Santi F

Fabiano Papa - Fabiola - Faustina Kowalska - Fedele da Sigmaringen - Felice I Papa - Felice II Antipapa -   Felice III (II) Papa  -  Felice IV (III) Papa  -  Felice da Cantalice  -  Felice di Tibiura  -  Felice di Nicosia  -    Felice di Nola - Felice di Valois - Felice Martire - Felicita - Ferdinando III - Filippo Apostolo - Filippo Benizzi - Filippo Neri  -  Filomena  -  Francesca Romana  -  Francesca Saverio Cabrini - Francesco Borgia - Francesco Caracciolo - Francesco d'Assisi - Francesco di Paola - Francesco di Sales - Francesco Saverio - Francesco S. M. Bianchi - Fulgenzio

 

San Fabiano Papa

( ? - Roma, 20 gennaio 250)

 

San Fabiano (morto nel 250), papa e martire, venne eletto papa nel gennaio 236, come successore di Antero. Eusebio (Hist. Eccl. Vi. 29) narra di come i cristiani, che si erano riuniti a Roma per eleggere il nuovo vescovo (il papa è anche vescovo di Roma), videro una colomba comparire sulla testa di Fabiano, sconosciuto in città, che venne in questo modo contrassegnato per la sua dignità, e venne immediatamente proclamato vescovo, nonostante ci fossero altri personaggi noti tra i candidati alla posizione vacante. Fabiano venne martirizzato durante le persecuzioni compiute sotto l'imperatore Traiano Decio, la sua morte avvenne il 20 gennaio 250, e venne seppellito nella catacomba di Callisto, dove è stato ritrovato un memoriale.
Si dice che abbia battezzato l'imperatore Filippo e suo figlio, che abbia fatto eseguire delle costruzioni nelle catacombe, che abbia migliorato l'organizzazione della chiesa a Roma, e che abbia incaricato dei funzionari per registrare le imprese dei martiri.
Secondo dei «tardi resoconti, più o meno affidabili» come citato nell'Enciclopedia Cattolica, egli inviò degli «Apostoli tra i Galli» per cristianizzare la Gallia, dopo che le persecuzioni dell'Imperatore Decio non erano riuscite a dissolvere le piccole comunità cristiane. Fabiano inviò sette vescovi da Roma per predicare il Vangelo: Gatiano a Tours, Trofimo ad Arles, Paolo a Narbonne, Saturnino a Tolosa, Denis a Parigi, Austromonio a Clermont, e Marziale a Limoges. Sembra comunque che Fabiano venne martirizzato a Roma all'inizio delle "persecuzioni deciane". Le sue opere vengono descritte nel Liber Pontificalis.   
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Santa Fabiola

(Roma, ? - +399)

 

Santa Fabiola nacque dall'antichissima famiglia Fabia, rinomata in Roma fin dai tempi della Repubblica. Per condiscendere alla volontà dei suoi genitori, sposò un uomo di gran nascita bensì e illustre nel mondo, ma di costumi assai viziosi. Si separò perciò da esso, senza per altro pregiudicare alla sua riputazione; e prevalendosi della libertà che le davano le leggi civili di passare ad altre nozze, sposò un altro marita, vivente il primo. Morto questo secondo marito, Fabiola si convertì alla fede cristiana e, in in anno imprecisato, di Sabato Santo, sì vestì con tela di sacco e si presentò nella Basilica di S.Giovanni in Laterano chiedendo pubblicamente l'ammissione alla Chiesa. Rinunziò dunque a tutte le vanità mondane, e si ritirò a piangere i suoi peccati, implorando da Dio pietà e misericordia. Divenne la gloria de' Cristiani, lo stupore degli idolatri, il rifugio dei poveri, e la consolazione delle persone religiose. Leggendo un trattato di San Girolamo che si trovava in Palestina dal 385, volle andarvi anche lei per visitare, sotto la sua guida spirituale, quei luoghi santificati dalla presenza del Redentore; e tornatasene a Roma, intenta alle opere di misericordia s'addormentò alla fine nel sonno dei giusti.  (Da S. Girolamo).

Santa Faustina Kowalska

(Glogowiec, 25 agosto 1905 - Cracovia, 5 ottobre 1938)

 

Santa Maria Faustina Kowalska, a poche settimane dal suo ventesimo compleanno, entrò nella Congregazione di Nostra Signora della Misericordia e nel 1928 prese i voti definitivi con il nome di suor Faustina. Il 22 febbraio 1931, ebbe la visione di Gesù che le chiese di far dipingere una immagine che rappresentasse esattamente l'apparizione, con l'aggiunta delle parole "Gesù, in Te confido", perché era suo desiderio che questa immagine fosse venerata nella sua cappella e nel mondo intero. "Prometto, - le disse - che l'anima di chi venera questa immagine non perirà, ed anche la vittoria sui suoi nemici sulla terra e specialmente nell'ora della morte: Io stesso la difenderò con la mia gloria. I due raggi rappresentano acqua e sangue; il raggio di colore più chiaro rappresenta l'acqua che purifica le anime e il raggio rosso rappresenta il sangue che dà loro la vita. Questi due raggi uscirono dalla profondità della Mia Eterna Misericordia quando la lancia mi trafisse il cuore sulla croce". A partire dal 1931, Faustina ebbe altre rivelazioni da Gesù, che trascrisse sul suo diario, di oltre 600 pagine. Per più di vent'anni la devozione alla Divina Misericordia fu proibita dall'Autorità Ecclesiastica, e solo dopo il 15 aprile 1978 la Santa Sede permise la pratica di questa devozione. Suor Faustina morì di tubercolosi il 5 ottobre 1938 in Cracovia. Le sue spoglie mortali riposano sotto la miracolosa immagine della Divina Misericordia nella cappella del suo convento. Fu beatificata il 18 aprile 1993 e fu canonizzata il 30 aprile 2000 da Giovanni Paolo II.

 

San Fedele da Sigmaringen

(Sigmaringen, 1 ottobre 1577 - Seewis im Prättigau, 24 aprile 1622)

 

San Fedele da Sigmaringen, al secolo Markus Roy, fu un religioso tedesco dell‘Ordine dei Frati Minori Cappuccini, missionario presso i protestanti dell'Europa centrale: fu aggredito e ucciso durante una rivolta anti-austriaca in Svizzera ed è venerato come santo e martire dalla Chiesa cattolica.
Nato da una famiglia di origine fiamminga, studiò dapprima presso il collegio gesuita di Friburgo, dove si laureò in filosofia, poi presso l'università della stessa città, dove conseguì il dottorato in utrique jure (il 7 maggio 1611): iniziò a dedicarsi all'attività forense, ma rimase presto deluso da quella professione, così l'anno seguente decise di entrare, insieme a suo fratello, tra i cappuccini del convento di Friburgo (4 ottobre 1612) e venne ordinato sacerdote; approfonditi gli studi teologici a Costanza, divenne anche Padre guardiano del convento di Rheinfelden, poi di quello di Friburgo e infine di quello di Feldkirch.
Divenne presto celebre a causa di alcuni pamphlet anti-calvinisti ed anti-zwingliani (che non sono stati conservati), tanto che il vescovo di Coira nel 1614 gli richiese di formare un gruppo di frati missionari per cercare di contenere il dilagare delle idee protestanti nella sua diocesi. Fedele da Sigmaringen accolse la richiesta solo nel 1621 e l'anno seguente la pontificia Congregazione de Propaganda Fide (appena istituita) lo nominò Superiore delle missioni nei Grigioni: percorse tutta la regione predicando e suscitando conversioni, soprattutto durante la quaresima del 1622. Il 24 aprile dello stesso anno, uscito di chiesa dove aveva appena terminato di celebrare la messa, venne aggredito della folla insieme a un gruppo di soldati austriaci e ucciso. La diffusione delle dottrine riformate nella regione, infatti, era avvenuta soprattutto in funzione anti-asburgica ed autonomista: allo stesso modo, l'Impero sosteneva il cattolicesimo soprattutto allo scopo di tutelare l'integrità del suo territorio e la supremazia della casa d'Austria.
Papa Benedetto XIII lo ha proclamato beato il 24 marzo 1729: il 29 giugno 1746 è stato canonizzato da Benedetto XIV. La sua memoria liturgica si celebra il 24 aprile.
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San Felice I Papa

(Roma, ? - 274)

 

San Felice, romano di nascita, successe a Dionisio dopo la morte di questi, avvenuta il 26 dicembre 268, venendo eletto papa nel gennaio 269. Sul suo pontificato esistono poche informazioni autentiche, ma si dice che abbia dato la sanzione ecclesiastica alla celebrazione annuale della messa sulle tombe dei martiri, un'usanza che comunque esisteva già in precedenza. Anche la legge riguardante la consacrazione delle chiese è attribuita a lui. Si dice che, per riconoscimento al suo forte appoggio ai cristiani durante le persecuzioni dell'Imperatore Aureliano, venne catalogato tra i martiri. Viene celebrato il 30 dicembre, l'anno della sua morte è il 274.
Un frammento di una lettera a Massimo, Patriarca di Alessandria, in appoggio alle dottrine della trinità e dell'incarnazione e contro le tesi di Paolo di Samosata, venne con tutta probabilità scritta da Felice, ma altre tre lettere a lui ascritte sono certamente non sue.  
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San Felice II Antipapa

( ? - Ostia, 365)

 

San Felice II viene generalmente considerato un antipapa piuttosto che un Papa, e nel 356 venne elevato dall'arcidiaconato di Roma allo scranno papale, quando Liberio venne bandito dall'imperatore Costanzo II, per essersi rifiutato di sottoscrivere la sentenza di condanna contro Atanasio. La sua elezione fu contraria sia ai desideri del clero, che a quelli del popolo, e la cerimonia di consacrazione venne eseguita da prelati che appartenevano alla corte imperiale. Nel 357 Costanzo, su pressante richiesta di una influente delegazione di signore romane, acconsentì al rilascio di Liberio, a condizione che questi approvasse un credo semi-Ariano. Costanzo emise inoltre un editto per effetto del quale i due vescovi avrebbero dovuto regnare congiuntamente, ma Liberio, al suo ingresso in Roma l'anno seguente, venne ricevuto da tutte le classi della cittadinanza con tale entusiasmo che Felice trovò necessario ritirarsi da Roma.
Per quanto riguarda il resto della sua vita, poco si sa, e i resoconti pervenuti sono contraddittori, ma sembra che ne abbia spesa gran parte in ritiro nella sua dimora nei pressi di Porto (Ostia). Morì nel 365, e anche se è impossibile determinare su quali basi, venne elencato tra i numerosi martiri, commemorato il 22 luglio. Durante il regno di Gregorio XIII, il diritto di Felice a comparire tra i Papi venne messo in discussione, e allo scopo di scoprire se si sarebbe trovato un miracoloso aiuto alla discussione, il suo sarcofago venne aperto. Si dice che le parole "Papa e Martire" vennero trovate inscritte sul suo corpo; ma questa testimonianza soprannaturale è in contraddizione con le prime autorità della Chiesa. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

San Felice III (II)Papa

(Roma, ? - 492)

 

Felice III fu Papa dal 13 marzo 483 al 492. Nacque in una famiglia senatoriale romana e si dice sia stato un antenato di San Gregorio il Grande. Niente di certo si sa di Felice, fino a quando non successe come Papa a San Simplicio.
Il suo primo atto fu quello di ripudiare l'Enotico, un atto di unione, probabilmente originato dal patriarca Acacio di Costantinopoli e pubblicato dall'imperatore Zenone, con l'intento di dissipare il conflitto tra i Monofisiti e i loro oppositori nella Chiesa Ortodossa. Egli indirizzò inoltre una lettera di rimostranze ad Acacio. Quest'ultimo si mostrò refrattario e una sentenza di deposizione venne emessa nei suoi confronti.
Nel suo primo sinodo Felice scomunicò Pietro Fullo, un monofisita che aveva assunto la sede di Antiochia contro il volere papale. Nel 484, Felice scomunicò inoltre Pietro Mongo, che si era preso la sede di Alessandria, un atto che portò ad uno scisma tra Oriente ed Occidente che non venne ricomposto fino al 519.
A causa di un emendamento nella numerazione dei papi, Felice III dovrebbe più correttamente essere chiamato Felice II, in quanto Papa Felice II è considerato un antipapa.  
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San Felice IV(III)Papa

(Benevento, ? - Roma, 530)

 

Felice IV fu Papa dal 526 al 530. Era originario del Sannio, figlio di un certo Castorio. A seguito della morte di Papa Giovanni I, per mano del re Ostrogoto Teodorico il Grande, gli elettori papali cedettero alle richieste del re e scelsero il Cardinale Felice come Papa. Il favore di cui Felice godeva presso il Re, lo indusse a far pressione per ulteriori benefici alla Chiesa.
Venne eletto dopo un vuoto di quasi 2 mesi dopo la morte di Giovanni I.
Durante il suo pontificato venne passato un editto imperiale che garantiva che le accuse nei confronti di membri del clero sarebbero state trattate dal Papa. Felice definì gli insegnamenti della Chiesa sulla grazia e sul libero arbitrio, in risposta a una richiesta fatta per opporsi al Semi-Pelagianesimo in Gallia.
Felice tentò di designare il suo successore, Bonifacio. La reazione del Senato fu quella di vietare la discussione sul successore del Papa mentre questi era in vita, o l'accettazione di tale nomina.
La maggioranza del clero reagì all'attività di Felice nominando Dioscuro come Papa, mentre una minoranza scelse comunque Bonifacio.
Il Martirologio romano lo ricorda al giorno 12 ottobre. Viene festeggiato anche il 22 settembre, giorno della morte.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

San Felice da Cantalice

(Cantalice, 1515 – Roma, 18 maggio 1587)

 

 

Felice Porri nasce a Cantalice (Rieti) verso il 1515.
Veste l'abito cappuccino tra la fine del 1543 e l'inizio del 1544 nel convento di Anticoli di Campagna (oggi Fiuggi).
Il 18 maggio 1545 emette la professione religiosa nel convento di Monte S. Giovanni.
Dal 1545 al 1547 è destinato nei conventi di Anticoli, Monte S. Giovanni, Tivoli e della Palanzana (Viterbo).
Dal 1547 fino alla morte dimora come questuante di città nel convento di Roma S. Niccolò de Portiis.
Fino al 1572 è questuante di pane, poi di vino e olio.
Il 30 aprile 1587 cade infermo.
Il 18 maggio 1587 muore.
Sisto V ordina d'istruire subito il processo che viene portato a termine tra il 10 giugno e il 10 novembre 1587. Nuovo processo canonico negli anni 1614-1616. Urbano VII il 1° ottobre 1625 lo dichiara "beato".
Il 27 aprile 1631 il corpo del b. Felice è trasportato dalla chiesa di S. Niccolò al nuovo convento dell'Immacolata Concezione.
Clemente XI lo pone nell'albo dei santi il 22 maggio 1712. (Da: www.fraticappuccini.it

San Felice da Nicosia

(Nicosia, 5 novembre 1715 - 31 maggio 1787)

 

Felice nacque a Nicosia, in Sicilia, il 5 novembre 1715. Il padre, che esercitava il mestiere di calzolaio, morì il 12 ottobre 1715 lasciando alla vedova tre figli.
La famiglia era povera ma molto religiosa. Come la maggior parte dei ragazzi poveri siciliani del tempo,
Felice non andò a scuola. 
A vent’anni chiese al Superiore del convento di Nicosia di intercedere presso il Padre Provinciale di Messina affinché fosse accolto nell’Ordine in qualità di laico, perché, in quanto analfabeta, non poteva essere ammesso come chierico, ma soprattutto perché tale stato maggiormente si addiceva alla sua indole umile e semplice. Ricevette risposta negativa non solo allora ma anche alle richieste ripetute nei successivi otto anni. Tuttavia il suo desiderio non venne mai meno. 
Nel 1743, venuto a conoscenza che il Padre Provinciale di Messina era a Nicosia per una visita, chiese di potergli esporre il suo desiderio. Finalmente il Provinciale lo accolse nell’Ordine indirizzandolo al convento di Mistretta per l’anno del noviziato. 
Il 10 ottobre 1743 iniziò il noviziato con il nome di Fra Felice. Il noviziato fu per lui un anno particolarmente intenso nell’esercizio delle virtù. 
A detta di tutti i biografi, Fra Felice si distinse per lo slancio nell’obbedire, per il candore angelico, per l’amore alla mortificazione, per la pazienza veramente serafica. E fu così che il 10 ottobre 1744 fece la professione.  Egli aveva già fatta propria la massima di San Francesco che il frate deve vivere nel mondo come vero pellegrino e forestiero, reputando di non avere nulla di proprio sulla terra, né casa, né luogo, né cosa alcuna. 
Gli venne assegnata la mansione di cercatore. Ogni giorno attraversava le vie del paese bussando tanto ai palazzi dei ricchi, invitandoli a condividere il loro benessere, quanto alle umili dimore dei poveri per offrire loro conforto nelle necessità quotidiane. 
Fra Felice era analfabeta. Non era tuttavia privo di dottrina cristiana. Tutto ciò che non poteva apprendere attraverso la lettura della Sacra Scrittura, l’apprendeva attraverso la memoria e la ferma volontà di voler sempre più nutrire la sua anima. Per questo si sforzava di assimilare i brani biblici e i libri edificanti che venivano letti in convento durante la mensa e coglieva tutte le occasioni per ascoltare le predicazioni nelle chiese di Nicosia. 
Fu devoto di Gesù crocifisso. Ogni venerdì, contemplava la passione e la morte di Gesù Cristo. Tutti i venerdì di marzo digiunava a pane ed acqua e stava in coro, con braccia aperte a forma di croce, meditando dinanzi al Crocifisso.
Ebbe un culto particolare all’Eucaristia. Passava ore dinanzi al Tabernacolo, anche dopo aver sostenuto dure fatiche giornaliere. Venerò con tenerezza la Madre di Dio. 
Alla fine del mese di maggio del 1787 fu sorpreso da febbre violenta mentre lavorava nell’orto. Il superiore, Padre Macario, lo fece coricare per obbedienza. Al medico che gli prescrisse dei medicinali, Fra Felice disse che erano inutili, perché quella era la sua ultima malattia. Concluse la vita terrena alle due di notte del 31 maggio 1787. Fu beatificato da Leone XIII il 12 febbraio 1888. (Estratto Da: www.vatican.va )

San Felice di Nola  

 ( III secolo)

 

San Felice Sacerdote Nolano, posto in prigione dai nemici di nostra santa Fede, fu liberato da un Angelo, che lo condusse ad un monte, dove diede soccorso a S. Massimo Vescovo di Nola, ivi nascosto, e consumato dalla fame e dal freddo. Animava i suoi concittadini alla pazienza in quella grave persecuzione, che per Divina permissione facevano contro i fedeli gli idolatri; e con l’esempio suo insegnava loro il modo di farsi strada , per mezzo della sofferenza delle miserie temporali, alle consolazioni eterne. Perseguitato di nuovo dagli infedeli , Iddio miracolosamente lo liberò dalle loro mani, facendo in modo che passasse in mezzo a loro, e che questi gli parlassero senza riconoscerlo; onde pensavano a cercarlo in altra parte, quando fu riconosciuto da certi malvagi, si salvò fra alcuni dirupi, ove coperto all'improvviso con tela di ragno dalla divina Provvidenza , non fu visto dai persecutori. Non si curò di ricuperare i beni sottrattigli dai nemici della Fede, sprezzando ciò, che di buona voglia aveva già per amore di Cristo abbandonato; ma operando e faticando si mantenne fino alla morte con i frutti di un suo orticello, che lavorava con le proprie mani.  (Da San Beda).  

 

San Felice di Tibiura

  (III secolo)

 

 

San Felice nato probabilmente in Africa, fu educato fin dall’ infanzia secondo i principi e i sentimenti della cristiana religione; e la sua vita innocente e dedita alla pietà lo rese degno dell'Episcopato. Era Vescovo di Tibiura piccola città dell’Africa, quando fu mossa dagli imperatori Diocleziano e Massimiliano la più fiera persecuzione contro i Cristiani; e benché per una missione urgente si trovasse in Cartagine, quando ne fu pubblicato nella sua  città l'editto, si credé però in obbligo di tosto tornare, per animare col suo coraggio e col  suo ardente zelo il gregge  affidatogli per difendere, anche a costo della vita, le preziose verità della nostra  Fede. Stimolato a consegnare le divine Scritture, che per comando degli Imperatori dovevano essere bruciate, con invitta costanza rispose: "Preferisco che sia dato alle fiamme il mio corpo, anziché vedervi bruciare le Sacre Scritture";  e persistendo sempre nel suo proposito, fu condannato ad essere decapitato. Giunto al luogo dei supplizio, alzando gli occhi al Cielo, fece con tutto l'ardore del suo spirito una fervorosa orazione al Signore; finita la quale consumò il suo sacrificio in odore gradito all'Altissimo.  (Dal Ruinart).

 

San Felice di Valois

 (Francia, aprile del 1227 - Cerfroi, 4 novembre 1212) 

 

 

San Felice di Valois (aprile del 1227 - Cerfroi, Piccardia, 4 novembre 1212) fu un monaco ed eremita francese, fondatore con san Giovanni de Matha dell' Ordine della Santissima Trinità (Trinitari): è anche venerato come santo dalla Chiesa.
Parente di Luigi VII, venne educato presso l'abbazia di Chiaravalle e divenne un monaco Cistercense, cambiando il suo nome di battesimo, Ugo, in quello religioso di Felice. Completò gli studi, e ricevuta l'ordinazione sacerdotale rinunziò a ogni eredità e ai beni terreni in genere. Il popolo lo amava per le sue virtù ed egli, volendo sfuggire alla notorietà, un giorno si ritirò in un bosco a vivere da anacoreta. Si dedicò alla vita eremitica dapprima sulle Alpi, poi a Cerfroi, nella diocesi di Meaux, dove accolse anche Giovanni de Matha di cui appoggiò il progetto di fondare un ordine destinato al riscatto dei prigionieri cristiani in mano ai mori. Nel 1198 ottennero l'autorizzazione di papa Innocenzo III. La fama della sua santità però non poteva rimanere ignota: Felice era santo a furor di popolo.
Fu canonizzato da papa Innocenzo XI, sollecitato da Luigi XIV che voleva così dare maggior prestigio alla sua famiglia.  Memoria liturgica il 20 novembre.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Felice Martire

(Terracina, ? Cerveteri, 358)

 

Nella "De Historia Terracinensi" di Domenico Contatore (1706) è narrato il martirio del Prete Felice e del monaco Eusebio, ambedue nativi di Terracina. 
Eusebio converte alla religione cristiana molti Terracinesi e Felice li battezza. Arrestati, probabilmente durante il regno di Traiano, confessano la loro fede e quindi vengono decapitati e i corpi gettati senza la testa in un fiume e trascinati verso il mare. In un secondo tempo vengono rinvenuti dal prete Quarto che li ricompone di nuovo alle rispettive teste, ritrovate miracolosamente intatte, e gli dà loro sepoltura in prossimità delle tombe dei martiri Cesario e Giuliano, dove in seguito fu eretta la Chiesa di San Cesario o di Santa Maria in Varano.
L'attendibilità del martirio dei Santi Felice ed Eusebio è messa in dubbio dalla Bibliotheca Sanctorum e della "Passio S.Caesarii" nella quale è stato tramandato. Il Capponi ("Il Promontorio Circeo"-1856) respinge l'ipotesi che il paese di San Felice abbia potuto prendere il nome da questo Felice prete, giacché il luogo del martirio non è il Circeo.
Il nome di San Felice compare per la prima volta nel 1259 nell'atto che sancisce il passaggio del Promontorio dai Templari ai Pironti. Nell'anno 1632 venne redatto l'atto solenne con cui i capi di famiglia dei nuovi abitanti di San Felice alla presenza del Duca di Sermoneta, Francesco Caetani, dichiarano loro "Avvocato, difensore e protettore San Felice". 
Alla fine del Settecento la chiesa del Centro Storico fu consacrata a Felice II anziché al martire Felice, il motivo di questa sostituzione non trova attualmente soluzione: le spoglie di San Felice II Papa, martirizzato nel 358 a Cerveteri durante la persecuzione di Costanzo, si trovano in realtà a Ceri nella chiesa dell'Immacolata Concezione.
Il santo viene festeggiato il 29 luglio. (Da: www.circei.it )

 

Santa Felicita

(Roma, II secolo)

 

Santa Felicita Romana dopo la morte di suo marito attese nel silenzio e nel ritiro al servizio di Dio, e all'educazione della sua prole. Nella persecuzione dell'Imperatore Antonino contro i cristiani, fu presa e condotta con i suoi sette figliuoli alla presenza di Publio Prefetto di Roma il quale la esortò a lasciare la fede di Cristo e ad avere compassione dei suoi innocenti figliuoli, che certamente sarebbero stati uccisi, qualora essa non li avesse indotti ad adorare gli idoli. Allora la buona madre rispose al tiranno: “Tu sei empio, mentre con il fingerti pio, mi esorti ad indurre i miei figlioli ad offrire incenso agli idoli; e tutte le parole ed esortazioni tue sono piene di fierezza e di crudeltà”. Indi rivolta ai figliuoli, disse loro : “Figliuoli miei guardate in su, e rimirate il cielo: è là che Gesù Cristo con i suoi Santi vi aspetta; combattete per le anime vostre, e siate fedeli al vostro Dio”. Animati quei Santi giovanetti dalle parole della madre, tutti e sette tra i tormenti lasciarono la vita; e la generosa Madre, che sette volte nei suoi cari figli era già morta, con un colpo di spada commutò questa vita caduca e temporale nella celeste ed eterna.   (Dal Ruinart).

 

San Ferdinando III

(Valparaiso, 1201 - Siviglia, 1252)

 

San Ferdinando figlio di AIfonso Re di Leone nella Spagna, e di Berengaria figlia del Re di Castiglia fu allevato nelle pure massime della Religione cristiana per opera specialmente della madre. In seguito alla morte dello zio materno Enrico I, divenne Re di Castiglia nel 1217 ed ereditò il trono di Leon nel 1230, dopo la morte del padre, Alfonso IX. Rimirando con occhio compassionevole tanti poveri popoli che gemevano nella Spagna sotto il dominio dei Mori, si accinse a liberarli; e a questo scopo mosse contro quegli infedeli la guerra che proseguì fin che visse, per lo spazio cioè di trenta anni. Iddio per la cui gloria il Santo combatteva, benedisse e rinforzò le sue armi, atterrando ovunque lo stendardo di Maometto, per ristabilirvi quello di Gesù Cristo (combatté e vinse i mori, occupando Cordoba nel 1236. Nel 1243 sottomise la Murcia, e nel 1248 conquistò Jaen e Siviglia). Quantunque non trascurasse tutti i mezzi umani per ben riuscire nelle sue imprese, soleva però far ricorso a Dio ed alla SS. Vergine, che invocava in tutti i suoi bisogni, e di cui era devotissimo. In mezzo ai tumulti delle guerre il suo spirito si conservò raccolto e unito a Dio. Si mostrò insomma in ogni incontro Principe veramente cristiano, adorno di tutte quelle virtù, che gli meritarono in Cielo la corona dei giusti. Favorì l'unificazione dei regni di Leon e di Castiglia, e fondò l'Università di Salamanca. Governatore illuminato, protesse i ceti deboli della popolazione. Papa Clemente X lo canonizzò nel 1671. Protegge gli uomini di governo, i carcerati e i poveri, l'Arma del Genio in Spagna e il Genio Militare in genere. E' patrono della città di Cordova.  (Dai Bollandisti).  

 

San Filippo Apostolo

(Betsaida, ? - Hierapolis, 80 ca.)

 

San Filippo apostolo è indicato al quinto posto nell'elenco degli Apostoli di Gesù (Mt 10,3; Mc 6,18; Lc 6,14). Di lui si sa che era originario di Betsaida, ma è sconosciuta la data di nascita, e si ritiene che sia morto attorno all'80 probabilmente a Hierapolis.
Quello che si conosce di questo apostolo ci viene narrato principalmente nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli. Egli annuncia il Messia allo scettico Natanaele (Gv 1,42-46), viene interrogato da Cristo sul costo dei pani da procurare alla folla prima del miracolo della moltiplicazione dei pani (Gv 6,5-7), presenta dei proseliti greci a Gesù (Gv 14,7-11) e da ultimo, prima dell'Ultima cena, chiede Signore, mostraci il Padre e ci basta e Gesù, a mo di rimprovero, gli risponde da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre... (Gv 14,7-11).
Secondo gli Atti degli Apostoli, dopo l'Ascensione di Cristo, sarebbe stato eletto tra i sette addetti al servizio delle mense (At 6, 1-7). Non è chiaro tuttavia se si debba identificare questo Filippo con l'apostolo. Successivamente nella narrazione degli Atti, Filippo parte per evangelizzare la Samaria e Cesarea (Atti 8,4-40); in questo periodo, secondo questa narrazione, converte Simon mago. Il capitolo 8 degli Atti viene anche chiamato Atti di Filippo (da non confondere con l'omonimo testo apocrifo). Sempre negli Atti degli Apostoli, al capitolo 21, si racconta di una visita di Paolo a Cesarea presso Filippo, e in questo brano si parla di Filippo come evangelista, e si racconta che avesse quattro figlie nubili, che profetizzavano.
La tradizione riporta che era sposato e con figli, secondo Eusebio (H.E. III.39) che cita Papia vescovo di Hierapolis. La sua morte è avvenuta secondo la tradizione a Hierapolis, ma esistono più versioni sulle modalità della morte: secondo alcuni crocifisso, secondo altri invece in tarda età e per cause naturali. Il Santo viene ricordato dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica il 3 maggio, dagli anglicani il 1 maggio, dalla Chiesa Ortodossa il 14 novembre, dalla Chiesa Copta il 18 novembre mentre da quella Armena il 17 novembre.  
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San Filippo Benizzi

(Firenze, 1233 - Todi, 22 agosto 1285)

 


S. Filippo nacque in Firenze dalla nobile famiglia Benizzi. Fu molto devoto della Santissima Vergine; la quale per mezzo d'una mirabil visione, invitandolo ad abbracciare la sua sequela, gli ordinò ch'entrasse nella Religione dei suoi Servi. Ubbidì egli prontamente; e passati tutti i gradi della Religione , giunse ad essere eletto capo, e Generale della medesima. Fece il Santo quanto poté per non accettare una tal dignità; ma una voce miracolosa del Cielo l'obbligò a sottomettersi a questo carico. Spiccò poi maggiormente la sua eroica modestia ed umiltà, quando i Cardinali radunati in Viterbo per la morte di Clemente IV, pensavano d'innalzar lui medesimo al Trono Pontificio. Avvertito Filippo di questo disegno dei Cardinali se ne fuggì segretamente; e si rimase nascosto finché intese l'elezione di Gregorio X. Ritornato dalla Germania in Italia,dove si era portato a propagare il suo Ordine, passò a Todi; e giunto che fu al suo Convento, si portò in Chiesa, ove prostratosi avanti l'altare della Madonna disse: Questo sarà per sempre il luogo del mio riposo. Da li a poco s'infermò, e dopo otto giorni morì.
(Dagli Annali dell' Ordine dei Serviti).

 

San Filippo Neri

(Firenze, 1515 - Roma, 1595)

 

San Filippo Neri, fiorentino, nella fanciullezza per la sua bontà fu detto Pippo Buono. A diciotto anni  rifiutò l'eredità di un suo Zio ricco mercante, per darsi in Roma al traffico del Cielo. Fu così mortificato e umile, che sebbene fosse un angelo di costumi, si riteneva il peggior peccatore del mondo. Ad un ardentissimo amore verso Dio congiunse una carità perfettissima verso il prossimo. Frequentò, da ragazzo, i domenicani di San Marco a Firenze, con i quali condivise la venerazione per Girolamo Savonarola. Trasferitosi a Cassino, nell'abbazia dei benedettini, dopo breve tempo si trasferì a Roma per seguire gli studi all'Università della Sapienza, divenendo maestro del figlio di Galeotto Caccia. Divenne sacerdote nel 1551 e si stabilì nel Convitto di San Girolamo della Carità, dove avviò una nuova forma di apostolato, fondata su riunioni giornaliere con persone di ogni ceto sociale, nel corso delle quali si eseguivano mottetti ed inni, da cui la caratteristica musicale della Congregazione dell' Oratorio da lui fondata, i cui esercizi sono Orazione, amministrazione dei Sacramenti, e parola di Dio. Staccato dalle cose e dagli onori, più volte rifiutò la sacra porpora di Cardinale. Ebbe una devozione tenerissima verso il SS. Sacramento, né poteva parlare della Passione del Signore, senza disfarsi in lagrime. Diceva ai suoi: Siate devoti della Madonna; ed egli stesso la riveriva ed amava teneramente, chiamandola suo amore, le sue delizie, e come fanno i fanciulli, la sua Mamma. Con l’assistere al Confessionale, e con il fare conferenze spirituali, divenne la calamita delle anime; molto amato dal popolo romano, curò particolarmente il rapporto con i giovani, cui dedicava molto tempo. Grazie alle sue doti di diplomatico, convinse Clemente VIII a concedere il perdono ad Enrico IV di Francia, evento di incalcolabile portata nella storia della Chiesa cinquecentesca, che non mancò di dare i suoi frutti. Al Papa Clemente VIII Filippo non risparmiava frecciate: in una lettera a lui indirizzata, scrive: "Ho sentito tante lodi di Sua Santità, molte più di quante mi aspettassi, perchè il Papa dovrebbe essere l'umiltà in persona... Vostra Santità non è ancora venuto una volta in questa Chiesa, mentre Nostro Signore ci viene continuamente... Vostra Santità è uomo puro, nato da uomo santo e persona perbene: Egli è nato da Dio Padre. Vostra Santità è nato dalla signora Agnesina, santissima donna: ma Egli è nato dalla Vergine delle vergini..." Filippo amava inoltre vivere all'aperto per sentirsi così in maggior contatto con Dio e le sue creature. Amava trascorrere le ore osservando il paesaggio romano dalla terrazza della sua stanzetta. A San Girolamo teneva con sé una gatta, un cagnetto bastardino bianco a chiazze rosse, denominato dal santo "Capriccio", che aveva deciso di non tornare più a casa per vivere nell'Oratorio di "Pippo il buono". Il santo possedeva inoltre alcuni uccellini che, durante la giornata stavano in giro per la città, alla sera tornavano da Filippo, che li accudiva e gli dava di che cibarsi, e al mattino lo svegliavano con il loro canto.  Infine adorno della stola dell'innocenza battesimale e verginale, morì ad ottanta anni. Fu beatificato nel 1622. E' invocato contro i reumatismi e i terremoti. E' patrono dei giovani in genere, e della Gioventù Italiana dell'Azione Cattolica. E' compatrono di Roma e del Lazio.  (Dal P. Dacci). 

 

Santa Filomena 

(IV secolo)

 

Santa Filomena era figlia di un Re greco, anche sua madre era di sangue reale, ed insieme, non potendo avere figli, offrivano sacrifici e preghiere agli dei per ottenerne uno. Fortunatamente il medico di corte, tale Publio, era cristiano; penalizzato dalle credenze dei sovrani, ma ispirato dallo Spirito Santo, faro della nostra fede, garantì loro che avrebbero avuto un figlio se avessero abbandonato i falsi dei e si fossero convertiti alla vera fede. Impressionati dalla sua sicurezza, e toccati dalla grazia, ricevettero il battesimo e ...l'attesa prole: una bellissima bimba che nacque il 10 gennaio dell'anno seguente la loro conversione. Fu chiamata Lumena e battezzata Filomena, "figlia della luce", a significare che la fede dà la Vera Luce. Le sue reliquie furono rinvenute nel 1802 nelle Catacombe di S. Priscilla, a Roma, e sono conservate a Mugnano. Papa Gregorio XVI  la definì "La grande taumaturga del XIX secolo". 

 

Santa Francesca Romana

(Roma, 1384 - 1440)

 

Santa  Francesca, nobile romana nella sua più tenera età fu molto portata all’esercizio delle cristiane virtù. Maritata per obbedienza, visse per molti anni in una perfetta pace e concordia con suo marito, a cui obbediva come ad un superiore e come se obbedisse a Dio medesimo. Attentissima nell’ adempiere gli obblighi del suo stato, lasciava l'orazione e qualunque altra sua occupazione, per eseguire quello che le era ingiunto dal marito e dal suo dovere; e  riconoscendo Dio in tutte le cose, in tutte fedelmente Lo serviva. Soffrì con rassegnazione somma molte e gravissime tribolazioni, con cui Dio volle far prova della virtù della sua serva. Non mancò di mortificare il suo corpo con austerità; e la sua vita era una continua astinenza, gustando più di cibare i poveri, che di prendere il cibo necessario alla sua persona. Dopo Ia morte del marito si ritirò in Torre di Specchi, fra le Religiose, dette le Oblate, delle quali ella stessa era stata la fondatrice. Fu devota della Passione del Signore, e dedita a tutte le virtù;  in particolare all'umiltà, avendo di sé stessa bassissimo concetto. Morì piena di meriti l'anno 56 dell'età sua.   (Dai Bollandisti)

 

Santa Francesca S. Cabrini 

(Sant'Angelo Lodigiano, 1850 - Chicago, 22 dicembre 1917)

 

Francesca Saverio Cabrini (Sant'Angelo Lodigiano (Milano), 1850 - Chicago, 22 dicembre 1917), fondatrice della Congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore, prima santa della Chiesa cattolica americana, patrona degli emigranti.
Francesca Cabrini condusse una vita dinamica e valorizzò la religiosità femminile in modo moderno, adatto ai tempi in cui visse, rispondente a problematiche ancora presenti, oggi portate dall'evento migratorio. Le sue iniziative ne fanno uno dei riferimenti del moderno servizio sociale. Seppe vedere nei principi della democrazia americana una via di integrazione e di avanzamento sociale per gli emigrati italiani. Promosse una sana emancipazione delle capacità di iniziativa femminile. Visse la sua devozione al Sacro Cuore interpretando il concetto di riparazione alle offese fatte a Gesù come motivo di impegno nelle opere caritatevoli.
Diplomata maestra elementare, fattasi religiosa nel 1874, nel 1880 fondò a Codogno la congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore e aggiunse al proprio nome Saverio, cognome del sacerdote missionario nell'estremo Oriente. Nel 1889 raggiunse gli Stati Uniti per assistere gli immigrati italiani. Operò successivamente in altri 7 paesi con 80 istituti. Costruì asili, scuole gratuite, convitti per studentesse, orfanotrofi, case di riposo per laiche e religiose, ospedali a New York e Chicago. Nel 1909 prese la cittadinanza americana.
Nel 1938 fu proclamata beata, nel 1946 santa, nel 1950 patrona degli emigranti. La festa liturgica ricorre il 22 dicembre.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Francesco Borgia

(Gandia, 28 ottobre 1510 - Roma, 30 settembre 1572)

 


Può sembrar strano trovare un Borgia tra i Santi, considerando la pessima fama acquisita da questa famiglia: ma San Francesco Borgia, Duca di Candia ebbe sin da fanciullo per dono speciale dì Dio un carattere dolce, affabile, e inclinato alla pietà. Giunto all'età d'anni 18 fu mandato alla corte dell'imperatore Carlo V, dove condusse una vita veramente cristiana. Aveva le sue ore per l'orazione, e i tempi destinati alla frequenza dei Sacramenti, e agli esercizi di devozione. Leggeva spesso libri di pietà, e sopra tutto il Nuovo Testamento; con questi mezzi si preservò da quei vizi, che sogliono regnare nelle grandi corti. Morta l'Imperatrice Isabella, andò a vedere dopo alcuni giorni il corpo di lei così sfigurato e puzzolente, che recava orrore e spavento; onde conobbe chiaramente la vanità delle cose del mondo, e disse: Mai più servire a padrone, che possa morire. Infatti mortagli la Duchessa Eleonora sua moglie, lasciò la corte e il mondo, facendosi religioso della Compagnia di Gesù. Fece egli meravigliosi progressi in tutte le virtù, soprattutto nell'umiltà e nella mortificazione, esercitandosi negli uffizi più vili di casa; e finalmente dopo molte fatiche sofferte a favore delle anime, santamente morì in età di anni 62. (Da Pietro Ribadeneira).

 

San Francesco Caracciolo

(Chieti, 1563 - Agnone d'Isernia, 1608)

 

San Francesco dell'illustre famiglia Caracciolo di Napoli fin dai più teneri anni diede chiari segni della futura sua santità, con una maturità di senno, ed esemplarità di vita superiori alla sua età. A ventidue anni guarito miracolosamente da una pericolosa ed incomoda malattia, si consacrò nello stato Ecclesiastico al Divino servizio. Bramoso quindi di maggior perfezione, pensava di ritirarsi in un Ordine; quando Iddio gli ispirò il pensiero di fondarne uno egli stesso, il che egli eseguì aiutato da due altri compagni di singolare pietà, istituendo l’Ordine dei Chierici Regolari Minori, ai quali prescrisse regole tendenti alla Santificazione loro, e del prossimo. Costituito capo del suo novello Ordine, molto faticò e soffrì per la crescita dei medesimo; ma siccome operava per la gloria di Dio, così Iddio non l'abbandonò mai. Lo dotò il Signore di tutte le virtù, fra le quali spiccò oltremodo la sua grande umiltà, della quale diede prove meravigliose. Dopo aver atteso indefessamente alla Santificazione sua e degli altri, pieno di meriti riposò nelle braccia del suo Creatore, all’età di quarantacinque anni.  (Dal P. Agostino Gemelli).

 

San Francesco d'Assisi

(Assisi, 1181 - 1226)

 

San Francesco d'Assisi, figlio di un ricco mercante, conduceva una vita frivola e sregolata. Dopo aver combattuto la guerra tra Pisa e Perugia, durante la quale si ammalò gravemente, nel 1205 si convertì e cambiò vita. Il padre lo diseredò e lui si dedicò totalmente ai poveri. Non erano tempi felici, per la chiesa, ma Francesco evitò ogni forma di contestazione, limitandosi a predicare la pace e l'uguaglianza di tutti gli uomini, il distacco dai beni materiali e l'amore per tutte le creature. L'unica guida del Santo era il Vangelo. Curava egli stesso i malati, assisteva i poveri e riuniva accanto a sé i primi seguaci. Con il suo aiuto santa Chiara fondò l'ordine delle Clarisse. Era suo desiderio essere missionario, ma il Signore aveva altri progetti per lui: in due occasioni fu costretto, prima da una spaventosa tempesta e poi da una grave malattia, a rientrare in Italia. Quando finalmente riuscì ad arrivare in Palestina, fu accolto affettuosamente dal Sultano al-Malik, che pure non si lasciò convertire. Nel 1224 ricevette le stimmate. Sofferente, debilitato e quasi cieco, continuò la sua attività di predicatore fino al 1226, anno in cui morì alla Porziuncola, in Assisi. Aveva cambiato la Chiesa dall'interno, senza ribellioni e senza rivoluzioni. Tra gli scritti che ci ha lasciato, è celebre il "Cantico delle creature". E' patrono di: mercanti, tappezzieri, ciechi, dell'Azione Cattolica e degli ambientalisti. Protegge gli uccelli e tutti gli animali. E', inoltre, Santo Patrono d'Italia (con Santa Caterina da Siena), dell'Umbria, delle città di Massa, Apuania, Guastalla e San Francisco.

 

San Francesco di Sales

(Thorens, 1567 - Lione, 1622)

 

S. Francesco nacque in Savoia nel Castello di Sales, d'onde trasse il cognome la nobilissima sua casa. Impiegò la sua fanciullezza nell’apprendere i buoni costumi, e le scienze umane e divine. Pieno d'amor di Dio si dilettò sempre di leggere libri spirituali, di frequentare le Chiese, e d'ascoltare la divina parola. Fece voto di perpetua verginità nella Santa Casa di Loreto; e rinunciò agli onori mondani per servire a Dio nello stato clericale. Fatto Sacerdote, attese alla conversione delle anime; ed è fama che riducesse settantamila eretici alla Fede Cattolica. Creato Vescovo di Ginevra si mostrò zelante della salute del prossimo; e bramando che ognuno nel proprio stato fosse santo e perfetto, al genio e al gusto di tutti s'adattava per guadagnare tutti a Cristo. Procurò sopra tutto di ridurre quelli, con i quali trattava, ad una santa indifferenza e conformità al volere di Dio, strada facile e breve per arrivare alla perfezione. Passò questo amabilissimo Prelato, vero ritratto di Santità, all'eterno riposo l'anno 55° di sua età, dopo avere con l’esempio, con parole, e con scritti giovato ad ogni categoria di persone.   (Dal Galizia).

 

San Francesco di Paola

(Paola, 1416 - Tours, 1507) 

 

S. Francesco nacque in Calabria nel Castello di Paola; e nella sua fanciullezza ebbe grande inclinazione alla vita solitaria, ed alla pratica dell'orazione e dei digiuni. Fatto adulto si ritirò in un luogo solitario, per attendervi alla meditazione, ed all’esatto esercizio della Divina Legge. Amò grandemente tutte le virtù, ma in particolare la santa umiltà, definendosi il minimo fra tutti; per cui istituì un Ordine, di persone religiose, chiamandolo Ordine dei Minimi. Nonostante che fosse Patriarca dei suoi Religiosi, in ogni modo procurava d'essere stimato il più vile di tutti, con l’impiegarsi nelle opere più abiette. Questa sua profonda umiltà spiccò oltremodo in occasione della sua visita alla corte di Francia, richiesta dal Re Luigi XI, che mosso dalla fama della sua santità, volle che andasse a trovarlo. Indicibili onori ricevé da ogni ceto di persone sia durante il viaggio, che alla corte: egli peraltro non si lasciò abbagliare da quegli splendori, ma perseverando nel suo stato povero ed umile, meritò la sorte di rendere l’anima sua a Dio nel Venerdì Santo, giorno in cui morì Gesù Cristo, Maestro e modello di umiltà e povertà.  (Dai Bollandisti).  

 

San Francesco Saverio

(Xavier, 1506 - San Cian, 3 dicembre 1552)

 

San Francesco Saverio nacque nel castello di Saverio nel regno di Navarra, che apparteneva alla sua nobile famiglia; e fin da fanciullo mostrava un raro talento, e una grande inclinazione alle letture; onde giunto all'età di 18 anni fu dai suoi genitori inviato all'Università di Parigi. Era egli pieno di idee vane ed ambiziose, ed ambiva di far fortuna nel mondo per mezzo delle lettere; ma Iddio dispose che stringesse amicizia con San Ignazio, il quale lo guadagnò interamente a Cristo con il fargli meditare quella sentenza del Vangelo: Che giova all'uomo acquistare tutto il mondo, e poi perdere l'anima sua? Messosi Francesco totalmente nelle mani di San Ignazio, fu suo fedele discepolo e compagno in Parigi, dove fece voto di consacrarsi al servizio di Dio. Fu ordinato Sacerdote, e presentatosi in Roma al Pontefice, gli diede questi la qualità di Legato Apostolico nelle Indie. S'imbarcò dunque il Santo sui vascelli del Re di Portogallo; ed arrivato a Goa cominciò tosto a lavorare nella vigna del Signore. Annunziò la Fede nelle Indie e nel Giappone, e battezzò un gran numero di persone; e finalmente nell'Isola di San Cian rese la sua beata anima a Dio. (Dal P. Giovanni Pietro Maffei).

 

San Francesco S. M. Bianchi

(Arpino, 2 dicembre 1743 - 31 gennaio 1815)

 



San Francesco Saverio Maria Bianchi, nacque ad Arpino (FR) il 2 dicembre 1743. 
Francesco Saverio Maria Bianchi viene educato nel “Collegio dei Santi Carlo e Filippo” che i Padri Barnabiti da oltre un secolo hanno in Arpino. Continuò gli studi filosofici e teologici prima a Macerata poi a Roma e Napoli, dove fu ordinato sacerdote nel 1767; per un paio d’anni insegnò ad Arpino poi a Napoli, dove restò fino alla morte.
La sua scienza e la sua dottrina gli procurano grande fama nell'ambiente culturale napoletano con vari incarichi di prestigio che espletò con grande capacità. Superiore per 12 anni del Collegio di S. Maria in Cosmedin a Portanova; professore straordinario dal 1778 nella Regia Università; socio della Reale Accademia di Scienze e Lettere e dell’Accademia Ecclesiastica. 
La profonda pietà, l'umiltà e la grande disponibilità fecero di lui uno dei sacerdoti più ricercati e stimati di Napoli. La fama delle sue virtù fu tale anche per l'eroica sopportazione di un male misterioso che gli fece trascorrere su una poltrona gli ultimi tredici anni di vita. Intorno a lui si formarono alla santità i venerabili Placido Baccher, Mariano Arciero, Francesco Maria Castelli, Giovanni Battista Jossa, il servo di Dio Agnello Coppola. Ebbero relazioni spirituali con lui anche il beato Vincenzo Romano e la venerabile Maria Clotilde di Savoia in esilio a Napoli, il marito Carlo Emanuele IV e molti cardinali e vescovi.
Muore il 31 gennaio 1815.
Già nel 1816 furono avviati i processi per la sua beatificazione; papa Leone XIII lo beatificò il 22 gennaio 1893 e papa Pio XII lo canonizzò il 21 ottobre 1951. Per il ripetersi di fenomeni soprannaturali (al gesto benedicente della mano la lava del Vesuvio si arresta nelle eruzioni del 1804 e 1805) Papa Leone XIII lo proclamò nel 1893 “Apostolo di Napoli”.
Il suo corpo è conservato nella chiesa di Santa Maria di Caravaggio a Piazza Dante a Napoli, la sua festa liturgica è al 31 gennaio. 
Il 21 ottobre di ogni anno i pellegrini di Arpino si recano a Napoli in onore della ricorrenza della sua canonizzazione.   (Da: www.menteantica.it )

 

San Fulgenzio

  (Telepta, ? - Ruspa, 532)

 

San Fulgenzio nacque nei pressi della città di Cartagine, e da giovanetto, per ubbidire alla madre vedova, fu diligente nell'attendere agli interessi di casa sua; ciò però egli fece senza discapito della sua pietà e devozione. Si dilettò della solitudine e corrispose alle chiamate del Signore, facendosi monaco. Si portò a Roma, e vedendo la magnificenza di quella città, esclamò: oh quanto deve essere bella la celeste Gerusalemme, se tanto risplende questa Roma terrena! Sparsasi la fama della sua eminente virtù, fu creato Vescovo di Ruspa, nel qual ministero con somma vigilanza attese sempre, alla cura del suo gregge. Soffrì l'esilio per la fede, nella persecuzione eccitata da Trasimondo Re Ariano. Si preparò con diligenza grande per un anno intero alla morte, come se di giorno in giorno avesse dovuto morire. Assalito poi dall’ultima malattia, nel colmo dei suoi acutissimi dolori diceva : Dio mio datemi ora la pazienza, per darmi poi il perdono. Prima di morire, domandò con abbondanti lacrime perdono ai suoi familiari delle mancanze commesse, e distribuite ai poveri tutte le sue sostanze, riposò santamente in pace. (Da un suo discepolo appresso i Bollandisti).