Re Ezechia
e Re Giosia
14
Nell'anno secondo di Ioas figlio di
Ioacaz, re di Israele, divenne re Amazia figlio di Ioas, re di Giuda. Quando
divenne re aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua
madre era di Gerusalemme e si chiamava Ioaddain. Egli fece ciò
che è retto agli occhi del Signore, ma non come Davide suo antenato: agì in
tutto come suo padre Ioas. Solo non scomparvero le alture; il
popolo ancora sacrificava e offriva incensi sulle alture. Quando
il regno fu saldo nelle sue mani, uccise gli ufficiali che avevano
assassinato il re suo padre. Ma non uccise i figli degli
assassini, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, ove il
Signore prescrive: "I padri non moriranno per i figli né i figli per i
padri, perché ognuno morirà per il suo peccato". Egli sconfisse
gli Idumei nella Valle del sale, uccidendone diecimila. In tale guerra
occupò Sela e la chiamò Iokteèl, come è chiamata fino ad oggi.
Allora Amazia mandò messaggeri a Ioas
figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele, per dirgli: "Su, guardiamoci
in faccia". Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di
Giuda: "Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Da' in moglie
tua figlia a mio figlio. Ora passò una bestia selvatica del Libano e
calpestò il cardo. Tu hai sconfitto Edom, per questo il tuo
cuore ti ha reso altero. Sii glorioso, ma resta nella tua casa. Perché
provocare una calamità? Potresti precipitare tu e Giuda con te". Amazia
non lo ascoltò. Allora Ioas re di Israele si mise in marcia; si guardarono
in faccia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes, che appartiene a Giuda. Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella
propria tenda. Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero
Amazia re di Giuda figlio di Ioas, figlio di Acazia. Quindi, andato in
Gerusalemme, ne demolì le mura dalla porta di Èfraim fino alla porta
dell'Angolo per quattrocento cubiti. Prese tutto l'oro e
l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio e nei tesori della reggia,
insieme con gli ostaggi, e tornò in Samaria.
Le altre gesta di Ioas, le sue azioni,
le sue prodezze e le sue guerre con Amazia re di Giuda sono descritte nel
libro delle Cronache dei re di Israele. Ioas si addormentò con
i suoi padri; fu sepolto in Samaria vicino ai re di Israele. Al suo posto
divenne re suo figlio Geroboamo.
Amazia figlio di Ioas, re di Giuda,
dopo la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, visse quindici anni.
Le altre gesta di Amazia sono
descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Contro di
lui si ordì una congiura in Gerusalemme. Egli fuggì a Lachis; lo fecero
inseguire fino a Lachis e là l'uccisero. Trasportato su dei
cavalli, fu sepolto con i suoi padri nella città di Davide. Tutto
il popolo di Giuda prese Azaria, che aveva sedici anni, e lo proclamò re al
posto di suo padre Amazia. Egli fortificò Elat, da lui
riconquistata a Giuda dopo che il re si era addormentato con i suoi padri.
Nell'anno quindici di Amazia figlio di
Ioas, re di Giuda, in Samaria divenne re Geroboamo figlio di Ioas, re di
Israele, per quarantun anni. Egli fece ciò che è male agli
occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati che Geroboamo
figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele. Egli
ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare dell'Araba
secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo
servo il profeta Giona figlio di Amittai, di Gat-Chefer, perché
il Signore aveva visto l'estrema miseria di Israele, in cui non c'era più né
schiavo né libero, né chi lo potesse soccorrere. Egli che aveva
deciso di non far scomparire il nome di Israele sotto il cielo, li liberò
per mezzo di Geroboamo figlio di Ioas.
Le altre gesta di Geroboamo, le sue
azioni e le sue prodezze in guerra, la sua riconquista di Damasco e di Amat
in favore di Israele, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di
Israele. Geroboamo si addormentò con i suoi padri; fu sepolto
in Samaria con i re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Zaccaria.
15
Nell'anno ventisette di Geroboamo re di
Israele, divenne re Azaria figlio di Amazia, re di Giuda. Quando
divenne re aveva sedici anni; regnò in Gerusalemme cinquantadue anni. Sua
madre era di Gerusalemme e si chiamava Iecolia. Fece ciò che è
retto agli occhi del Signore, secondo quanto fece Amazia sua padre. Ma
non scomparvero le alture. Il popolo ancora sacrificava e offriva incenso
sulle alture. Il Signore colpì con la lebbra il re, che rimase
lebbroso fino al giorno della sua morte in una casa appartata. Iotam figlio
del re dirigeva la reggia e governava il popolo del paese.
Le altre gesta di Azaria, tutte le sue
azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Azaria
si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. Al suo
posto divenne re suo figlio Iotam.
Nell'anno trentotto di Azaria re di
Giuda, in Samaria divenne re d'Israele per sei mesi Zaccaria, figlio di
Geroboamo. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come
l'avevano fatto i suoi padri; non si allontanò dai peccati che Geroboamo
figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele. Ma Sallùm
figlio di Iabes congiurò contro di lui, lo assalì in Ibleam, lo uccise e
regnò al suo posto.
Le altre gesta di Zaccaria, ecco, sono
descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. Così si
avverò la parola che il Signore aveva predetta a Ieu quando disse: "I tuoi
figli siederanno sul trono di Israele fino alla quarta generazione". E
avvenne proprio così.
Sallùm figlio di Iabes divenne re
nell'anno trentanove di Ozia re di Giuda; regnò un mese in Samaria. Da
Tirza avanzò Menachem figlio di Gadi, entrò in Samaria e sconfisse Sallùm,
figlio di Iabes, l'uccise e divenne re al suo posto.
Le altre gesta di Sallùm e la congiura
da lui organizzata, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di
Israele. In quel tempo Menachem, venendo da Tirza, espugnò
Tifsach, uccise tutti i suoi abitanti e devastò tutto il suo territorio,
perché non gli avevano aperto le porte e fece sventrare tutte le donne
incinte.
Nell'anno trentanove di Azaria re di
Giuda, Menachem figlio di Gadi divenne re d'Israele e regnò dieci anni in
Samaria. Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si
allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a
Israele. Durante il suo regno Pul re d'Assiria invase il paese.
Menachem diede a Pul mille talenti d'argento perché l'aiutasse a consolidare
la regalità. Menachem impose una tassa, per quel denaro, su
Israele, sulle persone facoltose, sì da poterlo dare al re d'Assiria; da
ognuno richiese cinquanta sicli. Così il re d'Assiria se ne andò e non
rimase là nel paese.
Le altre gesta di Menachem e tutte le
sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. Menachem si addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne
re suo figlio Pekachia.
Nell'anno cinquanta di Azaria re di
Giuda, divenne re Pekachia figlio di Menachem su Israele in Samaria; regnò
due anni. Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si
allontanò dai peccati che Geroboamo, figlio di Nebàt, aveva fatto commettere
a Israele. Contro di lui congiurò Pekach figlio di Romelia, suo
scudiero. L'uccise in Samaria nella torre della reggia insieme ad Argob e ad
Arie e aveva con sé cinquanta uomini di Gàlaad; l'uccise e si proclamò re al
suo posto.
Le altre gesta di Pekachia e tutte le
sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
Nell'anno cinquanta di Azaria re di
Giuda, divenne re Pekach figlio di Romelia su Israele in Samaria; regnò
vent'anni. Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si
allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a
Israele.Al tempo di Pekach re di Israele,
venne Tiglat-Pilèzer re di Assiria, che occupò Ijjon, Abel-Bet-Maaca,
Ianoach, Kedes, Cazor, Gàlaad e la Galilea e tutto il territorio di néftali,
deportandone la popolazione in Assiria. Contro Pekach figlio di
Romelia ordì una congiura Osea figlio di Ela, che lo assalì e lo uccise,
divenendo re al suo posto, nell'anno venti di Iotam figlio di Ozia.
Le altre gesta di Pekach e tutte le
sue azioni, ecco sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.
Nell'anno secondo di Pekach figlio di
Romelia, re di Israele, divenne re Iotam figlio di Ozia, re di Giuda. Quando divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in
Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa figlia di Zadòk. Fece
ciò che è retto agli occhi del Signore, imitando in tutto la condotta di
Ozia suo padre. Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora
sacrificava e offriva incenso sulle alture. Egli costruì la porta superiore
del tempio.
Le altre gesta di Iotam, le sue
azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.
In quel tempo il Signore cominciò a
mandare contro Giuda Rezin re di Aram e Pekach figlio di Romelia. Iotam
si addormentò con i suoi padri, fu sepolto con essi nella città di Davide
suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Acaz.
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Nell'anno diciassette di
Pekach figlio di Romelia, divenne re Acaz figlio di Iotam, re di Giuda.
Quando divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Non
fece ciò che è retto agli occhi del Signore suo Dio, come Davide suo
antenato. Camminò sulla strada dei re di Israele; fece perfino passare per
il fuoco suo figlio, secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva
scacciati di fronte agli Israeliti. Sacrificava e bruciava incenso sulle
alture, sui colli e sotto ogni albero verde.
In quel tempo marciarono contro Gerusalemme Rezin re di Aram, e Pekach
figlio di Romelia, re di Israele; l'assediarono, ma non riuscirono a
espugnarla. Ma il re di Edom approfittò di quella occasione per
riconquistare Elat e unirla al suo regno; ne scacciò i Giudei e tornarono ad
abitarvi gli Idumei fino ad oggi.
Acaz mandò messaggeri a Tiglat-Pilèzer re di Assiria, per dirgli: "Io sono
tuo servo e tuo figlio; vieni, liberami dalla mano del re di Aram e dalla
mano del re di Israele, che sono insorti contro di me". Acaz, preso
l'argento e l'oro che si trovava nel tempio e nei tesori della reggia, lo
mandò in dono al re di Assiria. Il re di Assur lo ascoltò e assalì Damasco e
la prese, ne deportò la popolazione a Kir e uccise Rezin.
Il re Acaz andò incontro a Tiglat-Pilèzer re di Assiria in Damasco e, visto
l'altare che si trovava in Damasco, il re Acaz mandò al sacerdote Uria il
disegno dell'altare e il suo piano secondo il lavoro. Il sacerdote Uria
costruì l'altare, prima che il re Acaz tornasse da Damasco, facendolo
proprio identico a quello che il re Acaz gli aveva mandato da Damasco.
Tornato da Damasco, il re vide l'altare, vi si avvicinò, vi salì, vi bruciò
l'olocausto e l'offerta, vi versò la libazione e vi sparse il sangue dei
sacrifici di comunione collocati sull'altare. Separò l'altare di bronzo, che
era di fronte al Signore, dalla fronte del tempio, ossia dal punto fra
l'altare e il tempio, e lo pose al fianco del nuovo altare verso
settentrione. Il re Acaz ordinò al sacerdote Uria: "Sull'altare grande
brucerai l'olocausto del mattino, l'offerta della sera, l'olocausto del re e
la sua offerta, l'olocausto di tutto il popolo del paese, la sua offerta e
le sue libazioni, vi verserai sopra tutto il sangue dell'olocausto e tutto
il sangue dei sacrifici di comunione; circa l'altare di bronzo io deciderò".
Il sacerdote Uria eseguì a puntino l'ordine di Acaz.
Il re Acaz smontò le basi, da cui rimosse le doghe e tolse i bacini. Fece
scendere il grande bacino dai buoi di bronzo che lo sostenevano e lo collocò
sul pavimento di pietre. In considerazione del re d'Assiria egli eliminò
anche il portico del sabato, che era stato costruito nel tempio, e
l'ingresso esterno del re.
Le altre gesta di Acaz, le sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle
Cronache dei re di Giuda. Acaz si addormentò con i suoi padri; fu sepolto
nella città di Davide e al suo posto divenne re suo figlio Ezechia.
17
Nell'anno decimosecondo di Acaz re di
Giuda divenne re in Samaria su Israele Osea figlio di Ela, il quale regnò nove
anni. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come i re di Israele
che erano stati prima di lui. Contro di lui marciò Salmanassar re d'Assiria;
Osea divenne suo vassallo e gli pagò un tributo. Poi però il re d'Assiria scoprì
una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a So re d'Egitto e non
spediva più il tributo al re d'Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il
re d'Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere.
Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò per tre anni.
Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in
Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabor, fiume del Gozan, e
alle città della Media.
Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che
li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal potere del faraone re
d'Egitto; essi avevano temuto altri dèi. Avevano seguito le pratiche delle
popolazioni distrutte dal Signore all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte
dai re di Israele. Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio
cose non giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più
piccoli villaggi alle fortezze. Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto
colle e sotto ogni albero verde. Ivi avevano bruciato incenso, come le
popolazioni che il Signore aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto
azioni cattive, irritando il Signore. Avevano servito gli idoli, dei quali il
Signore aveva detto: "Non farete una cosa simile!".
Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva
ordinato a Israele e a Giuda: "Convertitevi dalle vostre vie malvage e osservate
i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposta ai vostri
padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti". Ma essi
non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile a quella dei loro
padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio. Rigettarono i suoi
decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze
che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch'essi fatui, a
imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non
imitare i costumi. Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si
eressero i due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si
prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal. Fecero passare
i loro figli e le loro figlie per il fuoco; praticarono la divinazione e gli
incantesimi; si vendettero per compiere ciò che è male agli occhi del Signore,
provocandolo a sdegno. Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo
allontanò dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda. Ma
neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro Dio, ma piuttosto
seguirono le usanze fissate da Israele. Il Signore, perciò, rigettò tutta la
discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li
scacciò dalla sua presenza. Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di
Davide, e proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal
seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato. Gli Israeliti
imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo; non se ne allontanarono,
finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come aveva preannunziato
per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece deportare Israele dal suo paese
in Assiria, dove è fino ad oggi.
Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da
Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti. E
quelli presero possesso della Samaria e si stabilirono nelle sue città.
All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli inviò contro di
loro dei leoni, che ne fecero strage. Allora dissero al re d'Assiria: "Le genti
che tu hai trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la
religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni, i quali
ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del Dio del paese". Il
re d'Assiria ordinò: "Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di
lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese". Venne uno
dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come
temere il Signore.
Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle
alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava. Gli uomini di
Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini di Cuta si fabbricarono
Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono Asima. Quelli di Avva si fabbricarono
Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim bruciavano nel fuoco i propri figli in
onore di Adram-Mèlech e di Anam-Mèlech, dèi di Sefarvàim. Venerarono anche il
Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture, presi qua e là, e li collocavano
nei templi delle alture. Temevano il Signore e servivano i loro dèi secondo gli
usi delle popolazioni, dalle quali provenivano i deportati. Fino ad oggi essi
seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i
suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha
dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele. Il Signore aveva concluso con
loro un'alleanza e aveva loro ordinato: "Non venerate altri dèi, non prostratevi
davanti a loro, non serviteli e non sacrificate a loro, ma temete il Signore,
che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con braccio teso:
davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici. Osserverete gli
statuti, i decreti, la legge e il comando che egli vi ha prescritti, mettendoli
in pratica sempre; non venererete divinità straniere. Non vi dimenticherete
dell'alleanza conclusa con voi e non venererete divinità straniere, ma
venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal potere di tutti i
vostri nemici". Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi
costumi.
Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e
nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri.
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Nell'anno terzo di Osea figlio di Ela, re di Israele,
fu fatto re Ezechia figlio di Acaz, re di Giuda. Quando egli fu fatto re, aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme.
Sua madre si chiamava Abi, ed era figlia di Zaccaria. Ezechia fece ciò che è
giusto agli occhi del Signore, come aveva fatto Davide suo
antenato. Egli eliminò le alture e distrusse le stele, abbatté il palo sacro e
frantumò il serpente di bronzo, eretto da Mosè;
difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo
chiamavano Necustan. Egli confidò nel Signore, Dio di Israele.
Fra tutti i re di Giuda nessuno fu simile a lui, né fra i suoi successori
né fra i suoi predecessori. Attaccato al Signore, non se ne
allontanò; osservò i decreti che il Signore aveva dati a Mosè. Il Signore fu con Ezechia e questi riuscì in tutte le
iniziative. Egli si ribellò al re d'Assiria e non gli fu sottomesso. Sconfisse i Filistei fino a Gaza e ai suoi confini, dal più
piccolo villaggio fino alle fortezze.
Nell'anno quarto del re Ezechia, cioè l'anno settimo di
Osea figlio di Ela, re di Israele, Salmanassar re di Assiria marciò contro
Samaria e la assediò. Dopo tre anni la prese; nell'anno sesto
di Ezechia, cioè l'anno nono di Osea re di Israele, Samaria fu presa. Il re
d'Assiria deportò gli Israeliti in Assiria,
destinandoli a Chelach, al Cabor, fiume del Gozan, e alle città della
Media. Ciò accadde perché quelli non avevano ascoltato la
voce del Signore loro Dio e ne avevano trasgredito l'alleanza e non
avevano ascoltato né messo in pratica quanto aveva loro comandato Mosè,
servo di Dio.
Nell'anno quattordici del re Ezechia, Sennàcherib re di
Assiria assalì e prese tutte le fortezze di Giuda. Ezechia,
re di Giuda, mandò a dire al re d'Assiria in Lachis: "Ho peccato;
allontànati da me e io sopporterò quanto mi imporrai". Il re di Assiria
impose a Ezechia re di Giuda trecento talenti d'argento e trenta talenti
d'oro. Ezechia consegnò tutto il denaro che si trovava nel
tempio e nei tesori della reggia. In quel tempo Ezechia
staccò dalle porte del tempio del Signore e dagli stipiti l'oro, di cui
egli stesso re di Giuda li aveva rivestiti, e lo diede al re d'Assiria.
Il re d'Assiria mandò il tartan, il capo delle
guardie e il gran coppiere da Lachis a Gerusalemme, al re Ezechia, con un
grande esercito. Costoro salirono e giunsero a Gerusalemme; si fermarono
al canale della piscina superiore, sulla strada del campo del
lavandaio. Essi chiesero del re e incontro a loro vennero Eliakìm
figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach figlio di Asaf,
l'archivista. Il gran coppiere disse loro: "Riferite a
Ezechia: Dice il gran re, il re d'Assiria: Che fiducia è quella su cui ti
appoggi? Pensi forse che la semplice parola possa sostituire
il consiglio e la forza nella guerra? Ora, in chi confidi ribellandoti a
me? Ecco, tu confidi su questo sostegno di canna spezzata,
che è l'Egitto, che penetra nella mano, forandola, a chi vi si appoggia;
tale è il faraone re di Egitto per chiunque confida in lui. Se mi dite: Noi confidiamo nel Signore nostro Dio, non è
forse quello stesso del quale Ezechia distrusse le alture e gli altari,
ordinando alla gente di Giuda e di Gerusalemme: Vi prostrerete soltanto
davanti a questo altare in Gerusalemme? Ora vieni al mio
signore, re d'Assiria; io ti darò duemila cavalli, se potrai procurarti
cavalieri per essi. Come potresti fare retrocedere uno solo
dei più piccoli servi del mio signore? Eppure tu confidi nell'Egitto per i
carri e i cavalieri. Ora, non è forse secondo il volere del
Signore che io sono venuto contro questo paese per distruggerlo? Il
Signore mi ha detto: Va' contro questo paese e distruggilo".
Eliakìm figlio di Chelkia, Sebna e Ioach risposero al gran
coppiere: "Parla, ti prego, ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo
comprendiamo; non parlare in ebraico, mentre il popolo che è sulle mura
ascolta". Il gran coppiere replicò: "Forse io sono stato
inviato al tuo signore e a te dal mio signore per pronunziare tali parole
e non piuttosto agli uomini che stanno sulle mura, i quali saranno ridotti
a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?". Il gran coppiere allora si alzò e gridò a gran voce in
ebraico: "Udite la parola del gran re, del re d'Assiria: Dice
il re: Non vi inganni Ezechia, poiché non potrà liberarvi dalla mia mano.
Ezechia non vi induca a confidare nel Signore, dicendo:
Certo, il Signore ci libererà, questa città non sarà messa nelle mani del
re d'Assiria. Non ascoltate Ezechia, poiché dice il re d'Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare
i frutti della sua vigna e dei suoi fichi, ognuno potrà bere l'acqua della
sua cisterna, finché io non venga per condurvi in un paese
come il vostro, in un paese che produce frumento e mosto, in un paese
ricco di pane e di vigne, in un paese di ulivi e di miele; voi vivrete e
non morirete. Non ascoltate Ezechia che vi inganna, dicendovi: Il Signore
ci libererà! Forse gli dèi delle nazioni hanno liberato
ognuno il proprio paese dalla mano del re d'Assiria? Dove
sono gli dèi di Amat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvàim, di Ena e
di Ivva? Hanno essi forse liberato Samaria dalla mia mano? Quali mai, fra tutti gli dèi di quelle nazioni, hanno
liberato il loro paese dalla mia mano? Potrà forse il Signore liberare
Gerusalemme dalla mia mano?".
Quelli tacquero e non dissero neanche una parola,
perché l'ordine del re era: "Non dite nulla".
Eliakìm figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba
e Ioach figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le
vesti stracciate e gli riportarono le parole del gran coppiere.
19
Quando udì, il re Ezechia si lacerò le vesti, si coprì di
sacco e andò nel tempio. Quindi mandò Eliadìm, il maggiordomo,
Sebna lo scriba e gli anziani dei sacerdoti coperti di sacco dal profeta
Isaia figlio di Amoz, perché gli dicessero: "Dice Ezechia:
Giorno di angoscia, di castigo e di vergogna è questo, poiché i bambini
giungono al punto di venire alla luce, ma manca alla partoriente la forza
di partorire. Forse il Signore tuo Dio ha udito le parole del
gran coppiere, che il re d'Assiria suo signore ha inviato a insultare il
Dio vivente e lo castigherà per le parole che il Signore tuo Dio ha udito.
Innalza ora una preghiera per quelli che ancora sopravvivono".
Così i ministri del re Ezechia andarono da Isaia.
Disse loro Isaia: "Riferite al vostro padrone: Dice il
Signore: Non temere le cose che hai udite e con le quali i servitori del
re d'Assiria mi hanno ingiuriato. Ecco io manderò in lui uno
spirito tale che egli, appena avrà udito una notizia, ritornerà nel suo
paese e nel suo paese io lo farò perire di spada".
Il gran coppiere ritornò e trovò il re d'Assiria che
assaliva Libna, poiché aveva saputo che si era allontanato da Lachis. Appena Sennàcherib seppe che Tiraca re di Etiopia era uscito
per muovergli guerra, inviò di nuovo messaggeri a Ezechia per dirgli:
"Direte a Ezechia, re di Giuda: Non ti inganni il Dio in
cui confidi, dicendoti: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re
d'Assiria. Ecco, tu sai ciò che hanno fatto i re di Assiria
in tutti i paesi che votarono allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti? Gli dèi delle nazioni che i miei padri distrussero hanno
forse salvato quelli di Gozan, di Carran, di Rezef e le genti di Eden in
Telassàr? Dove sono il re di Amat e il re di Arpad e il re
della città di Sefarvàim, di Ena e di Ivva?".
Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la
lesse, poi salì al tempio e, svolgendo lo scritto davanti al Signore, pregò: "Signore Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu
solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la
terra. Porgi, Signore, l'orecchio e ascolta; apri, Signore,
gli occhi e vedi; ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha fatto dire
per insultare il Dio vivente. È vero, o Signore, che i re d'Assiria hanno devastato tutte le nazioni e i loro territori;
hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però, non erano
dèi, ma solo opera delle mani d'uomo, legno e pietra; perciò li hanno
distrutti. Ora, Signore nostro Dio, liberaci dalla sua mano,
perché sappiano tutti i regni della terra che tu sei il Signore, il solo
Dio".
Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: "Dice
il Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua
preghiera riguardo a Sennàcherib re d'Assiria. Questa è la
parola che il Signore ha pronunziato contro di lui:
Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di
Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di
Gerusalemme. Chi hai insultato e schernito? Contro chi
hai alzato la voce e hai elevato, superbo, i tuoi occhi? Contro il
Santo di Israele! Per mezzo dei tuoi messaggeri hai
insultato il Signore e hai detto: Con i miei carri numerosi sono
salito in cima ai monti, sugli estremi gioghi del Libano: ne ho
tagliato i cedri più alti, i suoi cipressi più belli; sono penetrato
nel suo angolo più remoto, nella sua foresta
lussureggiante. Io ho scavato e bevuto acque
straniere; ho fatto inaridire con la pianta dei miei piedi tutti i
torrenti d'Egitto. Non hai forse udito? Da tempo ho
preparato questo; da giorni remoti io l'ho progettato; ora lo
eseguisco. Era deciso che tu riducessi un cumulo di rovine le città
fortificate; i loro abitanti impotenti erano spaventati
e confusi, erano come l'erba dei campi, come una giovane pianta
verde, come l'erba dei tetti, bruciata dal vento
d'oriente. Ti sieda, esca o rientri, io ti
conosco. Siccome infuri contro di me e la tua arroganza
è salita ai miei orecchi, ti porrò il mio anello alle narici e il
mio morso alle labbra; ti farò tornare per la strada, per la quale
sei venuto. Questo ti serva come segno: si mangi
quest'anno il frutto dei semi caduti, nell'anno prossimo ciò che nasce
da sé, nel terzo anno semineranno e mieteranno, pianteranno vigne e
ne mangeranno il frutto. Il resto della casa di Giuda che
scamperà continuerà a mettere radici di sotto e a dar frutto in
alto. Poiché da Gerusalemme uscirà il resto, dal monte
Sion il residuo. Lo zelo del Signore farà ciò. Perciò
dice il Signore contro il re d'Assiria: Non entrerà in questa
città e non vi lancerà una freccia, non l'affronterà con scudi e
non vi costruirà terrapieno. Ritornerà per la strada per
cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del
Signore. Proteggerò questa città per salvarla, per
amore di me e di Davide mio servo".
Ora in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse
nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i
superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti.
Sennàcherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e
rimase a Ninive. Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo
dio, Adram-Mèlech e Sarèzer suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi
quindi al sicuro nel paese di Ararat. Al suo posto divenne re suo figlio
Assarhàddon.
20
In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta
Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Da'
disposizioni per la tua casa, perché morirai e non guarirai". Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il
Signore: "Su, Signore, ricordati che ho camminato davanti a te
con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che a te sembra bene".
Ed Ezechia fece un gran pianto.
Prima che Isaia uscisse dal cortile centrale, il Signore
gli disse: "Torna indietro e riferisci a Ezechia, principe del
mio popolo: Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua
preghiera e visto le tue lacrime; ecco io ti guarirò; il terzo giorno
salirai al tempio. Aggiungerò alla durata della tua vita
quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d'Assiria;
proteggerò questa città per amore di me e di Davide mio servo".
Isaia disse: "Prendete un impiastro di fichi". Lo presero e lo posero
sull'ulcera e il re guarì.
Ezechia disse a Isaia: "Qual è il segno che il Signore mi
guarirà e che, il terzo giorno, salirò al tempio?". Isaia
rispose: "Da parte del Signore questo ti sia come segno che il Signore
manterrà la promessa, fatta a te: Vuoi che l'ombra avanzi di dieci gradi
oppure che retroceda di dieci gradi?". Ezechia disse: "È
facile che l'ombra si allunghi di dieci gradi, non però che torni indietro
di dieci gradi". Il profeta Isaia invocò il Signore e l'ombra
tornò indietro per i dieci gradi che essa aveva già scorsi sulla meridiana
di Acaz.
In quel tempo Merodak-Baladan figlio di Baladan, re di
Babilonia, mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva saputo che Ezechia
era stato malato. Ezechia gioì al loro arrivo. Egli mostrò
agli inviati tutta la camera del suo tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi
e l'olio fino, il suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non
ci fu nulla che Ezechia non mostrasse nella reggia e in tutto il suo
regno.
Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli
domandò: "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?".
Ezechia rispose: "Sono venuti da una regione lontana, da Babilonia". Quegli soggiunse: "Che cosa han visto nella tua reggia?".
Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia; non c'è
nulla nei miei magazzini che io non abbia mostrato loro". Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del
Signore! Ecco giorni verranno in cui quanto si trova nella
tua reggia e quanto hanno accumulato i tuoi antenati fino ad oggi verrà
portato in Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore. Dei figli, che da te saranno nati e che tu avrai generato,
alcuni saranno presi e saranno eunuchi nella reggia di Babilonia". Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi
hai riferita". Egli pensava: "Perché no? Almeno vi saranno pace e
sicurezza durante la mia vita".
Le altre gesta di Ezechia, tutte le sue prodezze, la
costruzione della piscina e del canale, con cui portò l'acqua nella città,
sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Ezechia si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne
re suo figlio Manàsse.
21
Quando divenne re, Manàsse aveva dodici anni; regnò
cinquantacinque anni in Gerusalemme; sua madre si chiamava Chefziba. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando gli
abomini delle popolazioni sterminate già dal Signore all'arrivo degli
Israeliti. Ricostruì le alture demolite dal padre Ezechia,
eresse altari a Baal, innalzò un palo sacro, come l'aveva fatto Acab, re
di Israele. Si prostrò davanti a tutta la milizia del cielo e la servì. Costruì altari nel tempio riguardo al quale il Signore aveva
detto: "In Gerusalemme porrò il mio nome". Costruì altari a
tutta la milizia del cielo nei due cortili del tempio. Fece
passare suo figlio per il fuoco, praticò la divinazione e la magìa,
istituì i negromanti e gli indovini. Compì in tante maniere ciò che è male
agli occhi del Signore, da provocare il suo sdegno. Collocò
l'immagine di Asera, da lui fatta fare, nel tempio, riguardo al quale il
Signore aveva detto a Davide e al figlio Salomone: "In questo tempio e in
Gerusalemme, che mi sono scelta fra tutte le tribù di Israele, porrò il
mio nome per sempre. Non sopporterò più che il piede degli
Israeliti vada errando lontano dal paese che io ho dato ai loro padri,
purché procurino di eseguire quanto ho comandato loro e tutta la legge,
che ha imposto loro il mio servo Mosè". Ma essi non
ascoltarono. Manàsse li spinse ad agire peggio delle popolazioni
sterminate dal Signore alla venuta degli Israeliti.
Allora il Signore disse per mezzo dei suoi servi i
profeti: "Poiché Manàsse re di Giuda ha compiuto tali
abomini, peggiori di tutti quelli commessi dagli Amorrei prima di lui, e
ha indotto a peccare anche Giuda per mezzo dei suoi idoli, per questo dice il Signore Dio di Israele: Eccomi, mando su
Gerusalemme e su Giuda una tale sventura da far rintronare gli orecchi di
chi l'udrà. Stenderò su Gerusalemme la cordicella di Samaria
e il piombino della casa di Acab; asciugherò Gerusalemme come si asciuga
un piatto, che si asciuga e si rovescia. Rigetterò il resto
della mia eredità; li metterò nelle mani dei loro nemici; diventeranno
preda e bottino di tutti i loro nemici, perché hanno fatto
ciò che è male ai miei occhi e mi hanno provocato a sdegno da quando i
loro padri uscirono dall'Egitto fino ad oggi".Manàsse versò anche sangue innocente in grande quantità
fino a riempirne Gerusalemme da un'estremità all'altra, oltre i peccati
che aveva fatto commettere a Giuda, facendo ciò che è male agli occhi del
Signore. Le altre gesta di Manàsse, tutte le sue azioni e le colpe
commesse, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Manàsse si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nel
giardino di casa sua, nel giardino di Uzza. Al suo posto divenne re suo
figlio Amon.
Quando divenne re, Amon aveva ventidue anni; regnò due
anni in Gerusalemme. Sua madre, di Iotba, si chiamava Meshullemet figlia
di Caruz. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come
l'aveva fatto il padre Manàsse. Camminò su tutte le strade su
cui aveva camminato il padre e servì gli idoli che suo padre aveva servito
e si prostrò davanti ad essi. Abbandonò il Signore, Dio dei
suoi padri, e non seguì la via del Signore. Contro Amon congiurarono i suoi ufficiali, che uccisero il
re nel suo palazzo. Ma il popolo del paese uccise quanti
avevano congiurato contro il re Amon. Il medesimo popolo proclamò re al
suo posto il figlio Giosia.
Le altre gesta di Amon, le sue azioni, sono descritte nel
libro delle Cronache dei re di Giuda. Lo seppellirono nel suo
sepolcro, nel giardino di Uzza. Al suo posto divenne re suo figlio Giosia.
22
Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun
anni in Gerusalemme. Sua madre, di Boscat, si chiamava Iedida figlia di
Adaia. Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, imitando
in tutto la condotta di Davide, suo antenato, senza deviare né a destra né
a sinistra.
Nell'anno diciotto del suo regno, Giosia mandò Safàn figlio
di Asalia, figlio di Mesullàm, scriba, nel tempio dicendogli: "Va' da Chelkia sommo sacerdote; egli raccolga il denaro
portato nel tempio, che i custodi della soglia hanno raccolto dal popolo. Lo consegni agli esecutori dei lavori, addetti al tempio;
costoro lo diano a quanti compiono le riparazioni del tempio, ossia ai falegnami, ai costruttori e ai muratori e l'usino per
acquistare legname e pietre da taglio occorrenti per il restauro del
tempio. Non c'è bisogno di controllare il denaro consegnato
nelle mani di costoro, perché la loro condotta ispira fiducia".
Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba
Safàn: "Ho
trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a Safàn,
che lo lesse. Lo scriba Safàn quindi andò dal re e gli riferì:
"I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno
consegnato agli esecutori dei lavori, addetti al tempio". Inoltre lo scriba Safàn riferì al re: "Il sacerdote Chelkia
mi ha dato un libro". Safàn lo lesse davanti al re.
Udite le parole del libro della legge, il re si lacerò le
vesti. Egli comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikam figlio
di Safàn, ad Acbor figlio di Michea, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro
del re: "Andate, consultate il Signore per me, per il popolo
e per tutto Giuda, intorno alle parole di questo libro ora trovato;
difatti grande è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi
perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro e
nelle loro azioni non si sono ispirati a quanto è stato scritto per
noi".
Il sacerdote Chelkia insieme con Achikam, Acbor, Safàn e
Asaia andarono dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tikva,
figlio di Carcas, guardarobiere; essa abitava in Gerusalemme nel secondo
quartiere. L'interrogarono ed essa rispose loro: "Dice il
Signore Dio di Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me: Così parla il Signore: Eccomi, io faccio piombare una
sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, attuando tutte le parole del
libro lette dal re di Giuda, perché hanno abbandonato me e
hanno bruciato incenso ad altri dèi per provocarmi a sdegno con tutte le
opere delle loro mani; la mia collera divamperà contro questo luogo e non
si spegnerà! Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare
il Signore, riferirete: Queste cose dice il Signore Dio d'Israele: Quanto
alle parole che hai udito,... poiché il tuo cuore si è
intenerito e ti sei umiliato davanti al Signore, udendo le mie parole
contro questo luogo e contro i suoi abitanti, che cioè diverranno una
desolazione e una maledizione, ti sei lacerate le vesti e hai pianto
davanti a me, anch'io ti ho ascoltato. Oracolo del Signore. Per questo, ecco, io ti riunirò ai tuoi padri; sarai composto
nel tuo sepolcro in pace; i tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che
io farò piombare su questo luogo". Quelli riferirono il messaggio al
re.
23
Per suo ordine si radunarono presso il re tutti gli anziani
di Giuda e di Gerusalemme. Il re salì al tempio del Signore
insieme con tutti gli uomini di Giuda e con tutti gli abitanti di
Gerusalemme, con i sacerdoti, con i profeti e con tutto il popolo, dal più
piccolo al più grande. Ivi fece leggere alla loro presenza le parole del
libro dell'alleanza, trovato nel tempio. Il re, in piedi
presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al Signore, impegnandosi a
seguire il Signore e a osservarne i comandi, le leggi e i decreti con
tutto il cuore e con tutta l'anima, mettendo in pratica le parole
dell'alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo aderì
all'alleanza. Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del
secondo ordine e ai custodi della soglia di condurre fuori del tempio
tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia
del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne
portò la cenere a Betel. Destituì i sacerdoti, creati dai re
di Giuda per offrire incenso sulle alture delle città di Giuda e dei
dintorni di Gerusalemme, e quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla
luna, alle stelle e a tutta la milizia del cielo. Fece portare
il palo sacro dal tempio fuori di Gerusalemme, nel torrente Cedron, e là
lo bruciò e ne fece gettar la cenere nel sepolcro dei figli del popolo. Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio, e
nelle quali le donne tessevano tende per Asera. Fece venire
tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, profanò le alture, dove i
sacerdoti offrivano incenso, da Gheba a Bersabea; demolì l'altura dei
satiri, che era davanti alla porta di Giosuè governatore della città, a
sinistra di chi entra per la porta della città.
Però i sacerdoti delle alture non salirono più all'altare
del Signore in Gerusalemme, anche se mangiavano pane azzimo in mezzo ai
loro fratelli. Giosia profanò il Tofet, che si trovava nella
valle di Ben-Hinnòn, perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio
figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch. Fece scomparire i cavalli che i re di Giuda avevano
consacrati al sole all'ingresso del tempio, nel locale dell'eunuco
Netan-Mèlech, che era nei cortili, e diede alle fiamme i carri del sole. Demolì gli altari sulla terrazza del piano di sopra di
Acaz,
eretti dai re di Giuda, e gli altari eretti da Manàsse nei due cortili del
tempio, li frantumò e ne gettò la polvere nel torrente Cedron. Il re profanò le alture che erano di fronte a Gerusalemme, a
sud del monte della perdizione, erette da Salomone, re di Israele, in
onore di Astàrte, obbrobrio di quelli di Sidòne, di Càmos, obbrobrio dei
Moabiti, e di Milcom, abominio degli Ammoniti. Fece a pezzi
le stele e tagliò i pali sacri, riempiendone il posto con ossa umane.
Demolì anche l'altare di Betel e l'altura eretta da
Geroboamo figlio di Nebàt, che aveva fatto commettere peccati a Israele;
demolì quest'altare e l'altura; di quest'ultima frantumò le pietre,
rendendole polvere; bruciò anche il palo sacro.
Volgendo Giosia lo sguardo intorno vide i sepolcri che
erano sul monte; egli mandò a prendere le ossa dai sepolcri e le bruciò
sull'altare profanandolo secondo le parole del Signore pronunziate
dall'uomo di Dio quando Geroboamo durante la festa stava presso l'altare.
Quindi si voltò; alzato lo sguardo verso il sepolcro dell'uomo di Dio che
aveva preannunziato queste cose, Giosia domandò: "Che è quel
monumento che io vedo?". Gli uomini della città gli dissero: "È il
sepolcro dell'uomo di Dio che, partito da Giuda, preannunziò quanto tu hai
fatto contro l'altare di Betel". Egli disse: "Lasciatelo in
pace; nessuno rimuova le sue ossa". Le ossa di lui in tal modo furono
risparmiate, insieme con le ossa del profeta venuto da Samaria. Giosia eliminò anche tutti i templi delle alture,
costruiti dai re di Israele nelle città della Samaria per provocare a
sdegno il Signore. In essi ripetè quanto aveva fatto a Betel. Immolò sugli altari tutti i sacerdoti delle alture locali e
vi bruciò sopra ossa umane. Quindi ritornò in Gerusalemme.
Il re ordinò a tutto il popolo: "Celebrate la pasqua per
il Signore vostro Dio, con il rito descritto nel libro di questa
alleanza". Difatti una pasqua simile non era mai stata
celebrata dal tempo dei Giudici, che governarono Israele, ossia per tutto
il periodo dei re di Israele e dei re di Giuda. In realtà,
tale pasqua fu celebrata per il Signore, in Gerusalemme, solo nell'anno
diciotto di Giosia. Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli
indovini, i terafim, gli idoli e tutti gli abomini, che erano nel
paese di Giuda e in Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della
legge scritte nel libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio. Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse
convertito al Signore con tutto il cuore e con tutta l'anima e con tutta
la forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non ne sorse un
altro simile.
Tuttavia il Signore non attenuò l'ardore della sua grande
ira, che era divampata contro Giuda a causa di tutte le provocazioni di
Manàsse. Perciò il Signore disse: "Anche Giuda allontanerò
dalla mia presenza, come ho allontanato Israele; respingerò questa città,
Gerusalemme, che mi ero scelta, e il tempio di cui avevo detto: Ivi sarà
il mio nome". Le altre gesta di Giosia e tutte le sue azioni sono
descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Durante il suo regno, il faraone Necao re di Egitto
si mosse per soccorrere il re d'Assiria sul fiume Eufrate. Il re Giosia gli
andò incontro, ma Necao l'uccise in Meghiddo al primo urto. I suoi ufficiali
portarono su un carro il morto da Meghiddo a Gerusalemme e lo seppellirono
nel suo sepolcro. Il popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia, lo unse
e lo proclamò re al posto di suo padre.
Quando divenne re, Ioacaz aveva ventitrè anni; regnò
tre mesi in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di
Geremia. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto avevano
fatto i suoi padri.
Il faraone Necao l'imprigionò a Ribla, nel paese di
Amat, per non farlo regnare in Gerusalemme; al paese egli impose un gravame di
cento talenti d'argento e di un talento d'oro. Il faraone Necao nominò re
Eliakìm figlio di Giosia, al posto di Giosia suo padre, cambiandogli il nome in
Ioiakìm. Quindi prese Ioacaz e lo deportò in Egitto, ove morì. Ioiakìm consegnò
l'argento e l'oro al faraone, avendo tassato il paese per pagare il denaro
secondo la disposizione del faraone. Con una tassa individuale, proporzionata ai
beni, egli riscosse l'argento e l'oro dal popolo del paese per consegnarlo al
faraone Necao.
Quando divenne re, Ioiakìm aveva venticinque anni;
regnò undici anni in Gerusalemme. Sua madre, di Ruma, si chiamava Zebida, figlia
di Pedaia. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto avevano
fatto i suoi padri.
24
Durante il suo regno, Nabucodónosor re di Babilonia gli
mosse guerra; Ioiakìm gli fu sottomesso per tre anni, poi gli si ribellò.
Il Signore mandò contro di lui bande armate di Caldei, di
Aramei, di Moabiti e di Ammoniti; le mandò in Giuda per annientarlo,
secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo dei suoi
servi, i profeti. Ciò avvenne in Giuda solo per volere del
Signore, che volle allontanarlo dalla sua presenza a causa del peccato di
Manàsse, per tutto ciò che aveva fatto, e anche a causa del
sangue innocente versato quando aveva riempito di sangue innocente
Gerusalemme; per questo il Signore non volle placarsi.
Le altre gesta di Ioiakìm e tutte le sue azioni sono
descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Ioiakìm si
addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne re suo figlio
Ioiachìn. Il re d'Egitto non uscì più dal suo paese, perché il re di
Babilonia, dal torrente di Egitto sino al fiume Eufrate, aveva conquistato
quanto una volta apparteneva al re d'Egitto.
Ioiachìn aveva diciotto anni, quando divenne re; regnò tre
mesi in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Necusta,
figlia di Elnatàn. Fece ciò che è male agli occhi del Signore,
secondo quanto aveva fatto suo padre.
In quel tempo gli ufficiali di Nabucodònosor re di
Babilonia marciarono contro Gerusalemme; la città subì l'assedio. Nabucodònosor re di Babilonia giunse presso la città, mentre
i suoi ufficiali l'assediavano. Ioiachìn re di Giuda si
presentò con sua madre, i suoi ministri, i suoi capi e i suoi eunuchi, al
re di Babilonia; questi, nell'anno ottavo del suo regno, lo fece
prigioniero. Il re di Babilonia portò via di là tutti i
tesori del tempio e i tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti
d'oro, che Salomone re di Israele aveva posti nel tempio. Così si adempì
la parola del Signore. Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti
i capi, tutti i prodi, in numero di diecimila, tutti i falegnami e i
fabbri; rimase solo la gente povera del paese. Deportò in
Babilonia Ioiachìn, la madre del re, le mogli del re, i suoi eunuchi e le
guide del paese, conducendoli in esilio da Gerusalemme in Babilonia. Tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i
falegnami e i fabbri, in numero di mille, e tutti i guerrieri più prodi
furono condotti in esilio a Babilonia dal re di Babilonia. Il
re di Babilonia nominò re, al posto di Ioiachìn, Mattania suo zio,
cambiandogli il nome in Sedecìa.
Quando divenne re, Sedecìa aveva ventun anni; regnò undici
anni in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di
Geremia. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo
quanto aveva fatto Ioiakìm. Ciò accadde in Gerusalemme e in
Giuda a causa dell'ira del Signore, tanto che infine li allontanò da sé.
Sedecìa poi si ribellò al re di Babilonia.
25
Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del
mese, Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro
Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere
d'assedio. La città rimase assediata fino all'undecimo anno
del re Sedecìa. Al nono giorno del quarto mese, quando la fame
dominava la città e non c'era più pane per la popolazione, fu
aperta una breccia nelle mura della città. Allora tutti i soldati
fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta fra le due
mura, presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano tutt'intorno alla
città, presero la via dell'Araba. I soldati dei Caldei inseguirono il re nelle steppe di
Gèrico, mentre tutto il suo esercito si disperse abbandonandolo. Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a Ribla ove fu
pronunziata contro di lui la sentenza. Furono uccisi alla
presenza di Sedecìa i suoi figli e a lui Nabucodònosor fece cavare gli
occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia.
Il settimo giorno del quinto mese - era l'anno decimonono
del re Nabucodònosor re di Babilonia - Nabuzardàn, capo delle guardie,
ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme, bruciò il
tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte
le case di lusso. Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il
capo delle guardie, demolì il muro intorno a Gerusalemme. Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che
era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di
Babilonia e il resto della moltitudine. Il capo delle guardie
lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli.
I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel
tempio, le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono
tutto il loro bronzo in Babilonia. Essi presero ancora le
caldaie, le palette, i coltelli, le coppe e tutte le suppellettili di
bronzo che servivano al culto. Il capo delle guardie prese
ancora i bracieri e i bacini, quanto era d'oro puro e quanto era d'argento
puro. Quanto alle due colonne, al grande bacino e alle basi,
tutto opera di Salomone per il tempio, non si poteva calcolare il peso del
loro bronzo, cioè di tutti questi oggetti. Delle colonne,
poi, ciascuna era alta diciotto cubiti ed era sormontata da un capitello
di bronzo, la cui altezza era di cinque cubiti; tutto intorno al capitello
c'erano un reticolato e melagrane, tutto di bronzo; così pure era l'altra
colonna.
Il capo delle guardie prese Seraià, sacerdote capo, e
Zofonia, sacerdote del secondo ordine, insieme con tre custodi della
soglia. Dalla città egli prese un funzionario, che era a capo
dei guerrieri, cinque uomini fra gli intimi del re, che furono trovati in
città, il segretario del capo dell'esercito, che arruolava il popolo del
paese, e sessanta uomini del popolo del paese, che si trovavano in città.
Nabuzardàn capo delle guardie li prese e li condusse al re di
Babilonia, a Ribla. Il re di Babilonia li fece uccidere a
Ribla, nel paese di Amat. Così fu deportato Giuda dal suo paese.
Quanto al popolo che restava nel paese di Giuda,
lasciatovi da Nabucodònosor re di Babilonia, gli fu posto a loro capo
Godolia figlio di Achikam, figlio di Safàn. Quando tutti i
capi delle bande armate e i loro uomini seppero che il re di Babilonia
aveva fatto governatore Godolia, si presentarono a costui in Mizpà. Essi
erano: Ismaele figlio di Netania, Giovanni figlio di Kareach, Seraia
figlio di Tancumet, il Netofatita e Iaazania figlio del Maacateo, insieme
con i loro uomini. Godolia giurò a loro e ai loro uomini:
"Non temete da parte degli ufficiali dei Caldei; rimanete nel paese e
servite il re di Babilonia; sarà per il vostro meglio".
Nel settimo mese venne Ismaele figlio di
Netania, figlio
di Elisama, di stirpe regale, con dieci uomini; costoro colpirono a morte
Godolia, i Giudei e i Caldei che erano con lui in Mizpà. Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi delle
bande armate si mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte dei
Caldei. Ora nell'anno trentasette della deportazione di
Ioiachìn,
re di Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach
re di Babilonia, nell'anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di
Giuda e lo fece uscire dalla prigione. Gli parlò con
benevolenza, gli assegnò un seggio superiore ai seggi dei re che si
trovavano con lui in Babilonia e gli fece cambiare le vesti
che aveva portato nella prigione. Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del
re per tutto il resto della sua vita. Il suo vitto quotidiano
gli fu assicurato sempre dal re di Babilonia, finché
visse.
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