Dal libro della Genesi: Dio creò l'uomo a Sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina lo creò. Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente,che striscia sulla terra". Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". Nel libro della Genesi si legge chiaramente che gli animali furono creati per fare compagnia all'uomo; al quale tutti furono assoggettati dopo che egli ebbe una compagna simile a lui. Furono creati con il Soffio VItale di Dio ("Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?"-Qoèlet 3,21) L'uomo ebbe dunque il predominio su tutte le specie viventi, perché era l'unica creatura fatta ad immagine e somiglianza del Suo Creatore; ma essi non nacquero per essere mangiati, così come l'uomo non nacque per il dolore e per la morte, ma per essere fecondo e moltiplicarsi, riempire la terra e dominarla; per condividere la Gloria di Dio per l'eternità; infatti il racconto biblico dice chiaramente che il nutrimento dell'uomo era la frutta, e quello degli animali l'erba. Ma poi venne il peccato, e gli animali seguirono il destino di Adamo ed Eva, venendo cacciati anch'essi dal Paradiso Terrestre; condividevano la sua gioia, condivisero il suo destino. L'uomo perfetto, immagine di Dio, si ritrovò ad essere simile alle scimmie; gli animali perfetti, che avevano ricevuto il soffio vitale e condiviso il Paradiso con l'uomo si ritrovarono ai primi gradini dell'evoluzione. Insieme cominciarono quel processo evolutivo che un giorno li avrebbe riportati al loro ruolo originale. Una delle prime scoperte che fecero sia l'uomo che gli animali fu la ferocia e la caccia ne divenne la manifestazione pratica. La carne era più nutriente dell'erba e della frutta, che non erano più quelle del Paradiso terrestre... La terra vide scorrere il sangue, ed accolse le prima vittime. Ma Dio, che aveva amato l'uomo ed ogni creatura, aveva già predisposto tutto perché la creazione tornasse al suo splendore, anche al costo del Sacrificio del Suo Unico Figlio... E, quando lo vorrà, porterà a compimento il Suo Piano Divino, e sarà Tutto in tutti. Nell'attesa, non sarebbe male se li trattassimo meglio, i piccoli amici che Dio ci ha donato. Ricordiamoci del rispetto che aveva S.Francesco per tutte le creature... Purtroppo ci capita di leggere di sacerdoti che avvelenano gatti e cani... Di preti cacciatori... Se non hanno rispetto per la vita, dubito profondamente che abbiano in sé quei sentimenti d'amore che dovrebbero avere. Se è così, Dio li illumini. Non maltrattiamoli, gli animali, perché non è giusto abusare della nostra superiorità. Non li abbandoniamo, se ne abbiamo preso qualcuno: sono come bambini indifesi, ci amano e soffrono terribilmente l'abbandono. Se possiamo, adottiamo un randagio, anche se ci creerà qualche problema... Da un bambino siamo disposti anche a farci sfasciare la casa... Stiamo attenti anche a non cadere nell'eccesso opposto: se amiamo gli animali ma non amiamo gli uomini, in noi c'è sicuramente qualcosa che non va... Affrettiamoci a mettere quel qualcosa a posto! N.B: La parte di testo evidenziata in blu va considerata solo come opinione dello scrivente. Non ha né fondamento teologico, né scientifico. Ma potrebbe mettere d'accordo gli uni e gli altri...
Chi non ama gli animali (e purtroppo tra di loro ci sono tanti cristiani) cerca sempre di mettere in cattiva luce gli "animalisti". L'accusa più frequente che viene scagliata contro di loro è che "amano gli animali e detestano gli uomini". Può anche esserci qualche caso isolato che meriti questa accusa, ma per la stragrande maggioranza degli altri non può esserci accusa più falsa: gli "animalisti" AMANO LA VITA, qualunque sembianza abbia; e in genere detestano la sofferenza e chi la causa, sia agli uomini che agli altri esseri viventi.
Questa foto così eloquente, migliore di tanti discorsi, fu ospitata gratuitamente da varie riviste italiane a metà degli anni '90. Era la campagna contro le pellicce di Animal Amnesty. Il testo che la accompagnava era il seguente: Pronta per essere cucita e indossata. E lei, signora, è pronta? Ha capito quanta sofferenza e quale terribile realtà ci siano nella sua pelliccia? Ha pensato che per confezionarla devono essere sacrificati decine di animali? Dal giorno della loro nascita, vengono stipati dentro piccole gabbie, esposti al vento e al gelo per favorire la crescita del pelo, resi pazzi dalla mancanza di spazio. E alla fine vengono uccisi. Con la frattura delle vertebre cervicali o della colonna vertebrale, con una mazzata sul muso, con l'elettroesecuzione o col gas. Nel pieno rispetto del loro pelo e della sua pelliccia. Animal Amnesty purtroppo non c'è più. Le torture agli animali CON pelliccia, e non DA pelliccia, come vengono ipocritamente definiti, invece continuano. Quando capiremo che Dio ci ha dato il dominio sugli animali, ma questi rimangono Sue creature e non abbiamo il diritto di torturarle? E, parlando della caccia, permettetemi una sola domanda: un cristiano può uccidere per passatempo, l'amore per il prossimo (che come cristiano deve coltivare ed accrescere sempre più) non lo dovrebbe indurre ad amare la vita in generale?
Altri "animalisti" guardati con sospetto. Molti restano disorientati quando sentono qualcuno affermare: "sono vegetariano". Sembra quasi che sia un essere venuto da un altro pianeta! La prima domanda che si pongono, in genere è: "ma cosa mangia, questo qui?". La risposta è semplice: tutto quello che non è stato necessario uccidere per portarlo in tavola. E ce ne è tanto da non rischiare certo di morire di fame... Anche essere vegetariani è una scelta di vita: per chi la fa, è una scelta d'amore. Animali abbandonati - Vivisezione. Nel 2001 il quotidiano !Il Mattino" di Napoli pubblicò questo articolo di Roberto Gervaso sul tema degli animali abbandonati d'estate e sulla vivisezione, dal titolo:
Quei nemici degli animali.
Anche quest'anno,
torniamoci su, tanti sciagurati abbandonano i loro cani sulle autostrade. Li
abbandonano senza rimorsi e, soddisfatti, se ne vanno in vacanza in barba a
quell'articolo 727 del Codice penale che punisce come reato un simile gesto. Un
gesto criminale perché non si lascia in balia del destino, un destino
tragicamente prevedibile, il più fidato e fedele dei nostri amici. Purtroppo,
non sono episodi isolati, specialmente nei mesi estivi, soprattutto luglio e
agosto, quelli destinati alle ferie. Chi li commette meriterebbe sanzioni ben più
gravi di quelle previste dalla legge. Non solo una multa, per quanto salata;
anche la galera.
Come si fa, ci chiediamo, e
vi chiediamo, a sbarazzarsi di chi ci è stato vicino e mai avrebbe voluto
lasciarci? Di chi ci ha voluto bene e mai ci avrebbe tradito? Come si fa? Purtroppo si fa, anche spesso. Gli animali domestici cani e gatti più degli altri, se il padrone non li vuole con sé al mare, in montagna, al lago possono essere trasferiti in pensioni ad hoc. Molte sono tuguri, dove le bestiole vengono affamate e maltrattate, ma altre sono confortevoli, non fanno mancare nulla agli ospiti a quattro zampe: nemmeno una carezza. Il distacco da chi, per qualche settimana, si è allontanato da loro li farà soffrire, ma non morire.
Provate, invece, a
immaginare la sorte del cane che il padrone, aguzzino fa scendere dall'auto
frettolosamente parcheggiata in una piazzola d'emergenza. E’ uno spettacolo
cui più di una volta abbiamo avuto l'infelicità di assistere. Uno spettacolo
infame (e non ci viene in mente un altro aggettivo). Non dimenticheremo mai quel
meticcio, un po' setter, un po' bracco, un po' chissà che cosa, che non voleva
uscire dal fuoristrada. E non voleva uscire perché aveva capito che non avrebbe
più rivisto il barbaro padrone, e nessuno sì sarebbe più curato di lui.
Quando l'auto riprese la
corsa, il quadrupede disperatamente la inseguì, e solo per miracolo non fu
travolto dalle vetture che sfrecciavano lungo l'assolato nastro d'asfalto. Che
fine abbia fatto la bestiola, non sappiamo. A un certo punto, sgusciò sotto il
guardrail mettendosi a correre lungo l'argine di un fiumiciattolo che
costeggiava l'autostrada.
Mia moglie ed io avremmo
voluto fermarci, raggiungere l'animale, chiamarlo, farlo salire sulla nostra
vecchia berlina, dove sui sedili posteriori sonnecchiavano il dogo Vaniglia e il
bastardo Poldo, che non ci lasciano mai, e che mai noi lasceremmo. Purtroppo,
non ci fu possibile, per cui proseguimmo verso Taormina, meta del nostro
viaggio. Il pensiero rivolto al povero animale abbandonato. Un pensiero che ci
tenne tristemente compagnia per giorni e giorni.
Quella sera stessa, mi
capitò sotto gli occhi una pagina del «Dizionario filosofico» di Voltaire,
maestro mio e dei miei maestri. Una pagina che conoscevo bene ma che, prima di
spegnere la luce rilessi con una stretta al cuore. «Guarda quel cane che ha
perduto il padrone, che l' ha cercato per tutte le strade con guaiti dolorosi,
che rientra in casa agitato, inquieto, che sale, scende, va di stanza in stanza
e trova, infine, nel suo studio, il padrone che ama e a cui testimonia la
propria gioia con la dolcezza dei mugolii, saltando e leccandolo. Dei barbari
agguantavano questo cane, che nel senso dell'amicizia supera in modo
straordinario l'uomo, lo inchiodano su una tavola e lo sezionano vivo per
mostrarti le vene mesenteriche».
Spaventoso. Eppure questa
è la sorte di tanti nostri amici a quattro zampe, abbandonati dai, loro sadici
nemici a due. Gli stabulari, dove, in nome della scienza e contro la natura, si
pratica la vivisezione, sono spesso, troppo spesso, l'ultimo approdo dei cani
diventati, loro malgrado, randagi. In questi luoghi orribili, che il «progresso»
ci ha imposto, ma che la nostra coscienza e il nostro cuore vorrebbero messi al
bando, si compiono gli esperimenti più empi e più turpi. A chi li ordina e li
esegue, all'impassibile vivisettore, al sinistro mago nero che sentenzia: «Questa
è la ricerca che salverà tante vite», rispondiamo. «E falso: nessun farmaco
può essere incluso nel prontuario medico se prima non è stato sperimentato
sull'uomo». Che ha reazioni diverse da quelle dell'animale.
La natura, di cui tutti,
nel bene e nel male, facciamo parte, non tollera, né può tollerare simili
scempi. Il dolore di un cane, dato in pasto alla scienza è un insulto al
Creatore, un oltraggio alla Sua magnanimità.
Roberto GERVASO. DA APPLAUSI. (bc 2001-2004) |