Santi O-P-Q

Olga di Kiev - Olimpia Onesimo - Onofrio - Ormisda - Orsola - Ottone di Bamberga

Pafnunzio - Pancrazio - Panfilo - Pantaleone - Paola - Paolo - Paolo I Papa - Paolo primo eremita - Paolo il semplice - Paolo Miki - Pasquale I Papa - Pasquale Baylon - Patrizia - Patrizio d'Irlanda - Pelagia - Pier Damiani - Pietro - Pietro Chanel - Pietro d'Alcantara - Pietro Crisologo - Pio V Papa - Pio da Pietrelcina - Policarpo - Pompilio Maria Pirrotti - Prassede - Pulcheria

Quirino

 

Santa Olga di Kiev

(Vybuti, 890 - Costantinopoli ?, 11 luglio 969)

 


Santa Olga fu probabilmente la prima cristiana russa. Nacque nell’890 nel villaggio Vybuti, sul fiume Velika. Nell'anno 913 contrasse matrimonio col principe Igor di Kiev, uno di tanti signori che arrivavano dal Baltico e che ebbe modo di incontrare nel suo mestiere di traghettatrice sul fiume. 
Ebbe la disgrazia che assassinassero suo marito. Essendo ancora non credente, fece giustiziare i mandanti dell'omicidio e impose tasse e condizioni durissime ai loro subalterni. Con valore e costanza, con dignità e diplomazia portò a termine la reggenza durante la minore età di suo figlio Svistoslav. 
Quando conobbe il cristianesimo per aderirvi si preparò scrupolosamente e chiese essere battezzata a Costantinopoli nell'anno 945. Olga con la sua conversione e con la sua opera e i suoi viaggi contribuì attivamente  all’evangelizzazione nel regno. Morì a circa 80 anni l’11 luglio 969. 
Suo nipote san Vladimiro, figlio di Svistoslav, convertitosi anch'egli a insaputa di Olga, imporrà al paese russo la religione cristiana come religione ufficiale dello Stato nel 987. (Dall'
Enciclopedia Cattolica).

Santa Olimpia

(Costantinopoli, 361 - Nicomedia, 408)

 


Santa Olimpia o Olimpiade fu figliuola del conte Seleuco, uno dei principali e più ricchi personaggi dell'Impero. Essendo ancor fanciulla perde il Padre, e rimase erede d'immense ricchezze, Un suo zio per nome Procopio prese cura di lei; e quando fu giunta all'età di 16 anni la maritò a Nebridio giovane d'alto lignaggio, e che già era stato Prefetto di Costantinopoli. Furono queste nozze onorate dalla presenza di molti Vescovi; e S. Gregorio Nazianzeno, che vi fu invitato, per esser incomodato dalla podagra non v'intervenne, ma inviò ai due Sposi un eccellente Poema per istruirli degli obblighi dello stato coniugale. Rimase però Olimpia vedova dopo venti mesi per la morte immatura di Nebridio; e dipoi avendo ricusalo di maritarsi nuovamente con Elpino cugino dell'Imperatore Teodosio, si diede tutta agli esercizi di pietà, e a praticare le più insigni virtù. Si mise sotto la direzione di S. Giovanni Crisostomo, per cui fu spogliala dei beni, ed esiliata. Ricevé ancora per la stessa cagione altri oltraggi che sopportò sempre con ammirabile costanza, sino a che andò a godere la mercede dei suoi meriti in Cielo. (Da S. Giovanni Crisostomo). 

Sant'Onesimo 

(Frigia, I sec.) 

 

 


S. Onesimo nativo della Frigia era schiavo di Filemone, il quale essendo stato convertito da S. Paolo alla fede di Gesù Cristo, divenne uno dei suoi più fedeli amici e discepoli. Onesimo non avendo che un cuor servile, non amava il suo padrone; onde infedele al medesimo, lo derubò, e se ne fuggì. Avendo dissipato ciò che aveva portato via, andò a Roma con la speranza di migliorare la sua sorte in quella capitale dell'Impero. Ivi trovò S. Paolo, il quale vi era stato condotto prigioniero. Onesimo non poté dissimulare al medesimo il suo delitto, ed il S. Apostolo avendogliene dimostrata l'enormità, lo istruì nella Cattolica Religione; ed essendosi egli convertito, lo battezzò. Liberato così dalla schiavitù del peccato, fu anche per opera di S. Paolo messo in libertà da Filemone, il quale dopo avergli perdonata la sua colpa lo rimandò al S. Apostolo, di cui fu uno dei più ferventi seguaci ed aiutanti nella propagazione del Vangelo. Quantunque ci sia ignota la fine della sua vita, si crede comunemente con sufficiente fondamento, che compisse la sua carriera con un glorioso martirio. 

 

Sant'Onofrio

(Egitto, V sec.)

 

 

Dall'Egitto ci viene la memoria di questo Santo, che visse nel IV secolo e fu solitario nella Tebaide. Visse per quarant'anni nel più completo isolamento, dimenticato dagli uomini, ma presente agli occhi di Dio. Di lui non avremmo saputo più nulla, se la Provvidenza non avesse diretto verso il suo rifugio i passi di un altro celebre solitario d'Egitto, San Pafnuzio. Quando questi lo scorse, ne restò spaventato, e fu quasi sul punto di fuggire. Sant'Onofrio gli appare infatti come un gran vecchio dalla pelle color del bronzo, rinsecchita contro le ossa magre, gli occhi incavati dentro profonde orbite, in una cascata di capelli bianchi che, confondendosi con la barba, lo coprivano fino ai piedi. Viveva, da tempo immemorabile, in una grotta segreta, dissetato da una fonte e nutrito dai datteri di una palma. San Pafnuzio trascorse con lui quella notte, dividendo con il vegliardo il pane eucaristico, che fu anche l'estremo viatico del solitario bruciato dal deserto. All'alba, infatti, San Pafnuzio trovò Onofrio steso per terra, morente. Lo benedì nel trapasso, e dopo averne vegliato la spoglia, lo seppellì pietosamente, nel luogo stesso della sua lunga penitenza. Così, dietro i passi commossi del monaco Pafnuzio, la storia di San Onofrio tornò nel più vasto mondo, venne risaputa e ripetuta, acquistando via via i colori favolosi della leggenda, con particolari sempre più pittoreschi e commoventi, drammatici e portentosi. E con la fama di quell'incredibile vicenda, si diffuse il culto per il Santo solitario, che i Crociati soprattutto portarono anche in paesi lontanissimi dall'Egitto: in Italia, in Francia e in Inghilterra. Con il culto del Santo, anche il suo nome divenne, se non comune, abbastanza frequente, non tanto in Italia e in Francia, quanto proprio nei paesi anglosassoni, dove è ancora ripetuto sotto la forma, quasi irriconoscibile, di Humphrey.

Sant'Ormisda Papa

(Frosinone, ? - Roma, 6 agosto 523)

 

Quando fu eletto pontefice, il 26 luglio del 514, Celio Ormisda era vescovo e padre di un figlio, Silverio, che nel 536 sarà anch’egli papa. La sua patria è contestata tra Venafro e Frosinone, di cui ormai lo considerano originario tutti gli attuali storici della Chiesa, ma senza alcun fondamento obiettivo. E’ da notare però che fino al secolo XVIII la maggior parte degli autori si limitava a qualificarlo genericamente “campanus” e, accanto ad una minoranza che lo riteneva frusinate, non mancarono di quelli che lo accreditavano per venafrano. Tra i più noti si segnalano il Pagi (1525), il Panvinio (1557), il Mazzella (1586), il Regio (1595), il Cherubino (1655), il Ciacconio (1677), il Bernino(1706), l’Ughelli (1720). Questi autori, attingendo alla fonte più remota, il Liber Pontificalis risalente al VI secolo, ritennero di potere affermare che Frosinone non fu patria di Ormisda, bensì di Giusto suo padre. L’antico codice, infatti, si esprime così:”Hormisdam natione campanus ex patre Justo de civitate Frosinone”.
Una delle prime preoccupazioni del nuovo Papa fu di rimuovere le ultime
vestigia dello scisma Laurenziano a Roma, riaccogliendo nella Chiesa coloro che non si erano ancora riconciliati. Gran parte del suo papato fu dedicata a ricucire lo strappo che esisteva sin dal 484 tra Oriente ed Occidente a causa dello Scisma Acaciano. Questo era stato prodotto come risultato del tentativo di Acacio di Costantinopoli di placare i Monofisiti. La Chiesa di Costantinopoli venne riunita con Roma nel 519, attraverso la confessione di fede che viene detta Formula di Ormisda.
Nell'arte, Ormisda viene raffigurato come un giovane uomo con un cammello. Ormisda è il santo patrono dei palafrenieri e degli stallieri. Viene ricordato il 6 agosto, giorno della morte. (Dal sito del Comune di Venafro), e 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant' Orsola 

( ?, IV sec.)

 

Una "Passio" del X secolo narra di una giovane d'eccezionale bellezza, Orsola, figlia di un sovrano bretone, che si era segretamente consacrata a Dio ma che fu chiesta in sposa dal principe pagano Ereo. Il rifiuto da parte della vergine avrebbe scatenato una guerra ed anche per questo, consigliata da un angelo nel corso di una visione avuta in sogno, chiese di poter rimandare la decisione di tre anni, per meglio comprendere la volontà del Signore e nella speranza che il promesso sposo si 
convertisse al cristianesimo e cambiasse idea. Allo scadere del tempo stabilito, ancora esortata da un 
messaggero divino, Orsola prese il mare con numerose compagne e, secondo alcune versioni, anche con il promesso sposo. Attraversò il tratto fra l'Inghilterra ed il continente su una flotta di undici navi, poi, sospinta anche da una tempesta, risalì il corso del Reno fino a Colonia (Germania) e successivamente a Basilea, in Svizzera, da dove proseguì a piedi, in devoto e variopinto pellegrinaggio, fino a Roma. Probabilmente valicò il Gran San Bernardo e seguitò poi per Aosta, Ivrea e Vercelli sulla Via Francigena, l'itinerario che da Canterbury portava a Roma, una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio verso la capitale della Cristianità. Ma, ipotesi suggestiva e nient'affatto inverosimile, avrebbe anche potuto optare per una deviazione verso Chambery e di qui, attraverso il Colle del Moncenisio, giungere più agevolmente nella Val di Susa per poi proseguire in direzione di Asti, transitando addirittura per Poirino.Comunque sia, a Roma Orsola e le sue compagne furono accolte da papa Ciriaco, personaggio che però non è mai storicamente esistito. Successivamente, di ritorno in patria per la stessa via, transitò per Colonia, che nel frattempo era stata conquistata da Attila: qui le vergini, esortate da Orsola alla fermezza, furono subito trucidate dalla furia dei barbari in un solo giorno, mentre il famigerato re unno, invaghito dalla sua bellezza, risparmiò Orsola, che chiese anch'egli in sposa, promettendole salva la vita. Al suo rifiuto la fece però uccidere a colpi di freccia, e con lei, secondo una tarda versione, fu ucciso pure papa Ciriaco, che l'aveva seguita nel suo viaggio. La presenza di questo personaggio inventato non toglie però autenticità al racconto, perché è fondato su di un dato storico: alcune reliquie rinvenute in una chiesa di Colonia, accompagnate da un'antica iscrizione in cui un certo Clematius affermava di aver voluto costruire un edificio sacro sul luogo dove alcune vergini erano state uccise per la loro fede, un martirio avvenuto probabilmente sotto Diocleziano. L'iscrizione riporta i nomi di alcune di queste antiche martiri (Aurelia, Cordola, Cunera, Pinnosa, Cunegonda e Odialia di Britannia), tra cui anche quello di Orsola. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

Sant'Ottone di Bamberga

(Mistelbach, 1062 - Bamberga, 1139)

 


S. Ottone nacque nella Svezia da genitori molto nobili, ma sprovvisti di rendite. Ricevé dai medesimi un'ottima educazione e, dopo la loro morte per non aggravare il fratello, si mise a fare in Polonia il maestro di scuola, guadagnandosi così il vitto con le proprie fatiche. La sua virtù lo rese molto accetto a Boleslao Duca di Polonia, che si servì di lui in vari importanti affari. L'Imperatore Enrico, conosciuto il suo merito lo volle presso di sé; e non ostante la sua umiltà e ripugnanza, lo nominò al Vescovado di Bamberga. Ottone si mostrò degno di una si eminente dignità, per la somma premura che sempre ebbe di adempierne esattamente i doveri. Chiamato dal Duca Boleslao alla conversione dei popoli della Pannonia, rinnovò gli esempi degli Apostoli nell'annunziare a quegl'infedeli le verità del Vangelo; poiché non solo s'impiegò con tutto lo zelo nella loro conversione, ma sopportò con pazienza gl'insulti di quelli, che lo perseguitavano; e richiamò nel grembo della Chiesa coloro, che avevano miseramente apostatato. Giunto all'età di anni 70, carico di meriti se ne volò alla patria dei giusti, per riceverne l'eterna mercede. (Dai Bollandisti).

 

San Pafnunzio

(Egitto, V sec.)

 


S. Pafnunzio nacque in Egitto; e mosso dagli esempi di tanti Santi Eremiti che rendevano allora così celebre quel paese, si determinò di voltare anch'egli le spalle al secolo presente, per andare in cerca di quella permanente città, dove tutti gli abitatori loderanno Iddio in eterno. Diceva perciò a sé stesso: "Giacché il ciclo merita d'essere anteposto alla terra; giacché il primo è la mia patria, e la terra non è se non un esilio, perché non indirizzerò il mio corso verso di quello, perché non fuggirò da questa?" Animato infatti da tali sentimenti si allontanò dalla patria, e si ritirò nel Monastero di Pisper verso i confini dell'Egitto e della Tebaide inferiore. Quivi sotto la condotta del grande S. Antonio fece tali progressi nelle virtù, che dopo pochi anni venne riguardato non più come discepolo, ma come maestro. Fatto Vescovo d'una città della Tebaide superiore, intervenne al gran Concilio Niceno, e difese con intrepidezza la fede della Chiesa contro gli eretici Ariani. Ebbe parte in tutti i canoni di quel Concilio, e in una decrepita età mori d'una morte preziosa al cospetto del Signore. (Dal Tillemont).

San Pancrazio

( Sinnada nella Frigia,  289 ca.  – Roma, 12 maggio 304)

 

 

San Pancrazio era di origine nobilissima. Perse i genitori in Frigia, e fu lasciato sotto la tutela dello zio Dionisio. Rientrarono successivamente tutti e due a Roma, dove avevano vasti possedimenti. Proprio in quella zona si stava nascondendo, con i suoi fedeli, il papa Cornelio. Dionisio e Pancrazio ricevettero da lui la fede. Dionisio più tardi morì in pace. Pancrazio invece fu catturato e portato al cospetto dell'Imperatore. Aveva allora circa quattordici anni ed era di una bellezza incantevole. Diocleziano non avrebbe voluto farlo morire, e gli disse: "Ragazzetto, stai attento, che rischi di morire male. Tu sei giovane, ed è facile che ti ingannino; sei di famiglia nobile, e sei stato un caro amico di mio figlio. Voglio da te che tu lasci perdere questa pazzia, e ti considererò come uno dei miei figli". Pancrazio rispose: "I tuoi dei, quelli che mi vuoi spingere ad adorare, sono degli impostori; si stupravano tra fratelli, e non risparmiavano neanche i genitori: se tu vedessi far cose simili ai tuoi servi, li faresti subito uccidere. Mi stupisco anzi come tu non ti vergogni ad adorare dei del genere". L'imperatore, sentendosi battuto dal ragazzo, lo fece decapitare lungo la via Aurelia; era attorno all'anno 287.  (Dall'Almanacco dei Santi).

 

San Panfilo

(IV sec. Fenicia, ? - Cesarea, ?)

 


S. Panfilo nato in una città della Fenicia di illustre famiglia, attese con tal successo agli studi, che riuscì uno dei più  dotti ed accreditati uomini dei suoi tempi. Si applicò particolarmente allo studio della S. Scrittura, e della cristiana filosofia, da cui apprese a regolare i suoi costumi secondo le massime dell'Evangelo. Arricchito di questi spirituali tesori, abbandonò il mondo, e fissò la sua dimora in Cesarea per attendervi all'esercizio dello opere buone, all'acquisto delle virtù, ed alla propria santificazione. Per la vita pura, e singolare dottrina meritò di essere elevato al Sacerdozio, di cui si studiò di adempire tutti i doveri, applicandosi specialmente alla salute del prossimo, al quale procurò di comunicare quella scienza di cui la divina bontà lo aveva abbondantemente fornito. Tante singolari prerogative furono coronale da una costante perseveranza messa alla prova dei più crudeli tormenti, che gli furono fatti soffrire dai Governatori, che per ordine dell' Imperatore Massimino perseguitavano i Cristiani; e dopo un glorioso martirio ottenne l'eterna gloria, promessa a chi persevera sino alla fine.  (Da Eusebio Cesariense).

 

San Pantaleone

(Nicomedia, III sec. - 305) 

 


S. Pantaleone medico di professione, viveva in tempo che Galerio Massimiano perseguitava crudelmente i cristiani. Egli che adorando Gesù Cristo, detestava l'empietà di questo tiranno e si rideva delle sue folli divinità, esercitò tutto lo zelo per la salute delle anime dei suoi prossimi, come non aveva mancato dì valersi della sua abilità per la salute dei loro corpi; ond'è che riconosciuto ancor egli per Cristiano dagl'infedeli, meritò di spargere con invitto coraggio il suo sangue per Gesù Cristo nella città di Nicomedia. In questo giorno fa ancora menzione il Martirologio Romano di alcuni altri Santi Martiri, i quali nel tempo che la Spagna era in potere dei Maomettani, esortati da questi con le lusinghe di grandi promesse a rinunziare alla Religione Cristiana, tutti d'accordo coraggiosamente risposero che erano vane tutte le loro promesse; e che essi disprezzavano questa vita caduca e transitoria, per la speranza che avevano di conseguirne una migliore. Furono allora caricati di catene e posti in un carcere,d'onde furono estratti per esser ricondotti avanti al giudice; il quale trovandoli ancora immobili e perseveranti nella Fede, li fece barbaramente trucidare. (Da S. Eulogio).

Santa Paola

(Roma, 5 maggio 347 - Betlemme, 26 gennaio 406)

 

 
Di ricchissima famiglia dell'alta aristocrazia romana, Paola nasce durante il regno di Costantino II. A quindici anni sposa Tossozio, un nobile del suo rango. Il suo è un matrimonio felice il cui frutto sono quattro figlie, Blesilla, Paolina, Eustochio e Ruffina, e un figlio, Tossozio. Ma a 32 anni Paola rimane vedova. Decide allora di aprire la casa accogliendo incontri, riunioni di preghiera e di approfondimento della dottrina cristiana, iniziative per i poveri. Nel 382 invita agli incontri il dalmata Girolamo, giunto a Roma insieme a due vescovi d'Oriente. Nel 384 Girolamo riparte verso la Terrasanta per dedicarsi all'opera di traduzione in latino delle scritture. L'anno successivo parte verso l'Oriente anche Paola, accompagnata dalla figlia Eustochia, mentre Paolina, a Roma, si occuperà di Ruffina e Tossozio. Spende le sue ricchezze per creare una casa destinata ai pellegrini, e due monasteri, uno maschile e uno femminile. Paola prende dimora in quello femminile, nel quale si costituisce una comunità sotto la sua guida. Morirà qui a 59 anni. (Da: L'Avvenire).

 

San Paolo 

(Tarso, ? - Roma, 67)

 

       

San Paolo, detto Saulo prima della sua conversione, da persecutore dei Cristiani divenne loro fortissimo difensore; e riuscì propagatore Apostolico del Vangelo ai Gentili, dopo essere stato mirabilmente illuminato e convertito dalla Divina grazia. La sua vita fu un continuo martirio, perché soffrì innumerevoli persecuzioni e prigionie per amore del suo dolcissimo Gesù, il Nome di cui ad onta dell'Inferno, con gli scritti e con le parole andava propagando per varie province per la conoscenza delle genti, a gran consolazione sua, e molto frutto delle anime altrui. Soleva impiegar quel tempo che gli sopravanzava dal predicare la Divina parola nell'esercizio di opere manuali, per fuggire l’ozio e per guadagnarsi il vitto quotidiano. Fu amico e compagno di S. Pietro in vita ed in morte, perché nello stesso giorno, nel quale morì S. Pietro, ricevé ancor egli la ricompensa delle sue apostoliche fatiche, lasciando in Roma sotto la spada del carnefice il suo capo; e sciogliendosi dai legami del corpo per andar a vivere eternamente con Cristo, per la cui gloria aveva tanto faticato e sofferto. (Dagli Annali Ecclesiastici).

 

San Paolo I Papa 

 

La sua prima apparizione fu come diacono a Roma e venne spesso impiegato da suo fratello, Papa Stefano III, nei negoziati con i re longobardi.
Dopo la morte di Stefano (26 aprile 757) Paolo venne scelto come suo successore da coloro i quali desideravano una continuazione delle politiche del Papa precedente. Il regno del nuovo Papa venne dominato dalle sue relazioni con i re franchi e longobardi e con l'Imperatore bizantino. Egli adottò un tono indipendente nell'informare l'esarca di Ravenna della sua elezione, ma scrisse a Pipino il Breve che l'alleanza con i Franchi doveva essere mantenuta inalterata, essendo stato costretto a questo corso dall'atteggiamento del re longobardo, Desiderio. Quest'ultimo controllava le città di Imola, Osimo, Bologna, ed Ancona, che erano pretese da Roma, e nel 758 prese i ducati di Spoleto e Benevento.
Nello stesso Desiderio visitò Roma e spinse Paolo a scrivere una lettera a Pipino chiedendogli di riconoscere tutte le pretese longobarde ad eccezione di Imola; un'altra lettera di tenore opposto venne inviata dallo stesso messaggero. Pipino trovò consigliabile mantenere buone relazioni con Desiderio, e Paolo non ottenne niente dal suo doppio gioco. Successivamente comunque, Pipino diede al Papa del supporto e agì come arbitro tra le pretese di Roma e quelle dei Longobardi.
Nel 765 i privilegi papali vennero ripristinati nel territorio beneventino e toscano, e in parte a Spoleto. Nel frattempo, crebbe l'alienazione di Bisanzio. Diverse volte, specialmente nel 759, Paolo temette che l'imperatore greco avrebbe inviato delle armate contro Roma; ed egli visse nel continuo terrore che le macchinazioni bizantine volgessero l'influenza dei Franchi in favore dei Longobardi. Questa manovra venne in effetti tentata, ma Pipino si attenne alla sua originaria politica italiana.
Paolo morì il 28 giugno 767.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Paolo primo eremita

(Tebe, III - IV sec.)

 


San Paolo nacque nella Tebaide, ed in età di 15 anni, vedendosi privo dei suoi genitori, e tradito da un suo cognato, che per aver le sue ricchezze lo faceva perseguitare dai nemici dei Cristiani, si ritirò in un deserto , dove stette 97 anni, servendosi di una grotta per abitazione, d'un fiume per dissetarsi, dei frutti d'una Palma per cibo, e delle foglie della stessa per vestilo. In questo modo di vivere, che lo costituì Autore e Capo degli Eremiti, se la passava nella contemplazione delle cose soprannaturali, fatto tanto più familiare agli Angeli, quanto meno noto agli uomini. In sì lungo spazio di tempo la Provvidenza Divina ordinò, che un Corvo gli portasse ogni giorno la mela d'un pane; ma ricevé duplicata la provvigione, quando fu visitato da S. Antonio Abate, il quale ritornato dai suoi Monaci, cosi parlò del S. Eremita: Guai a me peccatore, che di Religioso non porto che il nome: ho veduto Elia, ho veduto Giovanni Battista nel deserto. Postosi un'altra volta in cammino per visitare San Paolo, vide da lontano l'alma di lui salire al cielo accompagnata dai santi Profeti ed Apostoli, onde giunto alla grotta diede sepoltura al di lui benedetto cadavere.   (Da S. Girolamo).

 

San Paolo il Semplice

(Tebe, III - IV sec.)

 


San Paolo detto il Semplice a causa della rettitudine dell'animo suo, e della sua schiettezza, prima d'abbracciar la vita monastica era vissuto nel mondo sino all'età di 60 anni, lavorando la terra come contadino in un villaggio della Tebaide d'Egitto. In età alquanto avanzata aveva presa per moglie una giovane di costumi perversi; ma non potendo più soffrirla, se n'andò al deserto; ed arrivato al luogo, ove dimorava S. Antonio Abate, Io pregò a volerlo ricevere tra i suoi discepoli.  Il S. Abate prima di ammetterlo l'esercitò con penitenze e mortificazioni di ogni sorta; Domandò egli una volta al suo maestro , se Cristo fosse prima de' Profeti : per lo che il Santo gli comandò , che non parlasse, perché non era capace di dir altro che spropositi, ed egli per tre anni continui osservò un perpetuo silenzio. Dopo de' quali S. Antonio per più sperimentare la di lui ubbidienza, gli andava comandando molte cose assurde e superflue: come tirar acqua dal pozzo, e poi buttarla, scucir vesti, e poi ricucirle, e simili. E queste cose erano stimate tutte da lui necessarie: e benché fossero frivole e da nulla, pure perché comandate, l'eseguiva prontamente ed allegramente; e le faceva con tutta la diligenza possibile senza una minima riflessione sul comando. Dopo questi esperimenti S.Antonio si contentò che restasse nella solitudine, e gli diede vari avvertimenti, che Paolo mise in pratica con una fedeltà mirabile, e con una semplicità, e ubbidienza senza pari. Il Signore gli conferì il dono dei miracoli in una maniera straordinaria, fino a superare lo stesso suo Maestro, talmente che guariva le infermità più incurabili, e cacciava dagli ossessi i demoni più ostinati, che non era riuscito a S. Antonio di cacciare. Ebbe S. Paolo anche il dono di veder le segrete disposizioni delle coscienze; e in fine meritò in Cielo la ricompensa della sua semplicità.  (Dal Palladio).

San Paolo Miki

(Tsunokuni, 1556 ca. - Nagasaki, 5 febbraio 1597)  

 

San Paolo Miki (Tsunokuni, Giappone, 1556 circa - Nagasaki, 5 febbraio 1597) fu un missionario giapponese della Compagnia di Gesù e morì crocifisso durante una persecuzione anticristiana nel suo paese: è venerato come santo dalla Chiesa cattolica che lo commemora insieme ai 25 compagni di martirio.
Nato nei pressi di Kyoto da una nobile famiglia giapponese, ricevette il battesimo a 5 anni e a 22 entrò nei gesuiti come novizio: studiò presso i collegi dell'ordine di Azuchi e Takatsuki e divenne un missionario: non poté essere ordinato sacerdote a causa dell'assenza di un vescovo in Giappone.
La diffusione del cristianesimo fu inizialmente tollerata dalle autorità locali, ma nel 1587 lo shogun, Toyotomi Hideyoshi, mutò il suo atteggiamento nei confronti degli occidentali ed emanò un decreto di espulsione dei missionari stranieri.
L'ostilità antieuropea raggiunse il suo culmine nel 1596, quando si scatenò una persecuzione contro gli occidentali, quasi tutti religiosi, e i cristiani, considerati traditori. Nel dicembre di quell'anno, Paolo Miki venne arrestato insieme a due altri due compagni giapponesi del suo ordine, sei frati missionari spagnoli e i loro diciassette discepoli locali, terziari francescani.
Vennero crocifissi sulla collina di Tateyama, nei pressi di Nagasaki. Secondo la passio, Paolo continuò a predicare anche sulla croce, fino alla morte.
È stato beatificato, insieme ai compagni martiri, da papa Urbano VIII il 14 settembre 1627: l'8 giugno 1862 il gruppo è stato canonizzato da papa Pio IX.
La sua memoria liturgica si celebra il 6 febbraio.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

San Pasquale I Papa

( ? - Roma, 11 febbraio 824)

 


San Pasquale I fu consacrato il 25 gennaio 817, nemmeno un giorno dopo la morte del suo predecessore. 
Il "legato" Teodoro fu subito inviato presso Ludovico con la missiva del nuovo annuncio; ritornò con una lettera di felicitazioni, e una specie di diploma imperiale.
Questo documento divenne di grande valore, e ne vennero prodotte copie che il clero romano spacciò per autentiche, allo scopo di recuperare interi feudi:  Calabria, Sicilia, Sardegna, Corsica e Napoli. Ludovico, che era soprannominato il Pio, non contestò mai questi falsi.
Una ulteriore concessione fu fatta ai romani e di conseguenza al clero, da Ludovico: la libertà di scelta del pontefice  con il solo obbligo di rinnovare il patto di alleanza tra l'imperatore.
Ma quello che doveva essere sembrato un atto di generosità verso il papato, si dimostrò essere l'opposto, tantè che il "patto fidelis" fu ratificato dalla nobiltà imperiale ad Aquisgrana nel luglio 817, divenendo Ordinatio Imperii, che di fatto eliminava il potere temporale della Chiesa.
A Pasquale I si debbono i primi interventi sociali. Fu dichiarato santo perchè la leggenda vuole che durante una messa sia caduto in "trance" ed abbia rivelato il punto esatto della sepoltura di Santa Cecilia e di suo marito Valeriano, martirizzati durante l'impero romano. 
Pasquale I morì il giorno 11 febbraio dell' 824.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Pasquale Baylon

(Torre Hermosa, 1540 - Villareal, 1592)

 

 

San Pasquale, Spagnolo, fu dai suoi poveri genitori allevato nel Santo timore di Dio. Nella sua fanciullezza guardò gli armenti; ma avendo con la sua grande industria imparato a leggere, si servì di questo,vantaggio per leggere libri devoti, i quali potessero istruirlo degli obblighi del cristiano. Cosi da Dio ispirato abbandonò la cura degli armenti, facendosi religioso dell'Ordine di San Francesco. Amò assai la mortificazione e la fatica, gustando soprattutto di castigare il suo corpo per conservarlo soggetto allo spirito. Si espose a varie prove per il servizio della Religione, assoggettandosi a lunghi penosi viaggi, ed al pericolo di essere privato della vita dagli Ugonotti. Meditava continuamente la Passione del Redentore, verso la quale aveva una tenerissima devozione. Grande amore altresì portava alla SS. Vergine, alla quale di continuo chiedeva, che gli ottenesse la grazia di star lontano fino alla morte da qualunque peccato. Finalmente consumato dalle continue penitenze e mortificazioni, munito dei SS. Sacramenti e con i dolci nomi di Gesù e di Maria sulle labbra, spirò placidamente la sua beata anima.  (Dai Bollandisti).

 

Santa Patrizia

(Costantinopoli, ? - Napoli, 665)

 

 

Santa Patrizia, nipote dell'Imperatore Costantino, giovane di rara bellezza e di inappuntabili costumi, preferì abbandonare la sua terra e fuggire da Costantinopoli  per evitare un matrimonio indesiderato. Divenne suora a Roma. La morte del genitore la costrinse a tornare in Costantinopoli, dove ricevuta l'eredità paterna, se ne liberò subito, distribuendola ai poveri. Subito dopo fu colta dal desiderio di recarsi in Terrasanta, ma le pessime condizioni del mare furono causa di un naufragio che si concluse sulla costiera napoletana, nei pressi del Castel dell'Ovo, dove trascorse pochi giorni .  I suoi resti sono conservati nel monastero di s. Gregorio Armeno, detto popolarmente Chiesa di S. Patrizia. Con S. Gennaro, è compatrona della città di Napoli. E con San Gennaro condivide anche il miracolo della liquefazione del sangue, anche se il fenomeno è meno noto. 

 

San Patrizio d'Irlanda 

(Bannaven, 385 - Saul, 461)

 

 

San Patrizio, scozzese, all’età di sedici anni fu fatto schiavo dai Corsari, che lo condussero in Spagna, dove dimorò sei anni con molta conformità al divino beneplacito in quella sua tribolazione, approfittandosene per detestare e purgare i suoi peccati, come egli stesso dice nella sua Confessione. Giunto il tempo della sua liberazione, ne fu in una visione avvertito da Dio; per cui, portatosi alla spiaggia del mare, trovò per divina disposizione pronto un vascello, che stava per partire. Ritornato Patrizio nel suo paese, Iddio gli fece conoscere che lo destinava Apostolo in Irlanda. Ed intatti dopo aver ricevuti gli Ordini sacri, e l'Episcopale consacrazione (prima della quale si crede che si recasse in Gallia e poi a Roma per ricevere, dal sommo Pontefice, l' approvazione circa la sua missione), si portò in Irlanda per predicarvi la fede di Gesù Cristo. Intraprese qui con animo generoso una così faticosa e pericolosa Missione; e superando con apostolico petto molti incontri ed impedimenti, convertì alla San Fede di Cristo innumerevoli anime, assistito in modo particolare dal Signore. Infine, giunto il tempo della sua morte, fu chiamato a godere in Cielo la ricompensa preparata per le sue apostoliche fatiche.    (Dal Tillemont).

 

Santa Pelagia  

(Antiochia, 430 ca. - Gerusalemme, 457

 

 

Santa Pelagia, dotata da Dio di una grande avvenenza, visse nella città di Antiochia con grande dissolutezza di costumi a pregiudizio del proprio e dell'altrui pudore. La vide un giorno S. Nonno Vescovo, e guardatala fissamente, l'osservò tutta adorna di oro e di gemme; quand'ecco cominciò il santo Prelato a piangere a dirotto; e rendendo ragione delle sue lacrime ad alcuni che erano con lui, disse: Il Signore Iddio ci ha da giudicare molto severamente, perché noi per dar gusto alla Sua Divina Maestà non facciamo una minima parte di quanto fa quella pubblica peccatrice per piacere  agli uomini. Ma non passò molto, che Pelagia, nell'udire una predica dello stesso S. Nonno, che fece sul giudizio finale, si convertisse; e dispensate le sue grandi ricchezze ai poveri, ricevé col Battesimo la piena remissione delle sue colpe. Indi condotta dallo Spirito del Signore, se ne andò sul Monte Oliveto, dove in una povera capanna visse in continue mortificazioni e penitenze sino alla morte; dopo la quale andò a prendere il possesso dell'eterna felicità, che Iddio misericordioso le aveva preparata in Paradiso. (Dal Rosveido).  

 

San Pier Damiani  

(Ravenna, 1007 - Faenza, 1072)

 

San Pier Damiani nacque in Ravenna, e da giovinetto portava un aspro cilicio, ed usava altre mortificazioni per assoggettare per tempo la carne allo spirito. Trattava molto volentieri con persone spirituali; per cui, in occasione di vari santi discorsi avuti con due buoni Religiosi, si confermò nel proposito di abbandonare il  mondo, quindi si fece monaco. Non si può dire con quanta diligenza procurasse l’acquisto delle, sante virtù, per far progressi al servizio di Dio. Crebbe tanto la fama della sua santità e dottrina, che Stefano IX Sommo pontefice lo creò Vescovo di Ostia e Cardinale di Santa Chiesa. Fu applaudita dai buoni questa elezione: egli solamente, reputandosene indegno, costantemente rifiutò la carica; ma costretto dall'ubbidienza ad accettarla, l'esercitò con tutto lo zelo e con tutto quell'impegno, di cui è capace un uomo ripieno dello Spirito di Dio, e della santa carità. Fu impiegato con successo dai Pontefici in affari difficili ed importanti della Chiesa. In premio delle sue fatiche altro non ricercò, che di poter rinunziare alla sua dignità; il che a stento ottenuto, nell'esercizio dell'umiltà, e della carità verso il prossimo morì in Faenza. (Da San Giovanni di Lodi suo discepolo).

 

San Pietro

(Betsaida, ? - Roma, 64)

 

San Pietro nacque nella città di Betsaida in Galilea, e fu da S. Andrea suo fratello condotto al Redentore; il quale lo accettò per suo discepolo e cambiandogli il nome di Simone in quello di Pietro, lo costituì Capo degli altri Apostoli e suo Vicario in Terra. Indi ammettendolo fra i suoi più cari, gli partecipò la cognizione di alcune delle sue più ammirabili operazioni. Pianse amaramente il peccato commesso nell'aver negato tre volte. il suo caro Signore, quando stava attualmente patendo per la salute degli uomini. Dopo la morte di Cristo, mentre per consiglio dei fede­li, cui stava a cuore la sua vita, fuggiva da Roma per la persecuzione, che contro di lui aveva mosso l'empio Nerone, gli apparve per istrada Cristo; e avendo il Santo domandato: Dove andate, o Si­gnore? A Roma, gli rispose Gesù, per essere di nuovo crocifisso. Intese egli allora come non poteva più fuggir la morte; onde ritornato a Roma, fu preso e condannato a morir sulla Croce. Ottenne però di essere crocifisso col capo in giù, e questo fece per riverenza del suo Maestro, stimandosi onorato molto di tenere il capo dove Egli aveva tenuto i piedi. Morì nell'anno 25 del suo Romano Pontificato.  (Dagli Annali Ecclesiastici).

 

San Pietro Chanel

(Belley, 12 luglio 1803 - Isole Figi, 28 aprile 1841)

 



Nato nel 1803 nella diocesi di Belley in Francia, Pietro era il quinto figlio; come i suoi fratelli e sorelle, anche lui è stato consacrato alla Vergine Benedetta alla nascita. 
Nel 1814 il curato, vedendo le buon disposizioni di Pietro, con il suo aiuto ammesso agli studi nella città di Cras, dove risiedeva una sua zia. Durante l'estate tornava per pascolare le pecore e continuava a studiare nei campi con i suoi amati libri. Cominciò a servire Messa, ad apprendere gli elementi del latino, e ad 
accompagnare il prete quando andava a portare L'Unzione degli infermi agli ammalati e ai moribondi. 
All'età di quindici anni il giovane attraversò una tentazione che gli suggeriva di abbandonare i suoi 
studi e ritornare a casa; una preghiera alla Vergine Benedetta salvò la sua vocazione. L'anno seguente giunse al seminario diocesano; tre anni 
dopo andò via con ricordi indimenticabili. 
Fu ordinato nel 1827 e chiamato come assistente nella parrocchia di Amberieu; dopo un anno trascorso là la sua salute delicata consigliò il vescovo di mandarlo ad un' altra parrocchia nelle montagne della Svizzera, con un clima più mite e la segreta speranza che il giovane Sacerdote riuscisse a riportarla all'ordine. 
San Pietro manifestò grande sollecitudine per i poveri ed i bambini per la cui istruzione fece appello alla più giovane delle suore, suor Mary Frances. 
Mentre era a Crozet, Mary gli parlò della Società missionaria di recente fondata a 
Lyons. Lui che avrebbe voluto essere un missionario da sempre, pensò che questa era la Società per la quale aveva sentito la vocazione. Lasciò la sua parrocchia, ma tenne per sempre i suoi parrocchiani nel cuore; ed a 28 anni fu mandato con pochi compagni ad evangelizzare l'Oceania occidentale, e approdò all'isola di Futuna, dove ancora non esisteva un popolo cristiano. Intralciato da molteplici difficoltà, ma dimostrandosi particolarmente mite e disponibile, riuscì a convertire alcuni indigeni alla fede cristiana, tra i quali lo stesso figlio del re: per ordine di quest'ultimo, furibondo, venne ucciso, divenendo il primo martire dell'Oceania.
L'isola di Futuna fu convertita alla fede, e San Pietro Chanel fu canonizzato nel 1954 da Papa Pius XII. (Dall'Almanacco dei Santi)

 

San Pietro Crisologo

(Imola, 406 - Ravenna, 30 luglio 450)

 

San Pietro, detto Crisologo a causa della sua eloquenza, nacque in Imola, e fu battezzato da S. Cornelio Vescovo della stessa città, il quale in seguito lo ascrisse al Clero della sua Chiesa, conferendogli l'ordine sacro del Diaconato. Essendo poi stato ordinato Arcivescovo di Ravenna (433 circa) dal Pontefice Sisto III,  l'uomo della pace religiosa dopo dissidi, scontri e iniziative scismatiche, ispirate alle dottrine di Nestorio, il quale ebbe una celeste visione, in cui gli venne comandato dal Principe degli Apostoli e da S. Apollinare di non ordinar altri se non il Diacono Pietro, corrispose il Santo perfettamente alle speranze, che si erano di lui concepite: perciocché governò il gregge a sé commesso con molta prudenza; si applicò a curar le malattie spirituali del medesimo, e a pascerlo col pane della divina parola. Quando Pietro tenne il suo primo discorso da vescovo, ad ascoltarlo col papa c'era anche Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio, sorella dell'imperatore Onorio e, al tempo, madre e tutrice dell'imperatore Valentiniano III.  Riformò molti abusi, e abolì gli spettacoli, che si facevano nelle Calende di Gennaio. Si oppose inoltre con somma fortezza contro la pestilenziale eresia di Eutiche, il quale confondeva le due nature umana e divina di Gesù Cristo in una sola. Finalmente morì nella città di Imola sua patria, dove si era portato per venerare il S. Martire Cassiano suo Protettore. Esistono ancora molti suoi sermoni, ce ne sono pervenuti almeno 180: da essi emerge chiaramente il suo calore umano e lo schietto vigore della sua fede. San Pietro visse l'ideale del vescovo che aveva tracciato in uno di essi: "Essere in Cristo il libero servo di tutti". Fu dichiarato dottore della Chiesa da Benedetto XIII nel 1729. (Dal Tillemont).

San Pietro d'Alcantara

(Alcantara, 1499 - Estremadura, 18 ottobre 1562)

 


S. Pietro nacque di nobili genitori in Alcantara città della Spagna, donde gliene è venuto il soprannome. Prevenuto fin dai primi anni dalla grazia del Signore, si affezionò oltre modo agli esercizi di pietà ed allo studio. A fine di operare con maggior facilità la sua eterna salute, fu chiamato da Dio allo stato religioso nell'Ordine di S. Francesco, ove col fervore più intenso del suo spirito totalmente si consacrò alla penitenza, domando con asprissime macerazioni il suo innocente corpo. Desideroso però di professare nella sua purità, e senza alcuna mitigazione la regola di S. Francesco, pensò di formare nello stesso Ordine un corpo di Religiosi Riformati, i quali osservassero un'estrema povertà, e una totale mortificazione di sé medesimi. A tale effetto fondò colle dovute facoltà un Convento angustissimo, e poverissimo in un luogo vicino a Petroso; in cui, come attesta S. Teresa, visse per lo spazio di 40 anni con tal rigore, che il suo corpo era cosi macilente e sfigurato, che rassomigliava a un tronco d'albero secco. Durante la visita che intraprese il Santo ne' Conventi della sua riforma, fu assalito dalla febbre e si mori nel Convento d'Arenas in età di 63 anni. (Dalla Bolla di Canonizzazione).

 

San Pio V Papa

(Bosco Marengo, 27 gennaio 1504 - Roma, 1 maggio 1572)

 


S. Pio V. Ghislieri di origine Bolognese, nacque in Bosco , terra della Diocesi di Tortona, il
27 gennaio 1504. Fu nella sua fanciullezza inclinato alla pietà, e sotto la direzione dei Padri Domenicani fece progresso grande nello spiritose nell'età conveniente ricevé il loro sacro abito. Meritò per la sua gran virtù e dottrina le Prelature dell'Ordine, e la dignità d'In-quisitore. Paolo IV Sommo Pontefice lo fece Vescovo, e poi Cardinale; e finalmente fu creato Papa. Promosse sempre le cose spettanti all'onore di Dio, ed alla salute delle anime. Nemico degli Eretici, e dei Turchi, sollecitò, e aiutò i principi Cristiani alla loro depressione. Si conservò umile fra le grandezze; né mai permise, che la molteplicità degli affari del Papato lo disturbasse dalla solita unione con Dio per mezzo dell'orazione. Si mostrò sommamente grato verso coloro, dai quali riceveva benefici; e quando non poteva rimunerare i suoi benefattori per essere già defunti, beneficava i loro figlioli e parenti, volendo sempre che un beneficio fatto alla sua persona, fosse con beneficio maggiore ricompensato. Mori questo servo di Dio il 1 maggio 1572, dopo 6 anni, 3 mesi, e 24 giorni di Pontificato. (Da Girolamo Catena).

 

San Pio da Pietrelcina 

(Pietralcina, 25.05.1887 - S.Giovanni Rotondo, 23.09.1968)

 

San Pio, al secolo Francesco Forgione,  nacque da Grazio Forgione e Maria Giuseppa di Nunzio. Il 6 gennaio 1903, a seguito di una visione sul suo futuro, il giovanissimo Francesco entra come novizio nel convento dei Cappuccini di Morcone, ed il 22 gennaio dello stesso anno veste il saio, prendendo il nome di Fra Pio. Il 27 gennaio 1807 conferma solennemente i voti. Studia teologia, ed è costretto a tornare a Morcone per motivi di salute. Nel 1910 viene consacrato sacerdote e celebra la sua prima messa Solenne a Pietralcina. Comincia ad avvertire dolori alle mani ed ai piedi, a causa di invisibili stimmate. Chiamato nel 1915 alla visita di leva, viene trovato in precarie condizioni di salute ed inviato a Pietralcina in licenza. Nel 1918 verrà definitivamente riformato, e potrà fare ritorno a S.Giovanni Rotondo. Nello stesso anno le stimmate diventano visibili, anche nel costato che gli è stato trafitto con una lancia da un "personaggio celeste". Comincia a diffondersi la sua fama di santità, e in breve tempo il suo convento viene "invaso" da pellegrini provenienti da tutto il mondo. Ottiene numerose conversioni, per il dono di leggere nel cuore delle persone; e vengono attribuite alla sua mediazione molte guarigioni miracolose. Questo, da un lato accresce la sua fama,  e dall'altro gli attira sospetti, invidia e calunnie, per cui gli si vieta di celebrare messa pubblicamente e lo si allontana anche dal confessionale. Solo due anni dopo, cadute le accuse, potrà tornare a celebrare in pubblico. L'anno successivo (1934), ritorna anche al confessionale. Nel 1940 dà inizio alla costruzione dell' ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", opera mastodontica, inaugurata nel maggio del 1956, che presto diventerà famosa in tutta Europa.  Non si placano, comunque, i sospetti e le maldicenze intorno al frate, che nel frattempo si riammala gravemente. Guarisce, miracolosamente, quando la statua della "Madonna Pellegrina di Fatima" arriva a S.Giovanni Rotondo. Nel 1960, un misterioso "visitatore" arriva da Roma: è mons. Carlo Maccari, incaricato dalla Curia Romana di indagare su Padre Pio. Quattro anni dopo, la S. Sede verrà nominata da padre Pio erede universale di tutti i suoi beni. Celebra la sua ultima messa il 22 settembre 1968, alle 5:00 del mattino; il giorno dopo, chiamando Gesù e Maria, muore nella sua cella alle 2:30 del mattino. Le stimmate, tante volte analizzate e accertate con referti medici, scompaiono. Nel 1990 vengono consegnati, a Roma, alla Congregazione per le cause dei santi 104 volumi contenenti tutte le testimonianze raccolte sulla vita e sulle opere del frate di Pietralcina.  Giovanni Paolo II, il 2 maggio 1999, lo proclama beato, ed il 16 giugno 2002 lo canonizza, alla presenza di 300.000 fedeli accorsi in Piazza San Pietro per festeggiare chi, per tanti, era già santo in vita.

 

San Policarpo

 


San Policarpo ebbe la bella sorte di essere istruito nella cristiana religione dagli Apostoli,  specialmente da S. Giovanni Evangelista, da cui fu ordinato Vescovo di Smirne. Lo zelo del Santo Pastore fu sì grande, che non poteva soffrire cosa alcuna benché minima, che dissentisse dalla purità della dottrina di Gesù Cristo. Fiorì sotto di lui la Fede, e la pietà nella Chiesa di Smirne in modo tale, che mosse il grande S. Ignazio Vescovo d'Antiochia a scrivere per consolarsene una tenerissima lettera piena di apostolico spirito al S. Vescovo di Smirne, ed al suo popolo. Dopo sessant'anni di Vescovado si portò S. Policarpo per l'utilità della Chiesa a Roma, ove fu accolto con particolari dimostrazioni di affetto e stima dal Papa S. Aniceto, e da tutto il popolo fedele di quella città. Ritornato alla sua Chiesa, dopo aver consumata la sua vita in servigio della Religione, soffrì un glorioso martirio, per sfuggire il quale essendo incitato a maledir Cristo, rispose il S. Vecchio: "Come posso io maledire Colui, il quale nello spazio di ottant'anni, nei quali l'ho servito, non mi ha fatto mai alcun male, ma sempre mi ha beneficato?".  (Dai Bollandisti).

San Pompilio M. Pirrotti

(Montecalvo Irpino, 29 settembre 1710 - 15 luglio 1766)

 

San Pompilio Maria Pirrotti nasce a Montecalvo Irpino il 29 settembre 1710 da Girolamo Pirrotti e Orsola Bozzuti. Il 30 settembre riceve il battesimo nella Chiesa Collegiata dell'Assunta; gli sono posti i nomi di Domenico, Michele, Giovan Battista. Sarà lui, entrando nell'Ordine dei Padri Scolopi, a scegliersi il nome Pompilio Maria. Per la conversione dei peccatori, si rivolgeva con amore alla Madonna, il cui nome di Maria o di “Mamma bella” era la giaculatoria che amava di più, quella che ripeteva più spesso invitando anche gli altri a farlo. Nel periodo in cui fu a Lanciano, si manifestarono in lui i Doni del Signore: In una notte fece suonare le campane per avvertire il paese che era in arrivo un tremendo terremoto, salvando quindi tutti da un incerto destino; In occasione della carestia, sempre a Lanciano, procurò miracolosamente pane per tutti. Ma si avvicinava il tempo dell'eresia Giansenista: calunniato, denunciato per cose mai commesse, Pompilio Maria è costretto ad allontanarsi dal paese, con grandissima sofferenza spirituale. A questa si aggiunge la sofferenza fisica: entrambe non lo lasceranno più. 
Il 15 luglio 1766 Padre Pompilio muore: "è chiamato al Cielo e passa 'agli eterni riposi' nella visione beatificata del volto di Dio".
È beatificato in San Pietro da papa Leone XIII nel 1890. Diventa santo il 19 marzo 1934 per volere di papa Pio XI.  Le spoglie del Santo sono conservate nella chiesa di San Pompilio a Campi Salentina.

 

Santa Prassede

(Roma, II sec.)

 

 


Santa Prassede illustre Vergine Romana, figlia di Prudente,  fiorì all'incirca nella metà del secondo secolo (nel periodo delle persecuzioni contro i cristiani) con Santa Pudenziana sua sorella. Il culto antichissimo reso a queste due Sante, e due Chiese edificate in loro onore in Roma mostrano in qual concetto fosse la loro santità presso i fedeli. Nell'iconografia, Santa Prassede è raffigurata nell'atto di raccogliere il sangue dei martiri con una spugna, per conservarlo al pari delle altre reliquie. Così il Martirologio Romano: santa Prassede Vergine, la quale, essendo stata istruita nel culto della purità verginale e nella legge divina, assiduamente occupata in veglie, orazioni e digiuni, si riposò in Cristo: e fu sepolta sulla via Salaria, accanto alla sorella Pudenziana. (Dal Tillemont).

Santa Pulcheria

(Costantinopoli, 19 gennaio 399 – luglio 453)

 


S. Pulcheria figliuola dell'Imperatore Arcadio e dell'Imperatrice Eudossia, fu fornita da Dio di talenti sì rari, che in un'età assai fresca fu proclamata Augusta e Imperatrice, col peso di governar l' Impero, e d'aver cura del fratello Teodosio. Cominciò infatti a reggere l'Impero d'Oriente con uno spirito e una prudenza singolare, e molto superiore alla sua età; e tutti l'ubbidivano di buon animo, perché ella governava più da Madre che da Imperatrice. Alla difficile arte di governare congiunse Pulcheria l'esercizio di tutte le virtù; e continuamente era intenta all'orazione, alla lettura dei libri sacri, e al servizio dei poveri. Fuggiva l'ozio e i vani trattenimenti, e insieme colle sue sorelle si occupava nei lavori di seta e di ricamo. Rese anche dei segnalati servigi alla Chiesa, adoperandosi con tutto l'impegno, acciò fin dal loro nascere fossero estinti gli errori di Eutiche e di Nestorio, meritando perciò gli elogi del Concilio di Calcedonia, e del Papa S. Leone Magno. Continuando così sino alla fine a proteggere la Chiesa da tutti i suoi nemici, morì di 54 anni, istituendo eredi di tutte le sue facoltà i poveri. (Dal Tillemont).

 

San Quirino

(Croazia, ? - Savaria, 309)

 


Quirino fu vescovo di Siscia, in Croazia, nell'anno 309 quando Diocleziano faceva le sue persecuzioni contro i credenti. Lo fece prendere affinché, davanti a tutti, facesse sacrifici ai dei, così come prescriveva l'editto imperiale.
Con la forza interiore che Dio dà ai suoi amici, respinse tale offerta. Allora lo misero in prigione. Perfino lì non smetteva di predicare ed insegnare la vita di Gesù. In questo modo, poté convertire la guardia Marcello.
Dopo tre giorni, un altro giudice lo invitò a recedere dalla sua decisione. Ma Quirino si mantenne saldo nella sua fede. Stanchi e contemporaneamente ammirati dalla sua resistenza, i giudici ordinarono che lo si conducesse a Savaria e lo si gettasse nel fiume Sava con una pietra legata al collo.
I cristiani raccolsero il suo corpo e gli diedero sepoltura. Già nel secolo V fu translato a Roma e collocato in un mausoleo, dietro la basilica di san Sebastiano nella Via Appia. (Dall'Enciclopedia dei Santi).