Lettere di
San Paolo
Lettera
agli Ebrei
Dio, che aveva già parlato nei tempi
antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo
del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del
quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è
irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene
tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la
purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà
nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli
angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti a quale degli angeli
Dio ha mai detto:
Tu sei mio figlio; oggi
ti ho generato?
E ancora:
Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio?
E di nuovo, quando introduce
il primogenito nel mondo, dice:
Lo adorino tutti gli
angeli di Dio.
Mentre degli angeli dice:
Egli fa i suoi angeli
pari ai venti,
e i suoi ministri come fiamma di fuoco,
del Figlio invece afferma:
Il tuo trono, Dio, sta
in eterno
e:
Scettro giusto è lo
scettro del tuo regno;
hai amato la giustizia e odiato l'iniquità,
perciò ti unse Dio, il tuo Dio,
con olio di esultanza più dei tuoi compagni.
E ancora:
Tu, Signore, da
principio hai fondato la terra
e opera delle tue mani sono i cieli.
Essi periranno, ma tu rimani;
invecchieranno tutti come un vestito.
Come un mantello li avvolgerai,
come un abito e saranno cambiati;
ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine.
A quale degli angeli poi ha
mai detto:
Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?
Non sono essi tutti spiriti
incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono
ereditare la salvezza?
Proprio per questo bisogna
che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito,
per non andare fuori strada. Se, infatti, la parola
trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni
trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione, come
potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa
infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata
confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita, mentre
Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli
d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua
volontà.
Non certo a degli angeli egli
ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo. Anzi,
qualcuno in un passo ha testimoniato:
Che cos'è l'uomo perché
ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi?
Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato
e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi.
Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla
ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non
vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Però
quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora
coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché
per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Ed era ben giusto che colui,
per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli
alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha
guidati alla salvezza. Infatti, colui che santifica e
coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per
questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo:
Annunzierò il tuo nome
ai miei fratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;
e ancora:
Io metterò la mia
fiducia in lui;
e inoltre:
Eccoci, io e i figli
che Dio mi ha dato.
Poiché dunque i figli hanno
in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per
ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il
potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per
timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli
infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si
prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai
fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle
cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti
proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto
personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la
prova.
Perciò, fratelli santi,
partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù,
l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo, il
quale è fedele a colui che l'ha costituito, come lo fu anche Mosè in
tutta la sua casa. Ma in confronto a Mosè, egli è stato
giudicato degno di tanta maggior gloria, quanto l'onore del costruttore
della casa supera quello della casa stessa. Ogni casa
infatti viene costruita da qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è
Dio. In verità Mosè fu fedele in tutta la sua casa come
servitore, per rendere testimonianza di ciò che doveva essere
annunziato più tardi; Cristo, invece, lo fu come figlio
costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se
conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo.
Per questo, come dice lo
Spirito Santo:
Oggi, se udite la sua
voce,
non indurite i vostri cuori come nel giorno della
ribellione,
il giorno della tentazione nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova,
pur avendo visto per quarant'anni le mie opere.
Perciò mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sempre hanno il cuore sviato.
Non hanno conosciuto le mie vie.
Così ho giurato nella mia ira:
Non entreranno nel mio riposo.
Guardate perciò, fratelli,
che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si
allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda
ogni giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si
indurisca sedotto dal peccato. Siamo diventati infatti
partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la
fiducia che abbiamo avuta da principio. Quando pertanto si
dice:
Oggi, se udite la sua
voce,
non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione,
chi furono quelli che, dopo
aver udita la sua voce, si ribellarono? Non furono tutti quelli che
erano usciti dall'Egitto sotto la guida di Mosè? E chi
furono coloro di cui si è disgustato per quarant'anni? Non furono
quelli che avevano peccato e poi caddero cadaveri nel deserto? E
a chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli
che non avevano creduto? In realtà vediamo che non vi
poterono entrare a causa della loro mancanza di fede.
Dobbiamo dunque temere che,
mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo,
qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a
noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo
però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti
uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato. Infatti noi
che abbiamo creduto possiamo entrare in quel riposo, secondo ciò che
egli ha detto:
Sicché ho giurato
nella mia ira:
Non entreranno nel mio riposo!
Questo, benché le sue opere fossero
compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in
qualche luogo a proposito del settimo giorno: E Dio si riposò nel
settimo giorno da tutte le opere sue. E ancora in questo
passo: Non entreranno nel mio riposo! Poiché dunque risulta
che alcuni debbono ancora entrare in quel riposo e quelli che per primi
ricevettero la buona novella non entrarono a causa della loro
disobbedienza, egli fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo
in Davide dopo tanto tempo:
Oggi, se udite la sua
voce,
non indurite i vostri cuori!
Se Giosuè infatti li avesse
introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un
altro giorno. È dunque riservato ancora un riposo sabbatico
per il popolo di Dio. Chi è entrato infatti nel suo
riposo, riposa anch'egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie.
Affrettiamoci dunque ad
entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di
disobbedienza.
Infatti la parola di Dio è
viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa
penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle
giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non
v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e
scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto.
Poiché dunque abbiamo un
grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di
Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti
non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre
infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza
di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare
grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
Ogni sommo sacerdote, preso
fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che
riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In
tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che
sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di
debolezza; proprio a causa di questa anche per se stesso
deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.
Nessuno può attribuire a se
stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello
stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma
gliela conferì colui che gli disse:
Mio figlio sei tu, oggi
ti ho generato.
Come in un altro passo dice:
Tu sei sacerdote per
sempre, alla maniera di Melchìsedek.
Proprio per questo nei giorni
della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida
e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua
pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza
dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di
salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo
stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek.
Su questo argomento abbiamo
molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti
a capire. Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri
per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno v'insegni i
primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte
e non di cibo solido. Ora, chi si nutre ancora di latte è
ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino. Il
nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le
facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo.
Perciò, lasciando da parte
l'insegnamento iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è più completo,
senza gettare di nuovo le fondamenta della rinunzia alle opere morte e
della fede in Dio, della dottrina dei battesimi,
dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio
eterno. Questo noi intendiamo fare, se Dio lo permette.
Quelli infatti che sono stati
una volta illuminati, che hanno gustato il dono celeste, sono diventati
partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona
parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Tuttavia se
sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla
conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il
Figlio di Dio e lo espongono all'infamia. Infatti una terra
imbevuta della pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili
a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio; ma se
produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è vicina alla
maledizione: sarà infine arsa dal fuoco!
Quanto a voi però,
carissimi, anche se parliamo così, siamo certi che sono in voi cose
migliori e che portano alla salvezza. Dio infatti non è
ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete
dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete
tuttora ai santi. Soltanto desideriamo che ciascuno di voi
dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino
alla fine, e perché non diventiate pigri, ma piuttosto
imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi
delle promesse.
Quando infatti Dio fece la
promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò
per se stesso, dicendo: Ti benedirò e ti moltiplicherò
molto. Così, avendo perseverato, Abramo conseguì la
promessa. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore
di loro e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine ad ogni
controversia. Perciò Dio, volendo mostrare più
chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua
decisione, intervenne con un giuramento perché grazie a
due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi
che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento
nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In
essa infatti noi abbiamo come un'àncora della nostra vita, sicura e
salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove
Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo
sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek.
Questo Melchìsedek infatti,
re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo
mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a
lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto
significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di
pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia,
senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di
Dio e rimane sacerdote in eterno.
Considerate pertanto quanto
sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del
suo bottino. In verità anche quelli dei figli di Levi, che
assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la
legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure
discendenti da Abramo. Egli invece, che non era della loro
stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario
della promessa. Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è
benedetto dal superiore. Inoltre, qui riscuotono le decime
uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. Anzi
si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la
sua decima in Abramo: egli si trovava infatti ancora nei
lombi del suo antenato quando gli venne incontro Melchìsedek.
Or dunque, se la perfezione
fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso
il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro
sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di
Aronne? Infatti, mutato il sacerdozio, avviene
necessariamente anche un mutamento della legge. Questo si
dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu
addetto all'altare. È noto infatti che il Signore nostro
è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla
riguardo al sacerdozio.
Ciò risulta ancor più
evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro
sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una
prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli
è resa infatti questa testimonianza:
Tu sei sacerdote in
eterno alla maniera di Melchìsedek.
Si ha così l'abrogazione di
un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità - la
legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece
l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci
avviciniamo a Dio.
Inoltre ciò non avvenne
senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;
costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha
detto:
Il Signore ha giurato e
non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre.
Per questo, Gesù è
diventato garante di un'alleanza migliore.
Inoltre, quelli sono
diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di
durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre,
possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può
salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio,
essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.
Tale era infatti il sommo
sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato
dai peccatori ed elevato sopra i cieli; egli non ha bisogno
ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima
per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto
questo una volta per tutte, offrendo se stesso. La legge
infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza,
ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il
Figlio che è stato reso perfetto in eterno.
Il punto capitale delle cose
che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così
grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro
del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha
costruito.
Ogni sommo sacerdote infatti
viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che
anch'egli abbia qualcosa da offrire. Se Gesù fosse sulla
terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono quelli che
offrono i doni secondo la legge. Questi però attendono a un
servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo
quanto fu detto da Dio a Mosè, quando stava per costruire la Tenda:
Guarda, disse, di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato
mostrato sul monte.
Ora invece egli ha ottenuto
un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui
è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse. Se
la prima infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di
stabilirne un'altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo,
dice:
Ecco vengono giorni,
dice il Signore,
quando io stipulerò con la casa d'Israele
e con la casa di Giuda
un'alleanza nuova;
non come l'alleanza che feci con i loro padri,
nel giorno in cui li presi per mano
per farli uscire dalla terra d'Egitto;
poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza,
anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore.
E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa
d'Israele
dopo quei giorni, dice il Signore:
porrò le mie leggi nella loro mente
e le imprimerò nei loro cuori;
sarò il loro Dio
ed essi saranno il mio popolo.
Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino,
né alcuno il proprio fratello, dicendo:
Conosci il Signore!
Tutti infatti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande di loro.
Perché io perdonerò le loro iniquità
e non mi ricorderò più dei loro peccati.
Dicendo però alleanza
nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa
antico e invecchia, è prossimo a sparire.
Certo, anche la prima
alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu
costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il
candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il
Santo. Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta
Santo dei Santi, con l'altare d'oro per i profumi e l'arca
dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna
d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le
tavole dell'alleanza. E sopra l'arca stavano i cherubini
della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte
queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
Disposte in tal modo le cose,
nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella
seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non
senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati
involontari del popolo. Lo Spirito Santo intendeva così
mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché
sussisteva la prima Tenda. Essa infatti è una figura per il
tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono
rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente, trattandosi
solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane,
valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
Cristo invece, venuto come
sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più
perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa
creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il
proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci
così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei
capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che
sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto
più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso
senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte,
per servire il Dio vivente?
Per questo egli è mediatore
di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte
per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro
che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata
promessa. Dove infatti c'è un testamento, è necessario
che sia accertata la morte del testatore, perché un
testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché
il testatore vive. Per questo neanche la prima alleanza fu
inaugurata senza sangue. Infatti dopo che tutti i
comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la
legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana
scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo:
Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla
stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi
del culto. Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose
vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non
esiste perdono.
Era dunque necessario che i
simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le
realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. Cristo
infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di
quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio
in nostro favore, e non per offrire se stesso più volte,
come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue
altrui. In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più
volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla
pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il
sacrificio di se stesso. E come è stabilito per gli uomini
che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così
Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere
i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione
col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Avendo infatti la legge solo
un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il
potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si
offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio. Altrimenti
non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli,
purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna
coscienza dei peccati? Invece per mezzo di quei sacrifici si
rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati, poiché è
impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri. Per
questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu non hai voluto né
sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà.
Dopo aver detto prima non hai
voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né
sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la
legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con
ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed
è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per
mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per
sempre.
Ogni sacerdote si presenta
giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli
stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati. Egli
al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta
per sempre si è assiso alla destra di Dio, aspettando
ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. Poiché
con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che
vengono santificati. Questo ce lo attesta anche lo Spirito
Santo. Infatti, dopo aver detto:
Questa è
l'alleanza che io stipulerò con loro
dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente,
dice:
E non mi ricorderò più
dei loro peccati e delle loro iniquità.
Ora, dove c'è il perdono di
queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato.
Avendo dunque, fratelli,
piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per
questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il
velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande
sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella
pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e
il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare
la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha
promesso.
Cerchiamo anche di
stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza
disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma
invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il
giorno si avvicina.
Infatti, se pecchiamo
volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non
rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una
terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare
i ribelli. Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè,
viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di
quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà
calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza
dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito
della grazia? Conosciamo infatti colui che ha detto: A me
la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà
il suo popolo. È terribile cadere nelle mani del Dio
vivente!
Richiamate alla memoria quei
primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto
sopportare una grande e penosa lotta, ora esposti
pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con
coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete
preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di
esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni
migliori e più duraturi. Non abbandonate dunque la vostra
franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete
solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio
possiate raggiungere la promessa.
Ancora un
poco, infatti, un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà.
Il mio giusto vivrà mediante la fede;
ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui.
Noi però non siamo di
quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per
la salvezza della nostra anima.
La fede è fondamento delle
cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per
mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza.
Per fede noi sappiamo che i
mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili
ha preso origine quello che si vede.
Per fede Abele offrì a Dio
un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu
dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per
essa, benché morto, parla ancora.
Per fede Enoch fu trasportato
via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché
Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via,
ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. Senza
la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a
Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo
cercano.
Per fede Noè, avvertito
divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio timore
un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il
mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede.
Per fede Abramo, chiamato da
Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e
partì senza sapere dove andava.
Per fede soggiornò nella
terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende,
come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli
aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e
costruttore è Dio stesso.
Per fede anche Sara, sebbene
fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché
ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo
da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una
discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia
innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare.
Nella fede morirono tutti
costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo
veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e
pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti,
dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero
pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di
ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè
a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha
preparato infatti per loro una città.
Per fede Abramo, messo alla
prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì
il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco
avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli
pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per
questo lo riebbe e fu come un simbolo.
Per fede Isacco benedisse
Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future.
Per fede Giacobbe, morente,
benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e si prostrò, appoggiandosi
all'estremità del bastone.
Per fede Giuseppe, alla fine
della vita, parlò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni
circa le proprie ossa.
Per fede Mosè, appena nato,
fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il
bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re.
Per fede Mosè, divenuto
adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo
essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve
tempo del peccato. Questo perché stimava l'obbrobrio di
Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla
ricompensa.
Per fede lasciò l'Egitto,
senza temere l'ira del re; rimase infatti saldo, come se vedesse
l'invisibile.
Per fede celebrò la pasqua
e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti
non toccasse quelli degli Israeliti.
Per fede attraversarono il
Mare Rosso come fosse terra asciutta; questo tentarono di fare anche gli
Egiziani, ma furono inghiottiti.
Per fede caddero le mura di
Gèrico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni.
Per fede Raab, la
prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza
gli esploratori.
E che dirò ancora? Mi
mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di
Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i
quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia,
conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero
la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza
dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di
stranieri. Alcune donne riacquistarono per risurrezione i
loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione
loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri,
infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono
lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro
coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati
- di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti,
sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
Eppure, tutti costoro, pur
avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non
conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di
meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.
Anche noi dunque, circondàti
da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso
e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che
ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e
perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta
innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è
assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a
colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei
peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non
avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il
peccato e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta
come a figli:
Figlio mio, non
disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e sferza chiunque riconosce come figlio.
È per la vostra correzione
che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non
è corretto dal padre? Se siete senza correzione, mentre
tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli! Del
resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne
e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al
Padre degli spiriti, per avere la vita? Costoro infatti ci
correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per
il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità. Certo,
ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di
tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli
che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò rinfrancate le mani
cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie
storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a
storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Cercate la pace con tutti e
la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, vigilando
che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna
radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati; non
vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in
cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura. E
voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu
respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse
sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.
Voi infatti non vi siete
accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità,
tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di
parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non
rivolgesse più a loro la parola; non potevano infatti
sopportare l'intimazione: Se anche una bestia tocca il monte sia
lapidata. Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante
che Mosè disse: Ho paura e tremo. Voi vi siete invece
accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla
Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa e
all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di
tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al
Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più
eloquente di quello di Abele.
Guardatevi perciò di non
rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per
aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo
troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli. La
sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto
questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma
anche il cielo. La parola ancora una volta sta a indicare
che le cose che possono essere scosse son destinate a passare, in quanto
cose create, perché rimangano quelle che sono incrollabili.
Perciò, poiché noi
riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e
per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore; perché
il nostro Dio è un fuoco divoratore.
Perseverate nell'amore
fraterno. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni,
praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. Ricordatevi
dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che
soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. Il
matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I
fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.
La vostra condotta sia senza
avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha
detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così possiamo
dire con fiducia:
Il Signore è il mio
aiuto, non temerò.
Che mi potrà fare l'uomo?
Ricordatevi dei vostri capi,
i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente
l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. Gesù
Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi
sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore
venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato
giovamento a coloro che ne usarono. Noi abbiamo un altare
del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al
servizio del Tabernacolo. Infatti i corpi degli animali, il
cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati,
vengono bruciati fuori dell'accampamento. Perciò anche Gesù,
per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta
della città. Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e
andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, perché
non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Per
mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio,
cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non scordatevi della
beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali
sacrifici il Signore si compiace.
Obbedite ai vostri capi e
state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da
renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non
gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi.
Pregate per noi, poiché
crediamo di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene
in tutto. Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo,
perché possa esservi restituito al più presto.
Il Dio della pace che ha
fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del
sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi
renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà,
operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al
quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Vi raccomando, fratelli,
accogliete questa parola di esortazione; proprio per questo molto
brevemente vi ho scritto. Sappiate che il nostro fratello
Timòteo è stato messo in libertà; se arriva presto, vi vedrò insieme
con lui. Salutate tutti i vostri capi e tutti i santi. Vi
salutano quelli d'Italia. La grazia sia con tutti voi.
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