Santi M-N

Macrina - Malachia Vescovo - Marciana - Marco - Margherita da Cortona - Margherita di Scozia - Margherita Maria Alacoque - MARIA, Madre di DIO - Maria Cristina Brando - Maria Egiziaca - Maria GorettiMaria Maddalena - Maria Salome - Marina - Marta - Luigi e Zelia Martin - Martina - Martino di ToursMassimiliano - Massimiliano Kolbe - Massimo di Napoli - Matilde - Matteo - Mattia - Maurizio - Mesia Elia - Michele Arcangelo - Monica

Nabore - Nazario - Niccolò I Papa - Nicola di Myra - Nicola di Bari - Nicola di Tolentino - Nilo di Rossano - Nilo solitario - Norberto

 

Santa Macrina

 (Grecia, IV sec. - Annesi, 380) 

Macrina era di famiglia greca. Tra i suoi tanti fratelli ci sono anche san Basilio Magno vescovo di Cesarea, san Gregorio vescovo di Nissa (che ha trascritto l'ultimo colloquio avuto con Macrina morente) e Pietro sacerdote e monaco. Era detta 'la giovane' per distinguerla dalla nonna, anche lei santa. La sua bellezza le procurò molti pretendenti, ma quello prescelto morì prima delle nozze. Macrina si votò alla verginità. Una volta cresciuti i fratelli, convinse la madre ad andare con lei a vivere in Annesi, nel monastero che loro stesse avevano fondato. Quando, nel 3 73, la madre morì, Macrina divenne superiora del monastero.  Ritornando dal Concilio di Antiochia del 379, Gregorio che era diventato vescovo di Nissa, volle passare per Annesi per far visita alla sorella, ma la trovò in fin di vita; poterono avere solo un ultimo colloquio di alto tenore spirituale e dopo una bellissima preghiera innalzata a Dio, Macrina tornò alla Casa del Padre. 

San Malachia Vescovo

 (1094 ca.,  - 2 novembre 1148)

 


S. Malachia nacque nell'Irlanda da pii e nobili genitori, i quali l'educarono nelle massime della Cristiana Religione. Finito che ebbe il corso ordinario degli studi si mise sotto la disciplina d'un santo uomo per nome Inemaro, e seguendo i suoi esempi intraprese a menare una vita austerissima. Fu suo malgrado ordinato dipoi Sacerdote, ed in seguito promosso alla Sede Episcopale di Conneret. Dopo il rifiuto di tre anni fu costretto a prendere il governo della Chiesa di Armac; ma avendola liberata col pericolo della vita dalle mani degli usurpatori, rinunziolla, e si ritirò alla prima sua sposa. Fece il Santo un viaggio a Roma, ove fu con grande onore ricevuto dal Papa, e decorato del carattere di Legato Apostolico in tutto il regno d'Irlanda. Nel suo ritorno fece per istrada alcuni slupendi miracoli, e passando per la Francia si portò a Chiaravalle, ove contrasse una strettissima amicizia con S. Bernardo. Per ottenere il palio all'Arcivescovo di Armac Primate dell' lrlanda, andò di nuovo in Francia; ma avendo trovato che il Papa Eugenio III era già partito si riportò alla sua diletta Chiaravalle, ove assalito da una febbre indomabile, piamente riposò nel Signore.   (Da S. Bernardo).

Santa Marciana

(Mauritania, IV secolo)

 

Santa Marciana nata nella Mauritania da una famiglia molto illustre sia per la nobiltà che per le ricchezze, fu dotata inoltre di una rara bellezza. Tutti questi pregi l'invitavano a fare una gran figura nel mondo, ma ella, che per il lume della vera fede che professava, aveva il cuore del tutto alieno dalle bassezze di questa terra, ne fece intero sacrificio a Gesù Cristo, cui consacrò la sua verginità. Per meglio attendere a servire il suo celeste Sposo abbandonò la patria, e si ritirò in altra città della Mauritania, ove viveva sconosciuta in una povera casetta, occupata nella orazione, e nello studio continuo di piacere al suo Dio. Non tardò molto a riportare il premio di una vita così santa; mentre avendo con particolare impulso dello Spirito Santo dimostrato pubblicamente il suo zelo per la religione cristiana  contro le superstizioni dei pagani, questi dopo averla tormentata, ed anche esposta all'arbitrio di gente sfrenata, da cui restò illesa per speciale grazia di Dio, la fecero morire sbranata dalle fiere nel pubblico anfiteatro; e congiunta così alla Verginità la palma del martirio, abbandonò questa terra, da cui era stata cosi aliena in vita. (Dai Bollandisti).

 

San Marco  

(I secolo)

 

 

San Marco, scritto che ebbe il suo Vangelo, fu mandato da S. Pietro nell'Egitto a predicare, e propagare la fede in Gesù Cristo. Dopo avere scorso varie Province, si fermò in Alessandria, ove fece mediante la Divina grazia un frutto grandissimo. Non potendo i pagani soffrire il discredito ed il disprezzo in cui per la sua predicazione vedevano cadere i loro idoli, lo cercavano per metterlo a morte; e trovatolo un giorno che offriva a Dio il S. Sacrificio, messagli una fune al collo lo trascinarono dalla mattina alla sera per luoghi scoscesi e dirupi, in modo che la terra rimase bagnata del suo sangue, e la sua carne gli era a brandelli strappati dalle pietre e dai sassi. Dalla sua bocca però non uscì parola di lamento; bensì lodi e benedizioni al Signore, che, lo rendeva degno di patire per amor suo. Così malconcio fu messo di notte, in carcere; ed il giorno seguente da quei barbari di nuovo trascinato come prima per diversi luoghi aspri e scoscesi, rese l'anima a Dio, e consumò felicemente il martirio. (Dal Tillemont).  

 

Santa Margherita da Cortona

 (Laviano, 1249 - Cortona, 22 febbraio 1297)

 

 

Santa Margherita nacque nel territorio di Perugia; e consumò la sua gioventù offendendo Dio, e tutta dedita ai piaceri mondani. Essendo stato ucciso colui, che era stato autore e compagno di ogni suo peccato, ella al vedere il verminoso, e puzzolente cadavere dello stesso, mossa efficacemente dalla Divina grazia, detestò le sue colpe, e si diede a farne la dovuta penitenza. Fu denominata Margherita da Cortona, perché in quella città, sotto la direzione dei Religiosi Francescani, vestì l'abito di Terziaria, attendendo con assiduo studio ai digiuni, alle orazioni, ed alle mortificazioni del suo corpo; rendendosi così insigne nella penitenza, come era stata gran peccatrice. Non mancò il demonio, invidioso di quel cambiamento, di tentarla con furiosi assalti; ma ella li superò tutti ricorrendo a Dio con l'orazione ed implorando il patrocinio della SS. Vergine. Resasi accetta a Dio per mezzo della penitenza, la favorì il Signore di una sublime contemplazione, del dono delle lacrime e della cognizione dei segreti dei cuori, servendosi di lei per richiamare molti a via di salute. Finalmente consumata dal fuoco del Divino amore, ed estenuata dalle penitenze, riposò in pace. Protegge dalle tentazioni, dalle calunnie, dalla perdita dei genitori, dalle malattie mentali, le persone senza casa, le ostetriche,  le prostitute, i vagabondi.  (Dal P. Giunta di Bevagna).  

 

Santa Margherita di Scozia

(Ungheria, 1045 - Edimburgo, 1093)

 

Santa Margherita nata in Germania della stirpe dei Re d'Inghilterra, e ripiena delle celesti benedizioni, si avvezzò di buon'ora a disprezzare il mondo ed a cercare di piacere a Dio. Perciò la sua occupazione era l'orazione, la mortificazione, e l'esercizio delle opere di misericordia verso il prossimo; e specialmente verso gl' infermi ed i poveri, per i quali fin dalla più tenera età mostrò un cuore di madre. Mortole il Padre, fu da Eduardo III Re d'Inghilterra suo prozio maritata a Malcom III Re di Scozia. Le sue belle qualità le guadagnarono il cuore del suo sposo; onde ella fatta padrona del Re e del regno, ne dispose a vantaggio dei sudditi, ed a sollievo degli infelici. Attese con somma diligenza alla educazione dei figli, ed al retto governo dello Stato. Fra tante cure non lasciò di attendere alla propria salute spirituale, con l'esercizio di tutte le virtù cristiane. Il Signore la provò con una lunga infermità, e con il toglierle il marito ed il figlio primogenito, uccisi in battaglia. Si servì  la Santa di questa avversità  per maggiormente purificarsi, e rendersi degna di quella gloria, a cui Iddio la chiamò in età di 47 anni. (Dai Bollandisti).

 

Santa Margherita M. Alacoque 

(Vérosvres,  22 luglio 1647 - Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690)

 

Santa Margherita Maria Alacoque (Vérosvres, Borgogna, Francia, 22 luglio 1647 - Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690) fu una monaca e mistica francese. A circa 23 anni entrò nella comunità visitandina di Paray-le-Monial.
Ella stessa racconta nella sua autobiografia che a partire dal 27 dicembre 1673, giorno di san Giovanni Evangelista, colui che aveva appoggiato il capo sul cuore del maestro, le appare ripetute volte Gesù che le mostra il suo Sacro Cuore.
Da allora la figlia spirituale di Francesco di Sales e di Giovanna di Chantal per ben 17 anni ebbe colloqui con il Signore durante i quali Egli, nel chiamarla "discepola prediletta" le rivelava i segreti del cuore divino, ed ella imparava dal Maestro la scienza dell'amore.
Dal momento che non veniva presa sul serio e anzi per queste visioni veniva perseguitata dalle sue consorelle, si racconta che il Signore le promise di mandarle un suo "servo fedele e amico perfetto". E in effetti di lì a poco divenne suo nuovo direttore spirituale il santo gesuita Claude La Colombière, e da questi fu sostenuta nel portare a compimento la missione affidatagli da Gesù stesso: introdurre nella Chiesa il culto del Sacro Cuore.
Divenuta Maestra delle novizie, all'indomani della sua morte, avvenuta nel 1690, due sue discepole, compilarono una "Vita di suor Margherita Maria Alacoque".
Fu canonizzata nel 1920 da papa Benedetto XV. Il suo corpo è conservato incorrotto. La memoria della santa ricorre il 16 ottobre.  I suoi scritti comprendono 142 lettere (1678-1690), 52 "Avvisi, esortazioni e istruzioni", preghiere e cantici, e un'autobiografia. Nella prima edizione del 1920, la più completa mai data alle stampe, questi scritti non superavano nell'insieme le ottocento pagine.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Santa MARIA Madre di DIO

(Nàzaret, I sec. a.C.)

 

I Santi Anna e Gioacchino, di Nàzaret in Galilea, ebbero in età avanzata il privilegio di dare alla luce la Madre di Dio, colei che concepì per opera dello Spirito Santo il Salvatore del mondo: Maria! 
Quanti Cristiani invocano ogni momento questo dolcissimo Nome! E quanto questo nome assomiglia a "Mamma"! Chi non sente amore per lei, chi non è mariano, non può dirsi veramente cristiano, perché il Mistero di Maria Vergine e Madre è strettamente legato al mistero della nascita, morte e resurrezione di Gesù: possiamo affermare con certezza che senza Maria non ci sarebbe stato Gesù (non lo stesso Gesù, almeno). 
Perché? Perché non poteva incarnarsi (ricevere la forma umana) in una donna meno pura, meno pia e meno coraggiosa: sarebbe stato un profanare la Sua stessa divinità! Maria SS., infatti fu concepita senza peccato proprio perché fosse il "Tabernacolo" che doveva accogliere, per opera dello Spirito Santo, il Salvatore. 
E se da un lato questo è forse il più grande privilegio concesso ad una creatura dal suo Creatore, dall'altro dovette essere una prova ben più impegnativa di quante ne debba affrontare normalmente qualsiasi altro essere umano: perché l'essere senza peccato non l'aveva privata del Suo libero arbitrio, e della possibilità quindi di essere indotta in tentazione e di peccare, cosa che avrebbe vanificato totalmente il Piano di Dio su di Lei. 
E non ci vuole una grande immaginazione per capire che contro di Lei il maligno deve aver sferrato ogni sorta di attacco e utilizzata tutta la sua forza di seduzione, pur di evitare che l'umanità potesse accogliere il suo Redentore. Ma Maria SS., rimase senza peccato come era stata concepita, soprattutto per la Fede e per l'amore che coltivava nel Suo cuore per il Padre Celeste; dalle Sue parole, da quel canto sgorgatole direttamente dal cuore ("Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente...") possiamo renderci conto di quanto fossero grandi l'una e l'altro. 
Non meno grande dovette essere il Suo coraggio, inconcepibile in una donna della sua epoca, perché benché giovanissima non esitò ad affrontare il giudizio della gente e del Suo promesso sposo Giuseppe, il rischio di dover trascorrere il resto della Sua vita da mendicante, in una società che emarginava le donne nubili e vedove (immaginatevi le ragazze-madri!), pur di rispondere al progetto che l'Onnipotente aveva su di Lei; Lei che fu madre dolcissima e tenerissima di un Bimbo che aveva solo una cosa diversa dagli altri bambini: era Dio! 
Maria accettò di dover confrontarsi giorno per giorno con questa incredibile realtà, scoprendo da sola ciò che l'Arcangelo Gabriele non le aveva preannunciato, meditando "tutte queste cose nel Suo cuore". E, con un coraggio ancora più grande, e con una fede che trova riscontro solo in Abramo, prima di Lei, accettò il destino tragico che attendeva quel Bimbo e che l'avrebbe vista un giorno piangere ai piedi di una croce. 
Ai Piedi di quella croce dove venne investita del ruolo di Mamma dell'umanità. (Da questo stesso sito, nelle pagine della MAMMA).

 

Beata Maria Cristina Brando 

(Napoli, 1° maggio 1856 - Casoria, 20 gennaio 1906)

 

Madre Maria Cristina BRANDO, fondatrice delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato di Casoria,
nacque a Napoli il 1° maggio del 1856 e fin da bambina diceva "Voglio farmi Santa a tutti i costi". Aveva il desiderio di fondare un'opera atta a risarcire tutte le offese che Gesù riceve nel Santissimo Sacramento. L'11 aprile del 1875 entra tra le Sacramentine di Napoli in via Duomo, il 4 maggio dell'anno seguente veste l'abito religioso, ma nel 1877 deve lasciare le Sacramentine per malattia. 
Nel 1884 giunge a Casoria e viene ospitata dal Canonico Maglione. La Fondazione iniziava a vedere la luce, tra mille ostacoli, nel 1890 Madre Maria Cristina acquista la casa degli eredi Costa a Casoria, tre anni dopo viene posta la prima pietra della Chiesa.
Nel 1903 la Santa Sede approva l'Istituto col nome di Suore Vittime Espiatrici Di Gesù Sacramentato.
Dal 1927 al 1940 si celebrano i Processi Ordinari. Nel 1972 si introduce la Causa di Beatificazione e fino al 1973 si celebra il Processo Apostolico.
Il 2 Luglio 1994 viene promulgato il decreto di Venerabilità.
Il 6 novembre 2001 si conclude il processo sul miracolo ottenuto per sua intercessione, ultimo passo verso la Beatificazione che avviene ad opera di Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, il 27 aprile 2003.  Così commenta il Papa:
Sorprendente è quanto Iddio ha compiuto attraverso Maria Cristina Brando. La sua è una spiritualità eucaristica ed espiatrice, che si articola in due linee come "due rami che partono dallo stesso tronco": l'amore di Dio e quello del prossimo. Il desiderio di prendere parte alla passione di Cristo viene come "travasato" nelle opere educative, finalizzate a rendere le persone consapevoli della loro dignità e ad aprirsi all'amore misericordioso del Signore.  (Dal pieghevole: L'innamorata dell'Eucaristia)

 

Santa Maria Egiziaca    

(V secolo)

 

Santa Maria Egiziaca d'anni dodici si partì dall'Egitto sua terra nativa, e se ne andò alla città di Alessandria, dove per lo spazio  di 17 anni perseverò in una vita pubblicamente licenziosa. Portatasi in Gerusalemme per la Festa dell'Esaltazione della S. Croce, andava con la folla del popolo alla Chiesa; ma respinta da forza soprannaturale non poté entrarvi. Tre volte vi si provò con la forza; ma riuscendole sempre vana la fatica, s'accorse che quello era effetto dei suoi peccati: onde piangendo fissò gli occhi in un’immagine della Beata Vergine, a cui contrita si raccomandò, promettendole di far penitenza dei commessi errori; e subito ricevé la grazia di poter entrare nel Tempio. Toccata da Dio nel cuore ed invitata da voce Angelica, si portò di là dal fiume Giordano in luogo solitario, ed ivi per 47 anni, senza vedere mai persona vivente, fece rigorosa penitenza delle sue colpe. Con il ricorrere alla Beata Vergine superò grandissime tentazioni, che a causa dei suoi antichi peccati gli erano mosse dal demonio contro la santa castità. Prima della sua morte fu  visitata da Zosimo gran servo del Signore, il quale le portò il SS. Sacramento, di cui cibata morì.  (Dai Bollandisti).  

 

Santa Maria Goretti 

(Corinaldo, Ottobre 1890 - Nettuno, 6 luglio 1902)

 

Santa Maria Goretti, di umili origini contadine, si trasferì con tutta la famiglia nella periferia di Roma, alla ricerca di lavoro. Il padre, Luigi, dopo quattro anni di duro lavoro in un ambiente insalubre, morì lasciando moglie e sei figli, di cui Maria era la seconda. Toccò a lei prendersi cura dei piccoli, mentre la madre era costretta a lavorare tutto il giorno nei campi per sfamare la famigliola. Maria espresse presto il desiderio di prendere la Prima Comunione, ed alla madre che le faceva presente che bisognava saper leggere e scrivere, rispose che c'era una signora disposta ad insegnarle. Rimaneva il problema dell'abito, delle scarpe e delle altre cose necessarie  per la cerimonia; ma un benefattore, vedendola superare brillantemente l'esame dell'Arciprete di Nettuno, le offrì tutto il necessario. La famiglia di Maria divideva l'alloggio con un'altra famiglia, senza madre e con il padre ubriacone. Il figlio Alessandro insidiava Maria quando rimanevano soli, ma la giovinetta, allora dodicenne, avrebbe preferito morire, anziché peccare. E purtroppo così avvenne: un giorno, lasciando i campi dove erano tutti al lavoro, il giovane rientrò in casa e tentò di abusare, con la forza, di lei. Esasperato dalla sua resistenza, la colpì ripetutamente con un coltello; e Maria venne ritrovata immersa nel suo sangue. Trasportata al vicino ospedale, ebbe il tempo di perdonare il suo assassino e di esprimere il desiderio di poterlo un giorno vedere in Paradiso assieme a lei. Alessandro fu condannato a trent'anni di carcere, ma non mostrò alcun segno di pentimento, fino a quando il Vescovo della diocesi, monsignor Blandini non si recò a fargli visita in carcere per riferirgli le ultime parole di Maria. Il giovane, che aveva inizialmente accolto in malo modo il prelato, impallidì ed incominciò a ripetere: "Non è possibile!" Gli vennero condonati tre anni per buona condotta, e, uscito di prigione, si recò a chiedere perdono, inginocchiandosi davanti  alla mamma della piccola vittima, per il suo folle gesto. Era il giorno di Natale del 1929. La madre di Maria ed il suo pentito carnefice si recarono a messa per pregare insieme.  Papa Pio XII  beatificò nell'aprile del 1947 Maria Goretti e la canonizzò nel giugno 1950, a meno di cinquant'anni dalla morte, evento rarissimo nella chiesa.

 

Santa Maria Salome 

(Galilea, I sec.)

 


S. Maria Salome è una di quelle beate Donne, le quali ebbero la sorte di esser discepole di Gesù Cristo, nel tempo che Egli si degnò conversare con gli uomini su questa terra. Fu moglie di Zebedeo, e Madre dei due Apostoli S. Giacomo il Maggiore, e S. Giovanni Evangelista. Datisi questi due suoi figliuoli alla sequela del Salvatore, lo segui anch'essa nei diversi viaggi che egli fece per la Gallica e per la Giudea, quando annunziava a tutti il regno di Dio. Soggetta però alla debolezza, comune per altro all'Ebraica nazione, di credere cioè il regno di Cristo temporale su questa terra, trasportata dall'amore di Madre verso i due suoi figliuoli quivi presenti, si presentò un giorno al Redentore, e supplichevole gli fece questa domanda: Fate, o Signore, che questi due miei figliuoli seggano uno alla destra, e l'altro alla sinistra nel vostro regno. Alla qual domanda proveniente da un desiderio disordinato di ambizione, tanto della madre che dei figliuoli, Gesù Cristo rispose: Non sapete cos'è che state chiedendo. Ma la sua fedeltà nel seguire il Redentore in tutte le occasioni le meritò dei segnalati favori, ed in fine il premio di una eterna felicità in cielo.

Santa Maria Maddalena

(I secolo)

 

Santa Maria Maddalena, così detta perché originaria del villaggio di Magdala. Dalla Chiesa ( e in particolare da San Gregorio Magno) è stata a lungo associata alla figura della peccatrice, cosa che ai nostri tempi viene messa in discussione, se non negata senza riserve. Noi ci atterremo ancora alla tradizione, per illustrare la vita di questa grande santa. S.Luca racconta che: "Uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato".   La peccatrice non sa chi è Gesù: è il suo cuore che lo riconosce, è il suo cuore che si riempie d'amore, che scaccia da sé il peccato per riempirsi solo di Dio! Le sue lacrime rivelano il cambiamento radicale che è avvenuto in lei; i suoi capelli, usati come uno straccio, mostrano l'umiltà di chi vuole essere serva del più buono dei padroni. Gesù legge tutto, nel cuore di questa donna. E le perdona tutti i peccati, perché molto ha amato.  Maria viene esaltata da Gesù stesso, quando sceglie lei per la sua prima apparizione dopo la resurrezione; premio indubbiamente meritato da chi Lo seguiva da sempre, senza badare ai disagi e ai pericoli. La troviamo, infatti, insieme a Maria SS. sotto la croce del Redentore, laddove di tutti gli Apostoli è presente il solo Giovanni; è ancora lei che scopre il Sepolcro vuoto: forse, insieme a Maria SS. è la sola a credere nella Sua resurrezione, quando il Maestro muore sul Golgota. La Maddalena è una donna, nel pensiero del tempo non conta nulla, ed è anche per questo che non viene creduta quando riferisce di aver visto il Risorto. Pietro addirittura ritiene che ella sia ubriaca: chi darebbe credito ad una notizia così sconvolgente, per di più annunciata da una donna? Chi dà importanza alle donne? Uno solo: Gesù.  Lui guarda al di là del tempo e dello spazio, non si preoccupa dell'opinione corrente; Lui sa che non vi è differenza tra uomo e donna, nati insieme nel Disegno di Dio: "E Dio creò l'uomo, maschio e femmina lo creò."(Da questo stesso sito, in "Cose di questo mondo").

 

  Santa Marina

(VIII sec.)

 



Santa Marina, secondo la leggenda, era figlia di tale Eugenio, che essendo rimasto vedovo, volle entrare in convento. Non sapendo a chi affidare la figlia, ancora bambina, e non potendola portare con sé, le tagliò i capelli, la vestì da uomo e la portò al convento. Dove Marina "frate Marino" crebbe nell'amore di Dio e, alla morte del padre, rimase. Andava, con gli altri frati, regolarmente al mercato per gli approvvigionamenti, pernottando in un'osteria quando si faceva troppo tardi per affrontare il viaggio di ritorno. L'oste, aveva una figlia la quale, sedotta da un soldato, rimase incinta. Accortosene i genitori, la costrinsero a svelare il nome del complice. Ella nominò frate Marino. A tal notizia il padre corse al convento, e raccontò all' abate dell'oltraggio che riteneva ricevuto. Quantunque l'abate non potesse credere colpevole il frate, lo fece chiamare. Marino, dopo di aver riflettuto un istante, per non svelare il suo segreto, si dichiarò colpevole. Per cui l'abate lo fece castigare secondo tutti i rigori della disciplina, e lo scacciò dal monastero. L'umile religioso rimase tre anni alla porta, accettando la penitenza impostagli, coricandosi sulla nuda terra, chiedendo solo un poco di pane quando era in estrema necessità. La figlia dell' oste avendo messo al mondo un bambino, appena svezzatolo lo inviò a frate Marino, dicendogli: « Ecco tuo figlio, nutrilo. » Marino l'accettò come se fosse stato suo, e lo mantenne per due anni col frutto delle elemosine. Dopo questo tempo, i frati, mossi da compassione, andarono dal l’abate e lo pregarono di riammettere Marino nella comunità. Egli lo concesse, obbligandolo però di spazzar da solo tutta la casa, di portar l' acqua necessaria, di pulire le scarpe ai frati, e di servirli tutti. Marino accettò la penitenza, ma il peso era al di sopra delle sue forze già esauste per le privazioni. Crollò, e morì dopo pochi giorni di malattia. L'abate ordinò di lavare il suo corpo, e di seppellirlo molto lontano dal monastero. Così fu scoperta la verità e la sua grande umiltà . Sepolta nell'oratorio del monastero, manifestò ancora di più la sua santità perché Iddio le concesse di operare molti miracoli. La sua morte accadde verso la metà dell' ottavo secolo. Verso il 1150 fu canonizzata da Papa Zaccaria. Nel 1230, le sue reliquie vennero trasportate da Costantinopoli a Venezia, dove si custodiscono in una chiesa del suo nome. E’ onorata in diversi giorni ed è ricordata il 18 giugno nel Martirologio Romano. La traslazione delle sue reliquie a Venezia si fece il 17 luglio. (Dai Bollandisti).

 

Santa Marta  

(Galilea, I secolo)

 

Santa Marta sorella di Maria e di Lazzaro, era una di quelle sante donne che seguivano Gesù Cristo, e che si procuravano la gloria di esser sue discepole mentre il Redentore visse su questa terra. Un giorno in cui Gesù Cristo alloggiava in casa sua, si occupava essa nel preparare ciò che era necessario per il Divino suo ospite; ma vedendo che Maria intenta ad ascoltare Gesù la lasciava sola nelle faccende domestiche, se ne lagnò con il medesimo. Allora il Salvatore le rispose: "Marta, Marta: tu sei sollecita, e ti turbi nel prenderti pensiero di molte cose; pure una cosa sola è necessaria: Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà mai tolta". Dopo qualche tempo essendole morto suo fratello Lazzaro, ella ricorse a Gesù perché lo facesse rivivere; ed in questa occasione illuminata da lume celeste rese una testimonianza, simile a quella di S. Pietro, della Divinità del Salvatore con queste parole: "Io credo, che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che è venuto in questo mondo". Si crede che ella fosse una di quelle sante donne, che si trovarono presenti alla morte di Cristo, ed alle quali Gesù Cristo apparve dopo la sua resurrezione. Finalmente terminò i suoi giorni con una morte preziosa al cospetto del Signore.   

 

Beati Luigi e Zelia Martin

(Bordeaux, 22 agosto 1823 - Evreux, 29  luglio 1894

Gandelain, 23  dicembre 1831 - Alençon, 28 agosto 1877)

 

Luigi Martin, nasce a Bordeaux, Francia, il 22 agosto 1823. Uomo di  fede e di preghiera, nutre per             un certo tempo il desiderio della vita  monastica, ma è scoraggiato dallo studio del latino. Nel 1850 si 
stabilisce come orologiaio ad Alençon.Zelia Guérin, nasce a Gandelain, presso Saint-Denis-sur-Sarthon,  il 23  dicembre 1831. Riceve una formazione come abilissima merlettaia del  famoso point d’Alençon. Zelia, anch’essa, prova l’attrattiva della  vita religiosa, ma il Signore ha in serbo per lei altri progetti.          Un incontro provvidenziale unisce Luigi e Zelia che, dopo tre mesi di  fidanzamento, celebrano il loro matrimonio la notte tra il 12/13  luglio 1858 nella parrocchia di Notre Dame d’Alençon.
Dio benedì la loro unione con la nascita di nove figli tra i quali,  l’ultima, Santa Teresa di Gesù Bambino, Patrona delle Missioni e  Dottore della Chiesa. Perdono quattro figli in tenera età, ma né i  lutti né le prove affievoliscono la loro fede ancorata alla Messa  quotidiana, all’amore della Vergine Maria e agli insegnamenti della  Chiesa. I Martin sono un sublime modello di famiglia laboriosa,  attenta al prossimo, generosa con i poveri, animati da un esemplare  spirito missionario.
Dopo una lunga malattia, un cancro al seno, Zelia muore ad Alençon il  28 agosto 1877. Luigi si reca allora a Lisieux per avvicinarsi alla  famiglia del cognato Isidoro Guérin, fratello della moglie, ed  assicurare così alle sue figlie un futuro migliore. Vero “patriarca”,  dopo aver offerto a Dio le sue cinque figlie, che saranno tutte  monache di clausura, conosce l’umiliazione e la malattia. Muore il 29  luglio 1894 presso Evreux.
Sono stati proclamati beati il 19 ottobre del 2008 durante la giornata Mondiale  delle Missioni a Lisieux.        I loro resti mortali riposano  in un'unica  urna di bronzo nella cripta della Basilica santuario dedicato alle 
loro Figlia Santa Teresa di Gesù Bambino. Dai frutti si conosce  l'albero… (Si ringrazia vivamente Padre Antonio Sangalli ocd per l'immagine ed il profilo biografico).

 

Santa Martina   

  (III secolo)

 

 

Quantunque l'Imperatore Alessandro Severo non muovesse alcuna persecuzione contro i cristiani, ai quali anzi si mostrò favorevole, rispettando il Nome di Gesù, e le sante massime dei Vangeli, pure non mancarono dei martiri al tempo del suo impero, per l'odio implacabile contro i cristiani, di Ulpiano famoso giureconsulto e Prefetto del Pretorio. Una delle più nobili vittime dei furore di costui fu S. Martina Romana. Questa, e per la  nascita illustre, e per l'abbondanza delle ricchezze, e per le sue rare doti si era resa celebre in Roma, ed aveva intenzione di farvi una gran figura; ma la S. Verginella che ai piaceri e diletti mondani, ed alle vane speranze della terra anteponeva la Divina grazia, la sua verginale purezza, e la speranza dei beni eterni del cielo, illuminata da Dio, e confortata dal suo possente aiuto seppe disprezzare tutto ciò che di lusinghiero le offriva il mondo e chi tentava di sedurla; e non temé di perdere con un generoso martirio la vita per restare fedele al celeste suo Sposo, nelle cui braccia amorose andò a godere gioie eterne. (Dagli Annali Ecclesiastici del Baronio).

 

San Martino di Tours

(Sabaria, 316 - Condat, 397)

 

 

San Martino nacque in Sabaria città della Pannonia, e fu dai suoi genitori obbligato ad esercitare il mestiere delle armi; ma esatto a tutti i suoi doveri, mostrava in tutte le sue azioni che egli non viveva che per Iddio. Aveva per i poveri un ardente amore; e, un giorno, alle porte della città di Amiene diede ad un povero la metà del suo mantello, poiché non aveva altro da dargli; la quale azione fu dallo stesso Gesù lodata, il quale gli comparve nella notte seguente circondato da un numeroso stuolo di Angeli e, mostrando quella mezza veste, disse con voce chiara: "Martino, ancora catecumeno mi ha coperto con questa veste". Si dice che Martino parlasse anche con gli animali. Anche gli alberi gli volevano bene. Una volta, volle che fosse abbattuto un albero che i pagani avevano trasformato in un idolo. "Mettiti sotto l'albero mentre cade", lo sfidò uno di coloro che non volevano che fosse abbattuto, "e vedremo se il 'tuo' Dio ti salverà". Martino rimase in piedi sotto l'albero mentre le scuri dei boscaioli incidevano il tronco, proprio nella direzione in cui sarebbe dovuto cadere; al momento dello schianto, l'albero si drizzò su se stesso e cadde dalla parte opposta...  Giunto all'età di 18 anni ricevette il battesimo, rinunziò alla milizia del secolo, e si pose sotto la disciplina di S. Ilario Vescovo di Poitiers. Fu creato qualche tempo dopo Vescovo di Tours contro sua voglia; e resosi emulatore degli Apostoli in ogni sorta di patimenti, di travagli, di pazienza, nei miracoli, nei prodigi, ed in altri effetti straordinari della divina potenza, andò a godere in cielo di quella gloria immensa, che gli era preparata.   (Da Sulpizio Severo).

 

San Martino di Porres

(Lima, 1579 - 3 novembre 1639)

 

San Martino de Porres, molto popolare in Sudamerica,  nacque a Lima da uno spagnolo bianco e da una africana. Per il colore della sua pelle, il padre si rifiutò di riconoscerlo, e per lo stesso motivo non ebbe un'infanzia felice: metà nero e metà bianco, era disprezzato da tutti. Abile barbiere ed infermiere, prestava gratuitamente la sua opera ai più poveri. A quindici anni chiese di essere ammesso nella comunità dei padri Domenicani. Sempre per il colore della sua pelle, fu ammesso solo come servo, e vi rimare nove anni, addetto ai lavori più umili e sempre ultimo di tutti. Infine fu ammesso come Fratello Religioso, con l'incarico di barbiere ed infermiere; e trasformò il convento in un ospedale, perché vi portava gli ammalati che non avevano dove trovare ricovero. Con l'aiuto di varie persone facoltose fondò l'Asilo della Santa Croce, dove accolse mendicanti vagabondi ed orfani. Nonostante i suoi sforzi per nasconderlo, la sua fama di santità cresceva di ora in ora, e gli ammalati gravi chiedevano che venisse a visitarli "il santo fratello Martino". Senza che si muovesse da Lima, fu visto in Cina e in Giappone, a rincuorare i missionari. Aveva una grossa ciotola dove dava da mangiare, contemporaneamente, a un gatto, un cane, un paio di colombi e svariati topi. Quando i topi nel convento diventavano troppi, li invitava ad andarsene, indicando loro la porta, e quelli uscivano ordinatamente in fila. Morì, sessantenne, dopo aver recitato il Credo e baciato il Crocifisso.

San Massimiliano  

(II secolo)

 

San Massimiliano è uno di quei tanti Santi che coi loro martirio ci insegnano il modo di combattere con fede e con coraggio contro i nemici della nostra salute spirituale. Nato nella Numidia in quei tempi, nei quali gli imperatori Romani non erano ancora illuminati dal lume della vera fede, si trovava in procinto di dover militare sotto le insegne di un principe pagano, e perciò in pericolo di contaminare con le superstizioni degli infedeli la purezza della religione Cristiana che professava. Essendo stato suo padre incaricato di far leva di truppe, tralasciò di arruolarvi suo figlio Massimiliano. Accortosene, l'Avvocato del fisco fece ricorso al Proconsole chiedendo che anche Massimiliano fosse iscritto tra i soldati. Il Proconsole si fece condurre avanti il nostro Santo, e volendo forzarlo a fare ciò, sentì rispondersi con intrepido coraggio dal medesimo che non poteva militare, perché era Cristiano. Allora il Proconsole con le lusinghe, e poi con le minacce cercò di piegarlo; ma il forte campione, aiutato dalla Divina grazia resisté meravigliosamente; onde il giudice ordinò che gli fosse troncata la testa; e così di anni 12, riportò la palma del martirio.  (Dal Ruinart).

 

San Massimiliano Maria Kolbe

(Zdunska Wola, 8 gennaio 1894 - Auschwitz, 14 agosto 1941)

 

San Massimiliano Kolbe - al battesimo Raimondo - nasce l'8 gennaio del 1894 a Zdunska Wola non molto lontano da Lodz (Polonia), figlio di Giulio e Maria Dabrowska.
Nella sua adolescenza, si sente affascinato dall'ideale di San Francesco d' Assisi ed entra nel seminario minore dei Francescani conventuali di Leopoli.
Dopo il noviziato è inviato a Roma, al Collegio Internazionale dell'Ordine, per gli studi ecclesiastici. Nell'anno 1915 consegue il diploma in filosofia e nel 1919 in teologia. 
Mentre l'Europa è sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale, Massimiliano sogna una grande opera al servizio dell'Immacolata per l'avvento del Regno di Cristo. 
La sera del 16 ottobre 1917, fonda con alcuni compagni la "Milizia dell'Immacolata". Il suo fine e la conversione e la santificazione di tutti gli uomini attraverso l'offerta incondizionata alla Vergine Maria. 
Nel 1918 è ordinato sacerdote e nel 1919, completati gli studi ecclesiastici, ritorna in Polonia per iniziare a Cracovia un lavoro di organizzazione e animazione del movimento della Milizia dell'Immacolata. 
Come strumento di collegamento tra gli aderenti al movimento fonda la rivista "Il Cavaliere dell'Immacolata". Nell'anno 1927 stimolato dal notevole incremento di collaboratori consacrati e dal crescente numero di appartenenti alla M.I., trasferisce il centro editoriale a Niepokalanow, o "Città dell'Immacolata", vicino Varsavia, dove saranno accolti più di 700 religiosi, che si dedicano all'utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale per evangelizzare il mondo. 
Nell'anno 1930 con altri quattro frati, parte per il Giappone, dove fonda "Mugenzai no Sono" o "Giardino dell'Immacolata", nella periferia di Nagasaki, e stampa una rivista mariana. Questa "città" rimase intatta quando nel 1945 esplose, a Nagasaki, la bomba atomica. 
Nel 1936, rientra in Polonia, sollecitato dalla crescita della comunità religiosa e dall'espansione dell'attività editoriale: undici pubblicazioni di cui un quotidiano di grande ripercussione nella classe popolare con una tiratura 228.560 copie e il Cavaliere con un milione di copie. 
Il primo settembre del 1939, scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Anche Niepokalanow è bombardata e saccheggiata. I religiosi devono abbandonarla. Gli edifici sono utilizzati come luogo di prima accoglienza per profughi e militari. Il 17 febbraio 1941 Padre Kolbe è arrestato dalla Gestapo e incarcerato nel carcere Pawiak di Varsavia. Il 28 maggio dello stesso anno è deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, nel quale gli viene assegnato il numero 16670. 
Alla fine di luglio avviene l'evasione di un prigioniero. Come rappresaglia il comandante Fritsch decide di scegliere dieci compagni dello stesso blocco, condannandoli ingiustamente a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte.
Con lo stupore di tutti i prigionieri e degli stessi nazisti, Padre Massimiliano esce dalle file e si offre in sostituzione di uno dei condannati, il giovane sergente polacco Francesco Gajowniezek.
In questa maniera inaspettata ed eroica Padre Massimiliano scende con i nove nel sotterraneo della morte, dove, uno dopo l'altro, i prigionieri muoiono, consolati, assistiti e benedetti da un santo.
Il 14 agosto 1941, Padre Kolbe termina la sua vita con un'iniezione di acido fenico. Il giorno seguente il suo corpo è bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento.
Il 10 ottobre 1982, in Piazza San Pietro,Giovanni Paolo II dichiara "Santo" Padre Kolbe, proclamando che "San Massimiliano non morì, ma diede la vita…."  Da: http://www.kolbemission.org

 

San Massimo di Napoli

 

 

San Massimo, Vescovo e Martire. Ricordato dalla Chiesa Cattolica il 10 giugno (secondo altre fonti l'11 giugno) e dalla Chiesa Ortodossa il 10 giugno secondo il vecchio calendario (corrisponde al 23 giugno).
Decimo o tredicesimo vescovo di Napoli, resse la diocesi sotto l'imperatore Costanzo II (337-361). Difese strenuamente i dettati del Concilio di Nicea contro l'eresia ariana, fu mandato in esilio ed il suo posto fu preso da un vescovo che sosteneva la dottrina ariana. Morì in esilio e ciò gli valse il titolo di martire.
I suoi resti tornarono a Napoli sotto il suo successore S. Severo e fu sepolto in cattedrale dove ancora oggi si conserva il sarcofago sotto l'altare che reca l'iscrizione “Maximus episcopus qui et confessor”. Ora i suoi resti sono nella chiesa dei santi Efebo, Fortunato e Massimo dove sono conservate anche una statua cinquecentesca del santo "dormiente" ed una tela di altare raffigurante i tre santi vescovi. Altri reperti iconografici sono in cattedrale.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Santa Matilde  

(Helfta, 1241 - 1298)

 

Santa Matilde moglie di Enrico Re della Germania, e madre di Ottone I  Imperatore, fu molto pia e devota anche in quel tempo, nel quale visse in compagnia del marito. Ma dopo la morte di lui si diede tutta agli esercizi devoti, e particolarmente all'orazione. A questo fine dopo un poco di notturno riposo, la mattina prima che sorgesse il Sole, lasciava il letto per attendere alla contemplazione. Passava poi dalla sua abitazione alla Chiesa, dove assisteva alle pubbliche orazioni, ed alle sacre funzioni, con tal compostezza e raccoglimento, che recava edificazione a chiunque l'osservasse. Udita la Messa, visitava gli ospedali, e consolava i poveri infermi con devoti ragionamenti, e con abbondanti elemosine. Nel dopo pranzo ritornava all'esercizio delle opere di misericordia, per le quali aveva grandissimo trasporto. Attendeva alla lettura spirituale, e non lasciava di occuparsi nel lavoro per fuggire l'ozio. Assalita dall'ultima malattia, rese devotamente lo spirito al Signore. (Da Luitprando).  

 

San Matteo apostolo

(Galilea, I secolo)

 

San Matteo, detto anche Levi, era di nazione Galileo, e di professione pubblicano, cioè esattore. Mentre egli stava seduto al suo banco, passò di là il Divin Redentore, e rivolto a lui gli disse: "Seguimi". Matteo, senza tardare un sol momento abbandonò l'uffizio che esercitava, e  seguì il Salvatore; cui per riconoscenza della speciale grazia ricevuta fece in casa sua un solenne banchetto, al quale invitò degli altri pubblicani. Fu poi annoverato da Gesù Cristo tra i suoi dodici Apostoli, ed annunziò egli pure secondo l'ordine avuto dal Divin Maestro il Regno di Dio. Dopo l’ascensione di Gesù al Cielo, ricevuto che ebbe lo Spirito Santo, predicò in Gerusalemme e nella Giudea la fede del vero Messia; nulla curando le contraddizioni, e gli oltraggi dei sacerdoti. In seguito si portò nell' Etiopia, nella Persia, ed in altri paesi barbari a predicarvi la dottrina di Gesù. Scrisse, primo tra tutti, la vita e la dottrina del Salvatore, e diede alla sua opera il titolo di Vangelo. Finalmente coronò il suo Apostolato con un glorioso martirio.

 

San Mattia  

(I secolo)

 

S. Mattia nativo della Galilea, fu uno dei seguaci e discepoli del Salvatore fin dal principio,della predicazione del Vangelo. Dopo l'Ascensione di Gesù Cristo, trattandosi di eleggere un altro Apostolo in luogo dell'empio Giuda, due ne furono proposti, uno dei quali fu S. Mattia sopra cui cadde la sorte per divina elezione, da tutti implorata  antecedentemente con ferventi orazioni. Ricevé il nostro Santo poco dopo con gli altri la pienezza dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste. Quindi egli pure si accinse alla predicazione del S. Vangelo, e alla diffusione della fede di Gesù Cristo. Non solo con le parole, ma molto più con l'esempio; secondo San Clemente di Alessandria, predicava la macerazione della carne, e la mortificazione dei sensi: proponeva la fortificazione dell'anima con la fede, e con la conoscenza, sempre maggiore, della verità; con l'amore, e con la pratica delle virtù evangeliche. Non mancò a questo Santo l'occasione di far conoscere quanto egli aborrisse l'offesa a Dio, mentre preferì morire fra i tormenti piuttosto che acconsentire alle insinuazioni di chi voleva fargli abbandonare la fede in Gesù Cristo. (Dagli Atti degli Apostoli e dal Tillemont).  

 

Santi Maurizio ed altri martiri   

(III secolo)

 

 

San Maurizio era Tribuno di una legione di soldati chiamata Tebea, formata tutta di cristiani pieni di fede e di religione, che erano diligenti a fare il loro dovere, e ad adempiere gli obblighi del proprio stato. L' Imperatore Massimiano nel condurre l’esercito nelle Gallie in un luogo vicino alle Alpi, ordinò certi sacrifici alle sue false divinità, ai quali volle che tutti assistessero. Ma la legione Tebea rifiutò d' intervenirvi; onde l’Imperatore, irritato, comandò che fosse decimata. Terminata l’ esecuzione, gli altri che erano rimasti professarono d' essere Cristiani, e di non voler prender parte all'empietà. Irritato maggiormente Massimiano da questa protesta, comandò che la legione fosse decimata di nuovo, sperando però di poterli sottomettere, ma avendoli visti irremovibili prese la barbara risoluzione di farli tutti morire; quindi ordinò a una parte dell' esercito di marciar contro di loro, di metterli in mezzo, e di tagliarli a pezzi, il che fu barbaramente eseguito. La memoria di questi generosi campioni di Gesù Cristo è rimasta in gran venerazione, e molte città si gloriano di posseder le loro reliquie. (Da S. Eucherio).  

 

Santa Mesia Elia

(Lazio, III sec. - 305 circa)

 

 

Santa Mesia Elia martire, matrona dell'alta società romana, fu martirizzata durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano. Poche le notizie certe su di lei; Convertita alla fede cristiana in quel tempo di persecuzione nascose e accudì numerosi ricercati nella sua abitazione. Scoperta ed arrestata, confermò la sua fede e in quanto cittadina romana fu decapitata dopo aver rifiutato di sacrificare agli idoli. Il suo corpo fu rinvenuto nelle catacombe di S. Priscilla, assieme a un'ampolla con il suo sangue e a una lapide con l'iscrizione: Mesia Elia spiritus in pace.  Dal 1804 (pontificato di Pio VII) le sue reliquie riposano nella chiesa del Castello di Alvito (FR), dove è murata anche la lapide. (Dal Can. Don Vincenzo Pizzuti - S. Mesia Elia Martire - 1982).

 

San Michele Arcangelo

-Al di là del tempo e dello spazio-

 

San Michele Arcangelo, e tutti gli altri Santi Angeli che si sono conservati fedeli a Dio, in tempo che Lucifero e i suoi aderenti sono caduti a cagione del loro orgoglio, vengono venerati il 29 settembre dalla Chiesa. Lo stato loro è, tanto più felice in quanto che non possono più peccare, né per conseguenza decadere dalla loro beatitudine. La loro occupazione non si restringe soltanto nell'adorazione, ch'essi rendono alla !suprema Maestà dei Signore, ma la Scrittura e la Tradizione ci danno luogo a credere ch'abbiano parte nel governo dei mondo poiché tutti sono chiamati Spiriti destinati al ministero, ed inviati a servire quelli che sono eredi della salute. Il Principe di questa Celeste milizia è San Michele il cui nome significa Colui che è come Dio; ed è stato sempre riguardato come il Protettore della Sinagoga, e l'Angelo tutelare della Chiesa. Apparve due volte sul Gargano, e una sua apparizione sul mausoleo Adriano diede origine al nome Monte Sant'Angelo. Una volta è apparso anche in Normandia. Verrà egli alla fine dei secoli per fortificare i fedeli negli ultimi combattimenti; e la Chiesa, ci insegna che ciascun uomo ha un Angelo Custode, che veglia in sua difesa, e la cui protezione è assai valida per difenderlo dai pericolosi lacci che non cessa di tendere a tutti gli uomini l'antico serpente.   (Dal Cardinale Cesare Baronio).

 

Santa Monica

(Cartagine, 332 - Ostia, 387)

 

 

Santa Monica Africana ebbe per marito un uomo pagano, e intrattabile: ma con la sua ubbidiente soggezione e perseverante pazienza operò tanto, che questi abbandonò i suoi errori, convertendosi alla vera conoscenza di Dio. Dopo la morte del marito non faceva altro che piangere, supplicando il Signore per la salute di Agostino suo figlio, il quale allora era infetto della eresia dei manichei. Ricorse un giorno ad un Santo Vescovo Africano per comunicargli la ragione delle sue lacrime, ed egli consolandola le disse: State di buona voglia, perché è impossibile  che un figliuolo, che vi costa tante lagrime possa perdersi. Essendo Agostino partito per l’Italia, ella lo seguì, e lo trovò in Milano; ove Iddio per mezzo delle lezioni di S. Ambrogio operò la sua mirabile conversione, e consolò le 1acrime di S. Monica, facendo del figlio addirittura uno dei Padri della Chiesa. Vicina a morte, diceva al medesimo Agostino: Io non ho più che fare in questa terra: desideravo dal Signore la grazia di vederti Cattolico; ora che l' ho ricevuta , non ho altro pensiero che l'Eternità; e, poco dopo, con una morte felice, passò a godere la ricompensa preparata alle sue fatiche ed alle sue zelanti lacrime. (Da Sant’Agostino).        

 

San Nabore 

(NordAfrica, ? - Lodi Vecchio, IV sec.)

 

 

San Nabore fu un soldato di origine nordafricana che venne a Milano come mercenario dove conobbe finalmente la fede cristiana.
Con la persecuzione contro i cristiani, nell'anno 303 venne ordinata una epurazione dell'esercito e Nabore fu costretto a disertare. Venne quindi processato e condannato a morte per decapitazione presso Lodi proprio il 12 luglio, giorno in cui ancora oggi se ne ricorda il martirio.
Presto il suo corpo venne riportato a Milano, nell'attuale basilica di Sant'Ambrogio, dove rimane tuttora. Le sue reliquie sono però conservate nella Parrocchia dei Santi Nabore e Felice, assieme a quelle del suo compagno d'armi e di martirio. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

San Nazario 

(Roma, 37ca.  - 76)

 

San Nazario o Nazaro è un santo martire del I secolo. Viene ricordato insieme al suo giovane discepolo San Celso con il quale subì il martirio. La Chiesa li festeggia il 28 luglio.
Sappiamo dalla biografia di Sant'Ambrogio che questi, nel 395, trovò i corpi di due martiri, Celso e Nazario, sepolti in un campo appena fuori della città di Milano. Il corpo di quest'ultimo era ancora integro, ma il capo era staccato dal tronco. Li fece quindi traslare in una chiesa che si trovava davanti a Porta Romana.
La storia della vita di Nazario ci viene tramandata per il resto interamente dalla tradizione.
Era cittadino romano di famiglia ebrea e legionario. Fu discepolo di san Pietro e ricevette il battesimo dal futuro papa Lino.
Per sfuggire le persecuzioni contro i cristiani e forse inviato da papa Lino, lasciò Roma e si recò in alcune zone della Lombardia. Passò in particolare anche a Piacenza e a Milano, dove avrebbe incontrato in carcere i compagni di fede Gervasio e Protasio.
Successivamente iniziò l'evangelizzazione delle Gallie. Qui gli fu affidato come discepolo il giovanissimo Celso, di appena 9 anni, il quale ricevette dal maestro l'educazione alla fede cristiana e il battesimo. Insieme proseguirono nell'opera di diffusione della nuova fede, viaggiando per la Francia meridionale e arrivando a Treviri.
Qui avrebbero subito numerose persecuzioni e sarebbero stati arrestati. Tuttavia Nazario, quale cittadino romano, non subì torture ma venne inviato a Roma per subire un regolare processo. Qui, al suo rifiuto di rinnegare la sua fede e sacrificare agli dei romani, venne condannato a morte. Secondo altre fonti la condanna a morte venne decisa dal governatore di Ventimiglia. Ad ogni modo, insieme a Celso, venne imbarcato su una nave che doveva portarli al largo e gettarli in mare.
I due santi tuttavia scamparono miracolosamente alla morte a causa di un nubifragio. La leggenda vuole che siano stati gettati in mare ma essi presero a camminare sulle acque. Si scatenò allora una tempesta che terrorizzò i marinai, i quali chiesero aiuto a Nazario. Le acque si calmarono immediatamente. La nave sarebbe infine approdata a Genova e qui Nazario e Celso proseguirono la loro opera evangelizzatrice in tutta la Liguria negli anni 66 e 67.
Si spinsero poi fino a Milano, dove infine vennero arrestati e nuovamente condannati a morte dal Prefetto Antolino. La sentenza fu eseguita per decapitazione nell'anno 76.
Il loro ricordo si perse fino al ritrovamento dei corpi da parte di Sant'Ambrogio, che ne diffuse il culto facendo edificare una chiesa sul luogo della sepoltura.
Chiese dedicate alla loro memoria si trovano a Verona, Asti, Varese, Arenzano.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Nereo

(III sec.) 

 

 
San Nereo è un martire romano di incerta data.
In un componimento di Papa Damaso I, viene citato insieme ad Achilleo ed indicati come soldati convertiti per istinto improvviso.
Gli Acta del loro martirio, li indicano eunuchi al servizio di Flavia Domitilla, con cui subirono il martirio a Roma: Furono infatti decapitati nel 304, sotto Diocleziano e vennero sepolti nel cimitero di Domitilla sull'Ardeatina.
Sul loro sepolcro, Damaso fece costruire una basilica, di cui rimangono solo dei resti in Roma.
Viene festeggiato il giorno 12 maggio.  
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San Niccolò I Papa 

(Roma, 820 ca. - 13 novembre 867)

 

San Niccolò I , talvolta erroneamente chiamato Papa Nicola I, fu Papa dal 24 aprile 858 alla sua morte.
Uomo coraggioso ed energico viene ricordato come un consolidatore del potere e dell'autorità papale e sostenitore del rafforzamento dell'universalismo romano.
Si rifiutò di garantire l'annullamento del matrimonio di Lotario II con Teutberga, di modo che potesse sposare l'amante Valdrada. Quando un concilio si pronunciò in favore dell'annullamento, Niccolò I dichiarò il concilio deposto, i suoi messaggeri scomunicati, e le sue decisioni nulle. Nonostante la pressione dei Carolingi, che strinsero d'assedio Roma, le sue decisioni restarono.
Durante il suo pontificato, le relazioni con l'Impero Bizantino si inasprirono a causa del suo sostegno al Patriarca Ignazio che era stato rimosso e sostituito dal laico Fozio come Patriarca di Costantinopoli. Al di là effettivamente del fatto che l'elezione di Fozio fosse contraria alle norme canoniche, il Papa voleva in sostanza ribadire che era a lui che spettava decidere tutte le questioni ecclesiastiche sia in occidente sia in oriente. Egli inviò dunque due emissari a Costantinopoli, questi tuttavia acconsentirono alla decisione di indire un concilio che decidesse della regolarità dell'elezione. Quando quest'assemblea approvò la nomina del patriarca Fozio, il Papa organizzò un nuovo sinodo in Laterano che dichiarò invece Fozio deposto.
Successivamente il contrasto con Bisanzio si accentuò ulteriormente, precisamente sulla questione bulgara. Infatti, il Regno bulgaro recentemente cristianizzato, non voleva soggiacere ecclesiasticamente al patriarca di Costantinopoli, ma voleva divenire una chiesa autocefala. I bulgari si rivolsero quindi al Papa che cercò di attirare la Bulgaria nell'orbita romana e, per un breve periodo, ci riuscì.
L'imperatore di Bisanzio Michele III si scagliò allora contro il Papa, contestando il primato papale, chiedendo la revoca del giudizio verso Fozio e attaccando la chiesa occidentale, accusandola di eresia per la formula del Credo relativa alla processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio (tema che sarà poi alla base del definitivo scisma fra cattolici e ortodossi del 1054).
Nel 867 un sinodo a Costantinopoli arrivò a scomunicare Papa Niccolo I.
La Chiesa Cattolica lo ha elevato alla gloria degli altari attribuendogli anche il titolo di Magno, per cui oggi è conosciuto come San Niccolò Magno.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

  San Nicola di Myra                                                                              o San Nicola di Bari 

(Pàtara di Licia, III secolo - Myra 6 dicembre 343)

 


San Nicola di Mira fu un vescovo nella seconda metà del IV secolo della città di Myra (antico nome di Demre, nella Licia in Asia minore, l'attuale Turchia).
Nato probabilmente a Pàtara di Licia, tra il 260 ed il 280, pare sia stato uno dei 318 partecipanti del Concilio di Nicea del 325. Fu imprigionato ed esiliato da Diocleziano e poi liberato da Costantino nel 313.Morì a Mira il 6 dicembre presumibilmente nell'anno 343. Il suo culto si diffuse dapprima in Asia Minore (nel VI secolo ben 25 chiese a Costantinopoli erano dedicate a lui), con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Myra.
Secondo la tradizione, San Nicola aiutò tre ragazze che non potevano sposarsi per mancanza di dote, gettando sacchetti di denaro dalla finestra nella loro stanza, per tre notti. Per questo è venerato dalle ragazze e dalle donne nubili.
È il patrono dei bambini, ragazzi e ragazze, scolari, farmacisti, mercanti, naviganti, pescatori, profumieri, bottai, nonché delle vittime di errori giudiziari e degli avvocati; nel mondo è conosciuto prevalentemente con il nome di Santa Claus o Santa Klaus; in Italia è conosciuto anche come San Nicola di Bari, dal nome della città della Puglia che ne custodisce le spoglie a partire dall'XI secolo. 
San Nicola è patrono dei marinai e dei ladri, perché nel 1087 una spedizione navale partita dalla città di Bari (che era passata sotto il dominio normanno) si impadronì delle spoglie del Santo, che nel 1089 vennero definitivamente poste nella cripta della Basilica eretta in suo onore. La leggenda narra di 62 marinai che trafugarono le spoglie rischiando la vita e che, una volta approdati a Bari, posero la prima pietra della Basilica là dove i buoi che trainavano il carico dalla barca si fermarono irrevocabilmente. Gli animali sono ricordati nella decorazione della Basilica di San Nicola, nelle statue che li rappresentano ai lati del portale maggiore. Ai 62 marinai è invece dedicata una strada nella città vecchia. Il santo è patrono anche dei commercianti e per questo la sua effigie figura nello stemma della Camera di Commercio di Bari. Tradizionalmente viene rappresentato vestito da vescovo con mitra e pastorale. L'attuale rappresentazione in abito rosso bordato di bianco origina dal poema "A Visit from St. Nicholas" del 1821 di Clement C. Moore, che lo descrisse come un signore allegro e paffutello, contribuendo alla diffusione della figura laicizzata di Babbo Natale.
Dal XVII secolo viene considerato benefattore dei bambini: da allora esiste in molti paesi europei l'uso di mettere la sera del 5 dicembre gli stivali fuori dalla porta di casa in modo che il santo possa riempirli di noci, mandarini e biscotti. Questa tradizione è sentita anche in Italia a Trieste e Bari. A Bari la prima domenica di Maggio si festeggia il Santo con una lunga festa che ripercorre l'evento traslazione delle sue ossa nella città trascinando una caravella sul lungomare. Estratto 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Nicola di Tolentino

 (S. Angelo in Pontano, 1245-10 settembre 1305)

 



S. Nicola, soprannominato di Tolentino dal nome della città in cui dimorò la maggior parte del tempo di sua vita, e dove lasciò le sue spoglie mortali, nacque in sant'Angelo in Pantano, Macerata; e prevenuto da Dio colla sua grazia, fu dotato d'un naturale mollo adattato a fare acquisto della virtù. Coltivato da' suoi genitori un fondo così buono, poco ebbero da faticare per fargli abbracciare ogni sorta di bene. Risolutosi a consacrarsi a Dio con un' intera libertà, gli rimaneva solo di deliberare quale Istituto dovesse scegliere; ma inlesa un giorno una predica di un Religioso dell' Ordine degli Eremiti di S. Agostino, si determinò ad abbracciare quel!' Istituto. I Superiori di quella Religione tosto lo ricevettero , da che ben conoscevano la sua esimia virtù; ed ebbero sempre più a restarne edificati, a misura che più da vicino si fecero a riguardare le sue azioni. Le austerità con cui macerava la sua carne erano così straordinarie, che pareva si fosse prefisso di distruggerla, anzi che affliggerla. Austero con sé, fu sorridente, garbato, squisitamente gentile con tutti, specialmente con i poveri, i sofferenti e gli ospiti.
Vero apostolo del confessionale, consigliava e dirigeva la gioventù studiosa. Sensibilissimo ai problemi sociali, assisteva e soccorreva i poveri, richiamando con forza i ricchi ai loro doveri. Si narra che, affetto da una gravissima malattia, Nicola ebbe in sogno la visione della Vergine Maria che lo confortò e gli benedisse alcuni pani che, una volta bagnati nell’acqua e mangiati, gli ridonarono la salute. Spirò placidamente la beata sua anima in età di 70 anni, il 10 settembre 1305. Quarant'anni dopo il suo corpo fu trovato incorrotto. Nicola fu reso celebre da Dio per molti miracoli operati a sua intercessione: 301 soltanto quelli accertati dal processo di canonizzazione. Nicola patrono delle Marche è invocato per la liberazione delle anime dal purgatorio. (Dai Bollandisti). 

 

San Nilo

(Rossano Calabro, 910 - Grottaferrata, 26 settembre 1004)

 


S. Nilo nacque in Rossano nella Calabria. Lasciatosi adescare dai piaceri del secolo s'invaghì d'una donzella molto venusta, e tenne con essa per qualche tempo illecito commercio. Avendolo il Signore visitato con una grave infermità, il timore della morte e del divino giudizio, che gli sovrastava per tutta l'eternità, lo fece risolvere di voltar le spalle al mondo, e di abbracciare la vita monastica. Si ritirò infatti in un Monastero del suo paese, e cominciò a battere con gran fervore di spirito la carriera della penitenza; ma desideroso di praticare una vita più austera, si nascose in una spelonca poco distante del suo Monastero, e quivi condusse un genere di vita più angelica, che umana. Dopo 40 anni abbandonò quella solitudine e fissò la sua dimora nel deserto dei Serpenti. Quivi fu visitato dall'Imperatore Ottone III; ed esortato da lui a domandargli qualche grazia: Altra grazia, rispose, non vi domando, se non che salviate l'anima vostra. Giunto S. Nilo all'età di 95 anni, placidamente mori nel Monastero di Grotta Ferrata vicino a Frascati, ordinando ai suoi Monaci, che subito che fosse spirato, seppellissero il suo corpo senza alcuna pompa funebre. (Dai Bollandisti). 

 

San Nilo solitario

(IV sec. - Ancyra, 430 circa) 

 


S. Nilo fu di una nobilissima prosapia; ed unendo alla nobiltà e copia delle ricchezze un gran talento e una singolare vivacità di spirito, che mirabilmente coltivò con lo studio delle scienze, meritò in età ancor fresca di essere sollevato dall'Imperatore Teodosio il Grande alle cariche più cospicue. Impegnatosi nello stato del matrimonio ebbe due figli; ma sentendosi interiormente chiamato all'acquisto dell'evangelica perfezione, con il consenso della moglie voltò le spalle al mondo, e si ritirò sui monte Sinai nell'Arabia a menar vita solitaria e penitente. Moglie e figlia ne seguirono l'esempio, recandosi in un romitorio in Egitto. Nel deserto dové S. Nilo sostenere continue battaglie con i demoni, nemici implacabili dei servi del Signore; ed egli stesso le rammenta nelle lettere che scrisse ad alcuni monaci per confortarli a non perdersi d'animo, additando loro eziandio le armi, colle quali riuscir potessero vittoriosi in simili combattimenti; cioè una viva lede in Gesù Cristo e un umile ricorso al suo celeste aiuto, le sacre lezioni, il segno salutare della Croce, l'umiltà, e la pazienza. Con questi esercizi egli ne trionfò, passando quindi alla gloria immortale del Paradiso. (Dal Tìllemont).

 

San Norberto  

(Xanten, 1080 - Magdeburgo 1134)

 

San Norberto nobile di origini, per essere spiritoso e dotato di belle fattezze di corpo fu caro a molti Principi che l'accolsero fra i loro favoriti. Ma egli annoiato della vanità delle cose mondane, lasciò le corti dei principi per servire al celeste Monarca. Fattosi dunque Sacerdote, crebbe tanto nella perfezione e nella Santità,  che meritò di essere strumento della divina  Provvidenza  nella  fondazione dell' Ordine Premostratense. Animò i suoi religiosi, al servizio di Dio con Sante regole, e con il suo buon esempio. Creato poscia Arcivescovo di Magdeburgo, non cessò di essere umile, ed amico della povertà; portandosi alla sua Chiesa Arcivescovile a piedi scalzi, e vestito di povere vesti; onde il portinaio, che lo stimò un povero mendico, si oppose al suo ingresso: ma poscia riconosciuto per quello che egli era, fu accolto con grande onore. Allora egli rivolto al portinaio gli disse: "Non hai fatto errore alcuno; e tu mi hai conosciuto per quel miserabile, che sono". Nell'esercizio della sua nuova dignità il Santo adempi fino alla morte il compito di un Vescovo che ama il suo popolo, e che vuoi farne un popolo di santi. Giunto alla fine della sua vita, piamente morì.   (Dai Bollandisti).