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Tanti, che non l’hanno
conosciuta, ci chiedono di parlargli di
Giuseppina.
Noi l’abbiamo incontrata poche volte e
per pochi minuti, ma siamo rimasti
affascinati da due grandi doti di questa
donna: l’umiltà più assoluta e il grande
amore per Gesù, la sua piena fiducia in Lui,
il suo totale abbandonarsi nelle mani di
Dio.
Lei che avrebbe potuto vantare la sua
familiarità con Gesù che le era sempre accanto, non
parlava mai di sé, e se qualcuno le chiedeva delle sue
sofferenze, rispondeva: “Sto
bene, ma non preoccuparti per me, parlami di
te”. Non si è mai messa in mostra, anche se
sapeva che tutti volevano vedere “la donna
che parla con Gesù”. Ma lei si teneva
nascosta, in una stanzetta, dove era
veramente difficile vederla in viso, quel
viso che però si illuminava quando dai
pellegrini udiva parole di amore e devozione
a Dio, quando formulavano propositi di
pentimento, cominciando un autentico cammino
di conversione.
Giuseppina si raccomandava: “Non fate
però l’errore di venire qui per vedere me.
Qui c’è Gesù. E’ Lui
che ascolta le vostre preghiere, è Lui che
può esaudire ogni supplica. Pregate: la
preghiera è tutto, la preghiera può
tutto”.
Lei era lì per obbedire al comando del
Maestro divino: ”Dovrai accogliere tutte le
anime che Io stesso ti invierò”. E lo faceva
ogni giorno, senza mai staccarsi da quella
“Piccola Culla” che Gesù le aveva chiesto di
costruire dopo averla guarita da quella malattia che in
breve tempo avrebbe potuto rendere orfani
i suoi figli. Lo faceva in una piccola stanzetta, seduta su di una
scomoda sedia di legno, avvolta in uno
scialle nero d’inverno e senza refrigerio
d’estate. Era lì ogni giorno, per dare una
parola di conforto, un’esortazione, un’
incoraggiamento a quelle centinaia e
centinaia di pellegrini che, dopo aver
invocato l’aiuto divino, si rivolgevano a lei
per raccomandarsi alle sue preghiere. E lei
rassicurava tutti, per tutti pregava: perché
era vero e tangibile l’amore che aveva per
tutti i fratelli che il Signore le
inviava.
Può
sembrare un piccolo compito, accogliere le
anime inviate da Gesù, ma nasconde un
incarico ben più grande, che è quello di
accompagnare quelle anime incontro al Maestro
divino. Solo se teniamo conto di quanti
pellegrini, nei trentatrè anni della sua
presenza sono stati accolti da Giuseppina
possiamo accorgerci della grandezza della sua
Missione, compiuta nell’unico modo efficace:
l’esempio di vita. Quante anime, perse nei
peccati del mondo, sono tornate alla
preghiera, alla Fede, ai Sacramenti, alla
Chiesa, grazie a quell’esempio! Lei non si
attribuiva alcun merito, si sentiva come un
giunco pronto a piegarsi alla volontà di Dio…
e proprio per questo è stata come un grande
albero alla cui ombra tutti trovavamo rifugio
nelle nostre sofferenze spirituali e
materiali.
Tanti vedevano in lei una seconda mamma e
anche per noi lo diventò presto perché
abbiamo visto realizzarsi in lei il
Comandamento Nuovo lasciatoci da Gesù:
“Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato
voi”. Speriamo di aver imparato da Giuseppina
quel tanto di amore e disponibilità verso il
Signore e verso i fratelli da poterla
abbracciare, per Misericordia divina, nel
Regno di Dio che viene.
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