Santi I-K-L

Ignazio da Làconi - Ignazio di Antiochia - Ignazio di Costantinopoli - Ignazio di Loyola - Ilario di Poitiers - Ilarione abate - Ildegarde di Bingen - Innocenzo I Papa - Innocenzo V Papa - Ireneo - Isabella d'Ungheria - Isabella del Portogallo - Isidoro

Katharine Drexel - Kinga -

Leonardo - Leone - Leone Magno - Leopoldo Mandic - Leucio - Lidia - Liduvina - Linda - Lino Papa - Lorenzo - Lorenzo Giustiniani - Luca - Lucia - Luciano - Luciano e Marciano - Lucio I Papa - Ludmilla - Ludovico - Ludovico da Casoria - Luigi Guanella - Luigi Re - Luigi Gonzaga - Luigi Scrosoppi - Lupo Vescovo

 

Sant'Ignazio da Làconi

(Làconi, 10 dicembre 1701 - Buoncammino, 11 maggio 1781)


Il 10 dicembre 1701 nasce Vincenzo Cadello Peis (Ignazio) a Làconi, diocesi di Oristano (Sardegna).
Il 17 maggio 1707 riceve la cresima e poi la comunione.
Il 10 novembre 1721 entra nel convento-noviziato di San Benedetto a Cagliari e come fratello laico veste l'abito cappuccino col nome di fra Ignazio. 
Il 10 novembre 1722 emette la professione religiosa.
Fino al 1742 è addetto alla cucina e al lanificio, prima a Iglesias, poi a Cagliari S. Benedetto e al Buoncammino.
Dal 1742 alla morte è questuante per tutta la città.
Venerdì 11 maggio 1781 muore nell'infermeria del convento di Buoncammino a Cagliari.
Il 18 dicembre 1821 è fatta la ricognizione della salma.
La causa iniziò il 16 luglio 1844 e Pio IX il 26 maggio 1869 dichiarò l'eroicità delle virtù.
Pio XII il 16 giugno 1940 lo dichiarava "beato".
Lo stesso papa lo inserì nell'albo dei santi il 21 ottobre 1951.
Il 27 agosto 1960 a Làconi fu inaugurato il museo di sant'Ignazio.
Dal 20 al 28 agosto 1976 grande pellegrinaggio di tutta la Sardegna con l'urna del santo. 
(Da: www.fraticappuccini.it )

 

Sant’ Ignazio di Antiochia

(II secolo)

 

Sant’ Ignazio avendo per opera degli Apostoli ricevuta la Fede in Cristo, fu dai medesimi creato Vescovo della Chiesa di Antiochia, la più celebre dell'Oriente, fondata e governata per alcuni anni dai Principe degli Apostoli S. Pietro. Sedata la persecuzione di  Diocleziano, dové il S. Vescovo faticare per risarcire la sua battuta navicella, il che fece con l'orazione, il digiuno e le continue esortazioni al suo popolo. Ardeva di un intenso amore verso Gesù Cristo, per cui bramava dare la vita. Iddio consolò il suo servo, poiché fu preso per ordine di Traiano , e condotto a Roma, per esser esposto vivo alla crudeltà dei leoni. Egli con grande allegrezza si pose in viaggio, e pregò i Fedeli suoi devoti, che gli impetrassero dal Signore la grazia di essere sbranato dalle fiere, perché temeva che quelle, alla sua presenza, diventassero mansuete, come era accaduto ad altri Martiri. In Roma, nel pubblico Teatro, alla vista di un gran popolo, udendo ruggire gli affamati leoni , disse:Io sono frumento di Cristo ; sarà macinato dal dente delle fiere, affinché di me si faccia pane mondo per la mensa del Signore. Cosi dicendo, sbranato da quelle, volò glorioso al Cielo.    (Dal Tillemont).  

 

S. Ignazio di Costantinopoli

( IX secolo)

 

 

S. Ignazio trasse d'illustre famiglia i suoi natali in Costantinopoli, e fin dalla sua gioventù provò gli effetti dell'incostanza e dell'instabilità delle umane grandezze. Professò dapprima la vita monastica, e divenne perfetto negli esercizi di tale stato. Essendo rimasta vacante la Cattedra di Costantinopoli, si trovarono uniti i voti del Clero e dei popolo di quella città nella persona d'Ignazio, il quale salì su quel trono Patriarcale, spandendo dappertutto luminosi raggi di virtù. A motivo della sua generosa libertà nel riprendere uno scandaloso commercio, che il Patrizio Barda teneva con una sua nuora, fu deposto dalla sua Sede, e cacciato in esilio. Allora fu insediato in quella Cattedra l'empio ed ambizioso Fozio, il quale cospirò anch'egli insieme con Barda per l'oppressione del santo Patriarca. Dopo la morte di Barda, richiamato Ignazio alla sua antica Sede per opera dell'Imperatore Basilio Macedone, fece sempre più spiccare il suo zelo, la sua umiltà,e le altre sue eroiche virtù; le quali provate per 10 anni col fuoco della tribolazione, lo resero in fine degno della meritata corona lassù nel Cielo.    (Da Nicola David di Patagonia).

 

Sant' Ignazio di Loyola 

(Loyola, 1491 - Roma, 1556)

 

 

S. Ignazio di Loyola, nobile Spagnolo e di professione soldato, restò ferito mentre difendeva Pamplona assediata dai francesi. Necessitato però a stare in letto, si pose a leggere alcuni libri spirituali, per mezzo dei quali udì le interne chiamate della Divina grazia; onde, lasciato il mondo, tutto si diede al servizio di Dio. Bramoso della salute delle anime, si elesse nella città di Parigi nove compagni, uomini di gran sapere; e con essi fondò la Religione, da lui intitolata la Compagnia di Gesù. Volle per lo stesso fine che attendessero agli studi, acciocché in tal modo riuscissero a distruggere le eresie, ed a convertire gli infedeli. Istituì le scuole, perché la gioventù fosse addottrinata. Fondò Collegi, ed eresse vari luoghi pii, per mettere al sicuro la salute spirituale e corporale del suo prossimo. Le sue operazioni avevano per loro ultima meta la maggior gloria di Dio; e bramando che tutti operassero per lo stesso fine, soleva dire: "Oh Dio, se gli uomini vi conoscessero!" Morì di anni 56, passando all'eterna compagnia di quel Signore, la gloria del quale aveva incessantemente cercata.  (Dal P. Pietro Maffei).

 

Sant’Ilario di Poitiers

(Poitiers, 315 - 368)

 

Sant’Ilario nato a Poitiers nelle Gallie fu da Dio chiamato dalle tenebre del Paganesimo alla luce dell' evangelica verità per mezzo della lezione delle Sante Scritture. Egli con il Santo Battesimo ricevette  l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo; ed ebbe anche nello stato laico grande zelo per istruire gli altri nelle verità della Religione, e per animarli a battere la via della perfezione. Fatto poi Vescovo di Poitiers, e perseguitando con il suo gran sapere gli Ariani, fu da questi esi­liato dalla sua Chiesa per quattro anni, rallegrandosene molto per la brama grande, che aveva di patire per amor di Cristo; ma liberato dal bando, pianse, per non essere stato fatto martire del Signore. Seppe molto prudentemente adattarsi al genio di tutti i suoi fedeli, ritrovando nelle occorrenze partito ai loro bisogni con amore degno d'un vero Padre delle anime. Faticò indefessamente a pro della cattolica Religione, ed ebbe da Dio sì gran lume intorno ai misteri della fede, che fu uno dei segnalati Dottori e difensori della Chiesa, principalmente contro gli Ariani, per superare la perfidia dei quali combatté costantemente in Oriente, ed in Occidente fino alla morte.   (Dagli Editori delle Opere di S. Ilario).  

 

Sant'Ilarione abate

(Tabata, 291 circa - Pafo, 372)

 


S. Ilarione nacque in un luogo della Palestina detto Tabata da genitori idolatri. Però avendolo Iddio destinato in eterno ad essere vaso d'elezione, dispose, che mandato in Alessandria ad apprendervi le lettere umane, avesse la sorte d'essere istruito nella Religione cristiana, e di ricevere il Battesimo. In età d'anni 15 si portò all'Eremo della Tebaide per trovare il grande S. Antonio. Affezionatosi pertanto agli esercizi della vita monastica, si pose con mollo fervore sotto la disciplina di un sì gran maestro. Chiamato però da Dio ad una vita del tutto solitaria, ritornato in Patria distribuì una parte delle sue facoltà ai poveri; e consegnando l'altra ai suoi fratelli, si ritirò in un orrido deserto vicino a Majuma, ove armato della virtù divina intraprese a condurre una vita austerissima. Trionfò in varie guise del demonio, che con sensuali tranelli, e con tentazioni di terrore e dr spavento gli mosse contro un'aspra guerra.  Essendo vicino a spirare, sorpreso dal timore del giudizio di Dio, si eccitava a confidare nella divina bontà con queste parole: Esci anima mia, di che temi? Hai servito quasi 70 anni a Cristo, e temi la morte? E cosi dicendo mori.   (Da S. Girolamo).

Santa Ildegarde di Bingen 

(Bermersheim, 1098 - 17 settembre 1179 )

 

Hildegard von Bingen, conosciuta come Santa Ildegarda di Bingen, fu una monaca benedettina e mistica tedesca del XII secolo. Nacque, ultima di dieci fratelli, a Bermersheim, vicino ad Alzey, nell'Assia renana, nell'estate del 1098, un anno prima che i crociati conquistassero Gerusalemme.
Fondatrice del monastero di Bingen, Ildegarda fu spesso in contrasto con il clero della chiesa cattolica; tuttavia, riuscì a ribaltare il concetto monastico che fino ad allora era, e per molto tempo ancora sarebbe stato, inamovibile, preferendo una vita di predicazione aperta verso l'esterno a quella più tradizionalmente claustrale. Quando ormai era ritenuta una autorità all'interno della Chiesa, Papa Eugenio III - nel 1147 - lesse alcuni dei suoi scritti durante il sinodo di Treviri.
Per l'epoca in cui è vissuta, Ildegarda di Bingen è stata una monaca controcorrente e anticonformista; ha studiato a lungo occupandosi di teologia, musica e medicina. Ha lasciato alcuni libri profetici - lo Scivias (Conosci le vie), il Liber Vitae Meritorum (il Libro dei meriti della vita) e il Liber Divinorum Operum (il Libro delle opere divine) - e una notevole quantità di lavori musicali, raccolti sotto il nome di "Symphonia harmoniae celestium revelationum", diviso in due parti: i "Carmina" (canti) e l' "Ordo Virtutum" (La schiera delle virtù, opera drammatica musicata). Un notevole contributo diede pure alle scienze naturali, scrivendo due libri che raccoglievano tutto il sapere medico e botanico del suo tempo e che vanno sotto il titolo di "Physica" ("Storia naturale o Libro delle medicine semplici") e "Causae et curae" ("Libro delle cause e dei rimedi o Libro delle medicine composte"). Ebbero anche grande fama le sue lettere a vari destinatari e che trattano di diversi argomenti, nelle quali Ildegarda risponde soprattutto a richieste di consigli di ordine spirituale.
Una posizione centrale nel pensiero di Ildegarda - di carattere assai forte ma cagionevole di salute - la occupa la Viriditas, l'energia vitale intesa come rapporto filosofico tra l'uomo - con le sue riflessioni e le sue emozioni - e la natura, preziosa alleata anche per guarire dalle malattie.
Beatificata e acclamata santa a furor di popolo - sebbene il processo di canonizzazione avviato da Papa Gregorio IX una cinquantina di anni dopo la sua morte non sia mai stato completato - è la protettrice degli esperantisti.
Molti calendari la ricordano il 17 settembre, il giorno della sua morte che le fu predetto in una delle sue ultime visioni, quelle visioni che erano iniziate in tenera età ma che ammetterà di aver avuto solo in età adulta.
Le visioni di Ildegarda erano iniziate in tenera età e che avrebbero contrassegnato un po' tutta la sua esistenza. All'età di otto anni, proprio per queste visioni, era stata messa nel convento di Disibodenberg dai nobili genitori, Ildeberto e Matilda di Vernescheim, dove sarebbe stata educata da Jutta di Spanheim, a sua volta una giovane aristocratica ritiratasi in monastero. Prenderà il velo tra il 1112 e il 1115 dalle mani del vescovo Ottone di Bamberg.
Ildegarda studiò sui testi dell'enciclopedismo medievale di Dionigi l'Aeropagita e Agostino, il santo e filosofo ritenuto uno dei dottori della Chiesa. Iniziò a parlare - e a scrivere - delle sue visioni (che definiva visioni non del cuore o della mente, ma dell'anima - solo intorno al 1136 quando aveva ormai quasi quarant'anni.
Trasferitasi al convento di Rupertsberg, da lei stessa fondato, si dice facesse vestire sfarzosamente le consorelle, adornandole con gioielli, per salutare con canti le festività domenicale. Nella sua visione religiosa della creazione, l'uomo rappresentava la divinità di Dio, mentre la donna idealmente impersonificava l'umanità di Cristo.
Nell'arco di una dozzina di anni, tra la fine del 1159 e il 1170, compì quattro viaggi pastorali predicando nelle cattedrali di Colonia, Treviri, Liegi, Magonza, Metz e Werden.
Papa Giovanni Paolo II in una lettera per l'ottocentesimo anniversario della sua morte, salutò in Ildegarda la "profetessa della Germania", la donna "che non esitò a uscire dal convento per incontrare, intrepida interlocutrice, vescovi, autorità civili, e lo stesso imperatore (Federico Barbarossa)". E al genio di Ildegarda farà ancora cenno nell'enciclica sulla dignità femminile Mulieris Dignitatem.
Monaca aristocratica Ildegarda ha più volte definito sé stessa come "una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio". Fedele peraltro al significato del suo nome, protettrice delle battaglie, fece della sua religiosità un'arma per una battaglia da condurre per tutta la vita: scuotere gli animi e le coscienze del suo tempo.
Non ebbe timore ad uscire dal convento per conferire con vescovi e abati, nobili e prìncipi. Lei, che era in contatto epistolare con il monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle, non ebbe timore a sfidare con durissime parole l'imperatore Federico Barbarossa, fino ad allora suo protettore, quando questi oppose due antipapi al papa legittimo Alessandro III. L'imperatore non si vendicò dell' affronto, ma lasciò cadere il rapporto di amicizia che fino ad allora li aveva legati.
Nel 1169 riuscì in un esorcismo su una tale Sigewize, che aveva fatto ricoverare nel suo convento, dopo che altri monaci non erano approdati a nulla: nel rito da lei personalmente condotto - cosa del tutto inusuale per una donna- volle tuttavia la presenza di sette sacerdoti maschi.   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant'Innocenzo I Papa

(Albano, ? - Roma, 28 luglio 417)

 


Sant' Innocenzo nativo di Albano, per la sua rara virtù meritò di essere innalzato al sommo Pontificato in età di anni 42. Alla vista del grave peso addossatogli si riempì di timore, e ricorse a Dio domandandogli lo spirito di saviezza e di prudenza, per ben reggere e governare la Chiesa. E-ra il S. Pontefice indefesso nell'adempire a tulli i doveri del suo ministero, e si affaticava particolarmente per la conversione degl'idolatri. Vedendo però l'ostinazione di molti di essi nelle superstizioni e nelle scelleratezze del paganesimo, fomentate ancora dalla permissione data dall'Imperatore ai Romani di rinnovare i crudeli combattimenti dei gladiatori, previde imminente a Roma qualche terribile flagello. Infatti Alarico Re dei Goti non molto dopo s'impadronì di questa città, e la saccheggiò. Restituita la calma a Roma per la partenza dei barbari, procurò il S. Pontefice di richiamare il suo popolo a penitenza. Estese ancora le sue premure alla Chiesa universale,procurando di ristabilire la disciplina, difendendo la verità , e condannando le eresie. Finalmente dopo un Pontificato di 15 anni andò a raccogliere in cielo il fratto dei suoi apostolici sudori.  (Dal Tillemont).

 

Sant'Innocenzo V Papa

(Champagny, 1225 ca. - Roma, 22 giugno 1276)

 

Sant' Innocenzo V, nato Pierre de Tarantasia, Papa dal 21 gennaio 1276 alla sua morte.
Era nativo di Tarantasia in Borgogna (l'attuale Champagny), dove era nato attorno all'anno 1225. In gioventù entrò nell'Ordine Domenicano, nel quale acquisì grande fama come predicatore. L'unica caratteristica degna di nota del suo pontificato, altrimenti breve e privo di eventi, fu la forma pratica che assunse il suo desiderio di riunione con la chiesa d'oriente. Era in procinto di inviare delegati presso Michele VIII Palaeologo, l'Imperatore Romano d'Oriente, in connessione alle recenti decisioni del Secondo concilio di Lione, quando morì.
Fu l'autore di diverse opere di filosofia, teologia, e diritto canonico, compresi commentari sulle epistole paoline e sulle Sentenze del Pier Lombardo, e viene talvolta indicato come "famosissimus doctor". 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant’Ireneo

(Sirmio, II - III secolo) 

 

Sant’Ireneo nacque in Sirmio città della Pannonia; e quantunque di genitori idolatri, fin dai primi anni apprese ad adorare il vero Dio. Avendo preso moglie ne ebbe molti figlioli. Risplendeva nella sua condotta una singolare mansuetudine, ed un ardente desiderio dei beni eterni, da cui nasceva in lui un generoso disprezzo di tutte le cose di questo mondo. Con queste ottime disposizioni meritò di essere eletto Vescovo di Sirmio, sebbene giovane di età. Suscitata la persecuzione contro i Cristiani dagli imperatori Diocleziano e Massimiano, il nostro santo come Vescovo fu tra i primi condotto davanti al tribunale di Probo Governatore della Pannonia. Presentato il s. Vescovo al giudice, fu da questo con la persuasione, con le promesse, e poi con le minacce e con i tormenti più crudeli tentato a rinnegare la fede in Gesù Cristo, ma inutilmente. Gli si fecero avanti la moglie con i suoi teneri figli, i domestici e gli amici per indurlo a compassione di sé, e di loro; ma Ireneo disprezzando ogni affetto di carne e di sangue, confortato dalla grazia di Gesù Cristo resistette a tutti gli assalti  e finalmente con il martirio coronò la sua costanza.   (Dal Ruinart).

Santa Isabella d' Ungheria

(Ungheria, 1207 - 17 novembre 1231)

 

Santa Isabella era figlia del Re d'Ungheria fratello di Sant' Edwige. A quindici anni il padre la diede in sposa al ventenne principe Luigi. Fu un amore molto intenso, tanto da farle esclamare: "Dio mio, se amo tanto mio marito, quanto dovrò amare Te?". Dal matrimonio nacquero tre figli. Il principato di Luigi era Turingia, ed il giovane non si oppose alla "mania" di Isabella, di distribuire tutto ai poveri; diceva, a chi lo rimproverava, "Quanto più daremo ai poveri, tanto più Iddio darà a noi". Isabella aveva giusto vent'anni ed aveva avuto da poco il terzo figlio, quando Luigi dovette andare ad una crociata, dalla  quale non ritornò. Lei soffrì immensamente, ma accettò la volontà di Dio, e, dopo aver rifiutato nuove proposte di matrimonio, decise che si sarebbe dedicata ancora di più ai poveri. Il successore del marito la privò del castello e di ogni mezzo di sussistenza. Lei che aveva sfamato migliaia di persone, non aveva da mangiare, né per se né per i tre figli! Ma non venne meno la sua fede in Dio; convinta che non l'avrebbe abbandonata, trovò prima ospitalità presso alcuni familiari, e successivamente, per l'intervento del Re d'Ungheria, rientrò in possesso di parte dei suoi beni, con i quali aiutò molte famiglie bisognose e costruì un ospedale per i poveri. Un Venerdì Santo, davanti ad alcuni sacerdoti, dichiarò di voler rinunciare alle sue ricchezze per vivere in povertà come San Francesco, e deposte le vesti regali, indossò un umile saio, e negli ultimi quattro anni della sua vita si dedicò alla cura degli infermi nell'ospedale da lei fondato. 

 

Isabella del Portogallo

(Aragona, 1271 - 4 luglio 1336)

 

Nacque nel 1270. Era figlia del re Pietro III di Aragona, nipote del re Giacomo il Conquistatore, bisnipote dell'imperatore Federico II di Germania. Le diedero questo nome in onore di sua nonna Santa Isabella d'Ungheria. 
Santa Isabella già da bambina aveva una notevole inclinazione verso la pietà, ed un gusto speciale per imitare i buoni esempi che leggeva nelle vite dei santi o che osservava nelle brave persone. Nella sua casa gli insegnarono che se voleva veramente piacere a Dio doveva unire alla sua preghiera, la mortificazione dei suoi gusti e capricci e sforzarsi per evitare tutto quello che potesse inclinarla verso il peccato. Gli ripetevano la frase antica: "tanto maggiore libertà di spirito avrai, quanti meno desideri di cose inutili o dannose vorrai". Dicono i suoi biografi che più tardi la formidabile santità che dimostrò si deve in gran parte all'accurata educazione che ella ricevé nella sua infanzia. 
A 15 anni i suoi genitori l'avevano sposata già col re del Portogallo, Dionisio. Questo uomo ammirava le qualità di una tanto brava moglie, ma da parte sua aveva un carattere violento ed era abbastanza infedele nel matrimonio, conduceva una vita abbastanza scandalosa, ed era una continua causa di sofferenza per la giovane regina che sopportava tutto con bontà e pazienza. 
Il re non era santo, ma lasciava ad Isabella piena libertà di dedicarsi alla pietà ed opere di carità. Ella si alzava di buon mattino e leggeva ogni giorno sei salmi della Bibbia. Quindi assisteva devotamente alla Santa Messa; Subito dopo si dedicava alla cura delle cose di casa. Nelle ore libere si riuniva con altre dame a cucire e ricamare per realizzare dei vestiti per i poveri. I pomeriggi li dedicava a visitare anziani e malati ed a soccorrere quanti bisognosi incontrava. 
Fece costruire rifugi per indigenti, forestieri e pellegrini. Nella capitale fondò un ospedale per i poveri, una scuola gratuita per bambine, una casa per donne pentite ed un ospizio per bambini abbandonati. Otteneva molti aiuti e li ripartiva con gran generosità. Visitava malati, otteneva medici per i quelli che non avevano soldi per pagare la consultazione; faceva costruire conventi per religiosi, alle ragazze molto povere, se lo desideravano, finanziava quanto necessario affinché potessero entrare al convento. Aveva conservata una piccola corona di oro ed alcuni gioielli molto belli ed un bel vestito da sposa che prestava alle ragazze più povere, affinché potessero essere più belle il giorno del loro matrimonio. 
Suo marito il re Dionisio era un buon governante ma sempre vizioso. Ella pregava per lui, offriva sacrifici per la sua conversione e si sforzava per convincerlo con parole buone affinché cambiasse la sua condotta. Arrivò fino all'estremo di educare i figli naturali che egli ebbe con altre donne. 
Ebbe due figli: Alfonso che sarà re del Portogallo, successore di suo padre, e Costanza, futura regina della Castiglia. Ma anche Alfonso diede segni fin da giovane di possedere un carattere violento e ribelle. Ed in parte, questa disubbidienza si doveva alle preferenze che suo padre dimostrava per i suoi figli naturali. In due occasioni Alfonso promosse la guerra civile nel suo paese e si schierò contro il padre. Isabella lavorò in modo incredibile, con la sua bontà, la sua gentilezza e la sua straordinaria capacità di sacrificio ed il suo potere di convinzione, fino ad ottenere che il figlio ed il papà facessero la pace. 
A volte quando gli eserciti di suo marito e di suo figlio si preparavano per combattersi, ella vestita da semplice contadina attraversava i campi ed andava dove stavano i guerrieri e in ginocchio davanti al marito e al figlio gli faceva giurare perdono ed otteneva la pace. 
Suo marito morì molto pentito, ed allora Isabella dedicò il resto della sua vita a soccorrere poveri, sopratutto malati, aiutare religiosi, pregare e meditare. 
Ma un giorno seppe che tra suo figlio Alfonso e suo nipote, il re della Castiglia, era esplosa la guerra. Anziana ed acciaccata come era, intraprese un lungo viaggio per strade pericolose con un caldo tremendo, per portare la pace tra i due contendenti. E questo viaggio fu mortale per lei. Sentì che gli arrivava la morte e si fece portare ad un convento di sorelle Clarisse, e lì, invocando la Vergine Maria morì santamente il 4 Luglio del 1336. 

 

Sant’Isidoro

(Siviglia, 560 - 4 aprile 636)

 

Sant' Isidoro nacque a Cartagine in Spagna. I suoi due fratelli, Leandro, Arcivescovo di Siviglia, Fulgenzio Vescovo di Ecija, e sua sorella Fiorentina, furono santi. 
Da ragazzo si convinse di non essere adatto agli studi e fuggì da scuola. Rimanendo pensieroso in un angolo di strada, osservò una pietra che veniva scavata dallo sgocciolare dell'acqua. Questo lo spinse a ritornare sui suoi passi e a riuscire dove prima aveva fallito, e con l'aiuto di Dio divenne, pur così giovane, uno degli uomini più dotti del suo tempo. 
Riuscì a convertire il Principe Riccardo, sostenitore della  eresia di Ario e con il suo aiuto, sebbene rischiasse continuamente la vita, scacciò quell'eresia dalla Spagna. Poi, seguendo la chiamata da Dio, fu sordo alle forti insistenze dei suoi amici, ed abbracciò la vita da eremita.    Il Principe Riccardo, molti nobili e il clero di Siviglia si recarono da lui per persuaderlo a ritornare, mostrandogli 
le necessità della Chiesa ed il bene che avrebbe potuto fare, e già aveva fatto, fra le persone. Lui rifiutò, e, anche se non sappiamo capirne i motivi, quel rifiuto gli fece acquisire le virtù ed il potere che ne fecero un illustre Vescovo e un Grande Dottore della Chiesa. 
Alla morte di suo fratello Leandro fu chiamato a sostituirlo. Come il fratello, fu insegnante, regolatore, fondatore e riformatore; lavorò non solo nella sua diocesi, ma in tutta la Spagna, ed anche in paesi stranieri. Morì a Siviglia il 4 aprile del 636 e a sedici anni della sua morte fu dichiarato Dottore della Chiesa.Ci ha lasciato numerosi testi di teologia, astronomia, geografia e grammatica. (Vite de' Santi Padri).

 

Santa Katharine Drexel

(Philadelphia, 26 Novembre 1858 - Bristol Pike, 3 Marzo 1955)

 



Nata a Philadelphia, Pennsylvania, negli Stati Uniti d'America, il 26 novembre 1858, Katharine Drexel era la seconda figlia di Francis Anthony Drexel ed Hannah Langstroth Drexel. Suo padre era un famoso banchiere e filantropo. Entrambi i genitori istillarono nelle loro figlie l'idea che la ricchezza era data loro in prestito e doveva perciò, essere condivisa con gli altri. 
Durante un viaggio della famiglia nell'ovest degli Stati Uniti, Katharine, da giovane donna, notò lo stato abietto e degradante dei nativi americani. Fu questa un'esperienza che risvegliò il desiderio di fare qualcosa di specifico per alleviare la loro condizione. Segnò questo il principio di un impegno personale e finanziario di tutta una vita a sostegno di numerose missioni e missionari negli Stati Uniti. La prima scuola da lei fondata fu quella di Santa Caterina, in Santa Fé, New Mexico (1887) per gli Indiani. 
Devolvendo gli averi della propria famiglia all'opera missionaria ed educativa fra i membri più poveri della società, Madre Drexel fece un viaggio a Roma durante il quale chiese a Papa Leone XIII di inviare missionari a sostenere i vari progetti che stava finanziando. Il Pontefice rispose invitandola a divenire a sua volta una missionaria. Ciò rappresentò di certo una svolta nella vita di santa Katharine, che con grande coraggio ripose la sua fiducia nel Signore e mise la propria vita e le proprie ricchezze al Suo servizio.
Donna d'intensa preghiera, Katharine trovò sempre nell'Eucaristia la sorgente del suo amore per i poveri e gli oppressi e l'ansia di combattere gli effetti del razzismo. Conscia del fatto che molti degli Afro-Americani erano ben lungi dall'essere liberi, vivendo essi ancora in condizioni inferiori al normale, o come mezzadri o come domestici insufficientemente retribuiti; consapevole pure che a loro venivano negati sia l'istruzione che i diritti costituzionali di cui altri godevano; mossa da una profonda compassione, sentì l'urgenza e il bisogno di prodigarsi affinché negli Stati Uniti si cambiassero la mentalità e gli atteggiamenti razziali. 
Le piantagioni erano a quel tempo un'istituzione sociale senza sbocco, per cui gli Afro-Americani continuavano ad essere vittime di oppressione. Questo fatto costituiva come una profonda pena per il senso di giustizia di Katharine. La necessità di offrire alla gente di colore un'istruzione di qualità assumeva per lei un'importanza sempre più grande, per cui parlò di questo urgente bisogno con altre persone che condividevano la sua preoccupazione circa l'ineguaglianza esistente per gli Afro-Americani: nelle città era per loro impossibile ricevere una buona istruzione, mentre nelle campagne del sud esistevano anche restrizioni legali che impedivano ad essi di ottenere un'educazione di base. 
Durante l'intera sua vita ella aprì, dotandole di insegnanti e finanziandole direttamente, circa 60 scuole e missioni, specialmente nell'ovest e sud-ovest degli Stati Uniti. Ciò che costituì l'apice dei suoi sforzi nel campo dell'educazione, fu l'erezione, nel 1925, della «Xavier University» nella Louisiana, l'unica istituzione d'istruzione superiore negli Stati Uniti destinata prevalentemente ai cattolici di colore. Educazione religiosa, servizio sociale, visite alle famiglie, negli ospedali, nelle prigioni, facevano parte del ministero di Katharine e delle sue consorelle. 
Negli ultimi 18 anni della sua vita, Katharine Drexel fu ridotta da una grave malattia ad uno stato di quasi completa immobilità. Durante questo periodo si diede interamente ad una vita di adorazione di contemplazione così come aveva desiderato sin dalla sua tenera età. Morì il 3 marzo 1955. (Estratto da: www.vatican.va )


Santa Kinga

(Esztergom, 1234 - Sàcz, 24 luglio 1292)

 

Santa Kinga nacque dalla famiglia reale nel 1234 a Esztergom in Ungheria. Fu la figlia del re Bela (Adalberto) IV e di Maria della stirpe dei bizantini Laskaris. La famiglia reale diede vita a 10 figli, oltre a Kinga questi erano: Stefano, Bela, Anna, Costanza, Iolanda, Elisabetta, Caterina, Margherita (I) e la più giovane St. Margherita. Il nome di battesimo di Kinga è Cunegonda, il nome della sua patrona, la santa imperatrice Cunegonda (+1033). Il diminutivo ungherese Kinga del nome «Cunegundis» divenne il suo nome proprio. Durante i primi cinque anni fu educata nello spirito dei principi cristiani alla corte di suo padre Bela IV. Nel 1239 si fidanzò con il principe di Sandomierz, Boleslao, il figlio di Leszek il Bianco a Wojnicz.
Malgrado gli sforzi del re ungherese Bela IV che fece sposare le sue figlie per creare una coalizione contro l'espansione dei Mongoli, nel 1241 sia la Polonia che l'Ungheria furono devastate da essi. Kinga fu costretta a fuggire insieme con Grzymislawa e Boleslao, provando le molte fatiche della vita raminga. 
Kinga rimase affascinata dagli ideali di san Francesco d'Assisi e di santa Chiara. Entrò nel Terz'Ordine di san Francesco e con il permesso di Boleslao decise di mantenere la verginità nel matrimonio. Accanto al marito cominciò un'animata attività per il bene del Paese. 
Destinò tutta la sua dote del valore di oltre 7 tonnellate d'argento per la ricostruzione del Paese distrutto. In cambio di tutto ciò ricevette la proprietà della terra di Sàdecczyzna (1257).
Si dedicò alla cura degli ammalati, portò aiuto e consolazione ai bisognosi, divulgò la giustizia sociale e le virtù nelle famiglie. Interveniva per ristabilire l'accordo fra i principi in conflitto e per riportare la pace.
Dopo la morte di Boleslao (7 dicembre 1279) Kinga si stabilì a Sàcz, dove fondò nuovi villaggi e città, organizzò le parrocchie, costruì le chiese e le rifornì delle suppellettili necessarie. La sua opera più devota fu la fondazione del monastero dei Francescani Conventuali e delle suore Clarisse a Sàcz. Nel 1288 Kinga entrò nel noviziato e il 24 aprile 1289 prestò la professione religiosa secondo la regola di santa Chiara.
Mantenne i suoi voti religiosi in modo esemplare, servendo umilmente le sue consorelle nello spirito di sacrificio e premurosità, senza esercitare la funzione della superiora. Voleva aiutare le sorelle a capire le preghiere traducendo i testi dei Salmi latini nella lingua polacca e le invogliava a cantare nella loro lingua. Così creò la culla della cultura polacca. Venne colpita nel settembre 1291 dalla malattia che per tanti mesi la inchiodò nel letto. Sopportò le sofferenze nello spirito della totale sottomissione alla volontà di Dio. Morì 24 luglio 1292 a Sàcz. Venne sepolta nella cappella della Beata Vergine Maria del monastero di Sàcz da lei fondato. Occorrerà aspettare il 17 Giugno 1999, perché Kinga sia canonizzata da Giovanni Paolo II.
(Sintesi da:
L'OSSERVATORE ROMANO).

 

San Leonardo

(Gallia, 491 - Nobiliacum, 6 novembre 559 ca.)

 

San Leonardo nacque in Gallia sotto Atanasio, l'Imperatore d'Oriente che regnò dal 491 al 518. Apparteneva ad una famiglia di nobili Franchi amici del re Clodoveo (465-511), il quale, da poco convertito al Cattolicesimo, volle fargli da padrino al Battesimo.
Si ritirò nel monastero di Micy, vicino a Orlèans, dove si trovava San Massimino e in questo luogo si occupò degli umili e dei carcerati, mentre cresceva la fama della sua santità. Dopo la morte di Massimino, avvenuta nel 520, Leonardo abbandonò Micy e si diresse verso Limoges. Attraversando la foresta di Pavun, forse Pauvain, soccorse nel bosco la regina Clotilde sorpresa dai dolori del parto. L'aiuto e le preghiere del Santo le permisero di dare alla luce un bel bambino e Clodoveo, per riconoscenza, gli concesse una parte di quel bosco per edificare un monastero. Leonardo costruì un oratorio dedicato alla Madonna e un altare in onore a San Remigio. Quindi scavò un pozzo che si riempì miracolosamente d'acqua e diede al luogo il nome di Nobiliacum o Noblac, in ricordo della donazione di quel nobilissimo re.
La fama di Leonardo si diffuse rapidamente in Aquitania, in Inghilterra e in Germania. Si racconta che i prigionieri che lo invocavano vedevano spezzarsi miracolosamente le catene e molti accorrevano da lui per ringraziarlo; giunsero anche molti malati che guarivano e gli stessi parenti del Santo si stabilirono con le proprie famiglie vicino al Monastero di Nobiliacum. Nacque così Saint-Leonard de Noblat, che esiste ancora oggi, così come la fontana miracolosa.
Secondo il Martirologio Romano, Leonardo sarebbe morto il 6 novembre di un anno imprecisato, probabilmente nel 599.

 

 San Leone Martire

(? - morto a Patera)

 

San Leone vivendo nei tempi in cui la Chiesa di Gesù Cristo era dagli infedeli perseguitata, desiderava di dare anch’egli, ad esempio di altri ss. Martiri, la sua vita in difesa della s. fede. Aborriva e sfuggiva gli spettacoli dei pagani e Ie loro superstizioni, impiegando il tempo in orazioni e continue preghiere a Dio. In occasione che si faceva in Patera nella Licia una profana festa in onore degli idoli, confortato da una celeste visione passando per il luogo della festa, spinto da zelo, e da un particolare impulso dello Spirito Santo, spezzò le lampade che ardevano innanzi all'idolo. Riconosciuto da questa azione per Cristiano, fu arrestato e condotto avanti al giudice. Questi tutto pose in opera per fargli rinnegare la fede cristiana, ma egli rispose con intrepidezza e costanza, e affermò di voler rimanere fedele a Gesù Cristo; per cui il giudice istigato ancora dai gentili e dai giudei, gli fece soffrire atroci tormenti. Sopportò il S. martire con pazienza; e ringraziandolo di patire per la vera Fede, e pregandolo per quei medesimi che lo tormentavano, con grande allegrezza rese lo spirito al suo Creatore.  (Dal Ruinart).

 

San Leone I, Papa  

(Toscana, ? - Roma, 461)

 

San Leone Papa, primo di questo nome, nacque in Toscana, e fu dal Signore dotato di tutte quelle qualità, che con il tempo lo manifestarono degno del Sommo Pontificato. All'acutezza dell'ingegno congiunta portava una rara prudenza, di cui si servì per ben regolarsi nei pubblici affari. Erudito in ogni genere di scienza, soprattutto era eminente nello sciogliere i più difficili nodi delle Sacre Scritture. Sì grandi prerogative gli meritarono il soprannome di Grande. Armato di sacerdotale fortezza s'oppose all'infuriato Attila Re degli Unni, detto il flagello di Dio, e con modo prodigioso lo fermò, liberando Roma dal timore di essere distrutta da quel barbaro. Moderò altresì la crudeltà di Genserico Re dei Vandali; e per mezzo del Sacrosanto Concilio Calcedonese purgò la Chiesa di Dio da vario eresie, e condannò gli Eresiarchi, che le seminavano. Consumato dagli anni, e da molte e gravi fatiche sofferte nella amministrazione del Pontificato per lo spazio di 20 anni, 10 mesi e 28 giorni, (dal 440 al 461) morendo se ne andò al Cielo a godere la gloria preparata per i suoi meriti.   (Dal Tillemont).

 

San Leucio

(Alessandria d'Egitto ?, probabilmente III sec.)

 

Del santo (primo Vescovo di Brindisi) non si hanno notizie certe, né si sa con precisione l'epoca in cui egli visse: c'è chi lo pone alla fine del II secolo durante l'Impero di Commodo, chi nei primi anni del IV secolo sotto Diocleziano, e infine c'è chi addirittura lo dice vissuto sotto Teodosio I o agli inizi del V secolo. Pare che egli fosse nato ad Alessandria d'Egitto, e che il suo nome originario fosse Eypreskios (Euprescio). Secondo la leggenda Euprescio cambiò il suo nome in Leukios, in greco "bianco-candido", latinizzato in Leucio in seguito ad una visione che gli indicò che con quel nome egli sarebbe divenuto Vescovo e avrebbe portato avanti la missione di diffondere il Vangelo e sconfiggere l'idolatria. Sbarcato da Alessandria a Brindisi con sette compagni anacoreti -per sfuggire alla persecuzione se vissuto sotto Commodo o Diocleziano, in seguito ad un incarico religioso o ad una disputa teologica se vissuto sotto Teodosio o nel V secolo - egli, dopo aver posto fine alla siccità che affliggeva la bassa Puglia ormai da due anni (Il cosiddetto miracolo della pioggia), convertì numerosi Salentini alla nuova fede, venendo in seguito nominato Vescovo per la città di Brindisi. Secondo una tradizione morì martire, secondo un' altra di polmonite o di malaria. Il santo è ricordato nel giorno 11 gennaio, e in Puglia, presso Canosa, si possono ancora ammirare i resti di una grande basilica a lui dedicata, ricavata nel VI secolo da un preesistente tempio pagano.  (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Leopoldo Mandic

(Castelnovo di Cattaro (Croazia), 12 maggio 1866 - Padova, 30 luglio 1942)

 

 

San Leopoldo Mandic nacque a Castelnovo di Cattaro, in Croazia, il 12 maggio 1866. La vita di s. Leopoldo trascorse in massima parte nell'amministrazione del sacramento della riconciliazione. A Padova, San Leopoldo fu per 34 anni, intervallati da due anni (1917­1919) d'internamento nel Sud (Campania) durante la guerra. Le sue erano confessioni semplici: poche parole, anche a causa dello sdrucciolo;l'esortazione ad avere fede; un fermo e chiaro richiamo quando proprio occorreva, e l'assoluzione... Ma erano eccezionali l'amabilità e l'accoglienza e non comune l'esperienza della presenza di Dio che facevano quanti s 'inginocchiavano davanti a lui per ricevere il perdono di Dio. Insieme ad esse c'erano la sola dottrina teologica e morale e la chiara capacità di guidare le anime sulla via della santità. La molla segreta della sua vita apostolica fu la consacrazione con voto di tutto se stesso con l'offerta di ogni gesto, preghiera, Eucaristia per l'unità tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Per questo S. Leopoldo merita di essere chiamato apostolo dell'ecumenismo; un apostolo nascosto ma vivissimo davanti a Dio che aveva nel suo cuore una donazione cioè un amore senza riserve.  Da: www.leopoldomandic.it

 Santa Lidia 

(Asia minore, I sec.)

 

Santa Lidia nacque da una famiglia molto impegnata nel commercio di tessuti e di porpora. Lei stessa divenne venditrice di porpora nella città di Tiatira, in Asia minore.  La porpora estratta da alcuni molluschi era uno degli articoli più ambiti per la classe ricca di quell'epoca. Il suo prezzo era ai cieli per la difficoltà della lavorazione e per il trasporto. Di fronte a questo mondo consumista, non bisogna pensare che ella lavorasse per il denaro o per lo scambio con altre merci. Al contrario, il lavoro era per lei uno strumento di salvezza e santificazione.  Lidia seppe fare buon uso della sua ricchezza, condividendola con i bisognosi e con chi lavorava con lei. Un giorno si imbarcò per la  Grecia e si stabilì a Filippi, in Macedonia. Fece questa scelta solo perché si trattava di un buon porto nel  mar Egeo, ed era molto conosciuto in quegli anni per il suo magnifico commercio di tessuti e di porpora. 
Ma non fu l'abbondanza di merci, né la facilità di trasporto quello che fece grande Lidia e che accrebbe ancora di più l'allegria che portava nel suo bel cuore di giovanetta. Quello che veramente portò alla gloria questa brava donna fu l'incontro con l'apostolo Paolo e l'evangelista Luca, a quel tempo predicatori del Vangelo in Grecia. Gli atti degli Apostoli parlano di lei nel capitolo 16,11. Tanta fu l'amicizia che li unì che lei stessa li invitò a trattenersi in casa sua. All'imbarazzo dei due, rispose con queste parole: "Mi avete battezzata perché mi avete ritenuta degna di diventare amica di Dio, e non mi ritenete degna di essere vostra amica?" Luca raccontò poi: "A quel punto non potevamo fare altro che accettare".
Nella sua casa nasceva così, per opera di San Paolo
, la prima chiesa Cristiana d'Europa. Santa Lidia è patrona dei malati di tumore, dei tintori e della Teologia.

Santa Liduvina  

(Schiedam, 18.03.1380 - 14.04.1433)

 

Santa Liduvina, olandese, nata da Genitori nobili ma poverissimi, a seguito di una rovinosa caduta sul ghiaccio, rimase paralizzata dai suoi quindici anni fino alla morte, avvenuta dopo trentotto anni. L'aiuto spirituale di un sacerdote, Giovanni de Pot, e la continua meditazione della Passione e morte di Gesù Cristo la fortificò talmente, che con indicibile pazienza sopportò il suo infelice stato. Per mostrarle di gradire il suo sacrificio, il signore le concesse un grandioso segno: L'ostia dell'Eucaristia apparve splendente sulla sua testa, e non la vide soltanto lei. Genitori e vicini di casa assisterono alla visione e contestarono duramente il parroco che non credette alla loro testimonianza, fino a quando il vescovo non lo rimosse. Accorsero in tanti, prima a seguito del miracolo, ma poi proprio per vedere lei, miracolo vivente che dal suo letto di dolore riusciva a restituire la salute spirituale a chi l'aveva persa. Molte pie persone compassionando la sua povertà, che le rendeva più penoso il male, la soccorrevano con abbondanti elemosine, di cui ella si servì per aiutare l’indigenza del prossimo, in modo che la sua casa divenne il rifugio dei miserabili. Alle infermità corporali si aggiunsero gli strapazzi e le ingiurie che doveva soffrire da parte di una stravagante cognata e di altre persone. Tanto afflizioni non fecero che render più perfetta la vita della Santa, la quale finalmente chiamata da Dio al beato riposo del Cielo, lasciò questa terra, dove aveva tanto penato, per andare a godere con i Beati in eterno.   (Da San Tommaso da Kempis).

 

Santa Linda

(Lovanio, 550 - Brabante 595)

 

S. Linda o Ermelinda nacque d'illustri genitori nel Brabante; e nell'età sua più tenera ebbe in costume di fuggire la compagnia di quelle fanciulle, che conosceva dedite alle vanità del mondo. Trovava tutta la sua consolazione in trattare e parlare con Dio, al quale indirizzava spesso con gran fervore quei versetti dei Salmi, che esprimono i desideri dell'anima amante di unirsi al sommo Bene; e specialmente quello del Salmo 51. "L'anima mia ha un' ardente sete per abbeverarsi in Dio fonte viva: Oh quando mi sarà dato di comparire alla presenza del Signore!". Mossa da questi ed altri suoi pii sentimenti consacrò al Signore con voto la sua verginità, mostrandosi sempre costante contro due impuri giovani, che le tramavano insidie. Fu avvisata una notte da un Angelo del Cielo a fuggirsene sollecitamente altrove, perché uno di quei meschini aveva deciso di rapirla. Subito ella ubbidì, e portatasi in una terra detta Maldrie, ivi solitaria visse con grande austerità sino al giorno della sua morte; e  dopo molti anni si compiacque Iddio di rendere illustre la sua memoria coi dono di molti e segnalati prodigi che   si operarono al suo sepolcro.  (Dal Surio).

 

San Lino Papa

(Tuscia, ? - Roma, 76)

 

San Lino, primo successore di Pietro, è stato il secondo papa della storia, alla guida della Chiesa dall’anno 67 al 76.
Si hanno poche notizie oggettive sulla sua vita; anche la data della sua nascita è conosciuta in maniera molto approssimativa.
Era originario della Tuscia. Sono stati fatti molti studi sul significato della Tuscia: secondo alcuni, la Tuscia era la parte nord-occidentale del Lazio, ai confini con la Toscana; secondo Johann Heinrich Zedler Lino era originario di Volterra, la madre si chiamava Claudia, e il padre Ercolano (Hercolanus) era un ricco possidente. In questa città, nel 1480, fu edificata una chiesa sul luogo in cui si pensava sorgesse la sua casa.
Per altri, con Tuscia si intende l'antica Tuscolana; considerata la conformazione geografica, i mezzi di trasporto e la difficoltà degli spostamenti, attualmente gli studiosi propendono per quest'ultima ipotesi.
Trasferitosi a Roma per ragioni di studio, si convertì presto al Cristianesimo e conobbe San Paolo, che accenna a lui nella seconda lettera a Timoteo: «Ti salutano Tubulo, Pudente, Lino, Claudia e tutti i fratelli».
Già vescovo di Besançon, a Roma avrebbe sostituito san Pietro nei periodi della sua assenza dall’Urbe: secondo sant'Ireneo di Lione fu papa per nove anni, dal 67 al 76, e la sua ascesa a capo della comunità cristiana di Roma avvenne subito dopo la morte dei due apostoli e martiri, che sarebbe avvenuta secondo la tradizione cattolica tra il 64 e il 67.
Secondo il Liber pontificalis avrebbe prescritto alle donne di entrare in chiesa a capo coperto, aggiunto al canone della messa la parte detta Comunicantes e introdotto nella veste, a simbolo dell’autorità papale, il pallio, una striscia di lana bianca a croci nere.
Durante il suo pontificato - durante il quale si successero cinque imperatori, Nerone, Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano, continuò con Menandro l’eresia di Simon Mago e quella degli ebioniti, giudeo - cristiani che propugnavano l’osservanza della legge mosaica. Ma l’avvenimento più importante verificatosi durante il suo pontificato fu certamente la conclusione della guerra giudaica con la distruzione, da parte dei romani, del Tempio di Gerusalemme.
Il Liber Pontificalis sostiene che sarebbe stato martirizzato il 23 settembre 76, mediante decapitazione, per decreto del console Saturnino; il fatto sembra tuttavia privo di fondamento, dal momento che in quel periodo non si ha notizia di persecuzioni contro i cristiani.
Sepolto accanto a san Pietro, nel 1615 fu recuperato sotto la Basilica di San Pietro un sarcofago, recante la parola Lino, attribuito erroneamente dal Severano al primo papa. Ne smentì la validità il Torrigio che rilevò la presenza di altre lettere dietro l'iscrizione.   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Lorenzo

(non si conosce luogo e data di nascita - Roma, 258)

 

 

San Lorenzo, per il cui glorioso martirio non va meno lieta e festosa Roma, di quel che vada Gerusalemme per il martirio del protomartire S. Stefano, era Diacono del Papa Sisto II. Mentre questo S. Pontefice era condotto al supplizio, il santo Diacono tutto afflitto per vedersi escluso dall'onore di morire anch'egli per Gesù Cristo, a lui rivolto, così disse: Ove andate, o Padre, senza il vostro figliuolo? Dove, o santo sacerdote v' incamminate senza il vostro ministro? Che cosa vi è dispiaciuta in me, che vi muove ad abbandonarmi? A cui il S. Pontefice così rispose; No, figliuol mio, non ti abbandono: a te son riservati maggiori combattimenti : dopo tre giorni mi seguirai. Ricevuta S. Lorenzo questa risposta come una predizione del suo martirio , distribuì ai poveri i tesori della Chiesa; ed avendo il giudice non meno avaro che crudele chiesto al Santo dove fossero quei tesori, egli mostrò i poveri; perciò irritato il giudice ordinò, che steso su d'una graticola infuocata, fosse arrostito a fuoco lento. Tale però fu la tranquillità del Santo, che disse al tiranno di voltarlo dall'altra parte, poiché era già ben cotto e poteva mangiarlo. Indi alzando gli occhi al cielo , dolcemente, riposò nel Signore.    (Dal Tillemont).  

San Lorenzo Giustiniani 

(Venezia, luglio 1381 - 8 gennaio 1456)

 

 

S. Lorenzo della nobile famiglia dei Giustiniani nacque in Venezia. Essendo ancor fanciullo disse a sua madre: mi vedrete diventare un gran servo di Dio. Per trattare con più libertà di spirito col suo Signore, si fece canonico regolare nel monastero di San Giorgia in Alga, dove riuscì mirabile nell'esercizio dell'umiltà, della pazienza, e della povertà. Esemplare la sua applicazione di quest'ultima: arrivò a mendicare sotto il palazzo dei genitori, che gli mandarono due servi con ogni ben di Dio per riempirgli la bisaccia e farlo andare via al più presto... Lui prese solo il pane, ringraziò i servi e, con sollievo dei familiari, andò via. Essendo una volta accusato a torto di non si sa qual errore, non solo non negò, ma in pubblico Capitolo accusandosi come colpevole, accettò la correzione. Eletto che fu Patriarca di Venezia, col suo buon esempio animò tutti all'imitazione delta sue rare virtù. Soleva dire: la vera sapienza consiste in sapere, che Dio è ogni cosa, e che la creatura è un niente. I suoi più cari furono i poveri, ch'egli chiamava portinai del cielo; onde diceva, che i ricchi sono esclusi dal cielo se con mano liberale non s'acquistano l'amicizia dei poverelli. Stando per morire disse più volte queste parole: non v'è cosa migliore, che l'impiegare la vita nel servizio di Dio: e poco dopo ricevuti i SS. Sacramenti della Chiesa con una morte veramente preziosa rese l'anima sua purissima al Creatore.  I veneziani, che già in vita lo consideravano santo, ottennero che il suo corpo fosse sepolto permanentemente nella chiesa di S. Pietro in Castello. (Da Bernardo Giustiniani).

S. Luca Evangelista 

(I secolo)

 

 

S. Luca di Antiochia nacque da genitori pagani, e fu allevato nel paganesimo. Studiò medicina e l'esercitò con molto credito e con molta lode. Fu convertito alla fede di Gesù Cristo dalla predicazione degli Apostoli. Divenne discepolo fedele di S. Paolo, al quale si unì per compagno nella maggior parte dei suoi viaggi, e delle sue fatiche. Si crede ch'egli sia quello stesso, cui il grande Apostolo accenna nella sua seconda lettera ai Corinzi, quando fa menzione d'uno dei fratelli, che si era acquistata della gloria in tutta la Chiesa a causa del Vangelo. Fu ispirato dallo Spirito Santo a scrivere il suo Vangelo l'anno 53 di nostra salute. Dobbiamo a lui molte notizie, non riportate dagli altri evangelisti, sulla vita familiare e giovanile di  nostro Signore. Scrisse ancora un' altra opera, e la intitolò Atti degli Apostoli, perché è la Storia di ciò che per opera degli Apostoli avvenne di più meraviglioso nella Chiesa nascente. Non risparmiò travaglio alcuno per dilatare il regno di Gesù Cristo su questa terra; e avendo una volta abbracciata la sua croce, la portò con tale costanza, che non cessò mai di mortificarsi per tutta la vita fino alla morte.  (Dal  Tillemont).

 Santa Lucia 

(Siracusa, ? - +304)

 

 

S. Lucia nacque di nobile stirpe in Siracusa, e fu educata da sua madre Eutichia nei dogmi della fede, e nelle massime della cristiana pietà. Giunta all'età nubile, pensò sua madre di collocarla in matrimonio; ma Iddio aveva destinata a Lucia la corona del martirio insieme con quella della verginità, e le presentò l'occasione di conseguire felicemente l'una e l'altra nella seguente maniera. Portatasi la Santa a Catania a visitare il sepolcro di S. Agata insieme con sua madre divenuta inferma, mentre pregava le apparve in sogno S. Agata, la quale le predisse che, se avesse conservata la verginità, sarebbe stata da Dio glorificata in Siracusa in quello stesso modo, che era stata s.Agata stessa glorificata in Catania. Confermatasi perciò nella risoluzione di consacrare la sua verginità a Gesù Cristo, pregò la madre di dispensare in vita ai poveri tutto ciò che possedeva, in gratitudine a Dio per la sanità miracolosamente recuperata. Se ne tornarono ambedue a Siracusa; e, accusata Lucia come cristiana davanti al Prefetto Pascasio da chi aspirava alle sue nozze, la fece questi arrestare, e dopo vari tormenti con gran costanza da essa affrontati, la condannò al taglio della testa.   (Dal Tillemont).

 

San Luciano

(Samosata, ? - Nicomedia, 312)

 

 

 

S. Luciano nacque nella Soria, e fin dalla sua gioventù si diede a servire la chiesa di Antiochia. Dopo la morte dei suoi genitori abbracciò la vita monastica, e in questa occasione distribuì ai poveri tutte le sue sostanze per rendersi simile a Gesù Cristo povero, risoluto di vivere nascosto agli occhi degli uomini, per conversare unicamente con Dio. Ma la fama della sua scienza, e della sua pietà fu causa, che egli fosse tratto dalla solitudine; e ordinato sacerdote fu obbligato a istruire nella religione cristiana il popolo di Antiochia; motivo per il quale aprì in quella gran città una scuola, nella quale spiegava i principi della religione e le divine scritture, con gran profitto di chi l'ascoltava. Fu tradito da un eretico e dato in mano ai persecutori della cristiana religione, i quali però né con la fame, né con i più atroci tormenti, né con le più seducenti lusinghe poterono vincerlo. Alle interrogazioni, che gli venivano fatte, rispondeva con queste sole parole: Io sono cristiano. E finalmente fu condannato al taglio della testa, o ad altro simile supplizio, venendo lavato, e battezzato nel proprio sangue.    (Da S. Giovanni Crisostomo).

 

SS. Luciano e Marciano

(morti in Nicomedia, III sec.)

 

I SS. Luciano e Marciano nati ed allevati nel paganesimo, vivevano immersi nelle più abominevoli dissolutezze, quando piacque al Signore di riguardarli con occhio di misericordia, e ritirarli dal baratro in cui s'erano precipitati. Volendo essi indurre una vergine cristiana a consentire alle loro infami voglie, ricorsero a ciò che c’è di più abominevole nell'arte magica; ma poiché tutti loro sforzi risultarono inutili contro di essa, gli stessi demoni furono costretti a confessare di non avere alcun potere sopra quelli, che appartengono a Gesù Cristo, e vivono del suo spirito. Questa confessione strappata dalla forza della verità alla bocca del padre della menzogna, fece una forte impressione nell'animo di Luciano e Marciano; ed operando in essi l'onnipotente grazia dei Signore, ispirò loro l'amore della virtù, ed un estremo odio ed avversione alle loro detestabili scelleratezze. Per far vedere poi colle opere la sincerità della loro conversione, bruciarono in una pubblica piazza tutti i libri di magia, protestando con questo atto di rinunziare alle loro profane superstizioni; e coronarono in fine la loro vita con un glorioso martirio. (Dal Ruinart).

San Lucio I Papa

(Roma, ? -  5 marzo 254)

 

San Lucio I fu papa per otto mesi (253-254).
Nato a Roma in data sconosciuta, nulla si sa della sua famiglia ad eccezione del nome di suo padre, Porfiriano. Egli venne eletto probabilmente il 25 giugno 253, e morì il 5 marzo 254. La sua elezione avvenne durante le persecuzioni che causarono l'espulsione da Roma del suo predecessore, papa Cornelio, e anche lui venne bandito poco dopo la consacrazione, ma riuscì ad ottenere il permesso di ritornare.
A lui si fa riferimento in diverse lettere di Cipriano (vedi Epist. Ixviii. 5) circa il suo accordo con il predecessore papa Cornelio, sul preferire una visione più mite nel permettere il reintegro dei non praticanti pentiti.
La tradizione vuole che venne martirizzato nelle persecuzioni di Valeriano, ma poiché si sa che iniziarono più tardi del marzo 254, questo sembra improbabile.
La sua pietra tombale è ancora esistente nel cimitero di san Callisto. Le sue reliquie vennero in seguito portate nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, assieme a quelle di Santa Cecilia e di altri. La sua testa è conservata in un reliquiario nella Cattedrale cattolica di Sant'Ansgar a Copenaghen, in Danimarca. La reliquia venne portata a Roskilde attorno all'anno 1100, dopo che Lucio era stato dichiarato patrono della regione danese della Zelanda (Paesi Bassi). È tra le poche reliquie ad essere sopravissute alla Riforma in Danimarca. Lucio I viene commemorato il 4 marzo.   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).


Santa Ludmilla

(Mielnik, 860 - Tetin, 15 settembre 921)

 

 

Santa Ludmilla è la patrona della Boemia. Nata presumibilmente nell'860 si sposò giovanissima con il principe Borivoj. A quel tempo Cirillo e Metodio evangelizzavano il Paese, e così entrambi si battezzarono. Ma la fede cristiana stentava ad affermarsi, perché ad essa si erano già convertiti i temuti vicini tedeschi. Ma anche i due figli della coppia, Spitigniev e Vratislao, sin convertirono, e alla morte del padre regnarono uno di seguito all'altro. Nessuno dei due a lungo: nel 920 il sovrano divenne Venceslao, che sarebbe diventato poi santo, ma al momento era minorenne: Drahomira sua madre assunse la reggenza, delegando l'educazione del figlio alla nonna, Ludmilla. Cominciarono i primi contrasti, poiché la nonna intendeva educare il piccolo alla fede, mentre la madre preferiva un'impostazione pagana. Ludmilla ebbe la peggio e si ritirò in campagna. Ma Drahomira voleva liberarsi di lei definitivamente: due sicari la raggiunsero e posero fine alla sua vita. Ma diedero anche principio alla leggenda: Voci di miracoli ottenuti per intercessione di Ludmilla si inseguivano sempre più numerose. Proprio il suo martirio contribuì a quell'evangelizzazione della Boemia che Drahomira voleva evitare. Venceslao assunse i pieni poteri e, non potendo far condannare la madre per l'omicidio di cui era stata mandante, la scacciò da corte. (Sintesi da: ).

 

San Ludovico

(Nocera, 1274 - Tolosa, 1297)

 

 

San Ludovico  figliuolo di Carlo Re di Sicilia, cominciò fin da fanciullo a trafficare e tesoreggiare per la  vita eterna , amando gli esercizi di pietà e di devozione. Provato da Dio col fuoco della tribolazione per essere stato trattenuto in carcere con somma durezza dal Re Alfonso Il d'Aragona per ben sette anni al posto di suo Padre, sempre conservò anche fra i suoi patimenti una perfetta calma, ed uguaglianza di spirito. Per imitare l’umiltà di Cristo, sprezzò tutte le umane grandezze, e si fece Frate Minore: ma per l'eccellenza delle sue virtù fu elevato alla dignità di Vescovo di Tolosa; nel qual posto impiegò tutto sé stesso per procurare la salute spirituale al suo popolo, da cui bandì i vizi e gli errori che vi regnavano, ristabilendovi la purezza  della fede e dei costumi. Chiamato da Dio alla beata eternità, dopo aver ricevuti con somma devozione i Sacramenti della Chiesa, pieno di fiducia nella misericordia del Signore e nei meriti del suo Salvatore, santamente mori; giungendo così a quel porto tanto da lui desiderato, in cui liberamente e chiaramente vede e gode il suo Dio.   (Dai Bollandisti).

 

Beato Ludovico da Casoria

(Casoria, 11.3.1814 - Napoli il 29.3.1885)

 

 

Il Beato Ludovico da Casoria, al secolo Arcangelo Palmentieri, nacque a Casoria (Napoli) l'11.3.1814. Fu ordinato sacerdote nel 1838 nell'ordine dei Frati minori. Insegnante di teologia al seminario, si dedicò successivamente all'evangelizzazione dei fanciulli negri ed alla fondazione di vari Istituti in Campania a favore degli orfani. Fondò la congregazione dei frati Bigi e delle Suore Elisabettine Bigie. Una delle sue opere fu l'apertura della prima scuola per i sordomuti a Casoria ed a Assisi presso l'Istituto Serafico per ciechi e sordomuti (1871) e di un Istituto femminile che porta il suo nome (1931). Morì a Napoli il 29.3.1885. L'ha beatificato Giovanni Paolo II il 18-4-1993.

San Luigi Re

(Poissy, 1214 - Tunisi, 1270)

 

San Luigi,  figlio di Luigi VIII Re di Francia, nacque in Poissy. Venne Santamente educato dalla Regina Bianca di Castiglia, sua madre, la quale per ispirargli un sommo orrore al peccato gli andava spesso ripetendo queste parole: "Figlio mio, vorrei prima vederti morto, che macchiato d'un peccato mortale, e in disgrazia di Dio". Fecero esse una si grande impressione nel cuore di Luigi, che se ne ricordò per tutto il tempo della sua vita. Succedette al padre a soli dodici anni sotto la reggenza della madre, con il nome di Luigi IX. Dopo la morte della Regina sua madre, prese in moglie Margherita di Provenza e risolse con grande diplomazia antiche controversie; si applicò a far regnare nel suo Regno la giustizia e la pietà. Si armò perciò d'una Santa severità contro i bestemmiatori; cacciò dalla sua corte i commedianti; proibì le usure, ed i duelli; regnò insomma da gran Principe, ma veramente Cristiano. Fatto prigioniero di guerra dai Saraceni, contro dei quali promosse la sesta crociata,  sopportò con somma pazienza la sua prigionia; e, liberato dalla schiavitù, prese di nuovo le armi contro di essi, e sbarcò nell'Africa con l’animo d'impadronirsi della città di Tunisi; ma attaccato il suo esercito da una malattia epidemica, egli stesso fu preso dal mal contagioso, e con gran sentimenti di pietà mori in quella barbara costiera. (Dai Bollandisti).

 

San Luigi Gonzaga

(Castiglione dello Stiviere, 1568 - Roma, 1591)

 

 

San Luigi Gonzaga nacque di nobilissimi genitori nella Rocca di Castiglione, luogo principale del marchesato di suo padre, Ferrante di Castiglione. Egli fu un Angelo in carne, sia per la sua verginità, come per la purezza della sua coscienza, la quale non si macchiò mai di colpa grave. Riverì ed amò la Beata Vergine come sua diletta Madre, avendo spesso sulle labbra il Santissimo Nome di Lei; ed in suo onore fece voto di perpetua verginità innanzi all'Immagine dell'Annunziata che si venera nella Chiesa dei Padri Serviti in Firenze. Corrispose la Regina del Cielo alla pietà di questo suo innocente servo e figlio; e fatta custode della di lui purezza verginale, per renderlo più sicuro, gli ottenne da Dio l'ispirazione di farsi Religioso della Compagnia di Gesù. Favorito da Dio di una straordinaria devozione verso il SS. Sacramento, in mirare l'Ostia consacrata tutto si disfaceva in lacrime. Nella Religione poi tenacissimo osservatore delle sue regole, fece in poco spazio di tempo un gran progresso nella via della perfezione. Trasferito a Roma, prestò assistenza ai malati nella pestilenza del 1590 fino a restare a sua volta contagiato e a ventitré anni, giovane di età, vecchio di meriti, santamente morì, invocando il dolcissimo nome di Gesù. (Dai Bollandisti).

 

Beato Luigi Guanella 

(Fraciscio, 19 dicembre 1842 - Pianello, 24 ottobre 1915)

 

Nato a Fraciscio (So) il 19 dicembre 1842, nono di ben tredici fratelli, da Lorenzo Guanella e da Maria Bianchi, fu ordinato Sacerdote a Como il 26 maggio 1866. «Voglio essere spada di fuoco nel ministero santo» scrisse in quel giorno. Svolse con profitto spirituale il suo ministero a Prosto, a Savogno… 
Poi si pose al fianco di Don Bosco che lo accolse sperandolo suo e lo ebbe carissimo nel triennio di permanenza con lui. Richiamato in Diocesi, vi tornò a lavorare nell'attesa che scoccasse per lui «l'ora della misericordia» per iniziare quelle opere di carità cui si sentiva chiamato. 
Difficoltà, diffidenze, incomprensioni e persecuzioni troncarono sul nascere per lunghi anni ogni avvio di opere e fecero di lui un prete errante e confinato, ritenuto matto dagli amici e pericoloso dai nemici. In questa dolorosa gestazione formò tenero e forte un cuore di padre, di guida e di pastore, scrisse i suoi pensieri più belli di fede, si confrontò col mondo, imparò a camminare sicuro e lontano su strade impervie seguendo la sua stella negli orizzonti chiari della Chiesa.
Giunto a Pianello in obbedienza a succedere a Don Carlo Coppini, ne raccolse l'eredità: un drappello di cinque religiose pronte come chicchi maturi a morire nella terra buona per una fecondità che esplose ben presto piena di vitalità nel molteplici campi della carità in Italia e all'estero fino alle lontane Americhe.
È cresciuto l'opera attraverso le sue suore e i suoi preti organizzati in due Famiglie religiose, le Figlie di S. Maria della Provvidenza e i Servi della Carità, come due braccia operose, affettuose e sante, a continuare l'Opera del suo cuore di Padre. 
Morì il 24 ottobre 1915. Riconosciuta, con regolare processo canonico, la santità della vita e l'eroicità delle virtù, fu dichiarato Beato da Paolo VI il 25 ottobre 1964.  (Da: www.cgfsmp.org)

 

San Luigi Scrosoppi

(Udine, 4.08.1804 -3.04.1884)

 

San Luigi Scrosoppi è stato il canale della Provvidenza di Dio per numerose persone povere, bisognose di aiuto e di amore. L'ardente amore per Gesù lo rese suo fedele discepolo; volle imitarne la povertà, l'umiltà e, sempre per amore, accettò le sofferenze e le fatiche della vita con coraggio e nella pace. Esisteva a Udine, fin dall'inizio del 1800, la "Casa delle Derelitte", che accoglieva un piccolo gruppo di bambine abbandonate e prive di ogni cura. Padre Luigi, ordinato sacerdote, si dedicò, insieme al fratello Carlo (anch'egli sacerdote) e ad un gruppo di giovani maestre, a questa nobile missione educativa per la quale mise a disposizione i beni che aveva e tutta la sua vita. Nel 1837, fondando la Congregazione delle Suore della Provvidenza, padre Luigi diede stabilità alla Casa delle Derelitte. Qui le ragazze accolte trovarono protezione, ricevettero una buona educazione, impararono un mestiere e divennero capaci di gestire con dignità e responsabilità la propria vita. Padre Luigi continuò questa missione nonostante la mancanza di mezzi: invocava fiducioso la Provvidenza divina e si affidava a Maria, Madre del Signore e Madre di tutti noi. Le Suore della Provvidenza, incoraggiate dal suo esempio, si dedicarono alla formazione delle ragazze e alla cura di ammalati e anziani poveri. Egli, attento al loro cammino umano e spirituale, fu la loro guida instancabile fino alla morte. Canonizzato da Giovanni Paolo II il 10 giugno 2001. (Dal pieghevole celebrativo della canonizzazione).

 

San Lupo Vescovo

(Orleans, VII sec. - Brienon-sur-Armanon, ?)

 

S. Lupo nacque in Orlèans da una famiglia congiunta di sangue con i Re di Francia. Sua madre , che viene anche venerata col titolo di Beata, gli diede una santa educazione,  sicché fino dai più teneri anni ebbe una grande inclinazione alla virtù, di cui a misura che cresceva in età diede sempre più sode prove con l'innocenza idei costumi, e con le pratiche di divozione, nelle quali volentieri sì esercitava. Fu egli prima ascritto dal S. suo zio  Vescovo al Clero della città di Orleans; ma essendo dipoi  vacata la Sede Episcopale della città di Sens, quel popolo e il Clero mossi dalla fama della sua santità lo elessero concordemente per loro Pastore. Collocato in tal modo sul candeliere di S. Chiesa, fece risplendere con maggior lustro le sue virtù; e specialmente mostrò un'eroica pazienza, quando per opera dei suoi nemici fu mandato in esilio dal Re Clotario II; il quale poi, scoperta la sua innocenza, gli chiese perdono, e lo rimandò alla sua chiesa. Finalmente il S. Vescovo dopo 14 anni di Vescovado in età di circa 50 anni fu chiamato dal Signore a ricevere il premio delle sue apostoliche fatiche, e delle persecuzioni che soffrì per amor della giustizia.   (Dai Bollandisti).