Abramo
12
Il
Signore disse ad Abram:
"Vattene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra".
Allora Abram partì, come
gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque
anni quando lasciò Carran. Abram dunque prese la moglie Sarai, e
Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquisiti in Carran e
tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di
Canaan. Arrivarono al paese di Canaan e Abram attraversò il paese
fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano
allora i Cananei.
Il Signore apparve ad Abram
e gli disse: "Alla tua discendenza io darò questo paese". Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. Di
là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad
occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome
del Signore. Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb.
Venne una carestia nel
paese e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul
paese.
Ma, quando fu sul punto di
entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: "Vedi, io so che tu sei donna
di aspetto avvenente. Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno:
Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita. Di'
dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io
viva per riguardo a te".
Appunto quando Abram arrivò
in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. La
osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la
donna fu presa e condotta nella casa del faraone. Per riguardo a
lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e
schiave, asine e cammelli. Ma il Signore colpì il faraone e la sua
casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. Allora
il faraone convocò Abram e gli disse: "Che mi hai fatto? Perché non mi
hai dichiarato che era tua moglie? Perché hai detto: È mia
sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie:
prendila e vattene!". Poi il faraone lo affidò ad alcuni
uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti
i suoi averi.
13
Dall'Egitto Abram ritornò
nel Negheb con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. Abram
era molto ricco in bestiame, argento e oro. Poi di accampamento in
accampamento egli dal Negheb si portò fino a Betel, fino al luogo dove era
stata già prima la sua tenda, tra Betel e Ai, al luogo dell'altare,
che aveva là costruito prima: lì Abram invocò il nome del Signore. Ma
anche Lot, che andava con Abram, aveva greggi e armenti e tende. Il
territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo
grandi e non potevano abitare insieme. Per questo sorse una lite tra
i mandriani di Abram e i mandriani di Lot, mentre i Cananei e i Perizziti
abitavano allora nel paese. Abram disse a Lot: "Non vi sia
discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo
fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da
me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a
sinistra".
Allora Lot alzò gli occhi
e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte -
prima che il Signore distruggesse Sòdoma e Gomorra -; era come il giardino del
Signore, come il paese d'Egitto, fino ai pressi di Zoar. Lot scelse
per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così
si separarono l'uno dall'altro: Abram si stabilì nel paese di
Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma.
Ora gli uomini di Sòdoma erano perversi e peccavano molto contro
il Signore.
Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era
separato da lui: "Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo
verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. Tutto il
paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la
tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della
terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. Alzati, percorri il paese in
lungo e in largo, perché io lo darò a te". Poi Abram si spostò con le sue tende
e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un
altare al Signore.
14
Al tempo di Amrafel re di
Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell'Elam e di Tideal re di
Goim, questi mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di
Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè
Zoar. Tutti questi si riunirono nella valle di Siddim, cioè il
Mar Morto. Per dodici anni essi erano stati sottomessi a
Chedorlaomer, ma il tredicesimo anno si erano ribellati. Nell'anno
quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i
Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim e
gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto. Poi
cambiarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il
territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar. Allora
i re di Sòdoma, di Gomorra, di Adma, di Zeboim e di
Bela, cioè Zoar, uscirono e si schierarono in battaglia nella valle di Siddim
contro Chedorlaomer re dell'Elam, Tideal re
di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro cinque re.
Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre i re
di Sòdoma e di Gomorra si davano alla fuga, alcuni scivolarono nei pozzi altri fuggirono sulle montagne. Gli invasori conquistarono tutti i
beni di Sòdoma e Gomorra e tutti i loro viveri e se ne andarono. Andandosene
presero anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli
risiedeva appunto in Sodoma.
Ma un fuggitivo venne ad
avvertire Abram l'Ebreo che si trovava alle Querce di Mamre l'Amorreo, fratello
di Escol e fratello di Aner i alleati di Abram. Quando
Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi
uomini più abili nelle armi, trecentodiciotto schiavi nati nella sua casa, e si diede all'inseguimento fino a Dan. Piombò
sopra di essi di notte, con i suoi servi, li sconfisse e continuò
l'inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco. Ricuperò
così tutta il bottino e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il
popolo.
Quando Abram fu di
ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di
Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. Intanto
Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e
benedisse Abram con queste parole:
"Sia benedetto
Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici".
Abram gli diede la decima di tutto.
Poi il re di Sòdoma disse
ad Abram: "Dammi le persone; i beni prendili per te". Ma
Abram disse al re di Sòdoma: "Alzo la mano davanti al Signore, il Dio
altissimo, creatore del cielo e della terra: nè un filo, né un
legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io
ho arricchito Abram. Per me niente, se non quello che i servi hanno
mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Escol,
Aner e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte".
Ismaele
15
Dopo tali fatti, la
parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: "Non temere, Abram. Io
sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". Rispose Abram: "Mio Signore Dio, cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede
della mia casa è Eliezer di Damasco". Soggiunse Abram:
"Ecco a me non hai dato figli e un mio servo sarà mio
erede". Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore:
"Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede".
Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le
stelle, se ci riesci" e aggiunse: "Tale sarà la tua
discendenza". Egli credette al
Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: "Io sono il Signore che ti ho
fatto uscire da Ur dei Caldei per donarti questo paese".
Rispose: "Signore mio Dio, come potrò sapere che ne
avrò il possesso?". Gli disse: "Prendimi una giovenca di tre anni,
una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione". Andò a
prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte
all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calavano su quei
cadaveri, ma Abram li scacciava. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore
cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. Allora il Signore disse ad Abram: "Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro;
saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione
che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi
ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo
una vecchiaia felice. Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità
degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo".
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto,
ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali
divisi. In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram:
"Alla tua discendenza
io do questo paese
dal fiume d'Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate;
il paese dove abitano i Keniti, i
Kenizziti, i Kadmoniti, gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, gli
Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei".
16
Sarai, moglie di Abram, non
gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarai
disse ad Abram: "Ecco, il Signore mi ha impedito di aver figli; unisciti
alla mia schiava: forse da lei potrò averne". Abram accettò l'offerta
di Sarai. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava
nel paese di Canaan, Sarai prese Agar l'egiziana, sua schiava
e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Essi si unirono e Agar
restò incinta. Ma, quando si accorse di essere incinta, non portò più rispetto alla sua padrona. Allora Sarai disse ad Abram:
"L'offesa che mi viene fatta ricada su di te! Io ti ho dato in moglie la mia
schiava, ma da quando si è accorta d'essere incinta, io non conto più niente
per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!". Abram rispose: "Ecco, la tua schiava è in tuo potere: falle ciò che credi". Sarai allora la maltrattò tanto che quella fuggì.
La
trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente
sulla strada di Sur, e le disse: "Agar, schiava di Sarai, da
dove stai venendo e dove pensi di andare?". Rispose: "Fuggo dalla mia padrona
Sarai". Le rispose l'angelo del Signore: "Ritorna dalla tua
padrona e resta sottomessa a lei". Le disse ancora l'angelo del
Signore: "Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la
sua moltitudine". Soggiunse poi l'angelo del Signore:
"Agar, sei
incinta: da te nascerà un figlio
che chiamerai Ismaele,
perché il Signore ha udito la tua afflizione.
Egli sarà come un onagro;
la sua mano sarà contro tutti
e la mano di ognuno contro di lui
e dimorerà di fronte a tutti i suoi fratelli".
Agar chiamò il Signore,
che le aveva parlato: "Tu sei il Dio della visione", perché diceva:
"Qui dunque ho conservato la vista, dopo la mia visione?". Per
questo il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi; è appunto quello che si trova
tra Kades e Bered. Agar diede ad Abram un figlio e Abram chiamò
Ismaele il figlio che Agar gli aveva dato. Abram aveva
ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.
17
Quando Abram ebbe novantanove anni,
il Signore gli apparve e gli disse:
"Io sono Dio
onnipotente:
cammina davanti a me e sii integro.
Porrò la mia alleanza tra me e te
e ti renderò numeroso molto, molto".
Subito Abram si prostrò
con il viso a terra e Dio parlò con lui:
"Eccomi:
la mia alleanza è con te
e sarai padre di una moltitudine di popoli.
Non ti chiamerai più Abram
ma ti chiamerai Abraham
perché padre di una moltitudine
di popoli ti renderò.
E ti renderò molto, molto
fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò
la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in
generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua
discendenza dopo di te. Darò a te e alla tua discendenza dopo di te
il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò
il vostro Dio".
Disse Dio ad Abramo:
"Da parte tua devi rispettare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo
di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che
dovete rispettare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia
circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la
carne del prepuzio e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando
avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in
generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da
qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere
circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia
alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il
maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del
prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza". Dio
aggiunse ad Abramo: "Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più
Sarai, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio;
la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei".
Allora Abramo si
prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: "Ad uno di cento anni può nascere
un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà partorire?". Abramo disse a Dio:
"Se almeno Ismaele potesse vivere davanti a te!".
E Dio disse: "No, Sara, tua moglie, ti
partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui
come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di
lui. Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo
renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui
farò una grande nazione. Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara ti
partorirà a questa data l'anno venturo".
Dio terminò così di parlare con lui e, salendo in alto, lasciò Abramo.
Allora Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati
nella sua casa e tutti quelli comperati con il suo denaro, tutti i maschi
appartenenti al personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro
membro in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto. Ora Abramo aveva
novantanove anni, quando si fece circoncidere la carne del membro. Ismaele suo
figlio aveva tredici anni quando gli fu circoncisa la carne del membro. In
quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele suo figlio. E tutti gli
uomini della sua casa, i nati in casa e i comperati con denaro dagli stranieri,
furono circoncisi con lui.
18
Poi
il Signore gli apparve alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso
della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò lo sguardo e vide che tre
uomini stavano in piedi vicino a lui. Appena li vide, corse loro incontro
e si inginocchiò, dicendo: "Mio
Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non andar via senza fermarti dal
tuo servo. Si prenda un po' di acqua, perché possiate lavarvi i piedi. Sistematevi
sotto l'albero. Permettete che vada a prendere un pezzo di pane e
rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è per questo che
voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "Fa' pure come
hai detto". Allora Abramo corse nella tenda, da Sara, e disse:
"Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce".
Al bestiame corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede
al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco
insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così,
mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.
Poi
gli dissero: "Dov'è Sara, tua moglie?". Rispose: "È là nella
tenda". Il Signore riprese: "Tornerò da te fra un anno a questa data
e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio". Intanto Sara stava ad
ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui. Abramo e Sara erano
vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle
donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: "Avvizzita come sono dovrei
provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!". Ma il Signore disse
ad Abramo: "Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre
sono vecchia? C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo
fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio". Allora
Sara negò: "Non ho riso!", perché aveva paura; ma quegli disse:
"Sì, hai proprio riso".
Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma
dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva:
"Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo
dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette
tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i
suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad
agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli
ha promesso". Disse allora il Signore: "Il grido contro Sòdoma e
Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a
vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me;
lo voglio sapere!".
Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma,
mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. Allora Abramo gli si avvicinò e
gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono
cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a
quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il
far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio;
lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la
giustizia?". Rispose il Signore: "Se a Sòdoma troverò cinquanta
giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città".
Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco parlare
al mio Signore, io che sono polvere e cenere... Forse ai cinquanta giusti ne
mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?".
Rispose: "Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque". Abramo
riprese ancora a parlargli e disse: "Forse là se ne troveranno
quaranta". Rispose: "Non lo farò, per riguardo a quei quaranta".
Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne
troveranno trenta". Rispose: "Non lo farò, se ve ne troverò
trenta". Riprese: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là
se ne troveranno venti". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a
quei venti". Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora
una volta sola; forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la
distruggerò per riguardo a quei dieci". Poi il Signore, come ebbe finito
di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.
19
I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera,
mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si
alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse:
"Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi
laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra
strada". Quelli risposero: "No, passeremo la notte sulla piazza".
Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli
preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono. Non
si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti
di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo
al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: "Dove sono quegli uomini che
sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo
abusarne!". Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il
battente dietro di sé, disse: "No, fratelli miei, non fate del male!
Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve
le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a
questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto". Ma quelli
risposero: "Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol
fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!". E spingendosi
violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare
la porta. Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in
casa Lot e chiusero il battente; quanto agli uomini che erano alla porta della
casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più
grande, così che non riuscirono a trovare la porta.
Quegli uomini dissero allora a Lot: "Chi hai
ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli
uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il
grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha
mandati a distruggerli". Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano
sposare le sue figlie, e disse: "Alzatevi, uscite da questo luogo, perché
il Signore sta per distruggere la città!". Ma parve ai suoi generi che
egli volesse scherzare.
Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot,
dicendo: "Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non
essere travolto nel castigo della città". Lot indugiava, ma quegli uomini
presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di
misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori
della città. Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: "Fuggi, per la
tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle
montagne, per non essere travolto!". Ma Lot gli disse: "No, mio
Signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una
grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a
fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Vedi questa
città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa!
Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà
salva". Gli rispose: "Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non
distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là perché io non posso
far nulla, finché tu non vi sia arrivato". Perciò quella città si chiamò Zoar.
Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar,
quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo
e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con
tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot
guardò indietro e divenne una statua di sale.
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era
fermato davanti al Signore; contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la
distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una
fornace.
Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio
si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le
città nelle quali Lot aveva abitato.
Poi
Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie,
perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due
figlie. Ora la maggiore disse alla più piccola: "Il nostro padre è veccho
e non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta
la terra. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con
lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre". Quella notte
fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre;
ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò.
All'indomani la maggiore disse alla più piccola: "Ecco, ieri io mi sono
coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e va' tu
a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro
padre". Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più
piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si
coricò, né quando essa si alzò. Così le due figlie di Lot concepirono dal
loro padre. La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre
dei Moabiti che esistono fino ad oggi. Anche la più piccola partorì un figlio
e lo chiamò "Figlio del mio popolo". Costui è il padre degli
Ammoniti che esistono fino ad oggi.
20
Abramo levò le tende di là, dirigendosi nel
Negheb, e si stabilì tra Kades e Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar.
Siccome Abramo aveva detto della moglie Sara: "È mia sorella", Abimèlech,
re di Gerar, mandò a prendere Sara. Ma Dio venne da Abimèlech di notte, in
sogno, e gli disse: "Ecco stai per morire a causa della donna che tu hai
presa; essa appartiene a suo marito". Abimèlech, che non si era ancora
accostato a lei, disse: "Mio Signore, vuoi far morire anche la gente
innocente? Non mi ha forse detto: È mia sorella? E anche lei ha detto: È mio
fratello. Con retta coscienza e mani innocenti ho fatto questo".
Gli
rispose Dio nel sogno: "Anch'io so che con retta coscienza hai fatto questo
e ti ho anche impedito di peccare contro di me: perciò non ho permesso che tu
la toccassi. Ora restituisci la donna di quest'uomo: egli è un profeta: preghi
egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci, sappi che sarai degno di
morte con tutti i tuoi". Allora Abimèlech si alzò di mattina presto e
chiamò tutti i suoi servi, ai quali riferì tutte queste cose, e quegli uomini
si impaurirono molto. Poi Abimèlech chiamò Abramo e gli disse: "Che ci
hai fatto? E che colpa ho commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e
il mio regno ad un peccato tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni che
non si fanno". Poi Abimèlech disse ad Abramo: "A che miravi agendo in
tal modo?". Rispose Abramo: "Io mi sono detto: certo non vi sarà
timor di Dio in questo luogo e mi uccideranno a causa di mia moglie. Inoltre
essa è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre,
ed è divenuta mia moglie. Allora, quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla
casa di mio padre, io le dissi: Questo è il favore che tu mi farai: in ogni
luogo dove noi arriveremo dirai di me: è mio fratello". Allora Abimèlech
prese greggi e armenti, schiavi e schiave, li diede ad Abramo e gli restituì la
moglie Sara. Inoltre Abimèlech disse: "Ecco davanti a te il mio
territorio: va' ad abitare dove ti piace!". A Sara disse: "Ecco, ho
dato mille pezzi d'argento a tuo fratello: sarà per te come un risarcimento di
fronte a quanti sono con te. Così tu sei in tutto riabilitata". Abramo
pregò Dio e Dio guarì Abimèlech, sua moglie e le sue serve, sì che poterono
ancora partorire. Perché il Signore aveva reso sterili tutte le donne della
casa di Abimèlech, per il fatto di Sara, moglie di Abramo.
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