Lettere di
San Paolo

II
lettera ai Corinzi

Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il
fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i
santi dell'intera Acaia: grazia a voi e pace da Dio Padre
nostro e dal Signore Gesù Cristo.
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci
consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare
quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la
consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti,
come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di
Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo
tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo
confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel
sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La
nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come
siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della
consolazione.
Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la
tribolazione che ci è capitata in Asia ci ha colpiti oltre misura, al
di là delle nostre forze, sì da dubitare anche della vita. Abbiamo
addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non
riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti. Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la
speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora, grazie
alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché, per il
favore divino ottenutoci da molte persone, siano rese grazie per noi da
parte di molti.
Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza
della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso
di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio, non con la
sapienza della carne ma con la grazia di Dio. Non vi
scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere;
spero che comprenderete sino alla fine, come ci avete già
compresi in parte, che noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il
nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù.
Con questa convinzione avevo deciso in un primo tempo di
venire da voi, perché riceveste una seconda grazia, e da
voi passare in Macedonia, per ritornare nuovamente dalla Macedonia in
mezzo a voi ed avere da voi il commiato per la Giudea. Forse
in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che
decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo
"sì, sì" e "no, no"? Dio è testimone
che la nostra parola verso di voi non è "sì" e
"no". Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo
predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e
"no", ma in lui c'è stato il "sì". E
in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute
"sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro
"Amen" per la sua gloria. È Dio stesso che ci
conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci
ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri
cuori.
Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per
risparmiarvi non sono più venuto a Corinto. Noi non
intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i
collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già
saldi.

Ritenni pertanto opportuno non venire di nuovo fra voi
con tristezza. Perché se io rattristo voi, chi mi
rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato? Perciò
vi ho scritto in quei termini che voi sapete, per non dovere poi essere
rattristato alla mia venuta da quelli che dovrebbero rendermi lieto,
persuaso come sono riguardo a voi tutti che la mia gioia è quella di
tutti voi. Vi ho scritto in un momento di grande afflizione
e col cuore angosciato, tra molte lacrime, però non per rattristarvi,
ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi.
Se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me
soltanto, ma in parte almeno, senza voler esagerare, tutti voi. Per
quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dai
più, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e
confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi
esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e
anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete
effettivamente obbedienti in tutto. A chi voi perdonate,
perdono anch'io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi
qualcosa da perdonare, l'ho fatto per voi, davanti a Cristo, per
non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni.
Giunto pertanto a Tròade per annunziare il vangelo di
Cristo, sebbene la porta mi fosse aperta nel Signore, non
ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello;
perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.
Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al
suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua
conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a
Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si
perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli
altri odore di vita per la vita.
E chi è mai all'altezza di questi compiti?
Noi non
siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma
con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo
in Cristo.

Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O
forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccomandazione per voi
o da parte vostra? La nostra lettera siete voi, lettera
scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. È
noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi,
scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su
tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.
Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo,
davanti a Dio. Non però che da noi stessi siamo capaci di
pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene
da Dio, che ci ha resi ministri adatti di una Nuova
Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide,
lo Spirito da' vita.
Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre,
fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non potevano
fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo
volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello
Spirito? Se già il ministero della condanna fu glorioso,
molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia. Anzi
sotto quest'aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto
della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza. Se dunque
ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è
duraturo. Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta
franchezza e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul
suo volto, perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che
era solo effimero. Ma le loro menti furono accecate;
infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla
lettura dell'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene
eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è
steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione
al Signore, quel velo sarà tolto. Il Signore è lo
Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E
noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria
del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria
in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore.

Perciò, investiti di questo ministero per la
misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; al
contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci
con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando
apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al
cospetto di Dio.
E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro
che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato
la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo
di Cristo che è immagine di Dio. Noi infatti non
predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i
vostri servitori per amore di Gesù. E Dio che disse: Rifulga
la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere
la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.
Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché
appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo
infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma
non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma
non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la
morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro
corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti
alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia
manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi
opera la morte, ma in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui
sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e
perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il
Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a
lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la
grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero,
moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Per questo
non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va
disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti
il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una
quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non
fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le
cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.

Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo,
nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una
dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò
sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro
corpo celeste: a condizione però di esser trovati già
vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questo corpo,
sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma
sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. È
Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo
che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo
nella fede e non ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e
preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. Perciò
ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a
lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al
tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere
compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo
di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben
noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non
ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di
vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il
cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo
stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che
uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli
è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se
stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché
ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se
abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più
così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova;
le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati
con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della
riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé
il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando
a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi
da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi
supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui
che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro
favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di
Dio.

E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non
accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso.
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno,
perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni
cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle
tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle
percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei
digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza,
spirito di santità, amore sincero; con parole di verità,
con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a
sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella
buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti,
eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi
a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo
ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!
La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il
nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero
allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto. Io
parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il
vostro cuore!
Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli.
Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o
quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra
Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? Quale
accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio
del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:
Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò
e sarò il loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.
Perciò uscite di mezzo a loro
e riparatevi, dice il Signore,
non toccate nulla d'impuro.
E io vi accoglierò,
e sarò per voi come un padre,
e voi mi sarete come figli e figlie,
dice il Signore onnipotente.

In possesso dunque di queste promesse, carissimi,
purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a
compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.
Fateci posto nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto
ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. Non
dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra che
siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere. Sono
molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di
consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione.
Infatti, da quando siamo giunti in Macedonia, la nostra
carne non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati:
battaglie all'esterno, timori al di dentro.
Ma Dio che consola gli afflitti ci ha consolati con la
venuta di Tito, e non solo con la sua venuta, ma con la
consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il
vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché
la mia gioia si è ancora accresciuta.
Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne
dispiace. E se me ne è dispiaciuto - vedo infatti che quella lettera,
anche se per breve tempo soltanto, vi ha rattristati - ora
ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha
portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non
avete ricevuto alcun danno da parte nostra; perché la
tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla
salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte. Ecco,
infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo
rattristarvi secondo Dio; anzi quante scuse, quanta indignazione, quale
timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete
dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda. Così
se anche vi ho scritto, non fu tanto a motivo dell'offensore o a motivo
dell'offeso, ma perché apparisse chiara la vostra sollecitudine per noi
davanti a Dio. Ecco quello che ci ha consolati.
A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande
per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da
tutti voi. Cosicché se in qualche cosa mi ero vantato di
voi con lui, non ho dovuto vergognarmene, ma come abbiamo detto a voi
ogni cosa secondo verità, così anche il nostro vanto con Tito si è
dimostrato vero. E il suo affetto per voi è cresciuto,
ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con
timore e trepidazione. Mi rallegro perché posso contare
totalmente su di voi.

Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio
concessa alle Chiese della Macedonia: nonostante la lunga
prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema
povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità. Posso
testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di
là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con
insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei
santi. Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono
offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di
Dio; cosicché abbiamo pregato Tito di portare a compimento
fra voi quest'opera generosa, dato che lui stesso l'aveva incominciata.
E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella
parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo
insegnato, così distinguetevi anche in quest'opera generosa. Non
dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la
sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete
infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si
è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della
sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si
tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dall'anno passato siete
stati i primi, non solo a intraprenderla ma a desiderarla. Ora
dunque realizzatela, perché come vi fu la prontezza del volere, così
anche vi sia il compimento, secondo i vostri mezzi. Se
infatti c'è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che
uno possiede e non secondo quello che non possiede. Qui non
si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli
altri, ma di fare uguaglianza. Per il momento la vostra
abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro
abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come
sta scritto:
Colui che raccolse molto non
abbondò,
e colui che raccolse poco non ebbe di meno.
Siano pertanto rese grazie a Dio che infonde la medesima
sollecitudine per voi nel cuore di Tito! Egli infatti ha
accolto il mio invito e ancor più pieno di zelo è partito
spontaneamente per venire da voi. Con lui abbiamo inviato
pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo; egli
è stato designato dalle Chiese come nostro compagno in quest'opera di
carità, alla quale ci dedichiamo per la gloria del Signore, e per
dimostrare anche l'impulso del nostro cuore. Con ciò
intendiamo evitare che qualcuno possa biasimarci per questa abbondanza
che viene da noi amministrata. Ci preoccupiamo
infatti di comportarci bene non soltanto davanti al Signore,
ma anche davanti agli uomini. Con loro
abbiamo inviato anche il nostro fratello, di cui abbiamo più volte
sperimentato lo zelo in molte circostanze; egli è ora più zelante che
mai per la grande fiducia che ha in voi.
Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore
presso di voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono delegati delle
Chiese e gloria di Cristo. Date dunque a loro la prova del
vostro affetto e della legittimità del nostro vanto per voi davanti a
tutte le Chiese.

Riguardo poi a questo servizio in favore dei santi, è
superfluo che ve ne scriva. Conosco infatti bene la vostra
buona volontà, e ne faccio vanto con i Macèdoni dicendo che l'Acaia è
pronta fin dallo scorso anno e già molti sono stati stimolati dal
vostro zelo. I fratelli poi li ho mandati perché il nostro
vanto per voi su questo punto non abbia a dimostrarsi vano, ma siate
realmente pronti, come vi dicevo, perché non avvenga che,
venendo con me alcuni Macèdoni, vi trovino impreparati e noi dobbiamo
arrossire, per non dire anche voi, di questa nostra fiducia. Ho
quindi ritenuto necessario invitare i fratelli a recarsi da voi prima di
me, per organizzare la vostra offerta già promessa, perché essa sia
pronta come una vera offerta e non come una spilorceria.
Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente
raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno
dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per
forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del
resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo
sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le
opere di bene, come sta scritto:
ha largheggiato, ha dato ai poveri;
la sua giustizia dura in eterno.
Colui che somministra il seme al seminatore e il pane
per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra
semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così
sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio
l'inno di ringraziamento per mezzo nostro. Perché
l'adempimento di questo servizio sacro non provvede soltanto alle
necessità dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti
ringraziamenti a Dio. A causa della bella prova di questo
servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione
del vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con
loro e con tutti; e pregando per voi manifesteranno il loro
affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi. Grazie
a Dio per questo suo ineffabile dono!

Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la
mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano
così animoso con voi; vi supplico di far in modo che non
avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell'energia che
ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo
secondo la carne. In realtà, noi viviamo nella carne ma non
militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non
sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le
fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si
leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta
all'obbedienza al Cristo. Perciò siamo pronti a punire
qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.
Guardate le cose bene in faccia: se qualcuno ha in se
stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è
di Cristo lo siamo anche noi. In realtà, anche se mi
vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha
dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio
da vergognarmene. Non sembri che io vi voglia spaventare con
le lettere! Perché "le lettere - si dice - sono dure
e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa". Questo
tale rifletta però che quali noi siamo a parole per lettera, assenti,
tali saremo anche con i fatti, di presenza.
Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o
paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si
misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di
intelligenza. Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma
secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter
arrivare fino a voi; né ci innalziamo in maniera indebita,
come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti
col vangelo di Cristo. né ci vantiamo indebitamente di
fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede,
di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra
misura, per evangelizzare le regioni più lontane della
vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da
altri.
Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore;
perché
non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il
Signore raccomanda.

Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia!
Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una
specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per
presentarvi quale vergine casta a Cristo. Temo però che,
come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri
vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei
riguardi di Cristo. Se infatti il primo venuto vi predica un
Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di
ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro
vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad
accettarlo. Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore
a questi "superapostoli"! E se anche sono un
profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi
abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per
esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio? Ho
spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo
scopo di servire voi. E trovandomi presso di voi e pur
essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle
mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In
ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e
così farò in avvenire. Com'è vero che c'è la verità di
Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!
Lo
faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli
che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si
vantano. Questi tali sono falsi apostoli, operai
fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò
non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. Non
è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri
di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o
se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un
poco. Quello che dico, però, non lo dico secondo il
Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare. Dal
momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò
anch'io. Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate
facilmente gli stolti. In realtà sopportate chi vi riduce
in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi
colpisce in faccia. Lo dico con vergogna; come siamo stati
deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso
vantarmi anch'io. Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti?
Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io! Sono ministri di
Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più
nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più
nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte
dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono
stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho
fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle
onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di
briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli
nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte
di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero,
fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a
tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le
Chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve
scandalo, che io non ne frema?
Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si
riferisce alla mia debolezza. Dio e Padre del Signore
Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A
Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei
Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato per
il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.

Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia
verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco
un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del
corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E
so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio -
fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è
lecito ad alcuno pronunziare. Di lui io mi vanterò! Di me
stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. Certo,
se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità;
ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che
vede o sente da me.
Perché non montassi in superbia per la grandezza delle
rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di
satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A
causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che
l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: "Ti basta la
mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella
debolezza". Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze,
perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi
compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle
persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è
allora che sono forte.
Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi ci avete
costretto. Infatti avrei dovuto essere raccomandato io da voi, perché
non sono per nulla inferiore a quei "superapostoli", anche se
sono un nulla. Certo, in mezzo a voi si sono compiuti i
segni del vero apostolo, in una pazienza a tutta prova, con segni,
prodigi e miracoli. In che cosa infatti siete stati
inferiori alle altre Chiese, se non in questo, che io non vi sono stato
d'aggravio? Perdonatemi questa ingiustizia!
Ecco, è la terza volta che sto per venire da voi, e non
vi sarò di peso, perché non cerco i vostri beni, ma voi. Infatti non
spetta ai figli mettere da parte per i genitori, ma ai genitori per i
figli. Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi
consumerò me stesso per le vostre anime. Se io vi amo più
intensamente, dovrei essere riamato di meno?
Ma sia pure che io non vi sono stato di peso; però,
scaltro come sono, vi ho preso con inganno. Vi ho forse
sfruttato per mezzo di qualcuno di quelli che ho inviato tra voi? Ho
vivamente pregato Tito di venire da voi e ho mandato insieme con lui
quell'altro fratello. Forse Tito vi ha sfruttato in qualche cosa? Non
abbiamo forse noi due camminato con lo stesso spirito, sulle medesime
tracce?
Certo, da tempo vi immaginate che stiamo facendo la
nostra difesa davanti a voi. Ma noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e
tutto, carissimi, è per la vostra edificazione. Temo
infatti che, venendo, non vi trovi come desidero e che a mia volta venga
trovato da voi quale non mi desiderate; che per caso non vi siano
contese, invidie, animosità, dissensi, maldicenze, insinuazioni,
superbie, disordini, e che, alla mia venuta, il mio Dio mi
umilii davanti a voi e io abbia a piangere su molti che hanno peccato in
passato e non si sono convertiti dalle impurità, dalla fornicazione e
dalle dissolutezze che hanno commesso.

Questa è la terza volta che vengo da voi.
Ogni
questione si deciderà sulla dichiarazione di due o tre testimoni. L'ho
detto prima e lo ripeto ora, allora presente per la seconda volta e ora
assente, a tutti quelli che hanno peccato e a tutti gli altri: quando
verrò di nuovo non perdonerò più, dal momento che cercate
una prova che Cristo parla in me, lui che non è debole, ma potente in
mezzo a voi. Infatti egli fu crocifisso per la sua
debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli
in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi.
Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla
prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi? A meno che
la prova non sia contro di voi! Spero tuttavia che
riconoscerete che essa non è contro di noi. Noi preghiamo
Dio che non facciate alcun male, e non per apparire noi superiori nella
prova, ma perché voi facciate il bene e noi restiamo come senza prova. Non
abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità; perciò
ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo
anche per la vostra perfezione. Per questo vi scrivo queste
cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con
il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere.
Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla
perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti,
vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi
a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la
comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
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