono i tre fratellini, la madre e anche il padre nella guerra napoleonica in Russia. Dopo la morte della nonna, a ventiquattro anni Annunciata si trasferisce a Milano presso lo zio. A 31 anni la Provvidenza la conduce a Cemmo (Brescia), un grappolo di case ai piedi della Concarena, nella media Valle Camonica, dove la nobile Erminia Panzerini dirige una scuola ed un collegio per le giovani. L'ambiente è molto diverso da quelli che ha frequentato, sia da Milano che da Rovato. Ma Annunciata vi si inserisce con semplicità.
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(Aosta, 1033 - Canterbury, 21 aprile 1109)
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(Nicomedia, III sec. - Roma, 27 aprile 303
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Sant'Antimo, vescovo di Nicomedia, martirizzato sotto Massiminiano il 27 aprile 303.
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( ? - Isola Sant'Antioco, 126 c.a)
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Educato dalla madre alla fede cristiana, ben presto fu inviso allo stesso imperatore e Antioco venne sottoposto ad ogni sorta di supplizio, ma il santo, sorretto da una fede incrollabile, superò tutti i pericoli. Nel luogo della sua morte, avvenuta attorno al 126 d. C., fu edificata la chiesa che porta il suo nome, come e’ dimostrato dall’epigrafe latina, del secolo VII, che sovrastava la tomba del santo e oggi murata nella cappella di Sant’Antioco della cattedrale di Iglesias.Nel 1089 il Giudice Costantino donava ai monaci Vittorini di Marsiglia la chiesa di Sant’Antioco in Sulcis, mentre, nel 1124, un altro giudice di Cagliari, Mariano Torchitorio, attribuiva al santo tutta l’isola sulcitana che, da quel momento, prenderà il nome di Isola di Sant’Antioco. Pochi santi sono stati in Sardegna tanto onorati e venerati come Sant’ Antioco; il suo nome veniva imposto frequentemente come nome di battesimo; a lui venivano innalzati templi, chiese, oratori e in suo onore si organizzavano sagre e feste. Sant'Antioco è santo Patrono della Sardegna.
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Serva di Dio Antonietta Meo |
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(Roma,15 dicembre 1930 – 3 luglio 1937)
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Nacque il 15 dicembre 1930 e morì il 3 luglio 1937 . "Caro Gesù eucaristia, sono tanto, proprio tanto contenta che tu sei venuto nel mio cuore. Non partire più dal mio cuore resta sempre, sempre con me. Gesù io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa di me quello che tu vuoi. O Gesù amoroso dammi anime, dammene tante!" Scrisse questa letterina al suo "caro Gesù" quando aveva da poco ricevuto la prima comunione e le era stata amputata una gamba. Non aveva ancora compiuto cinque anni quando i suoi notarono un rigonfiamento al ginocchio sinistro. Dopo qualche diagnosi e cure sbagliate giunse la sentenza: osteosarcoma. Antonietta, superato il primo periodo, nonostante l'intervento e le difficoltà provocate dall'apparecchio ortopedico, continuò la sua vita di sempre; e intanto prese l'abitudine di dettare delle letterine alla mamma: "Caro Gesù, io ti voglio tanto bene, te lo voglio ripetere che ti voglio tanto bene. Io ti dono il mio cuore. Cara Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo a Gesù". Ma quello che stupiva erano delle espressioni non comuni in una bambina di cinque anni: "Mio buon Gesù, dammi delle anime, dammene tante, te lo chiedo volentieri, te lo chiedo perché tu le faccia diventare buone e possano venire con te in Paradiso". E questo Antonietta lo ripeté continuamente. La notte di Natale, nonostante il dolore che le procurava l'apparecchio ortopedico, i presenti la videro alla fine della messa rimanere per più di un'ora in ginocchio, con le manine giunte in preghiera. A maggio ricevette la cresima. Erano gli ultimi giorni della sua vita. Si vedeva che soffriva, ma a tutti diceva sempre: "Sto bene!". E volle sempre recitare le sue solite preghierine del mattino e della sera. Chiese poi che il sacerdote le portasse la comunione tutti i giorni. E continuò a dettare le sue poesie:"Caro Gesù crocefisso, io ti voglio tanto bene e ti amo tanto! Io voglio stare con te sul Calvario. Caro Gesù, di' a Dio Padre che amo tanto anche lui. Caro Gesù, dammi tu la forza necessaria per sopportare questi dolori che ti offro per i peccatori" A questo punto Antonietta fu presa da un violento attacco di tosse e di vomito ma appena cessato volle ugualmente continuare a dettare: "Caro Gesù, di' allo Spirito Santo che m'illumini d'amore e mi riempia dei suoi sette doni. Caro Gesù di' alla Madonnina che l'amo tanto e voglio starle vicina. Caro Gesù ti voglio ripetere che ti amo tanto tanto. Mio buon Gesù ti raccomando il mio padre spirituale e fagli le grazie necessarie. Caro Gesù ti raccomando i miei genitori e Margherita. La tua bambina ti manda tanti baci…". Venne a visitare Antonietta il professor Milani, archiatra pontificio, chiamato dal dottor Vecchi per un consulto. Il padre gli parlò delle letterine che Antonietta scriveva. Chiese di vederle e dopo aver letta l'ultima disse che voleva parlarne al Santo Padre e chiese il permesso di portare con sé la lettera. Il giorno seguente un'automobile del Vaticano si fermò davanti alla porta. Un delegato inviato personalmente dal santo padre Pio XI venne a portare alla bambina la benedizione apostolica. Sua Santità era rimasto molto commosso nel leggere la letterina. "Mamma, stai allegra, sii contenta… Io uscirò da qui tra dieci giorni meno qualche cosa". La madre non poteva sapere che in quel momento Antonietta le aveva detto esattamente il giorno e l'ora in cui sarebbe morta. Le chiese allora: "Antonietta, benedici la tua mamma…". Facendo uno sforzo lei le segnò sulla fronte una crocetta con la mano". E quando più tardi il sacerdote le disse che l'olio santo aumenta la grazia, Antonietta che ascoltava attentamente rispose: "Sì, lo voglio". Baciò con tenerezza il crocifisso della sua prima comunione. All'alba del 3 luglio 1937 il papà le si avvicinò per aggiustarle ancora una volta il cuscino e, accostatele le labbra per un bacio, Antonietta sussurrò: "Gesù, Maria… mamma, papà …". Sorrise … poi un ultimo lungo respiro. L'indomani la piccola bara bianca fu trasportata nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove appena sei anni prima Nennolina era stata battezzata. Era il 28 dicembre 1930. Il giorno dei Santi Innocenti. (Riduzione dal testo originale di Stefania Falasca).
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(Firenze, 1389 - 2 maggio 1459)
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(Coma, 251 - Coltzum, 356)
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Nacque e visse in Egitto, fondandovi varie comunità di anacoreti. Fu discepolo di san Paolo, anch'esso anacoreta. Andò a vivere nel deserto dopo aver distribuito ai poveri tutte le ricchezze ereditate dai genitori. Si recò ad Alessandria d'Egitto nel 311 per aiutare i cristiani che venivano perseguitati e nel 335 per contrastare l'eresia di Ario. Le sue reliquie sono conservate nella chiesa di Saint Antoine de Viennois (Francia) dove i suoi discepoli costruirono un ospedale e numerosi rifugi per gli ammalati. Il tutto prese il nome di "Ordine Ospedaliero degli Antoniani". A causa della povertà dei religiosi e dei loro assistiti, fu consentito dalle autorità che alcuni maiali fossero allevati in libertà, per le strade, nutriti dalla pubblica carità. Come segno di appartenenza, i suini portavano al collo una campanella. Sant'Antonio è protettore dei malati di "Herpes Zoster", popolarmente noto come "fuoco di sant'Antonio", dei suini, dei cavalli, degli animali domestici, degli agricoltori, allevatori, tosatori, droghieri, macellai, salumieri, fornai, fucilieri, panierai, becchini, eremiti, anacoreti, campanari, guantai, tessitori. E' santo Patrono di: Locarno, Recoaro Terme e Valtournenche.
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(Lisbona,
1195
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Padova,
1231
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Nacque
da nobile famiglia in Portogallo, fu ordinato sacerdote a Coimbra. Entrò
a far parte dell’Ordine Francescano affascinato dal loro spirito
missionario, ricevendo il compito di evangelizzare il Marocco.
Problemi vari lo costrinsero a.rinunciare alla missione affidatagli
e a fermarsi in Italia. Stabilitosi inizialmente a Bologna, si occupò
della fondazione della scuola francescana nella città emiliana .
Successivamente si,trasferì a Padova ma, appena un anno dopo essersi
sistemato nella città veneta,trovò una prematura morte, causata da una
malattia contratta in Africa in uno dei suoi viaggi missionari.
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(Antiochia, II sec. - Ravenna, ?)
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(Egitto, ?)
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Santa Apollonia, alessandrina, fu una vergine martire cui cavarono i denti di bocca. È venerata il 9 febbraio e invocata dai fedeli contro il mal di denti. È inoltre la patrona dei dentisti. Eusebio di Cesarea narra che tra il 249 ed il 250 in Alessandria d'Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani, eccitata da un fanatico poetastro pagano. Tra gli altri fu presa una zitella chiamata Apollonia, cui furono divelti i denti; venne preparato un gran fuoco per bruciarla viva, se non avesse pronunciato delle bestemmie. Riuscita a liberarsi con un'astuzia dalle mani della plebe, si lanciò da sé tra le fiamme, dove morì, ritenendo senza dubbio che il suicidio non costituisse una colpa in quella situazione, poiché frutto di un'ispirazione istantanea dello Spirito Santo affinché non peccasse. Una passione latina ha trasferito questo martirio in Roma durante il governo dell'imperatore Giuliano.Il corpo della martire, secondo alcuni racconti, sarebbe stato ridotto in cenere. Papa Pio VI, volendo mettere ordine nel culto delle reliquie, fece raccogliere in tutta Italia presunti denti di santa Apollonia, riempiendo uno scrigno di tre chili di peso buttato successivamente nel Tevere. Ciononostante, in Francia si conservano ancora cinquecento denti della santa. È la compatrona di Catania e la patrona di Asso, Bellaria-Igea Marina e Cantù.
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Sant'Arsenio il Grande. Di nobile famiglia senatoria, nel 383 fu chiamato da Teodosio per educare i due figli Arcadio e Onorio. Verso i quarant'anni, dopo una crisi spirituale, si recò in Egitto e chiese di essere ammesso nella comunità monastica esistente nel deserto di Scete. Fu uno dei più celebri " padri del deserto ". Visse il più possibile in completa solitudine, trascorrendo molte notti a pregare, vivendo in grande povertà ed esercitando il lavoro manuale. A chi si meravigliava di ciò pensando il suo passato, egli rispondeva che non aveva ancora imparato l'alfabeto dei santi. Costretto per un'invasione ad abbandonare il deserto, si recò a Troe, presso Menfi, dove morì. |
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(Napoli, II - III sec.)
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(Alessandria d'Egitto, 295-373)
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S. Atanasio nacque nella città di
Alessandria d'Egitto; e, dotato di un ingegno mirabile accoppiò allo studio
delle scienze la pratica delle cristiane virtù. Corrispose alle voci di
Dio, che lo chiamò allo stato ecclesiastico; e dalla dignità di Diacono
della metropoli di Alessandria fu elevato a quella di Vescovo della medesima
Chiesa. Combatté contro l'eresiarca Ario con le parole, e con gli scritti;
onde meritò di essere stimato e riverito da tutta la Chiesa per uno dei più
segnalati Dottori. Sopportò con gran pazienza molte tribolazioni mossegli
contro dagli eretici. Essendo un giorno ricercato dai soldati di Giuliano
l’Apostata, che a persuasione degli Ariani voleva farlo morire, d'
improvviso fece girare la navicella, sopra la quale fuggiva la persecuzione
degli empi. Incontratosi con i suoi persecutori, questi gli domandarono, ove
fosse Attanasio, ed egli rispose, che non poteva esser molto lontano; onde
quelli seguitarono il cammino, e S. Attanasio tornò miracolosamente salvo
in Alessandria; dove dopo un' esatta fedeltà nel servizio di Dio fino alla
morte, piamente riposò in pace.
(Dal
Tillemont)
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