Lettere di
San Paolo
I
lettera ai Corinzi
Paolo, chiamato ad essere
apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene,
alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati
santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti
quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù
Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e
dal Signore Gesù Cristo.
Ringrazio continuamente il
mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in
Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni,
quelli della parola e quelli della scienza. La testimonianza di Cristo
si è infatti stabilita tra voi così saldamente, che nessun dono di
grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore
nostro Gesù Cristo. Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili
nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: fedele è Dio, dal quale
siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore
nostro!
Vi esorto pertanto,
fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti
unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in
perfetta unione di pensiero e d'intenti. Mi è stato segnalato infatti a
vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie
tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono
di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa",
"E io di Cristo!".
Cristo è stato forse
diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo
che siete stati battezzati? Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno
di voi, se non Crispo e Gaio, perché nessuno possa dire che siete stati
battezzati nel mio nome. Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di
Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.
Cristo infatti non mi ha
mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un
discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La
parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in
perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.
Sta scritto infatti:
Distruggerò
la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti.
Dov'è il sapiente? Dov'è
il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse
Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel
disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha
conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza
della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci
cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i
Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia
Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.
Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e
ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Considerate infatti la
vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la
carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che
nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che
nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel
mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla
le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed
è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è
diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione,
perché, come sta scritto:
Chi si
vanta si vanti nel Signore.
Anch'io, o fratelli,
quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la
testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni
infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi
crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e
trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su
discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e
della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla
sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Tra i perfetti parliamo,
sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei
dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una
sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha
preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei
dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero
conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta
scritto infatti:
Quelle
cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.
Ma a noi Dio le ha
rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa,
anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo
spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li
ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo
ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto
ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un
linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito,
esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo naturale però
non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e
non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo
dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter
essere giudicato da nessuno.
Chi
infatti ha conosciuto il pensiero del Signore
in modo da poterlo dirigere?
Ora, noi abbiamo il
pensiero di Cristo.
Io, fratelli, sinora non
ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri
carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un
nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo
siete; perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi
invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in
maniera tutta umana?
Quando uno dice: "Io
sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi
dimostrate semplicemente uomini?
Ma che cosa è mai Apollo?
Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e
ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo
ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né
chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c'è differenza
tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede
secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi
siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio
che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il
fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento
come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da
quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo
fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno,
fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà
conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà
la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul
fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera
finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come
attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito
di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà
lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Nessuno si illuda. Se
qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto
per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza
davanti a Dio. Sta scritto infatti:
Egli
prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.
E ancora:
Il
Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.
Quindi nessuno ponga la
sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa,
il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma
voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Ognuno ci consideri come
ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, quanto si
richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele. A me però,
poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io
neppure giudico me stesso, perché anche se non sono consapevole di
colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il
Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché
venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e
manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode
da Dio.
Queste cose, fratelli, le
ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto
perché impariate nelle nostre persone a stare a ciò che è scritto e
non vi gonfiate d'orgoglio a favore di uno contro un altro. Chi dunque
ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia
ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi
ricevuto?
Già siete sazi, già
siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari
foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo
infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come
condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli
angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in
Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a
questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo
schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo
lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati,
sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura
del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
Non per farvi vergognare
vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.
Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo
molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù,
mediante il vangelo. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori! Per questo
appunto vi ho mandato Timòteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore:
egli vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho indicato in Cristo,
come insegno dappertutto in ogni Chiesa.
Come se io non dovessi
più venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d'orgoglio. Ma verrò
presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto allora non già
delle parole di quelli, gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente
sanno fare, perché il regno di Dio non consiste in parole, ma in
potenza. Che volete? Debbo venire a voi con il bastone, o con amore e
con spirito di dolcezza?
Si sente da per tutto
parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si
riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie
di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne
afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale
azione! Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho
già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione:
nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio
spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia
dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo
spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore.
Non è una bella cosa il
vostro vanto. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la
pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché
siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito
di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.
Vi ho scritto nella
lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. Non mi riferivo
però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli
idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! Vi ho scritto di non
mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra
o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche
mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono
quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio.
Togliete il malvagio di mezzo a voi!
V'è tra voi chi, avendo
una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché
dai santi? O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da
voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di
minima importanza? Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più
le cose di questa vita!
Se dunque avete liti per
cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella
Chiesa? Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio
nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello
e fratello? No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal
fratello e per di più davanti a infedeli! E dire che è già per voi
una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto
l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi
appartiene? Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò
ai fratelli! O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di
Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né
effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né
maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
E tali eravate alcuni di
voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati
giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del
nostro Dio!
"Tutto mi è
lecito!". Ma non tutto giova. "Tutto mi è lecito!". Ma
io non mi lascerò dominare da nulla. "I cibi sono per il ventre e
il ventre per i cibi!". Ma Dio distruggerà questo e quelli; il
corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è
per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche
noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri
corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne
farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si
unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è
detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo
spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è
fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il
proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito
Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi
stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque
Dio nel vostro corpo!
Quanto poi alle cose di
cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna;
tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria
moglie e ogni donna il proprio marito.
Il marito compia il suo
dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. La
moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso
modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la
moglie. Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e
temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare
insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione. Questo
però vi dico per concessione, non per comando. Vorrei che tutti fossero
come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in
un altro.
Ai non sposati e alle
vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non
sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
Agli sposati poi ordino,
non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si
separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il
marito non ripudi la moglie.
Agli altri dico io, non il
Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa
consente a rimanere con lui, non la ripudi; e una donna che abbia il
marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo
ripudi: perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie
credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente;
altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi. Ma
se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il
fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati
alla pace! E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu,
uomo, se salverai la moglie?
Fuori di questi casi,
ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il
Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le
chiese. Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo
nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si
faccia circoncidere! La circoncisione non conta nulla, e la non
circoncisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei
comandamenti di Dio. Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando
fu chiamato. Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche
se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!
Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto
affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è
schiavo di Cristo. Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi
schiavi degli uomini! Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in
quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
Quanto alle vergini, non
ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha
ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia
bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così.
Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da
donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la
giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno
tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.
Questo vi dico, fratelli:
il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno
moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non
piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che
comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se
non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! Io
vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa
delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato
invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla
moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine,
si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello
spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come
possa piacere al marito. Questo poi lo dico per il vostro bene, non per
gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene
uniti al Signore senza distrazioni.
Se però qualcuno ritiene
di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine,
qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così,
faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure! Chi invece è
fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è
arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di
conservare la sua vergine, fa bene. In conclusione, colui che sposa la
sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
La moglie è vincolata per
tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di
sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. Ma se rimane così,
a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di
Dio.
Quanto poi alle carni
immolate agli idoli, sappiamo di averne tutti scienza. Ma la scienza
gonfia, mentre la carità edifica. Se alcuno crede di sapere qualche
cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. Chi invece ama Dio, è
da lui conosciuto. Quanto dunque al mangiare le carni immolate agli
idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c'è
che un Dio solo. E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel
cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori, per
noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per
lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte
le cose e noi esistiamo per lui.
Ma non tutti hanno questa
scienza; alcuni, per la consuetudine avuta fino al presente con gli
idoli, mangiano le carni come se fossero davvero immolate agli idoli, e
così la loro coscienza, debole com'è, resta contaminata. Non sarà
certo un alimento ad avvicinarci a Dio; né, se non ne mangiamo, veniamo
a mancare di qualche cosa, né mangiandone ne abbiamo un vantaggio.
Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta
per i deboli. Se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a
convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non
sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? Ed ecco, per
la tua scienza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo
è morto! Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza
debole, voi peccate contro Cristo. Per questo, se un cibo scandalizza il
mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio
fratello.
Non sono forse libero, io?
Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete
voi la mia opera nel Signore? Anche se per altri non sono apostolo, per
voi almeno lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore.
Questa è la mia difesa contro quelli che mi accusano. Non abbiamo forse
noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di portare
con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i
fratelli del Signore e Cefa? Ovvero solo io e Bàrnaba non abbiamo il
diritto di non lavorare?
E chi mai presta servizio
militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il
frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge?
Io non dico questo da un punto di vista umano; è la Legge che dice
così. Sta scritto infatti nella legge di Mosè: Non metterai la
museruola al bue che trebbia. Forse Dio si dà pensiero dei buoi? Oppure
lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Poiché colui
che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il
trebbiatore trebbiare nella stessa speranza. Se noi abbiamo seminato in
voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni
materiali? Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremmo noi
di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma
tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. Non
sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e
coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? Così anche il
Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del
vangelo.
Ma io non mi sono avvalso
di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli in
tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà
questo vanto! Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un
dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di
mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia
iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la
mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare
del diritto conferitomi dal vangelo.
Infatti, pur essendo
libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior
numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con
coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la
legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro
che sono sotto la legge. Con coloro che non hanno legge sono diventato
come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi
essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza
legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi
sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io
faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.
Non sapete che nelle corse
allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte
anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in
tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece
una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta;
faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, anzi tratto duramente
il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo
avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato.
Non voglio infatti che
ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola,
tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a
Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo
spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti
da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il
Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò
furono abbattuti nel deserto.
Ora ciò avvenne come
esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le
desiderarono. Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo
quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò
per divertirsi. Non abbandoniamoci alla fornicazione, come vi si
abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno
ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di
essi, e caddero vittime dei serpenti. Non mormorate, come mormorarono
alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose
però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per
ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.
Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna
tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e
non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la
tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.
Perciò, o miei cari,
fuggite l'idolatria. Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi
stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo,
non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi
spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è
un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti
partecipiamo dell'unico pane. Guardate Israele secondo la carne: quelli
che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con
l'altare?
Che cosa dunque intendo
dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo
è qualche cosa? No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a
demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione
con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei
demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei
demòni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più
forti di lui?
"Tutto è
lecito!". Ma non tutto è utile! "Tutto è lecito!". Ma
non tutto edifica. Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui.
Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare
per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò
che essa contiene.
Se qualcuno non credente
vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto
davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi
dicesse: "È carne immolata in sacrificio", astenetevi dal
mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di
coscienza; della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual
motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al
giudizio della coscienza altrui? Se io con rendimento di grazie
partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui
rendo grazie?
Sia dunque che mangiate
sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la
gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci,
né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in
tutto, senza cercare l'utile mio ma quello di molti, perché giungano
alla salvezza.
Fatevi miei imitatori,
come io lo sono di Cristo.
Vi lodo poi perché in
ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le
ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è
Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo
che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio
capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di
riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se
dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma
se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si
copra.
L'uomo non deve coprirsi
il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è
gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna
dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.
Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza
a motivo degli angeli. Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza
l'uomo, né l'uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva
dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.
Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a
Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è
indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria
per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di
velo. Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo
questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
E mentre vi do queste
istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si
svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che,
quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte
lo credo. È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché
si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. Quando
dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena
del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima
il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete
forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il
disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che
devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
Io, infatti, ho ricevuto
dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù,
nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso
grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per
voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver
cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova
alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in
memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e
bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché
egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il
calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva
di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo
del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra
voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se
però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;
quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser
condannati insieme con questo mondo.
Perciò, fratelli miei,
quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se
qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra
condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
Riguardo ai doni dello
Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. Voi sapete
infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli
idoli muti secondo l'impulso del momento. Ebbene, io vi dichiaro: come
nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire
"Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è
Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo.
Vi sono poi diversità di
carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma
uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è
Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso
dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo
dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo
dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo
dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono
della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un
altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione
delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che
le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
Come infatti il corpo, pur
essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono
un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati
battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci,
schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il
corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede
dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo",
non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio
dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al
corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il
corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito,
dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto
nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove
sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.
Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né
la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra
del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti
del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior
rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre
quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo,
conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse
disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle
altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e
se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi
siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Alcuni perciò Dio li ha
posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come
profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni
di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue.
Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori
di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano
lingue? Tutti le interpretano?
Aspirate ai carismi più
grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
Se anche parlassi le
lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come
un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della
profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi
la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi
la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi
tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non
avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è
benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si
gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si
compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto
sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il
dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza
è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che
è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino,
parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma,
divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo
come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a
faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò
perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose
che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più
grande è la carità!
Ricercate la carità.
Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.
Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a
Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose
misteriose. Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro
edificazione, esortazione e conforto. Chi parla con il dono delle lingue
edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea. Vorrei vedervi
tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il
dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di
colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non
interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
E ora, fratelli,
supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che
cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in
scienza o in profezia o in dottrina? È quanto accade per gli oggetti
inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si
distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che
si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra? E se la tromba
emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento? Così anche
voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà
comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento! Nel mondo vi
sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio
linguaggio; ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno
straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per
me.
Quindi anche voi, poiché
desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per
l'edificazione della comunità. Perciò chi parla con il dono delle
lingue, preghi di poterle interpretare. Quando infatti prego con il dono
delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza
frutto. Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche
con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con
l'intelligenza. Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui
che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo
ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? Tu puoi
fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato. Grazie a
Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; ma in
assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per
istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono
delle lingue.
Fratelli, non comportatevi
da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini
maturi quanto ai giudizi. Sta scritto nella Legge:
Parlerò
a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche così mi ascolteranno,
dice il Signore. Quindi le
lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la
profezia non è per i non credenti ma per i credenti. Se, per esempio,
quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle
lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non
direbbero forse che siete pazzi? Se invece tutti profetassero e
sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe
convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti; sarebbero
manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra
adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.
Che fare dunque, fratelli?
Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una
rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto
si faccia per l'edificazione.Quando si parla con il dono delle lingue,
siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia
da interprete. Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia
nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio. I profeti parlino in
due o tre e gli altri giudichino. Se uno di quelli che sono seduti
riceve una rivelazione, il primo taccia: tutti infatti potete profetare,
uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati. Ma le
ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti, perché Dio
non è un Dio di disordine, ma di pace.
Come in tutte le comunità
dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro
permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se
vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti,
perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
Forse la parola di Dio è
partita da voi? O è giunta soltanto a voi? Chi ritiene di essere
profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto
scrivo è comando del Signore; se qualcuno non lo riconosce, neppure lui
è riconosciuto. Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto
al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo. Ma tutto avvenga
decorosamente e con ordine.
Vi rendo noto, fratelli,
il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale
restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete
in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto
invano!
Vi ho trasmesso dunque,
anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i
nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il
terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai
Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola
volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra
tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo
degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo,
perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono
quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho
faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è
con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete
creduto.
Ora, se si predica che
Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che
non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti,
neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora
è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi,
poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo
testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha
risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti
non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto,
è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche
quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto
speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di
tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è
risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a
causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la
risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti
riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima
Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di
Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre,
dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.
Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici
sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,
perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che
ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui
che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato
sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha
sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Altrimenti, che cosa
farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti
non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci
esponiamo al pericolo continuamente? Ogni giorno io affronto la morte,
come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù
nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a
Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono,
mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. Non lasciatevi ingannare:
"Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi". Ritornate
in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non
conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
Ma qualcuno dirà:
"Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?". Stolto!
Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che
semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per
esempio o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a
ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne;
altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di
uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi
terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello
dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore
della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti
differisce da un'altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei
morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina
ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;
si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale,
vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo,
Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito
datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale,
e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il
secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono
quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come
abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo
l'immagine dell'uomo celeste. Questo vi dico, o fratelli: la carne e il
sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è
corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
Ecco io vi annunzio un
mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un
istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà
infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo
trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si
vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di
immortalità.
Quando poi questo corpo
corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale
d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte
è stata ingoiata per la vittoria.
Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?
Il pungiglione della morte
è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a
Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili,
prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica
non è vana nel Signore.
Quanto poi alla colletta
in favore dei fratelli, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese
della Galazia. Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte
ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano le
collette proprio quando verrò io. Quando poi giungerò, manderò con
una mia lettera quelli che voi avrete scelto per portare il dono della
vostra liberalità a Gerusalemme. E se converrà che vada anch'io, essi
partiranno con me.
Verrò da voi dopo aver
attraversato la Macedonia, poiché la Macedonia intendo solo
attraversarla; ma forse mi fermerò da voi o anche passerò l'inverno,
perché siate voi a predisporre il necessario per dove andrò. Non
voglio vedervi solo di passaggio, ma spero di trascorrere un po' di
tempo con voi, se il Signore lo permetterà. Mi fermerò tuttavia a
Èfeso fino a Pentecoste, perché mi si è aperta una porta grande e
propizia, anche se gli avversari sono molti. Quando verrà Timòteo,
fate che non si trovi in soggezione presso di voi, giacché anche lui
lavora come me per l'opera del Signore. Nessuno dunque gli manchi di
riguardo; al contrario, accomiatatelo in pace, perché ritorni presso di
me: io lo aspetto con i fratelli. Quanto poi al fratello Apollo, l'ho
pregato vivamente di venire da voi con i fratelli, ma non ha voluto
assolutamente saperne di partire ora; verrà tuttavia quando gli si
presenterà l'occasione.
Vigilate, state saldi
nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi
nella carità. Una raccomandazione ancora, o fratelli: conoscete la
famiglia di Stefana, che è primizia dell'Acaia; hanno dedicato se
stessi a servizio dei fedeli; siate anche voi deferenti verso di loro e
verso quanti collaborano e si affaticano con loro. Io mi rallegro della
visita di Stefana, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito
alla vostra assenza; essi hanno allietato il mio spirito e allieteranno
anche il vostro. Sappiate apprezzare siffatte persone.
Le comunità dell'Asia vi
salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la
comunità che si raduna nella loro casa. Vi salutano i fratelli tutti.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo.
Il saluto è di mia mano,
di Paolo. Se qualcuno non ama il Signore sia anatema. Maranàtha:
vieni, o Signore! La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore
con tutti voi in Cristo Gesù!
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